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mercoledì 12 luglio 2017

Cima dei preti

 
Cima dei Preti (2706 m.) dalla Val Cimoliana.

Note tecniche.

Localizzazione: Dolomiti Friulane- Gruppo Duranno -Cima dei Preti.

Avvicinamento: Maniago- Barcis-Cimolais-Val Cimoliana- Parcheggio presso torrente Cimolais (900 m.)

Dislivello: 1900 m.

 Dislivello complessivo: 2000 m.

Distanza percorsa in Km: 19 km.

Quota minima partenza: 900 m.

Quota massima raggiunta: 2706 m.

Tempi di percorrenza.  Dieci ore escluse le soste.

 In: Gruppo.

 Tipologia Escursione: Selvaggia.


Difficoltà:
 E.E.A- I; I+ F: Escursionisti esperti con passaggi di I grado, primo+.

Segnavia:  CAI 389-Bolli e segni rossi, ometti.

Attrezzature: No.

Croce di vetta: No.

Libro di vetta: Si.

Timbro di vetta: No.

Cartografia consigliata: Tab 021.

Periodo consigliato: luglio-settembre.

Condizioni del sentiero: Ben segnato.

Fonti d’acqua: Si fino ad alta quota (2000 m.)

Data: 08 luglio 2017.


Il “Forestiero Nomade”

Malfa


Relazione:

Cima dei Preti, il grande sogno realizzato.
Ho letto varie relazioni su questa prestigiosa montagna, tra cui le guide del Berti e di Beltrame, e mi sono soffermato sulle difficoltà: dislivello notevole e alcuni passaggi di secondo grado da effettuare dentro canaloni. Questa ipotesi prevede la partenza dal ponte Compol, e passaggio per il bivacco Greselin. Di sicuro l’escursione non l’avrei mai effettuata dalla Via dei Triestini, che richiede un impegno alpinistico e almeno un compagno di cordata.
Anni fa incontrai sull’Amariana un escursionista che mi parlo della Cima dei Preti, l’aveva scalata in solitaria, senza l’ausilio delle corde, poi i miei propositi finirono nell’oblio.
Quest’anno la Cima dei Preti l’ho messa in programma, ma mai e poi mai avrei pensato di raggiungerne la vetta, era un sogno che è ora è diventato una realtà da raccontare.
Più che un racconto è una favola, qualcuno leggendo queste righe sorriderà, sorrido anch’io scrivendo che alle favole bisogna credere se incontriamo persone speciali.
Su Facebook da un po’ di tempo seguo due matti, due spericolati escursionisti che paragono ai Bonnie e Clyde della montagna. Ho subito il fascino delle loro avventure. Questi eroi della montagna si chiamano “Federica e Loris”. Un giorno per via messenger mi invitano per la Cima dei Preti, interiormente al solo pensiero tremo, penso e gli rispondo che mi sopravvalutano, ma non riesco a rispondere di no; accetto l’invito con riserva e di conseguenza mi alleno effettuando escursioni con un dislivello sempre maggiore.
Un giorno leggo la chat :<< Ciao Giuseppe, allora siamo pronti?? Dopodomani si va, domani riposa!>> Rispondo:<<Ok!>> Alla vigilia dell’uscita sono emozionato come non mai, è il compleanno della mia compagna, lo passiamo al mare, nuotando e camminando sulla spiaggia; il giorno prima ho fatto 1700 metri di dislivello per raggiungere la Cima del Canin dalla Val Resiana, ma non avverto fisicamente la fatica, anzi, mi sono tonificato, così aspetto le ore che mi separano dall’incontro con la mitica coppia.

