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martedì 25 febbraio 2020

Monte Pedroc da Somp Cornino

Montagna: Monte Pedroc da Somp Cornino
Note tecniche.

Localizzazione: Prealpi Carniche

Avvicinamento: Lestans- Pinzano-Somp Cornino-Trovato spiazzo con cartelli CAI, si lascia l’auto.

Dislivello: 700 metri.

Dislivello complessivo: 700 metri.

Distanza percorsa in Km: 10 chilometri.

Quota minima partenza: 180 m.

Quota massima raggiunta: 881 metri.

Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore

In: Solitaria.

Tipologia Escursione: Naturalistica

Difficoltà: Escursionistica.

Segnavia: CAI 817

Impegno fisico: medio basso.

Preparazione tecnica: bassa.

Attrezzature: nessuna.

Croce di vetta: no.

Ometto di vetta: si.

Libro di vetta: no.

Timbro di vetta: no.

Riferimenti:

1)          Cartografici: IGM Sicilia – Tabacco 020.
2) Bibliografici:
3) Internet:

2)          Periodo consigliato: tutto l’anno.

3)          Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero: ben segnato e marcato.

Fonti d’acqua: fontanelle

Consigliati:

Data: giovedì 20 febbraio 2020.


Il “Forestiero Nomade”
Malfa

L’Araba Fenice risorge dalle sue ceneri e ritorna a volare sui monti che tanto ha prediletto e l’hanno amata, e le giornate invernali dalla temperatura primaverile stimolano le ali a battere di nuovo, scrollando dalle piume il tempo trascorso nell’oblio. Per il sospirato ritorno al volo ho pensato alla località di Cornino, la gioente località friulana che ospita l’omonimo parco naturale che lambisce il Tagliamento, ovverosia, il più bello e insolito fiume italiano. Arrivo nella frazione in mattinata, con al seguito Magritte, il fedele amico e compagno di mille avventure. Risalgo in auto la strada interna all’abitato guidato dall’istinto finché non scorgo un cartello della riserva naturalistica, sosto l’automezzo nello spiazzo adiacente. Mi appronto! Uno sguardo di contemplazione all’azzurro orizzonte e inizio il cammino con l’entusiasmo di un novizio. Percorro i primi metri sull’ampia carrareccia, che con il guadagnare di quota si assottiglia sino al bivio, per la meta viro a destra. Giornata solare, mi sono scaldato abbastanza durante la salita, quindi decido di rimanere in maglietta, dimenticando che il mese di febbraio è ancora in vigore malgrado la primavera illusoria abbia ingannato lo spirito. Nel primo tratto di sentiero trovo pochi segni ma sono chiari, m’incammino nella mulattiera ricostruita e ben curata, sicuramente atta a stimolare il cammino dei turisti naturalisti.
Numerosi file di bassi muretti cingono il sentiero che mi guida come se fossi dentro un labirinto, finché il percorso diventa scalinato. La direzione è obbligata non si può errare, percorro i declivi del monte e con una serie di rampe raggiungo il vertice del pendio, ove le mani caritatevoli dei dediti hanno eretto simulacri con immagini e oggetti liturgici. Una croce si sporge sul paesaggio, quasi occultata dalla vegetazione, ma la mia attenzione è sedotta dall’elegante volo spiccato dai molteplici grifoni che escono in perlustrazione dalla riserva. Accedo alla strada asfaltata che risale il monte partendo dalla località di Peònis, la mia direzione di marcia è a sinistra, mi dirigo verso gli stavoli Ledrania di Cornino. Pochi metri prima della caratteristica località, sulla destra, scorgo un vecchio troi, mi attrae e m’incammino in esso, sbucando ai margini di una dorata prateria. Lascio il remoto sentiero, e dopo aver scavalcato i massi che lo cingono, risalgo il dolce pendio. Una casera ricostruita è in bella mostra e due alberi solitari le fanno la guardia; i cuori disegnati sul copritavolo posto all’esterno della casera mi riferiscono che oggi nell’atmosfera regna l’Amore, ed esso, il sublime e nobile sentimento, mi guida con l’ausilio del sole e della volta celeste. Con percorso libero risalgo il bel prato fino ad incontrare i selvaggi arbusti posti al confine della proprietà. Una traccia, prima labile e poi marcata, segna la cresta, passo appresso a uno stavolo ricostruito e di seguito attraverso un’ampia conca prativa fino a risalire in cresta
Intuisco di trovarmi nei pressi della meta, un reticolato arrugginito e aggirabile ne è la prova. Supero l’ostacolo incrociando il sentiero che diparte dallo stavolo Val di Sotto e che porta alla vetta. La massima quota dell’elevazione è impraticabile per via delle frasche e delle rocce aguzze. La traccia porta a un terrazzo panoramico, dove un piccolo ometto è posto per indicare al viandante che la meta è stata raggiunta. Osservo l’ometto eretto con i sassi, uno di essi dalla forma di una cuspide si erge verticalmente come simbolo e da lontano appariva come una bianca statuetta. Mi accosto al mucchietto di sassi e sgancio lo zaino, mentre il mio compagno di viaggio si lascia andare, sollazzandosi prima e chiudendo gli occhi dopo per la fatica.
Il prato sommitale è un delizioso terrazzo panoramico che domina dall’alto il Tagliamento e le Prealpi friulane, a tratti distinguo in lontananza il mare. La sosta e l’assenza di movimento mi fanno percepire brividi di freddo, cambio la maglietta umida e mi copro bene, cercando un certo tepore nell’angolo erboso esposto al sud dove il mio compagno si è appisolato.
Il riposo è breve e intenso, ringrazio Madre Natura per il grande presente giunto dopo alcuni mesi di sosta forzata. Terminata la pausa, io e Magritte, ci rimettiamo in cammino, stavolta scendiamo dal sentiero marcato. Oltrepassato un rudimentale cancello siamo a ridosso di una conca erbosa, in basso una casera da sogno attira la mia attenzione e a essa ci dirigiamo scendendo in libera per il prato. Lo stavolo Val di Sotto è davvero ben curato, stimola a fantasticare un passato remoto e bucolico, in certi frangenti è difficile frenare la fantasia. Riempito il cuore di emozioni, imbocco la carrareccia che mi porterà agli stavoli Ledrania. Lungo il cammino ho modo di conoscere presso uno stavolo due simpatiche signore (madre e figlia), di cui la più anziana è arzilla e sfoggia un fazzoletto come copricapo che rimanda a una civiltà scomparsa. Mi fermo istaurando una simpatica conversazione per poi congedarmi con un sorriso. Il rientro non mi riserva alcuna novità di rilievo, il sole mi accompagna fino al punto di partenza, e io sono ebbro di beatitudine che serberò nei giorni a seguire.
Il forestiero Nomade.

Malfa