Monte Tuglia dai piani di Vas.
Note tecniche.
Note tecniche.
Localizzazione:
Alpi Orientali - Alpi Carniche - Gruppo Terze Clap
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano-Tolmezzo-Villa santina-Ovaro-Rigolato-Indicazioni per i Piani
di Vas.
Località di Partenza:
Località di Partenza:
Dislivello:
800 m.
Dislivello complessivo: 800 m.
Distanza percorsa in Km: 13 chilometri.
Quota minima partenza: 1250 m.
Quota
massima raggiunta: 1931 m.
Tempi di
percorrenza escluse le soste: 4 ore.
In: Solitaria.
In: Solitaria.
Tipologia
Escursione: Escursionistica.
Difficoltà: Turistiche fino all’attacco con il monte, dopo per escursionisti
esperti.Segnavia: CAI 227.
Impegno fisico: Medio.
Preparazione tecnica: Media.
Attrezzature: Si.
Croce di vetta: Si.
Ometto di vetta: No.
Libro di vetta: Si.
Timbro di vetta: No.
Riferimenti:
1) Cartografici: IGM Friuli Venezia Giulia-Tabacco 01.
2) Bibliografici:
3) Internet:
Periodo consigliato: maggio-ottobre
Da evitare da farsi in: Con condizioni di terreno bagnato o ghiaccio.
Condizioni del sentiero: Ben marcato e segnato.
Fonti d’acqua: Si, presso la casera Tuglia.
Consigliati: Ramponcini da erba e imbrago per il tratto attrezzato.
Data: Sabato 29 settembre 2018
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Racconto:
Il monte Tuglia è una cima meravigliosa dalle strabilianti forme, la si scorge passando da Rigolato a Sappada, essa si svela simile a una punta di lancia, protesa verso l’empireo. Tra le signore cime attigue non spicca per l’elevazione (solo 1931 m.) ma è tra le più affascinanti per la forma.
Il monte Tuglia è una cima meravigliosa dalle strabilianti forme, la si scorge passando da Rigolato a Sappada, essa si svela simile a una punta di lancia, protesa verso l’empireo. Tra le signore cime attigue non spicca per l’elevazione (solo 1931 m.) ma è tra le più affascinanti per la forma.
Il Tuglia possiede un suo fascino particolare: domina sul versante sud la
casera di Siera (malga) mentre a nord sfoggia il versante più temerario,
l’ideale per alpinisti più arditi. L’escursione odierna non era in programma,
ma a causa di un meteo ingannevole avevo ripiegato da un’altra meta più
complessa, cercando una destinazione più abbordabile.
La volta del cielo si libera improvvisamente dalle nubi cambiando il senso della mia giornata, inverto bruscamente la rotta e mi dirigo di nuovo in terra di Carnia. Data la tarda ora, durante la guida medito su quale potrebbe essere la montagna. Ecco! Ho trovato. Mi vengono in mente le crete di Chiampizzulon e il monte Tuglia:
Le prime non presentano problemi particolari a parte l’orientamento, la seconda, il Tuglia, mi impensierisce, essendo consapevole che la parte finale della cresta è stata attrezzata, spero di avere nel borsone qualcosa che può essermi utile da utilizzare come imbrago.
Quindi ritorno a Rigolato, seguo le indicazioni per i piani di Vas. Dopo aver risalito i ripidi tornanti dentro il bosco, arrivo nella località prefissata. Al parcheggio dei piani di Vas dove trovo e familiarizzo con una numerosa comitiva, pronta a dare l’assalto al monte Talm;
ci salutiamo, scambiandoci reciprocamente delle informazioni, poco minuti dopo sono pronto per l’avventura.
La volta del cielo si libera improvvisamente dalle nubi cambiando il senso della mia giornata, inverto bruscamente la rotta e mi dirigo di nuovo in terra di Carnia. Data la tarda ora, durante la guida medito su quale potrebbe essere la montagna. Ecco! Ho trovato. Mi vengono in mente le crete di Chiampizzulon e il monte Tuglia:
Le prime non presentano problemi particolari a parte l’orientamento, la seconda, il Tuglia, mi impensierisce, essendo consapevole che la parte finale della cresta è stata attrezzata, spero di avere nel borsone qualcosa che può essermi utile da utilizzare come imbrago.