L’appuntamento è prefissato in Val Cimoliana, pochi metri prima della biglietteria d’ingresso. Arrivo all’appuntamento con dieci minuti di anticipo, lungo la strada ho avuto modo di ammirare con reverenza la Cima dei Preti, è sublime e massiccia ed è posta alla destra della piana che conduce a Cimolais. Nell’insieme spicca anche l’inconfondibile mole del Duranno e la cima dei Frati, da sola quest’immagine vale la levataccia. Giunto sul luogo dell’appuntamento, aspetto gli amici che arrivano puntuali come un treno svizzero, ci abbracciamo, baciamo e facciamo festa, come se avessimo già conquistato la cima.
Risaliamo in auto e raggiungiamo il luogo della partenza. Si tratta del sentiero di accesso alla Cima dei preti che passa per la Val dei Cantoni e la forcella Compol, è la più lunga tra le vie. Raggiunto il parcheggio “La Fontana” presso il torrente Cimolais (quota 910 m.) ci approntiamo, do un’occhiata alla loro attrezzatura, i loro zaini sono pesanti quanto il mio, strada facendo scoprirò anche il perché. Federica e Loris procedono in pantaloncini, guadiamo il torrente dove alcune vespe dispettose danno il benvenuto a Federica, ma nulla la ferma.
Seguiamo la carrareccia (sentiero CAI 390) inoltrandoci nella valle, strada facendo abbiamo modo di conoscerci. In pochi minuti e passi, abbiamo creato un pregevole affiatamento, avendo molti punti in comune, autentiche “Affinità Elettive”.
Il sentiero fuori dal bosco costeggia la sponda del torrente tra i mughi, passando sulla sponda opposta fino a raggiungere un grosso macigno con ometti. Presso un grande masso incontriamo una coppia di escursionisti diretta alla forcella Val del Drap. Saputi i nostri propositi rimangono sbalorditi per l’impresa che ci apprestiamo ad effettuare. Dal grosso macigno saliamo per la Val dei Cantoni, seguendo dei radi bolli rossi e le scritte cubitali, ben visibili anche da lontano. Finalmente risaliamo la selvaggia valle, dal basso ammiriamo la meta dalla bella cresta bianca. Attraversiamo il greto del torrente da destra a sinistra e viceversa fino a raggiungere la base di un canalone interrotto dall’alto da una cascata e da una ripida parete rocciosa; scaliamo quest’ultima sulla destra fino a rientrare nella vegetazione (mughi).
Brevi passaggi dentro il verde per sbucare fuori presso una sorgiva circondata dal muschio e da una bella fioritura (quota 1420 m.), ultima fonte utile per riempiere le borracce.
Saliamo per ripidi prati fino a raggiungere la parete che scende dalla cresta del Checco. Poco prima dei ghiaioni effettuiamo la prima sosta (quota 1860 circa). Durante questo breve lasso di tempo ho avuto modo di osservare i miei compagni di viaggio: Loris è l’enciclopedia delle Dolomiti friulane e ha un eccellente memoria, Il GPS gli fa un baffo, nella mente ha memorizzato tutto il territorio. Oserei dire che conosce sasso per sasso la loro genesi. Si muove come un camoscio, con passo sicuro, e di tanto in tanto si dilegua per esplorare il territorio, ma sempre tenendo d’occhio i compagni di viaggio.
Raramente ho visto un uomo innamorato della montagna come lui, e lo si percepisce a pelle. In due parole lo definirei un connubio tra la preparazione tecnica e la passione spinte entrambi all’ennesima potenza.
Federica? Appare come il suo fedele scudiero, ma in realtà è la sua forza trainante, ella si muove nel territorio meglio di un camoscio. Vispa, tranquilla, è una donna forte e tenace, temprata come una roccia, una vera macchina da guerra con l’animo di una bimba. Tra loro c’è un’intensa complicità, sono in simbiosi.
È un grande onore essere per un giorno in loro compagnia, sono felice come uno scolaretto che ama la scuola.
Procediamo con calma, non abbiamo fretta, siamo pronti anche a bivaccare fuori, l’importante è la sicurezza. Entrambi andiamo in montagna per l’amore di essa, non abbiamo record da decantare, siamo in competizione solo con noi stessi.
Rimango basito dalla loro semplicità, qualità più unica che rara. Riprendiamo il cammino per dossi erbosi, pietraie e massi fino a raggiungere la base delle placche che scendono da Punta Compol (Cadin dei Canton, quota 2090 m. circa). A destra è bene in vista la Forcella dei Cacciatori, a sinistra ammiriamo la Cima del Checco.  Davanti a noi sta la grande bastionata da risalire da destra a sinistra seguendo a filo un canalone (ben trecento metri di dislivello); con passaggi ininterrotti di primo grado e primo più e uno obbligato di secondo, esposto sul canalone.
