Il ciuchino di Tramonti di
Sopra.
Raggiunta la periferia del paese mi viene incontro un ciuchino grigio, dall’aria triste. Lo saluto, mi riconosce, mi chiede se sto andando da Vittorio, gli rispondo di sì, chiedendogli come ne sia a conoscenza. Mi risponde: <<Giorni fa, quando vagavi sul monte Celant hai pensato di farlo. Nella valle, caro Malfa, il pensiero vola ma non emigra.>> In questa valle sono savi anche gli asini, penso, e salutandolo mi dirigo al cimitero, vado a far visita al mio maestro e angelo custode, gli porto sulla tomba un sassolino che ho raccolto in cima.
Dentro il cimitero è tutto
ordinato, nessuna tomba è sprovvista di fiori, evidentemente a Tramonti non
esistono distinzioni sociali tra i morti. Che bello! Maledettamente utopistico,
ma qui lo hanno realizzato. Non nascondo che davanti la tomba del mio Maestro
ho avuto un attimo di debolezza nel vedere la foto apposta sulla lapide.
L’immagine di lui radioso, con abiti da escursionista in montagna mi ha
commosso. Questa valle è il suo regno, è qui che lui mi ha reso allievo felice,
la nostra era una bella amicizia che la morte ha solo rafforzato.
Lasciato il luogo dove riposa,
riprendo il cammino per l’auto, attraversando il paese. Su un portone noto un
fiocco rosa e sopra elencate le progenitrici della bimba: Bisnonna Ada, nonna
Cristine, mamma Marie e la bimba Margot. Un sorriso illumina il mio volto,
simile a quello che mi dona una donna al mio passaggio (sta creando un presepe
nell’angolo della piazza). Un gattino incuriosito e non intimorito assiste alla
scena.
Uscito dal borgo mi dirigo verso
l’auto, l’escursione volge al termine lasciandomi un profondo senso di
solitudine. Oggi ho vissuto! Con il cuore ricco di emozioni mi preparo al
rientro nel quotidiano per raccontare un’altra montagna e un'altra storia.
Malfa.
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