La tragica
fine del caro amico (il caschetto) sul Brentoni
Superata in
discesa la cengia attrezzata, con calma raggiungo la base del diedro, dove
finalmente effettuo una sosta. Ho accumulato tanta adrenalina, sentivo la
tensione. Tolgo il casco, lo pongo accanto, e dalla piccola sacca estraggo i
viveri, consumo solo una banana e mi disseto.
Osservo il paesaggio, faccio delle foto, una al casco con le sue
stelline, segno delle ferrate che ho fatto. Muovendo un piede, accidentalmente
e inavvertitamente, do un calcio al casco che rotola giù seguendo la cengetta,
e di seguito, per un tragico scherzo del destino, lo vedo sparire nel dirupo
sottostante. Prima di cadere nel vuoto ho avuto la percezione che si fosse
fermato una frazione di secondo, come per dirmi: << Addio Malfa, addio
amico mio!>> E poi giù nell’infinito vuoto. Ho solo osservato la sua
fine, e urlato uno straziante :<<NOOOOO!!!>> Di seguito, dopo essermi
ripreso dallo sconforto, e con calma, mi sono alzato, preparandomi per il
rientro. Affacciatomi sul dirupo non scorgo nessun segno, esso è sparito nel bianco, e forse così voleva finire
la sua esistenza. Come dargli torto! È svanito, come noi tutti, amanti della
montagna, vorremmo! Una fine gloriosa dopo aver compiuto in pieno il suo dovere
di caschetto protettivo ed essersi gloriato con le stelle, simbolo delle cime
raggiunte. Immagino gli altri caschi, quelli sfortunati, che finiscono al
mercatino dell’usato o nella differenziata, una fine ingloriosa dopo una lunga
esistenza accanto a colui che ha protetto dai pericoli . Addio amico mio, mi
mancherai! Sarà duro indossare il tuo sostituto, ma devo, mi mancherai, lieve
ti sia la terra, addio! Dopo la triste perdita riprendo il cammino, fino alle
attrezzature in basso, dove mi spoglio dell’imbrago e dei ramponi, e di seguito
riprendere il cammino per il sentiero…
Malfa.
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