Cima dei
Preti (2706 m.) dalla Val Cimoliana.
Note
tecniche.
Localizzazione:
Dolomiti Friulane- Gruppo Duranno -Cima dei Preti.
Avvicinamento:
Maniago- Barcis-Cimolais-Val Cimoliana- Parcheggio presso torrente Cimolais
(900 m.)
Dislivello:
1900 m.
Dislivello complessivo: 2000 m.
Distanza
percorsa in Km: 19 km.
Quota minima
partenza: 900 m.
Quota
massima raggiunta: 2706 m.
Tempi di
percorrenza. Dieci ore escluse le soste.
In: Gruppo.
Tipologia Escursione: Selvaggia.
Difficoltà: E.E.A- I; I+ F: Escursionisti esperti con passaggi di I grado, primo+.
Segnavia: CAI 389-Bolli e segni rossi, ometti.
Attrezzature:
No.
Croce di
vetta: No.
Libro di
vetta: Si.
Timbro di
vetta: No.
Cartografia
consigliata: Tab 021.
Periodo
consigliato: luglio-settembre.
Condizioni
del sentiero: Ben segnato.
Fonti
d’acqua: Si fino ad alta quota (2000 m.)
Data: 08
luglio 2017.
Il
“Forestiero Nomade”
Malfa
Relazione:
Cima dei Preti, il grande sogno realizzato.
Ho letto varie relazioni su questa prestigiosa montagna, tra
cui le guide del Berti e di Beltrame, e mi sono soffermato sulle difficoltà: dislivello
notevole e alcuni passaggi di secondo grado da effettuare dentro canaloni.
Questa ipotesi prevede la partenza dal ponte Compol, e passaggio per il bivacco
Greselin. Di sicuro l’escursione non l’avrei mai effettuata dalla Via dei
Triestini, che richiede un impegno alpinistico e almeno un compagno di cordata.
Anni fa incontrai sull’Amariana un escursionista che mi
parlo della Cima dei Preti, l’aveva scalata in solitaria, senza l’ausilio delle
corde, poi i miei propositi finirono nell’oblio.
Quest’anno la Cima dei Preti l’ho messa in programma, ma mai
e poi mai avrei pensato di raggiungerne la vetta, era un sogno che è ora è diventato
una realtà da raccontare.
Più che un racconto è una favola, qualcuno leggendo queste
righe sorriderà, sorrido anch’io scrivendo che alle favole bisogna credere se
incontriamo persone speciali.
Su Facebook da un po’ di tempo seguo due matti, due
spericolati escursionisti che paragono ai Bonnie e Clyde della montagna. Ho
subito il fascino delle loro avventure. Questi eroi della montagna si chiamano
“Federica e Loris”. Un giorno per via messenger mi invitano per la Cima dei
Preti, interiormente al solo pensiero tremo, penso e gli rispondo che mi sopravvalutano,
ma non riesco a rispondere di no; accetto l’invito con riserva e di conseguenza
mi alleno effettuando escursioni con un dislivello sempre maggiore.
Un giorno leggo la chat :<< Ciao Giuseppe, allora
siamo pronti?? Dopodomani si va, domani riposa!>>
Rispondo:<<Ok!>> Alla vigilia dell’uscita sono emozionato come non
mai, è il compleanno della mia compagna, lo passiamo al mare, nuotando e
camminando sulla spiaggia; il giorno prima ho fatto 1700 metri di dislivello
per raggiungere la Cima del Canin dalla Val Resiana, ma non avverto fisicamente
la fatica, anzi, mi sono tonificato, così aspetto le ore che mi separano
dall’incontro con la mitica coppia.
L’appuntamento è prefissato in Val Cimoliana, pochi metri
prima della biglietteria d’ingresso. Arrivo all’appuntamento con dieci minuti
di anticipo, lungo la strada ho avuto modo di ammirare con reverenza la Cima
dei Preti, è sublime e massiccia ed è posta alla destra della piana che conduce
a Cimolais. Nell’insieme spicca anche l’inconfondibile mole del Duranno e la
cima dei Frati, da sola quest’immagine vale la levataccia. Giunto sul luogo
dell’appuntamento, aspetto gli amici che arrivano puntuali come un treno svizzero,
ci abbracciamo, baciamo e facciamo festa, come se avessimo già conquistato la
cima.
