Monte Mulon dalla Forchia Piccola(Meduno)
Monte Mulon 1054 m. da Forchia
Piccola(Meduno).
Nevica sui monti, si abbassano
le quote percorribili dagli escursionisti, situazione ideale per chi ama
trovare nelle piccole elevazioni la storia del tempo che fu. Con l’inverno alle
porte aumenta il bisogno di calore, un tepore psicologico che posso raccogliere
nei raggi di sole che illuminano i muri a ecco e le recinzioni delle malghe.
Non è difficile la ricerca di queste località, basta sfiorare la mappa con
l’indice, seguendo i trattini neri e soffermarsi sulle quote dove sta scritto
il nome del monte. Il seguito sarà semplice, preparare lo zaino e volare alla
scoperta del nuovo mondo.
Monte Mulon (o Mullon) è in
programma da anni, è un bel colle, la naturale propaggine del più noto monte
Ciaurlec.
Dalla mappa leggo di una malga
chiamata Fioretto, non mi rimane che partire e saziare la curiosità. Vista la
vicinanza del monte dall’abitazione, la bella giornata e il modesto dislivello,
esco da casa tardino.
Giungo nel piccolo comune di
Meduno, dove imbocco la stradina che porta alla località di Campone, risalendo
l’altopiano del Ciaurlec per stretti tornanti. Osservando i pendii non scorgo
innevamenti. Bene! Avrò lo zaino alleggerito da Ciaspole e ramponi. Pervenuto
nel luogo della partenza, una volta approntatomi parto, sempre con al seguito
l’inossidabile Magritte.
Ho deciso di calzare per
questa uscita i vecchi scarponi in pelle, che avevo in precedenza mandato in
pensione. Sono molto legato a loro, più pesanti di quelli ipertecnologici che
indosso di solito, essi mi danno più copertura con la neve; oggi saranno
protagonisti.
Il primo tratto di sentiero
che devo percorrere è un’ampia carrareccia, inerbita a tratti. Con allegria
inizio a camminare, cantando la canzone dei Beatles “Old Brown Shoe – Vecchia
scarpa marrone”, dedicata naturalmente ai miei scarponi.
Percorro il versante
meridionale del Monte Mulon, esposto ai caldi raggi solari, il paesaggio,
uscendo dall’ombra proiettata dal monte Ciaurlec, assume le caratteristiche
tipiche della primavera. Tra le zolle scorgo dei fiorellini, il cielo azzurro
completa il quadro idilliaco. I miei passi lenti solcano il tracciato, con lo
sguardo sono fisso a oriente, mi dedico a indovinare le forme le montagne. Il
nuovo punto di vista cambia il ricordo che ho dei rilievi, a volte mi sembrano
montagne mai viste, poi dopo un’attenta analisi scopro che le ho conquistate,
altre invece sono da farsi.
La comoda carrareccia con una
stretta ansa inverte la direzione, continuando sempre a salire ma per il
versante occidentale. Seguo le indicazioni per il monte Mullon (sbarra color
giallo da superare).
La vegetazione passa dalla prevalenza di aceri
e pini, agli ombrosi e spogli faggi, signori incontrastati del bosco. La
temperatura si è abbassata, ma non cambia la bellezza del paesaggio a cui
assisto. La lunga dorsale delle Prealpi Carniche, confine naturale delle
dolomiti friulane si mostra in tutto il suo splendore, imbiancato nelle alte
quote. Ho la sensazione di toccare alcuni rilievi, cito le Caserine e il Dosaip,
altri vorrei percorrerli nel loro bianco manto. La sensazione di felicità
sostituisce la pur modesta fatica.
Mi sono stancato di percorrere
la lunga e noiosa strada di servizio, e infatti l’abbandono.
Sul margine della carrareccia,
tra i massi carsici noto un segno rosso, un bollo cerchiato, seguo gli altri
segni risalendo un avvallamento, e ripercorrendo le orme tra il fogliame che
ammanta il bosco. In alto intravedo sprazzi di azzurro, segno che la cresta è
sempre più vicina, cavalco i dossi più solidi e la guadagno.
Il crinale si apre su un
paesaggio diverso da quello che stavo percorrendo, i prati sommitali hanno un
aspetto candido, i residui della recente nevicata rendono vellutato il
passaggio. La vetta è vicina, passo tra affioramenti carsici sfiorando i prati.
Ultimi metri di dolce pendio tra i radi faggi, quattro abeti mi indicano la
direzione.
Ecco la vetta! È la luce, un
intenso bagliore mi accoglie, aprendomi la visione e il cuore sulla pianura
friulana. Un circolo di sassi materializza la massima quota, davanti ho solo
energia, riesco a distinguere chiaramente il mare, sgancio lo zaino, lo mollo e
mi sdraio per terra, Magritte mi segue.
Ci addentriamo nel silenzio
della contemplazione. Non so quanto ho sostato, forse ore, ma so che ho gioito.
Non ricordo cosa ho pensato, ma so che qualsiasi cosa ho immaginato ho goduto.
So cosa ho visto e so dove ho riposto le immagini, nel mio cuore, nella
pinacoteca, dove mi rifugerò per sognare.
Prima di lasciare la cima
raccolgo un ramo, lo sistemo in posizione eretta sostenendolo con sassi;
testimonierà per chi verrà dopo di me il raggiungimento della meta.
Ripreso il cammino, decido di
percorrere il tratto che in precedenza avevo abbandonato per la cresta.
Scendendo dal ripido prato sommitale attraverso il pascolo davanti alla Malga
Fioretto (Siega); la struttura è in eccellenti condizioni. Continuo per la
carrareccia, tagliando per un breve tratto nel bosco.
Giunto sul versante orientale,
prima di rientrare decido di fare una puntatina a una casera vista dall’alto,
la mappa mi indica solo la quota (q. 731). Al bivio piuttosto che seguire il
tracciato per la Forchia Piccola, procedo a nord seguendo le indicazioni per
“Alla Monticella” (sbarra color giallo da superare).
La carrareccia inerbita gira
intorno a un cocuzzolo, dove (presumo cacciatori) hanno costruito una baracca
con tutti i confort. Raggiungo la località della Monticella, ovvero un prato e
due casere, dallo splendido pulpito panoramico ammiro la bella valle di
Tramonti.
Con lo stesso passo flemmatico
dell’andata mi avvio in modo definito al rientro, percorrendo la lunga stradina
di servizio fino all’auto. L’escursione è stata breve ma intensa, rientro in
pianura con un’altra cima da raccontare.
Note tecniche.
Localizzazione: Prealpi
Carniche
Avvicinamento:
Spilimbergo-Travesio-Toppo-Meduno-Indicazioni per Campone- Forchia Piccola.
Località di Partenza: Forchia
Piccola.
Dislivello:
Dislivello complessivo: 413 m.
Distanza percorsa in Km: 7,2
chilometri.
Quota minima partenza: 663 m.
Quota massima raggiunta: 1054
m.
Tempi di percorrenza. Tre ore
escluse le soste.
In: Solitaria.
Tipologia Escursione: Storico-Turistica.
Difficoltà: Turistica
Segnavia: Nessuno.
Attrezzature: No.
Croce di vetta: No.
Libro di vetta: No.
Timbro di vetta No.
Riferimenti:
Cartografici: Tabacco 028.
Bibliografici:
Internet:
Periodo consigliato: Tutto
l’anno.
Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero:
Carrareccia e sentiero libero.
Fonti d’acqua: No.
Consigliati:
Data 27 novembre 2017.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
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