I faggi
antropomorfi.
Cammino lungo
la cresta, scrutando dall’alto la comoda mulattiera. I faggi antropomorfi
richiamano la mia curiosità, avverto la strana sensazione che siano spiriti
tormentati e urlanti, come le figure dei dannati nei gironi infernali
danteschi. Dalle loro forme percepisco la disperazione, come se vivessero
stregati, catturati da un alchemico sentimento che non è l’amore, ma solo la
cupezza dell’animo truccata da apparente passione.
Mi seduce in
particolare la singolare figura sofferente di un faggio, trovo la sua
conformazione fantastica, tanto somigliante al dolore di chi ama ed è conscio
di non essere amato, essa effonde un grido di sofferenza sovrumana che va
lontanissimo, dove non ci sono animi sensibili disposti a coglierlo.
Lascio il triste luogo, volgendo il cammino in
direzione del sole.
Malfa
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