Risaliamo in auto e raggiungiamo il luogo della partenza. Si
tratta del sentiero di accesso alla Cima dei preti che passa per la Val dei Cantoni
e la forcella Compol, è la più lunga tra le vie. Raggiunto il parcheggio “La
Fontana” presso il torrente Cimolais (quota 910 m.) ci approntiamo, do un’occhiata
alla loro attrezzatura, i loro zaini sono pesanti quanto il mio, strada facendo
scoprirò anche il perché. Federica e Loris procedono in pantaloncini, guadiamo
il torrente dove alcune vespe dispettose danno il benvenuto a Federica, ma
nulla la ferma.
Seguiamo la carrareccia (sentiero CAI 390) inoltrandoci
nella valle, strada facendo abbiamo modo di conoscerci. In pochi minuti e
passi, abbiamo creato un pregevole affiatamento, avendo molti punti in comune, autentiche
“Affinità Elettive”.
Il sentiero fuori dal bosco costeggia la sponda del torrente
tra i mughi, passando sulla sponda opposta fino a raggiungere un grosso macigno
con ometti. Presso un grande masso incontriamo una coppia di escursionisti
diretta alla forcella Val del Drap. Saputi i nostri propositi rimangono
sbalorditi per l’impresa che ci apprestiamo ad effettuare. Dal grosso macigno saliamo
per la Val dei Cantoni, seguendo dei radi bolli rossi e le scritte cubitali,
ben visibili anche da lontano. Finalmente risaliamo la selvaggia valle, dal
basso ammiriamo la meta dalla bella cresta bianca. Attraversiamo il greto del
torrente da destra a sinistra e viceversa fino a raggiungere la base di un
canalone interrotto dall’alto da una cascata e da una ripida parete rocciosa;
scaliamo quest’ultima sulla destra fino a rientrare nella vegetazione (mughi).
Brevi passaggi dentro il verde per sbucare fuori presso una
sorgiva circondata dal muschio e da una bella fioritura (quota 1420 m.), ultima
fonte utile per riempiere le borracce.
Saliamo per ripidi prati fino a raggiungere la parete che
scende dalla cresta del Checco. Poco prima dei ghiaioni effettuiamo la prima
sosta (quota 1860 circa). Durante questo breve lasso di tempo ho avuto modo di
osservare i miei compagni di viaggio: Loris è l’enciclopedia delle Dolomiti
friulane e ha un eccellente memoria, Il GPS gli fa un baffo, nella mente ha
memorizzato tutto il territorio. Oserei dire che conosce sasso per sasso la
loro genesi. Si muove come un camoscio, con passo sicuro, e di tanto in tanto si
dilegua per esplorare il territorio, ma sempre tenendo d’occhio i compagni di
viaggio.
Raramente ho visto un uomo innamorato della montagna come lui,
e lo si percepisce a pelle. In due parole lo definirei un connubio tra la
preparazione tecnica e la passione spinte entrambi all’ennesima potenza.
Federica? Appare come il suo fedele scudiero, ma in realtà è
la sua forza trainante, ella si muove nel territorio meglio di un camoscio.
Vispa, tranquilla, è una donna forte e tenace, temprata come una roccia, una
vera macchina da guerra con l’animo di una bimba. Tra loro c’è un’intensa complicità,
sono in simbiosi.
È un grande onore essere per un giorno in loro compagnia, sono
felice come uno scolaretto che ama la scuola.
Procediamo con calma, non abbiamo fretta, siamo pronti anche
a bivaccare fuori, l’importante è la sicurezza. Entrambi andiamo in montagna
per l’amore di essa, non abbiamo record da decantare, siamo in competizione
solo con noi stessi.
Rimango basito dalla loro semplicità, qualità più unica che rara.
Riprendiamo il cammino per dossi erbosi, pietraie e massi fino a raggiungere la
base delle placche che scendono da Punta Compol (Cadin dei Canton, quota 2090
m. circa). A destra è bene in vista la Forcella dei Cacciatori, a sinistra ammiriamo
la Cima del Checco. Davanti a noi sta la
grande bastionata da risalire da destra a sinistra seguendo a filo un canalone
(ben trecento metri di dislivello); con passaggi ininterrotti di primo grado e
primo più e uno obbligato di secondo, esposto sul canalone.
