Giungo nella Val Tramontina
trovando il paesaggio ricoperto di Brina, superato il paesino di Tramonti di
Sopra, sosto dirimpetto la casera Son Cleva. La temperatura all’esterno è sotto
lo zero, mi copro bene e attrezzandomi parto con al seguito l’instancabile
Magritte.
L’inizio sentiero è posto poco
più avanti, in direzione del passo di monte Rest. Sul cartello CAI leggo che
per compiere l’anello ci vogliono quattro ore, naturalmente in condizioni meteo
eccellenti. Inizio a percorrere il sentiero in direzione nord, dai primi passi
intuisco che è una via antica, il classico vecchio “Troi”. I gradoni scolpiti
nella roccia, i tornanti, le immagini sacre poste presso i pulpiti panoramici
testimoniano l’arcaica presenza dell’uomo.
I primi raggi di sole illuminano
la mulattiera e contemporaneamente mi scaldano il cuore, donandomi una
sensazione di felicità. Percorro il troi fermandomi spesso per poter ammirare i
doni della natura: le sculture di ghiaccio e lo scorrere dell’acqua nel
torrente. Raggiungo un muro a secco e tra gli alberi spogli intravedo un
edificio, esco momentaneamente dal sentiero per visitarlo, si tratta della
stalla Mattàn di Mezzo, giro intorno a essa per poi fermarmi davanti all’uscio.
Inizio a sentire caldo, mi
alleggerisco del giaccone e del berretto di lana e riprendo il cammino.
Continuo a percorrere il versante meridionale del monte, la temperatura sale e
l’azzurro del cielo è un invito alla gioia. La direzione del cammino è sempre
rivolta a oriente, scorgo le cime del monte Rest e del Valcalda innevate nelle
quote più alte.
Calpesto la prima neve dove
rinvengo le impronte dell’amico Luca che mi ha preceduto di un paio di giorni.
Ripercorrere le impronte sulla neve mi da sicurezza, le osservo e da esse
traggo informazioni, comprendo dalla dimensione dell’orma la misura della
pianta del piede (quelle di Luca sono più grandi delle mie) e dalla direzione
su entrambi i sensi di marcia, che è rientrato a valle per lo stesso sentiero.
Inizio a vedere la cresta del
monte, il sentiero si inerpica bruscamente, percorro le strette rampe esposte
in alcuni tratti. Una lunga diagonale mi accompagna sui prati sommitali
totalmente ricoperti di neve.
Il sentiero ufficiale prosegue a
settentrione, lo abbandono provvisoriamente perché attratto dal dolce pendio
alla mia sinistra, non resisto al richiamo e in breve raggiungo la cresta e
danzando su di essa mi spingo a occidente.
A meridione ammiro la Val Tramontina,
mentre il crinale, si spinge alle pendici del monte Roppa Buffon, imbiancato e
candido come un pandoro. Vorrei condividere con il mondo intero questi attimi,
scorrazzare sulla cresta innevata è sublime, è come vivere un sogno. La
felicità espressa da Magritte è paragonabile alla mia. Raggiungo un pulpito
panoramico, che scoprirò dopo non essere il punto più alto dell’escursione, ma
il più completo. Ho lasciato Magritte presso un faggio, ammiro il paesaggio
rilassandomi nella contemplazione.
Durante l’ascesa pensavo di
rientrare per lo stesso sentiero, la bella giornata, l’ora non tarda e
l’euforia mi consigliano di compiere l’anello completo.
Ritorno indietro e a ritroso
ripercorrendo le orme di Luca, seguo la sua scia nella neve abbassandomi a
settentrione, in breve raggiungo il sentiero ufficiale CAI dove scorgo altre
impronte, forse una comitiva.
Proseguo a occidente,
percorrendo il lato oscuro del monte, mi trovo a ridosso di un canale,
naturalmente la neve inganna e copre tutto. seguo i segni dipinti sulle
cortecce dei faggi, raggiungo i ruderi degli stavoli di Zouf, una cassa priva
di coperchio e svuotata del tesoro è posta all’esterno di quello che fu l’uscio
dell’abitazione. Non ho tempo per visionare il tesoro trafugato, immagino che
la cassa sia caduta da un carro fantasma, nell’urtare il suolo si è aperta
liberando gli spiriti ribelli che da quel tempo vagano indemoniati per il
bosco.
Raggiunta la cresta seguo i
segni percorrendo un tratto privo di orme fino alla quota con la massima
elevazione dell’escursione, un cocuzzolo segnante 1202 m. di quota…
Malfa.
Nessun commento:
Posta un commento