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venerdì 16 dicembre 2022

Monte Crepa, la montagna che non ti aspetti.

 

Monte Crepa, la montagna che non ti aspetti.

 

Mentre in quasi tutto il Friuli orientale nevica e i sentieri si imbiancano, ne approfitto per vagabondare nella Val Tramontina, che tante delizie mi ha riservato negli ultimi anni. Il mio non è un attaccamento particolare alla valle, è semplicemente il riscoprire luoghi che per più di un decennio ho snobbato, cercando fughe in luoghi lontani.

Questa escursione è un ritorno all’uovo, alle origini, alla riscoperta del tempo perduto. Chi ama una persona, un luogo, un’idea, nel suo cuore vorrebbe riviverne tutti i momenti salienti, sia del passato e del presente, e con questo  spirito mi approccio e nutro sentimenti,  quando visito i remoti stavoli e percorro i troi (sentieri), autentiche testimonianze per il viandante, solitario indagatore  del misterioso animo umano. Così, il mattino di una fresca giornata di dicembre, mi ritrovo a Tramonti di Sopra, intrepido a viaggiare tra le nebbie che avvolgono l’intera Valle. Passo sotto la chiesetta e il cimitero del borgo, percorro la strada forestale seguendo le indicazioni per Pradis. Avvolto dalla bruma, dopo una serie di tornanti, raggiungo il piccolo borgo di Pradis, una sbarra mi consiglia di lasciare l’auto e proseguire il viaggio a piedi. Sosto l’automezzo, e mentre mi preparo per l’avventura, vedo apparire e sparire un veterano da dietro una catasta di legna, gesticolo per attirare la sua attenzione, ma è svanito.

Una volta pronto mi avvicino alle abitazioni, noto i camini fumanti e la nebbia sempre più avvolgente che crea quell’atmosfera particolare,  e l’odore della legna bruciata m’inebria. L’omino stavolta viene fuori, sicuramente incuriosito dal viandante con il cagnolino al seguito (Magritte). Chiedo conferma dell’itinerario che sto per intraprendere, egli con sorriso benevolo mi dà le indicazioni sull’itinerario. Sono sulla strada giusta e i tempi rispecchiano quelli che ho previsto, garbatamente lo saluto e parto per l’avventura.

Come meta ho scelto il Col di Luna, montagna selvaggia. Devo percorrere la lunga forestale e poi dopo un tornante, all’incirca a quota 800 metri, uscire e percorrere in libertà il lungo crinale che mi porta in cima. Sulla carta, pardon sulla mappa ci siamo, e ora passiamo ai fatti.

Un cartello CAI precede la sbarra e la lunga carrareccia che mi farà compagnia per un lunghissimo tratto.  Dopo i primi tornanti passo accanto ad uno stavolo abitato, il curioso cane di guardia (un pastore tedesco) avvisa gli abitanti della mia presenza, mi fermo a conversare un attimo con uno di loro che è venuto fuori dall’abitazione, dopo di ché procedo, e da questo momento e per tutta l’escursione non incontrerò più esseri umani.

 Il tragitto iniziale è noiosissimo, mi distraggo pensando ad altro, finché raggiungo la quota che avevo stabilito per uscire sul sentiero. Non vedo né segni e né tracce, decido di proseguire rientrando sulla carrareccia, sperando di essere più fortunato.

Raggiunta la fine della carreggiabile, mi aspetta il nulla, indietreggio, pochi metri prima mi par di avere scorto qualcosa, proprio sull’ultimo tornante  ed è una traccia di sentiero. Seguo la  pesta, mirando al costone in alto, ma dopo una serie di scivolate su erba, desisto. In alto mi aspettano solo ghiaccio misto a fogliame secco, e la nebbia che avvolge la ripida faggeta si fa con lo scorrere del tempo sempre più fitta.

Raggiunta con qualche patema la carrareccia mi avvio mesto per il rientro, una sorta di ritirata, e con la coda in mezzo alle gambe.

Mentre penso ai discorsi auto commiserevoli che di solito si fanno in questi frangenti, un’idea m’ illumina la mente e penso: <<Visto che devo ripassare dal cartello che indica la forcella Spessa, se raggiungo l’appena citata, dalla sconfitta, potrei passare ad una mezza vittoria. >>

Così, spinto da un nuovo entusiasmo, inizio una nuova storia grazie a un piano “B” non preventivato.