L’ascesa è divertente, ognuno di noi segue il suo istinto, spesso e ci ricongiungiamo sullo stesso punto per vie diverse. La libertà di movimento in questo frangente è necessaria, in fondo cosa cerchiamo in montagna? Libertà di movimento!
Finito il tratto di percorso tecnico, raggiungiamo il seguente tanto friabile (50 metri di dislivello) che ci porta con fatica alla forcella Compol (quota 2450 m.). Raggiunta quest’ultima, per una frazione di secondo, rimango incantato, sto vivendo una delle più belle visioni delle dolomiti friulane. Il Duranno è assai vicino, viene voglia di toccarlo, sono letteralmente incantato. Dall’esile forcella ammiro a destra le dirupate pareti della Cima dei Cantoni e a sinistra l’esile crestina che si attacca alle placche inclinate della Punta Compol. Seguiamo l’esposta e affilata crestina a occidente e scendiamo di alcuni metri per esposto sentiero a destra fino all’imbocco di un canalino. Superiamo un salto con un passaggio di primo grado + che ci porta su un’esposta ed esile cengia che percorre con un lungo traverso il versante settentrionale della Punta Compol.
Raggiunta l’esposta cresta occidentale la percorriamo con attenzione per via di alcuni passaggi delicati,
essa si collega al corpo della Cima dei Preti.
Per ghiaie risaliamo fino ad una selletta e da qui sempre per ghiaie miriamo al cupolone sino alle roccette sommitali.
Pochi metri sotto la cima incontriamo un trio di escursionisti capitanato da Rollo Tommasi, si scherza. Accomiatatoci dalla comitiva in discesa, raggiungiamo la vetta della Cima dei Preti (2706 m.). Le nuvole che fino a pochi minuti prima adombravano la nostra escursione di colpo si diradano, illuminando la nostra impresa. Stranamente non avverto la stanchezza, non ho nemmeno fame, ho solo tanta sete. L’affilata cima malgrado l’importanza del nome è modesta.
Scorgo una campanellina, un libro di vetta racchiuso dentro una scatola in metallo porta siringhe e una scultura di Cristo sfregiata dalle intemperie.
L’euforia è al massimo, scherzo, così scarico la tensione. Siamo in giubilo, trascorriamo una buona mezzora sulla cima a fare foto. Descrivere il paesaggio che si osserva dalla cima è impossibile, ma leggo la felicità sul volto dei miei amici, essa è contagiosa! Firmato il libro di vetta ed effettuati i mille scatti fotografici ci si avvia per il ritorno. Il meteo tiene, scendiamo con calma. Loris si concede in solitaria la Punta del Compol, dove incontra un escursionista solitario e romagnolo, successivamente lo incrociamo anche noi.
Sulla forcella Compol ci attende un bellissimo arcobaleno, lo ammiriamo in tutto il suo splendore, il suo arco è perfetto, esso si interpone tra noi e la muraglia dei Monfalconi.
Scendiamo il tratto tecnico prestando attenzione, la stanchezza potrebbe giocarci brutti scherzi. Dopo aver effettuato la sosta nello stesso punto dell’andata raggiungiamo la fonte presso la cascata, dove riempiamo le borracce. Il cielo si sta annuvolando e udiamo dei tuoni, il giorno volge al termine, percorrendo il torrente in basso veniamo raggiunti dalle prime gocce di pioggia.

Presso il grande macigno decidiamo di tirare fuori dallo zaino le torce frontali, cosi inoltrandoci nel bosco diveniamo magiche lucciole. È fatato l’attimo in cui guadiamo il torrente Cimolais, siamo accompagnati dal rombo dei tuoni che annunciano la bufera sempre più imminente. La stupenda avventura volge al termine, raggiunte le auto ci approntiamo per la partenza, congedandoci con un forte e caloroso abbraccio. Seguo i miei eroi dall’abitacolo dell’auto sino all’imbocco della Val Cimoliana. Un suono di clacson e un saluto vocale segna la nostra separazione fisica, e l’inizio di una sana e sincera amicizia. Oggi la Cima dei Preti è stata una bellissima opportunità per conoscere due autentiche leggende.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
















































































































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