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giovedì 16 novembre 2023

Magritte e l’innevato monte Provagna.


Magritte e l’innevato monte Provagna.

 

Dopo una ripida salita su versante oscuro, Magritte e io, raggiungiamo un paletto con tabelle CAI, posto all’incrocio del sentiero, naturalmente  anch’esso ricoperto di neve. Tra le indicazioni della tabella vi è quella per la cima del Provagna,  la nostra meta, che dista solo una ventina di minuti in condizioni normali (primaverili). Mi accerto dell’ora, è meriggio, quindi procediamo, sono curioso di sapere quanto tempo impiegheremo a raggiungere la vetta. Naturalmente sulla neve seguiamo qualcosa che è sepolta e non si vede, a occhio e con l’esperienza e guidato dai segni CAI effettuo un lungo traverso fino a raggiungere la panoramica forcella posta tra il monte Palla Giaveit e il monte Provagna. La visione dalla forcella è grandiosa, aprendosi sulla val Cellina. Speravo in cresta, visto che è esposta a sud, di trovare meno neve, invece il volume è raddoppiato,  cammino con un manto iniziale di cinquanta centimetri di profondità, e in alcuni tratti anche di un metro. La direzione da seguire è semplice, percorrere la cresta a oriente, ben cosciente che quella che abbiamo davanti non è la vetta ma una lunga serie di ante-cime. Risalita con fatica la prima elevazione (tra mughi e neve) ne scopro una seconda, e dopo la seconda una terza, e così via. A rendere snervante l’ascesa ci si mette anche il vistoso aumento dello spessore della neve,  il sottoscritto affonda spesso fino al bacino. Ammiro moltissimo in questo frangente il mio fedele compagno di viaggio, che silente affronta quelle che per lui sono autentiche montagne di neve. Magritte non molla mai,  e io stimolato dal suo esempio non demordo, anche se il pensiero di abbandonare l’impresa mi sfiora più di una volta. Oltre la neve anche il meteo si impegna a snervare il nostro sistema nervoso, le poco assicuranti nuvole hanno oscurato il cielo, rendendo più gelido l’ambiente. Sono cosciente, che dietro quest’ultima elevazione troveremo la vetta, ma allo stesso tempo, come in un film Horror-psicologico, immagino che ci siano altre dieci dossi, una specie di matriosca che rende irraggiungibile la meta. Sono consapevole, che lasciare ora, dopo essere prossimi al traguardo, avrebbe ripercussioni sul morale; vuoi mettere scendere da un monte dopo averlo espugnato, piuttosto che avere la coda in mezzo alle gambe per la fallita impresa? Mentre penso a tutte queste congetture, arrivo sulla penultima elevazione, mi sembra di avvistare una croce e un corposo ometto, ci sono, è lei!  Alleluia! Eureka! Bau!  Avvistiamo l’agognata vetta, mancano solo pochi metri, senza neve saremmo lì, ma il manto nevoso rende ancora più ardui gli ultimi passi. Cerco di avvicinarmi sul bordo esposto a sud, dove la trovo più compatta, infatti imbrocco, eccoci, pochi metri ancora, tre, due, uno, fatta! Sono le 12:30, ho impiegato un’ora piena. Che fatica! Monte Provagna, sei nostro! E stasera ti cancello dai desideri, ma ora godiamo! Che visione, davvero formidabile. Tutto intorno sono in mostra e adornate con il vestitino bianco, le più belle cime delle dolomiti friulane e le più vicine del gruppo Cavallo-Col Nudo. La più appariscente tra le elevazioni è il Crep Nudo, confesso che per forma è la mia preferita, anche se è tra le più facili da raggiungere dall’Alpago. Comunque tutto è bello, bello, bello! Apro il mega contenitore per il piccolo libro di vetta, apporto le firme, e consigliato dal gelo, iniziamo il rientro. Sfruttando la scia che abbiamo creato all’andata impieghiamo meno tempo, anzi, ci divertiamo pure. Solo a mezza costa indosso i ramponi, l’ultimo tratto è leggermente esposto, e la neve è traditrice. Mantenendo una velocità di crociera costante, evito di fare brusche cadute. In poco tempo raggiungiamo l’auto.  Appagato dall’escursione mi cambio velocemente, per poi raggiungere la località di Cellino; dove al sicuro dalle oscurità, io e il fido Magritte possiamo finalmente mettere qualcosa nello stomaco. Dalla località osservo la possente mole del monte Provagna, naturalmente con gli occhi del conquistatore, e penso al noto proverbio :<< Chi non risica non rosica>>. Oggi ho rosicato! E con questo pensiero carico di autostima rientro a valle, naturalmente dopo essermi congratulato con il mio fido compare, che anche, oggi ha messo una cima nella sua saccoccia.

Malfa.















 


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