Magritte e l’innevato
monte Provagna.
Dopo una
ripida salita su versante oscuro, Magritte e io, raggiungiamo un paletto con
tabelle CAI, posto all’incrocio del sentiero, naturalmente anch’esso ricoperto di neve. Tra le
indicazioni della tabella vi è quella per la cima del Provagna, la nostra meta, che dista solo una ventina di
minuti in condizioni normali (primaverili). Mi accerto dell’ora, è meriggio, quindi
procediamo, sono curioso di sapere quanto tempo impiegheremo a raggiungere la
vetta. Naturalmente sulla neve seguiamo qualcosa che è sepolta e non si vede, a
occhio e con l’esperienza e guidato dai segni CAI effettuo un lungo traverso
fino a raggiungere la panoramica forcella posta tra il monte Palla Giaveit e il
monte Provagna. La visione dalla forcella è grandiosa, aprendosi sulla val
Cellina. Speravo in cresta, visto che è esposta a sud, di trovare meno neve,
invece il volume è raddoppiato, cammino
con un manto iniziale di cinquanta centimetri di profondità, e in alcuni tratti
anche di un metro. La direzione da seguire è semplice, percorrere la cresta a
oriente, ben cosciente che quella che abbiamo davanti non è la vetta ma una
lunga serie di ante-cime. Risalita con fatica la prima elevazione (tra mughi e
neve) ne scopro una seconda, e dopo la seconda una terza, e così via. A rendere
snervante l’ascesa ci si mette anche il vistoso aumento dello spessore della
neve, il sottoscritto affonda spesso
fino al bacino. Ammiro moltissimo in questo frangente il mio fedele compagno di
viaggio, che silente affronta quelle che per lui sono autentiche montagne di
neve. Magritte non molla mai, e io
stimolato dal suo esempio non demordo, anche se il pensiero di abbandonare
l’impresa mi sfiora più di una volta. Oltre la neve anche il meteo si impegna a
snervare il nostro sistema nervoso, le poco assicuranti nuvole hanno oscurato
il cielo, rendendo più gelido l’ambiente. Sono cosciente, che dietro quest’ultima
elevazione troveremo la vetta, ma allo stesso tempo, come in un film
Horror-psicologico, immagino che ci siano altre dieci dossi, una specie di
matriosca che rende irraggiungibile la meta. Sono consapevole, che lasciare
ora, dopo essere prossimi al traguardo, avrebbe ripercussioni sul morale; vuoi
mettere scendere da un monte dopo averlo espugnato, piuttosto che avere la coda
in mezzo alle gambe per la fallita impresa? Mentre penso a tutte queste
congetture, arrivo sulla penultima elevazione, mi sembra di avvistare una croce
e un corposo ometto, ci sono, è lei! Alleluia!
Eureka! Bau! Avvistiamo l’agognata
vetta, mancano solo pochi metri, senza neve saremmo lì, ma il manto nevoso rende
ancora più ardui gli ultimi passi. Cerco di avvicinarmi sul bordo esposto a
sud, dove la trovo più compatta, infatti imbrocco, eccoci, pochi metri ancora, tre,
due, uno, fatta! Sono le 12:30, ho impiegato un’ora piena. Che fatica! Monte
Provagna, sei nostro! E stasera ti cancello dai desideri, ma ora godiamo! Che
visione, davvero formidabile. Tutto intorno sono in mostra e adornate con il
vestitino bianco, le più belle cime delle dolomiti friulane e le più vicine del
gruppo Cavallo-Col Nudo. La più appariscente tra le elevazioni è il Crep Nudo,
confesso che per forma è la mia preferita, anche se è tra le più facili da
raggiungere dall’Alpago. Comunque tutto è bello, bello, bello! Apro il mega
contenitore per il piccolo libro di vetta, apporto le firme, e consigliato dal
gelo, iniziamo il rientro. Sfruttando la scia che abbiamo creato all’andata
impieghiamo meno tempo, anzi, ci divertiamo pure. Solo a mezza costa indosso i
ramponi, l’ultimo tratto è leggermente esposto, e la neve è traditrice.
Mantenendo una velocità di crociera costante, evito di fare brusche cadute. In
poco tempo raggiungiamo l’auto. Appagato
dall’escursione mi cambio velocemente, per poi raggiungere la località di
Cellino; dove al sicuro dalle oscurità, io e il fido Magritte possiamo finalmente
mettere qualcosa nello stomaco. Dalla località osservo la possente mole del
monte Provagna, naturalmente con gli occhi del conquistatore, e penso al noto
proverbio :<< Chi non risica non rosica>>. Oggi ho rosicato! E con
questo pensiero carico di autostima rientro a valle, naturalmente dopo essermi
congratulato con il mio fido compare, che anche, oggi ha messo una cima nella sua
saccoccia.
Malfa.
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