<<È noto che  l’appetito viene mangiando!>> penso! Mentre  continuo a macinare i primi metri del sentiero, rifletto che:<< Dalla forcella, volendo, potrei tentare la vetta più alta della cresta, ossia,  il Monte Crepa.>>

Ecco, in pochi minuti sono passato dallo sconforto all’entusiasmo, per fortuna che è già meriggio, se no chissà cosa avrei ideato di fare.

Il sentiero numerato 396 inizia dalla carrareccia per un breve tratto malagevole,  la scarsa cura del sentiero si protrae fino alla sella, dopo esso è ben segnato, ma le foglie della faggeta coprono gran parte del tracciato, in molti frangenti è difficile anche mantenersi in equilibrio, rischiando spesso di scivolare.

La bruma è la mia compagna di viaggio, divertendosi a oscurarmi la visuale all’orizzonte;  brancolo tra le ombre finché percepisco la vicinanza alla forcella. All’improvviso la magia avvolge il cammino, re sole con l’ausilio della foschia crea un gioco di luce particolare e miracoloso, rimango stupefatto, non riuscendo a credere in quello che vedo. Gli alberi danzano avvolti dalla nebbia che mentre evapora fluttua intorno a essi. Assisto a questo mirabile spettacolo, cosciente di vivere quell’attimo in cui la luce incontra e vince sulle tenebre, e io e il mio fido siamo gli unici spettatori di questo prodigio.

Raggiunta la forcella, il cuore sussulta di emozioni per quello che sto assistendo: dalle bianche nuvole sbucano le vette, come le isole in un arcipelago. Questa meravigliosa visione da sola sarebbe più che appagante, ma sento la cima prossima ed essa mi chiama. Alla mia destra noto una traccia di camoscio, la seguo senza remore, percorrendo la selvatica pista per cresta, quest’ultima in alcuni tratti si fa esile come una lama di coltello, per poi aprirsi in comode balze erbose.

Percorro il crinale ben cosciente che raggiunta un’elevazione me ne aspetta ancora un’altra, finché, un ometto corposo e solitario mette fine alla mia bramosa ricerca. Missione compiuta, ho raggiunto la quota più alta del monte Crepa (1177 m.).

Dal pulito panoramico a settentrione la visuale è ostruita dai faggi, mentre a meridione il ripido prato si aggetta sulla val Tramontina e la visuale è libera da ostacoli.

Mi libero dal peso dello zaino e mi adagio sulla morbida erba per ammirare l’infinito. L’azzurro cielo e il caldo sole riempiono e scaldano il cuore. Con l’amico a quattro zampe ci dedichiamo al ludico nutrimento, mentre l’animo si sfama con la magnifica visione. Anche se il tempo notoriamente avaro corre velocemente simile all’emerodromo Filippide, posso dedicarmi alla meditazione. Rifletto mentre penso che l’avere osato mi abbia ricompensato, e dedico uno sguardo alla vicina cima del Col della Luna, oggi era sestino che non l’avrei raggiunta.

Uno sguardo all’orologio mi da l’ora e mi consiglia di riprendere il cammino, stavolta per rientrare al borgo di Pradis. Ripercorro la crestina a ritroso, con qualche involontaria scivolata sulle foglie, sicuramente dovuto anche alla stanchezza accumulata. Altre scivolate mi attendono nel bosco fino al raggiungimento della strada forestale, ne ho contate almeno dieci, e senza danni per fortuna.

Raggiunto il borgo dove ho lasciato l’auto, volgo un ultimo sguardo alla cima Crepa (l’odierno magico regalo della montagna), nel frattempo la nebbia comincia a levarsi. Prima di lasciare Tramonti di Sopra passo dal luogo dove riposa il mio maestro, il tempo necessario di lasciare un sasso raccolto sulla cima: <<Ciao Vittorio, sei un grande!>> Esclamo.  Dal luogo dell’Eterno Riposo mi guardo intorno, da dove si possono ammirare quasi tutte le cime della Val di Tramontina, anche l’ultima che ho appena visitata: <<Caro Maestro, come ti comprendo, sei sempre sorridente, con i tuoi occhi azzurri luminosi come questo cielo, riposa tra i tuoi monti, appunto “Tramonti”, ciao Vittorio!>> Così pensando, mi congedo dal camposanto, con una forte l’emozione che avendo il sopravvento, mi fa venire un nodo in gola. Con un passo lento, beato dalle tante emozioni, mi avvio all’auto, metto in moto e a velocità moderata  mi avvio, lasciando la valle e le sue cime, e la sua gente ospitale...

Malfa.

 

 

 

 




















































 

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