Quindi ritorno a Rigolato, seguo le indicazioni per i piani di Vas. Dopo aver risalito i ripidi tornanti dentro il bosco, arrivo nella località prefissata. Al parcheggio dei piani di Vas dove trovo e familiarizzo con una numerosa comitiva, pronta a dare l’assalto al monte Talm;
ci salutiamo, scambiandoci reciprocamente delle informazioni, poco minuti dopo sono pronto per l’avventura.
Mi avvio in direzione ovest, percorrendo la carrareccia che attraversa le
strutture turistiche, al bivio per il rifugio Chiampizulon imbocco in sentiero
227, che prosegue sempre per carrareccia sino a raggiungere la casera di
Campiut, dove si ridimensiona in sentiero per addentrarsi nel fitto bosco.
Dopo una serie di tornanti mi ritrovo in sella presso i ruderi di casera Campiut di sopra. Finalmente dal bel pulpito panoramico posso apprezzare il versante settentrionale delle cime del monte Pleros e la Creta della Fuina, mentre a occidente spicca la bellissima figura del monte Tuglia, quest’ultimo si stacca come d’incanto da tutto e il mio sguardo ne è letteralmente rapito.
Dal pulpito panoramico proseguo per il sentiero 227, dopo aver attraversato il pascolo percorro il marcato sentiero che attraversa più di un impluvio, fino ad aprirsi in un pantano, ancora pochi metri di sentiero ed eccomi al cospetto della meravigliosa cima.
Gironzolo per l’ampia prateria che ospita la casera di Tuglia e non mi avvicino ad essa, mirando direttamente alle pendici del monte, esattamente al versante occidentale, da dove inizia la traccia per l’ascesa.
Dopo una serie di tornanti mi ritrovo in sella presso i ruderi di casera Campiut di sopra. Finalmente dal bel pulpito panoramico posso apprezzare il versante settentrionale delle cime del monte Pleros e la Creta della Fuina, mentre a occidente spicca la bellissima figura del monte Tuglia, quest’ultimo si stacca come d’incanto da tutto e il mio sguardo ne è letteralmente rapito.
Dal pulpito panoramico proseguo per il sentiero 227, dopo aver attraversato il pascolo percorro il marcato sentiero che attraversa più di un impluvio, fino ad aprirsi in un pantano, ancora pochi metri di sentiero ed eccomi al cospetto della meravigliosa cima.
Gironzolo per l’ampia prateria che ospita la casera di Tuglia e non mi avvicino ad essa, mirando direttamente alle pendici del monte, esattamente al versante occidentale, da dove inizia la traccia per l’ascesa.
Lo sguardo viene attratto da due figure di colore rosso che si districano
sul ripido pendio verde, nell’erba cerco la traccia che mi porta all’attacco al
sentiero. Poco prima di imboccare il cammino intravedo da vicino due
escursionisti in discesa, li incrocio, chiedo a loro le dovute informazioni
sulle condizioni del sentiero. Con il ragazzo ci conosciamo, tempo fa ci siamo
incrociati sul monte Burla. Loro hanno
raggiunto la cima, l’amico (Fabio di nome) si è spinto sulla vetta più alta e
senza imbrago, mi informa che in alto troverò cavi a gogò. Una volta
accomiatati le nostre strade si dividono, ci rincontreremo un dì.
Per Magritte è un ritorno ai monti, ho avuto modo di osservarlo nel tratto percorso
in precedenza, è in forma smagliante e anche tanto diligente. La montagna è il
suo habitat naturale e non mostra nel camminare i tanti mesi di inoperosità.
Mi fermo sotto l’attacco del sentiero, mi libero dello zaino, munendomi di ramponcini d’erba. Al seguito trasporterò oltre alla sacca lo stretto indispensabile: due moschettoni e tre fettucce di diverse dimensioni con cui farò un imbrago di emergenza.
Una volta pronto riparto e Magritte mi segue a ruota. Il primo tratto di sentiero è ripidissimo, ma nulla di trascendentale, successivamente la pendenza si fa più lieve, fino a incontrare le prime attrezzature che aggirano il costone da occidente a oriente. Risalendo il ripidissimo e inerbito prato,
la lunga serie di cavi mi accompagna dentro il mugheto, con meno esposizione acquisto tranquillità. Nell’ascesa trovo altri passaggi con cavi che mi guidano fin sotto la vetta.
