Per la cresta
selvatica…
Non vi sono piste da
seguire, solo le logiche tracce degli animali selvatici. Tra gli alberi e gli
arbusti degli aghiformi trovo i vari varchi, divertendomi e intuendo che la
quota più alta sicuramente sarà spoglia .
Mi calo per qualche metro per poi risalire la china, piccoli salti su una
facile roccia, da superare con destrezza,
finché, dall’anticima avvisto il
piccolo ometto della cima. Mi calo ancora di pochi metri dentro un catino
erboso circondato da rocce che paiono la platea di un antico teatro greco, ed
eccomi sul dosso della vetta. Cima Tola è conquistata, un piccolo ometto
solitario è di vedetta per gli avventori, e il paesaggio? Lo scenario è
meraviglioso e infinito, a 360 gradi libero da ostacoli visivi. La cresta
continua verso il Gialinut, e da questa distanza a occhio nudo riesco a leggere
il taglio tra i mughi che conduce in vetta. È una conquista che mi soddisfa,
non ho faticato molto, anzi, ho semplicemente goduto. A nord scorgo del
movimento sulla cima del Cornetto, anche gli amici hanno raggiunto il loro
paradiso. Mi concedo tutto il tempo per la contemplazione, socchiudo gli occhi,
immaginando il volto di Artemide a cui dedico una poesia:
Ti perderò nei ricordi
le foto, prima ingiallite poi perse
la voce solo un parvente ricordo
Il tuo volto lo vedrò senza i solchi della vita
Il nome mi sembrerà incerto
E dimentico di tutto
penserò che sia stata una bella avventura...
Malfa.
La felicità che
riempie il cuore di un amante quand’è al cospetto del suo amore è indefinibile,
spesso mi chiedo se gli anaffettivi possano comprendere la montagna. Come si
può apprezzare questo meraviglioso luogo se si è incapaci di amare? Le risposte
le troverò nell’alito del vento.
Malfa
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