Diario di un viandante
presso il monte Sciober.
Magritte è in
splendida forma, oggi ha conquistato un ‘altra cima, niente male per il piccolo
lupetto guerriero, lo amo tantissimo, ed
emulando Petrarca penso assai, assai. È il mio migliore amico, non mi ha mai
tradito, e insieme abbiamo vissuto avventure indimenticabili. In questo periodo
sembra rinato e mi rendo conto che siamo in simbiosi, se si ammala uno si
ammala anche l’altro, fino ad alcuni mesi fa si claudicava di comune accordo
con lo stesso ritmo, ora siamo rinati come l’Araba Fenice a nuova vita. Viva la Montagna, viva la Libertà, viva l’Amore.
Raggiunta la base
della conca, ammiro uno scenario che gli stessi greci del periodo ellenistico
avrebbero prediletto per una delle loro immortali rappresentazioni tragiche.
Per un attimo mi sono immedesimato in Eschilo, osservando il colto pubblico,
vestiti con chitoni, assistere alla tragedia “Orestea”. Dopo il rapimento
ideale e l’estasi concessa alla fantasia, riprendo il cammino tornando alla
realtà.
Viva la Montagna, viva
la Libertà, viva l’Amore.
Il sentiero è percorso
ampio quanto una carrareccia e tappezzato di foglie secche e adombrato dalle
chiome della selva. Esso porta all’ampio e ghiaioso letto del Rio Bianco.
L’estesa distesa di pietrischi è abbinata al sonoro e magico suono del torrente
che scorre alla mia sinistra. Seguo i bolli rossi posti a destra, percorrendo
più di due chilometri finché a nord scorgo qualcosa di vistoso e che si muove,
sono due escursioniste che procedono nella mia direzione. Incrociandoci ci
salutiamo, hanno un aspetto teutonico e il volto da fate, la distanza
chilometrica consente di fantasticare, dando a questa escursione un tono insolito,
anzi speciale.
Viva la Montagna, viva
la Libertà, viva l’Amore.
Poco prima di
rientrare nella carrareccia dell’andata noto delle simpatiche e mature signore muoversi
all’interno mughi presso la sinistra orografica del Rio. Stanno sicuramente
raccogliendo rametti, sicuramente per preparare delle prelibate grappe. Ascolto
la loro allegria, sono operose, sono ritornate anche loro a godersi la vita.
Viva la Montagna, viva
la Libertà, viva l’Amore.
Malfa
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