Un’avventura particolare
con anime belle.
Per un incontro particolare
con anime belle non poteva esserci scenario migliore, e quello offerto dalla
Val di Gleris, l’anfiteatro naturale con le affascinanti guglie dolomitiche, sì
proprio il luogo dove svettano le montagne disegnate dai bimbi. La temperatura è
decisamente polare, e lo spirito vaga
per boschi e mughi, alla ricerca di un sentiero che svanisce subito poco dopo
che è spuntato. Giochiamo, costruendo ometti e legando lacci rossi ai mughi,
per poi scoprire che gli stessi ometti (messi in precedenza da altri) ci
fuorviano, portandoci in altre vie, altri luoghi, altri mondi.
Ci avventuriamo tra i fitti mughi, passando sotto gli arbusti spogliati dalle
foglie e una volta scoperta la via ci caliamo arditamente sul greto di un altro
canalone errato, adoperando i bracci che sbucano dalla vegetazione come funi.
Finalmente troviamo il masso, sì, l’ometto sincero, seguiamo la traccia che si
mantiene ripida su un canalino e che dà il piacere di accarezzare la roccia con
le mani. Odo nel silenzio le imprecazioni mentali di Federica dirette al
sottoscritto, mentre Cristina, dotata di santa pazienza e profondità, si
concede alla contemplazione del paesaggio con serafici sorrisi. Saliamo
stavolta per ripidi tratti erbosi, siamo quasi in cresta e poco dopo in vista
della cima, ultimi passi verso uno sparuto mucchietto di sassi. Fatta! Tra i
sassi dell’ometto ritrovo il libricino di vetta iniziato il maggio dell’anno precedente,
da allora la selvaggia signora ha ospitato solo tre viandanti, è proprio una sommità
per veri spiriti liberi. Lo scenario che offre la visuale strabiliane e il
freddo è tanto pungente. le signore sono premurose con il sottoscritto
offrendomi del buon the caldo, ma non basta nessuna cura contro questo gelido
freddo. Permaniamo in vetta finché la resistenza lo consente, a causa del gelo
la tecnologia della mia reflex ha dato forfeit, decidiamo di abbandonare la
cima. Scendendo di quota la temperatura risale rapidamente, il sangue
ricomincia a scorrere caldo e fluente nelle vene e le articolazioni ne
beneficiano. Ci fermiamo di tanto in tanto a goderci i rari sprazzi di sole che
stimolano la conversazione esistenzialista. Intervallo il tranquillo cammino
con ben quattro scivolate sui ripidi prati erbosi e canaloni, degne di un
bobbista. Raggiunta la base del canale riprendiamo la vecchia traccia, poco
prima di un ometto (da noi eretto in mattinata in onore di Artemide) ci
concediamo un autoscatto con i corpi presi di spalle e i volti rivolti alla
nostra solitaria cima. Rientriamo nel bosco e infine in auto. Prima di partire
diamo un ultimo sguardo a questo meraviglioso mondo che in una precedente avventura
ho descritto così <<“mi fermo un attimo ad ammirare le Crete di Gleris,
che si innalzano al cielo come pinnacoli. È impossibile resistere
all’incantesimo. Se chiedete ad un bimbo di disegnare le montagne, in qualsiasi
parte del mondo, egli le illustrerà come una serie di punte, poste in fondo ad
una valle di abeti. Credetemi, tutti i bambini del mondo, inconsciamente
disegnano la “Valle di Gleris”, e io, oggi, sono ritornato bimbo e ho ritrovato
il mio disegno dell’infanzia perduta, riconoscendolo tra mille, e in esso vado
a perdermi”>>.
Malfa.
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