Dal basso scorgo tra i mughi la piccola croce in legno, pochi metri e sono al suo cospetto. Wow! Ho raggiunto la cima più bassa, anche questa è fatta. La mia ambizione non mi concede il tempo della gioia che vengo attratto dall’affilata crestina che conduce alla massima elevazione.
Mi fermo sotto l’attacco del sentiero, mi libero dello zaino, munendomi di ramponcini d’erba. Al seguito trasporterò oltre alla sacca lo stretto indispensabile: due moschettoni e tre fettucce di diverse dimensioni con cui farò un imbrago di emergenza.
Una volta pronto riparto e Magritte mi segue a ruota. Il primo tratto di sentiero è ripidissimo, ma nulla di trascendentale, successivamente la pendenza si fa più lieve, fino a incontrare le prime attrezzature che aggirano il costone da occidente a oriente. Risalendo il ripidissimo e inerbito prato,
la lunga serie di cavi mi accompagna dentro il mugheto, con meno esposizione acquisto tranquillità. Nell’ascesa trovo altri passaggi con cavi che mi guidano fin sotto la vetta.
Dal basso scorgo tra i mughi la piccola croce in legno, pochi metri e sono al suo cospetto. Wow! Ho raggiunto la cima più bassa, anche questa è fatta. La mia ambizione non mi concede il tempo della gioia che vengo attratto dall’affilata crestina che conduce alla massima elevazione.
Mi soffermo, studio il da farsi, desidero assolutamente raggiungere la
vetta.
E Magritte? Purtroppo per ovvi motivi non potrà seguirmi.
Estraggo dalla mini-sacca l’imbrago di emergenza, lo indosso e do una carezza al fido, volando verso il sogno.
Estraggo dalla mini-sacca l’imbrago di emergenza, lo indosso e do una carezza al fido, volando verso il sogno.
Lo sviluppo del tratto attrezzato è intrepido, devo abbassarmi di pochi
metri in una sella affilata tra i mughi e successivamente (coadiuvato da due
staffe e cavi
) portarmi in cresta. L’operazione la eseguo con tranquillità, non posso
permettermi nessuna caduta, non mi sarebbe letale ma mi trancerebbe di netto i
testicoli con un conseguente logico e istantaneo cambiamento del tono vocale.
Con calma agganciando il moschettone ai cavi, cavalco l’esile cengia, sono sospeso letteralmente sospeso in aria, non provo paura ma inebriante eccitazione.
Con calma agganciando il moschettone ai cavi, cavalco l’esile cengia, sono sospeso letteralmente sospeso in aria, non provo paura ma inebriante eccitazione.
La crestina sarà lunga alcune decine di metri ma l’effetto emozionale è
sublime, dopo alcuni passaggi (sempre protetto da cavi) mi ritrovo al cospetto
dell’enorme chiodo in legno con corda annesso, autentico simbolo
dell’alpinismo.
Lo spazio dove muovermi sull’affilata sommità è esiguo, apporto sul libro di vetta la firma e mi concedo per un istante alla contemplazione del paesaggio.
Mi trovo raccolto nella magia allo stato puro e penso:<< Beppe, mi trovo sul monte Tuglia e non a pettinare le bambole!>>.
La giornata è variabile, le nere nubi in attesa di muoversi sostano lontane, nel frattempo ricevo la telefonata dell’amico Roberto, si trova nel medesimo istante (in compagnia della sua amabile signora) sulla cima di rimpetto, quella del monte Vas. Tra noi spiriti liberi c’è telepatia, oggi abbiamo raggiunto le mete nel medesimo istante. Lo rassicuro sulle mie condizioni, ho intuito che era preoccupato. Roberto è un fratello maggiore, il suo istinto lo porta a preoccuparsi per gli altri, è una gran bella persona, più unica che rara.
Dopo la conversazione telefonica con l’amico mi preparo al rientro, scendo con cautela dal tratto attrezzato. Raggiunta la forcellina in basso, fischietto per annunciare a Magritte il mio rientro. L’amico a quattro zampe scodinzola, scarica la tensione accumulata dalla mia assenza e mi sorride per poi dissetarsi. La sua festosa accoglienza mi ha commosso, lo bacio, dedicandogli coccole. Chi ha la fortuna di avere come compagno e amico un cane può comprendere sino in fondo il legame che ci unisce. Tra il cane e l’uomo spesso si crea una simbiosi che ha pochi uguali nel mondo animale, non è vero che i cani prediligono le praterie o luoghi più vantaggiosi; i nostri amici a quattro zampe amano la nostra compagnia e ci seguono sempre, anche sino alla morte.
