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sabato 4 novembre 2023



Magico Col San Giacomo.

 

Per l’ultimo giorno autunnale dal sapore estivo si ritorna nel grande anfiteatro dolomitico di Casera Razzo. L’ispirazione per quest’ultima escursione mi è nel sogno, il Col San Giacomo. Il Colle è sito a cavallo del confine tra Veneto e Friuli, ci tocca fare una levataccia, ma ci sta, così strada facendo faremo il classico ripasso dei nomi delle varie montagne che lambiamo. Alle prime ore del mattino giungiamo nella magnifica località, ci precedono alcuni escursionisti che armati di treppiedi e reflex immortalano la grande bellezza del luogo. Sono tanto eccitato dall’avventura che ci aspetta, e ne elenco alcune motivazioni: la prima è il ritorno in questo luogo meraviglioso che ho adottato spesso come punto di partenza, ad esempio per scalare le vette del Clap Savon, del Bivera e del Tiarfin; la seconda spiegazione, ma non meno importante, è che per la prima volta la mia compagna vaga in questo meraviglioso luogo, e sono sicurissimo che ne rimarrà esterrefatta.

La meta del Col di San Giacomo è nata così per caso, onestamente ne ignoravo l’esistenza, e per l’occasione ho studiato un anello che può comprendere più mete, ma valuteremo sentiero facendo. Finalmente si parte, la temperatura è frizzantina e tendente al sottozero, con il camminare ci scaldiamo e alleggeriamo del peso degli abiti.

Si vaga su questo piano meraviglio da dove possiamo scorgere alle spalle la magnifica catena montuosa dominata dal regale monte Brentoni, sicuramente uno dei più seducenti scenari di montagna che abbia mai visto, davvero una magnificenza. A nord-est scrutiamo la cresta che protegge da settentrione il borgo Sauris di Sopra, località da poco visitata, mentre a sud -est seguiamo con lo sguardo la catena montuosa che dal monte Tudaio conduce sino al Bivera. Re sole sta sorgendo da a tergo di quest’ultima cima che ammiro in controluce, rendo edotta la mia compagna sulla bellezza di queste notorie elevazioni, un giorno forse le rifaremo assieme. I fantastici colori autunnali ravvivano la nostra mente, e quelli che spiccano di più sono lo smeraldino degli abeti e il dorato dei larici. Il cammino è soave, presso una segnaletica continuiamo sempre per il sentiero e svoltando a destra per inoltrarci nella meravigliosa valle che precede la Forcella della Croce di Trigonia. Il tracciato è semplice e poco ripido, in meno di mezzora siamo al cospetto della forcella, da dove la visuale si apre sulle dolomiti friulane e venete. Rimango incantato dalla vista che mi si presenta: in lontananza a destra spicca il Pelmo e l’Antelao, mentre al centro le dolomiti che proteggono la valle Cimoliana con il Cridola e il Monfalcon fanno bella mostra di sé. Continuando la visione del paesaggio alla mia sinistra, e sempre in lontananza, riesco anche a riconoscere la Cima dei Preti, la regina delle dolomiti friulane e accanto ad essa la cima Laste. Con una sola visione ho colmato il cuore di gioia, ed è tale la mia eccitazione da coinvolgere con l’entusiasmo la mia compagna. La nostra meta è vicina, è bene in vista e adombrata, dobbiamo seguire a sinistra per la cresta e risalire il colle, che raggiungeremo dopo un breve lasso di tempo. Non nascondo che ogni due passi mi fermo a fotografare, e vorrei fare di più, come il dipingere ad acquerello questo magnifico paesaggio. Il versante del monte Tiarfin è regale, mentre il monte Clapsavon e il monte Bivera, grazie a un gioco di ombre e controluce nascondono ancora al viandante le bellezze delle loro forme. Dalla forcella individuiamo la croce del colle, cavalchiamo la morbida cresta sino a raggiungere la massima elevazione. L’ascesa non è stata difficile, direi una comoda  passeggiata, e dal pulpito panoramico godiamo del paradiso che ci circonda. Dopo aver fatto le operazioni di routine di vetta proseguiamo l’avventura proseguendo a sud lungo la continuazione della cresta. Nel frattempo, in vetta sopraggiungono due escursionisti: il più anziano con un fare grezzo e un dialetto non individuato chiede dove andiamo, con ironia gli rispondo che da piccino mia madre mi insegnò a non rispondere a chi non si conosce. Dopo un tratto scosceso e comodo la cresta si affila, per non rischiare l’aggiriamo a occidente per un ripidissimo pendio a ostacolo. Il fuori traccia è ardito, ci teniamo ai ciuffi d’erba cercando di abbassare il più possibile il baricentro del corpo, affinché, con l’ausilio di passaggi virtuosi ci ricongiungiamo alla cresta. Intuisco che alcune tracce di camoscio intersecano il piano, la nostra futura meta è in vista davanti a noi, ma non ci sono tracce ben definite, e si rischia di andare giù in un canalone. Studio la morfologia del terreno, sia la mappa topografica e  naturalmente con l’osservazione diretta. Scendiamo in libera, finché trovo una traccia, quella che conduce alla Forcella Forada. Abbiamo perso tanto tempo nel peregrinare, quindi dopo un breve consulto, decliniamo la prosecuzione dell’escursione, contentandoci del Colle di San Giacomo. Rientriamo ad anello, seguendo alcune tracce di cacciatori, anche’esse molto intuitive, finché raggiungiamo poco sotto la Forcella della Croce di Tragonia il sentiero proveniente da Casera Tragonia. E’ meriggio e la fame si fa sentire, e noi gli rispondiamo di pazientare ancora. In forcella è in atto un vistoso via vai di viabdanti, noi desiniamo poco sopra, in un pizzo di roccia da dove ricaviamo un punto di ristoro. Malgrado il sole splenda in alto e il cielo sia terso, fa tanto freddo, ci copriamo come si deve, e iniziamo la consumazione del pasto, ammirando dalla forcella uno dei più emozionanti paesaggi del pianeta, quello che ho descritto precedentemente a inizio racconto.

Il tempo scorre e i viandanti transitano, quindi, decidiamo di rientrare per lo stesso itinerario dell’andata. Abbiamo tante ore di luce  e ce la prendiamo comoda. Raggiunta Casera Razzo, ci spostiamo con l’automezzo in uno spiazzo adiacente e assolato, ci approntiamo per la partenza, decidendo di rientrare per la strada che porta a Sauris. L’utile e il dilettevole, ne approfitto per studiarmi il territorio per le prossime avventure. Il cielo è meraviglioso, di un blu che difficilmente riuscirei a dipingere, esso varia con le sfumature dal cobalto al turchese, e l’atmosfera che ci circonda è gioiosa. La località di Sauris è splendida più che mai, e difficile lasciare questo luogo con le sue magnifiche creste che la circondano, ma dobbiamo. Diamo così un arrivederci all’ultimo sole estivo di questo magnifico autunno, rientriamo a valle con il cuore colmo di beatitudine. La vita è meravigliosa, e ancora di più lo sarebbe se una parte dell’umanità non fosse tanto egoista.

Malfa

 
































 

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