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sabato 23 dicembre 2023

L’ascesa al selvaggio monte Palis ( Moggio Udinese).


L’ascesa al selvaggio monte Palis ( Moggio Udinese).

Alla ricerca del colle e del borgo perduto, questa è la missione che mi sono dato. Una ricerca interiore con delle domande a cui voglio rispondere viaggiando in solitudine. Mi aggiro con amore in una terra che da tanti anni frequento e sento mia, nonostante il sottoscritto sia nato in un’isola tanto lontana. Viaggio in una natura che mai mi ha fatto sentire straniero o forestiero. La montagna friulana, veneta, sicula, afghana, marchigiana, sarda o di altri paesi e regioni mi ha sempre accolto con amore, perché in fondo stranieri lo siamo tutti se indossiamo vestiti ricamati con preconcetti e dipinti di ignoranza. Se vagassimo nudi, con la curiosità e l’innocenza di un bimbo, tutto l’universo si aprirebbe e si mostrerebbe chiaro e luminoso. Per questo vivo intensamente i piaceri, e non chiedetemi quale montagna o borgo mi abbia di più stregato, vi risponderei semplicemente “quello che ancora devo visitare”. Quest’ultima Avventura sul monte Palis è stata una continua sorpresa : dal primo all’ultimo metro di territorio. La località dove è sito il monte è ben nota, si tratta di Moggio Udinese, dove io adoro tutto, dagli abitanti ai monti che la circondano. Come spesso ho scritto, è una mia terza patria, dove ho trascorso numerosi giorni della mia esistenza percorrendo molteplici sentieri, e percepisco che non ho ancora finito di vagare per questo meraviglioso territorio, incastonato come una gemma nel cuore del Friuli montano. Per il monte Palis non avendo chiara la condizione della sentieristica, ho lasciato l’auto nella Moggio Alta, al solito parcheggio per turisti, contraddistinto da un cartello e mappa esplicativa. Una volta pronto, mi sono avviato a sud, presso un maneggio, e come in una favola, è venuto fuori dal nulla un cavaliere errante con il suo destriero. Chiedo all’uomo a cavallo informazioni e conferme sulla pista che sto seguendo, mi rende edotto che c’è una traccia che conduce in alto, ma per l’anello che intendo servirmi non sa dirmi se troverò il continuo per via di probabili schianti. Ci salutiamo con cordialità, e inizio l’ascesa alla piccola elevazione, percorrendo un’ampia strada battuta che si esaurisce in uno slargo da dove proseguo per il sentiero vero e proprio. L’ascesa è ripidissima spesso esposta a sud sul ripido versante che si aggetta sul torrente Fella. Percorro una traccia a volte bene battuta, (protetto dai fusti dei pini) segnata e tratteggiata in nero sulla mappa. Inizio a scorgere il biancore della neve, e a pestarla poco dopo i 500 metri di quota, e con il salire diventa più corposa. Spesso, quando perdo la traccia, mi lascio guidare dall’istinto, cavalcando sempre la cresta, finché raggiungo il cupolone sommitale, fitto di una vegetazione arborea che ne occulta la visione sulle vette attigue. Fa freddo, quindi mi sbrigo nell’attivarmi per lasciare un segno del mio passaggio, e di seguito, sempre per istinto e dopo una rapida consultazione della mappa, decido di proseguire a nord, calandomi per un ripido sentiero, stavolta guidato dalle opportune e immancabili impronte dell’amica dea. Sì, proprio lei, Artemide, la divinità protettrice della natura, che spesso mi appare sotto le sembianze di alcuni animali selvatici, tra cui la riconosco nel capriolo, lupo, cane, aquila e grifone. Le impronte che seguo oggi sono quelle di un cervide, esse mi guidano nella direzione che ho individuato nella mappa, finché sono sopra la pesta di un sentiero che si addestra tra le ripide e perpendicolari pareti rocciose del Palis. Esse dominano il vallone che da moggio conduce alle frazioni delle Moggesse. Man mano che scendo di quota la neve è meno persistente fino a diventare un bianco velo. L’ambiente è meraviglioso e selvatico, questo sentiero non è segnato dal CAI, è davvero stupendo, specie per alcuni passaggi sulla roccia e di alcuni scorci panoramici. La montagna, come sempre mi è benevola, e di questo non ho mai dubitati, è un sentimento reciproco che provo con la massima intensità. Dai pulpiti panoramici ammiro le elevazioni a monte di Moggio e tra di esse spicca il selvaggio Pisimoni, e la stessa cittadina imbiancata più bella che mai. La pesta conduce al sentiero ufficiale che imbocco, e mentre sono intento a togliere i ramponi, passa un viandante dal volto dolce e sorridente, ci scambiamo un breve e sincero reciproco saluto. Moggio è anche questo, natura e cortesia. Ripreso il cammino, stavolta ritorno a valle, e una volta fuori dall’oscuro e freddo ambiente mi dirigo ai luminosi prati periferici di Moggio, quelli posti poco più alti dei tetti stessi delle abitazioni, l’intento è di consumare il pasto. Il sole si avvia a sorgere in un altro luogo, donandomi i suoi ultimi raggi infuocati, e io, seduto sullo zaino, ammiro il crepuscolo,  la dolce discesa del cerchio rosso nella volta celeste, che veste di fuoco l’ambiente circostante. Ripreso il cammino, mi aggiro per Moggio Alta, alla ricerca di quel meraviglioso cartello “Ancje voi us dis bondì” (Anche oggi vi dico buongiorno!) con cui ho iniziato l’escursione. Trovato il cartello, pochi metri dopo scorgo anche l’auto, così scrivo la parola fine a questa splendida avventura sul monte Palis, un magnifico colle del magico Friuli.

Malfa.

 

 


























 

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