Lo spazio dove muovermi sull’affilata sommità è esiguo, apporto sul libro di vetta la firma e mi concedo per un istante alla contemplazione del paesaggio.
Mi trovo raccolto nella magia allo stato puro e penso:<< Beppe, mi trovo sul monte Tuglia e non a pettinare le bambole!>>.
La giornata è variabile, le nere nubi in attesa di muoversi sostano lontane, nel frattempo ricevo la telefonata dell’amico Roberto, si trova nel medesimo istante (in compagnia della sua amabile signora) sulla cima di rimpetto, quella del monte Vas. Tra noi spiriti liberi c’è telepatia, oggi abbiamo raggiunto le mete nel medesimo istante. Lo rassicuro sulle mie condizioni, ho intuito che era preoccupato. Roberto è un fratello maggiore, il suo istinto lo porta a preoccuparsi per gli altri, è una gran bella persona, più unica che rara.
Dopo la conversazione telefonica con l’amico mi preparo al rientro, scendo con cautela dal tratto attrezzato. Raggiunta la forcellina in basso, fischietto per annunciare a Magritte il mio rientro. L’amico a quattro zampe scodinzola, scarica la tensione accumulata dalla mia assenza e mi sorride per poi dissetarsi. La sua festosa accoglienza mi ha commosso, lo bacio, dedicandogli coccole. Chi ha la fortuna di avere come compagno e amico un cane può comprendere sino in fondo il legame che ci unisce. Tra il cane e l’uomo spesso si crea una simbiosi che ha pochi uguali nel mondo animale, non è vero che i cani prediligono le praterie o luoghi più vantaggiosi; i nostri amici a quattro zampe amano la nostra compagnia e ci seguono sempre, anche sino alla morte.
Ripresa la marcia scendiamo dal monte, raggiunto lo zaino ripongo i
materiali, procedendo stavolta per la malga. Attraverso il pascolo,
avvicinandomi al camino fumante, sicuramente dentro la struttura c’è qualcuno.
Un paio di cani pastore mi accolgono latrando, non sono aggressivi,
avvertono la signora che esce pochi minuti dopo dal locale. Gli chiedo se posso
fornirmi di formaggio, mi combina gli ultimi pezzi rimasti a un buon prezzo. Mi
accomodo all’esterno della malga per consumare il pasto, apro l’ombrellone in
uno dei tavoli in legno posti all’esterno. La gentile malgara mi si avvicina,
offrendomi una gustosissima fetta di torta ai frutti di bosco; la ringrazio, ella
si siede sulla panca attigua mentre Magritte con il suo ringhiare crea una
distanza di sicurezza dallo zaino. Dopo aver rassicurato il temerario fido instauro
una piacevole conversazione con la gentile malgara.
Lo scenario che mi circonda è incredibile: monte Geu, la creta Forata e le
cime del Siera, esse mi riempiono il cuore di emozioni e ricordi. Finita la
sosta ringrazio la premurosissima signora e mi rimetto in marcia per il
sentiero dell’andata.
Al parcheggio ritrovo gli stessi amici incontrati in mattinata, scherziamo, la montagna unisce e ci fa sentire uomini migliori.
Squilla il cellulare, è di nuovo Roberto, mi aspetta giù a Rigolato per una birra. Raggiunto l’amico di mille avventure, sciogliamo la lingua (agevolati dalla fresca bevanda) a raccontare aneddoti e trascorsi recenti.
Al parcheggio ritrovo gli stessi amici incontrati in mattinata, scherziamo, la montagna unisce e ci fa sentire uomini migliori.
Squilla il cellulare, è di nuovo Roberto, mi aspetta giù a Rigolato per una birra. Raggiunto l’amico di mille avventure, sciogliamo la lingua (agevolati dalla fresca bevanda) a raccontare aneddoti e trascorsi recenti.
La bellissima giornata escursionista volge al termine, densa di emozioni e piena
di avvenimenti, con un’altra montagna conquistata e una nuova storia da
raccontare.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa.
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