L’ascesa è divertente, ognuno di noi segue il suo istinto,
spesso e ci ricongiungiamo sullo stesso punto per vie diverse. La libertà di
movimento in questo frangente è necessaria, in fondo cosa cerchiamo in montagna?
Libertà di movimento!
Finito il tratto di percorso tecnico, raggiungiamo il
seguente tanto friabile (50 metri di dislivello) che ci porta con fatica alla
forcella Compol (quota 2450 m.). Raggiunta quest’ultima, per una frazione di
secondo, rimango incantato, sto vivendo una delle più belle visioni delle
dolomiti friulane. Il Duranno è assai vicino, viene voglia di toccarlo, sono
letteralmente incantato. Dall’esile forcella ammiro a destra le dirupate pareti
della Cima dei Cantoni e a sinistra l’esile crestina che si attacca alle
placche inclinate della Punta Compol. Seguiamo l’esposta e affilata crestina a
occidente e scendiamo di alcuni metri per esposto sentiero a destra fino
all’imbocco di un canalino. Superiamo un salto con un passaggio di primo grado +
che ci porta su un’esposta ed esile cengia che percorre con un lungo traverso
il versante settentrionale della Punta Compol.
Raggiunta l’esposta cresta occidentale la percorriamo con
attenzione per via di alcuni passaggi delicati,
essa si collega al corpo della Cima dei Preti.
Per ghiaie risaliamo fino ad una selletta e da qui sempre
per ghiaie miriamo al cupolone sino alle roccette sommitali.
Pochi metri sotto la cima incontriamo un trio di
escursionisti capitanato da Rollo Tommasi, si scherza. Accomiatatoci dalla
comitiva in discesa, raggiungiamo la vetta della Cima dei Preti (2706 m.). Le
nuvole che fino a pochi minuti prima adombravano la nostra escursione di colpo
si diradano, illuminando la nostra impresa. Stranamente non avverto la
stanchezza, non ho nemmeno fame, ho solo tanta sete. L’affilata cima malgrado
l’importanza del nome è modesta.
Scorgo una campanellina, un libro di vetta racchiuso dentro
una scatola in metallo porta siringhe e una scultura di Cristo sfregiata dalle
intemperie.
L’euforia è al massimo, scherzo, così scarico la tensione.
Siamo in giubilo, trascorriamo una buona mezzora sulla cima a fare foto.
Descrivere il paesaggio che si osserva dalla cima è impossibile, ma leggo la
felicità sul volto dei miei amici, essa è contagiosa! Firmato il libro di vetta
ed effettuati i mille scatti fotografici ci si avvia per il ritorno. Il meteo
tiene, scendiamo con calma. Loris si concede in solitaria la Punta del Compol, dove
incontra un escursionista solitario e romagnolo, successivamente lo incrociamo
anche noi.
Sulla forcella Compol ci attende un bellissimo arcobaleno,
lo ammiriamo in tutto il suo splendore, il suo arco è perfetto, esso si
interpone tra noi e la muraglia dei Monfalconi.
Scendiamo il tratto tecnico prestando attenzione, la
stanchezza potrebbe giocarci brutti scherzi. Dopo aver effettuato la sosta
nello stesso punto dell’andata raggiungiamo la fonte presso la cascata, dove
riempiamo le borracce. Il cielo si sta annuvolando e udiamo dei tuoni, il
giorno volge al termine, percorrendo il torrente in basso veniamo raggiunti dalle
prime gocce di pioggia.
Presso il grande macigno decidiamo di tirare fuori dallo
zaino le torce frontali, cosi inoltrandoci nel bosco diveniamo magiche lucciole.
È fatato l’attimo in cui guadiamo il torrente Cimolais, siamo accompagnati dal
rombo dei tuoni che annunciano la bufera sempre più imminente. La stupenda avventura
volge al termine, raggiunte le auto ci approntiamo per la partenza,
congedandoci con un forte e caloroso abbraccio. Seguo i miei eroi dall’abitacolo
dell’auto sino all’imbocco della Val Cimoliana. Un suono di clacson e un saluto
vocale segna la nostra separazione fisica, e l’inizio di una sana e sincera
amicizia. Oggi la Cima dei Preti è stata una bellissima opportunità per conoscere
due autentiche leggende.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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