Casera
Presoldon da Sella Chianzutan.
Localizzazione:
Prealpi Carniche- Alpi Orientali- Catena Valcalda-Verzegnis -Sottogruppo del
Verzegnis -Dorsale Verzegnis-Piombada
Regione:
Friuli-Venezia Giulia.
Avvicinamento:
Pinzano- Anduins- Valle dell’Arzino- San
francesco- Sella Chianzutan (ampio parcheggio presso l’albergo Chianzutan).
.
Dislivello:
450 m.
Dislivello complessivo: 450 m.
Distanza percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 950 m.
Quota
massima raggiunta: 1314 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore per via del terreno innevato.
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Paesaggistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: carrareccia e sentiero CAI
Ferrata- no
Segnavia:
CAI 809; 806;
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: no
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: libro
per ospiti in casera
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: ramponi
sul terreno esposto
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: chi ama i
versanti esposti al sud, la prima neve,
e accendere il camino nelle casere.
Condizioni del
sentiero: ben battuto e segnato
N°
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 013
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
venerdì 25 novembre 2022
Data di pubblicazione
della relazione: sabato 26 novembre 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta:
cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono
sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle
nuvole.
(Charles Baudelaire)
Approfittando della
prima nevicata invernale, e dopo ben quindi anni, ritorno alla Casera
Presoldon, posta a 1314 metri di quota sul versante orientale del massiccio del
Verzegnis. La partenza per l’escursione è fissata nella nota località di Sella
Chianzutan, meta tanto ambita durante l’estate dai centauri.
Vista l’ampia nevicata,
(Giovanna e io) ci siamo dotati di ramponi e ghette. Le ghette le indossiamo fin da subito,
mentre i ramponi durante l’ascesa, a causa dell’esposto versante meridionale. Con
la mappa cartacea in mano del territorio del Colle dei Larici, decidiamo di
compiere un breve giro, l’obiettivo primario rimane la casera Presoldon. L’ascensione
del Colle dei Larici dipenderà dalla consistenza del manto nevoso che troveremo
durante il cammino. Dal parcheggio
Albergo Chianzutan, imbocchiamo il sentiero C.A.I. 806 e di seguito l’809, che
ascende dopo una serie di tornanti aerei fino al fitto bosco di faggi che
precede la casera. Il primo tratto di cammino lungo la carrareccia è un sereno
vagare, distratto solo dal tedio rumore di una motosega azionata da un boscaiolo. Quando la
carrareccia ha termine, inizia il bel sentiero che presto diviene aereo, per
proseguire, tramite degli adrenalinici tornanti, guadagnando velocemente quota. La
neve è molle e insidiosa, e per evitare eventuali scivoloni, decidiamo di
calzare i ramponi, che sin da subito si rivelano preziosi. L’ultima volta che percorsi
questo tratto di sentiero era primavera, allora con me c’era un Magritte
cucciolotto, e ben rimembro la vistosa fioritura di “Botton d’Oro”. Stavolta procediamo con prudenza, sfruttando
anche le impronte da chi ci ha preceduto.
Dal versante possiamo ammirare il paesaggio in lontananza, dove spiccano per
bellezza ed eleganza le catene montuose orientali del Friuli.
L’Amariana, la regina
delle montagne carniche, è in primo
piano , tutta velata dalla prima neve che la rende simile a un appetitosissimo
pandoro. Gli ultimi metri sull’innevato ed esposto sentiero ci guidano dentro
una meravigliosa faggeta, che precede di cinque minuti il ricovero Casera Presoldon.
La vista del ricovero mi emoziona, e per un attimo mi ricorda la prima volta
che lo vidi, percependo anche la presenza del mio Magritte; mi sveglio dai ricordi trovandomi al cospetto
dell’odierno edificio, tutto ammantato di neve come voler anticipare un’atmosfera
natalizia. Entriamo dentro il riparo per visitarlo. Mi avvicino al camino, accendo
e alimento il fuoco, per poter pranzare al calduccio. La legna tagliata messa a
disposizione non è della migliore, mi pare che sia di abete, e manca pure di
carta per iniziare il fuoco. In qualche modo mi arrangio, e un timido fuocherello
riesco ad accendere. Decidiamo di approntare
la nostra mensa davanti al camino, ed è meraviglioso, scaldarci e nutrirci
mentre l’ardente legna scoppietta. Trascorso il tempo dedicato al desinare, decidiamo
di lasciare il riparo, ma non prima di aver donato un libro per gli avventori e
firmato il quaderno del passaggio dei viandanti sito sul tavolo. Mentre ci
avviamo per andare via, sopraggiunge in bici un ardito escursionista. Federico,
nativo abruzzese, è laureato in geologia e insegna matematica in Friuli. Fraternizziamo
subito, e dopo avergli elargito delle indicazioni su come riaccendere il fuoco,
proseguiamo per la nostra meta.
La vetta del Colle dei
Larici è abortita, decidiamo di rientrare per la carrareccia che diparte dalla
casera. Il tragitto sulla mappa è lunghissimo, quindi, di istinto, scendiamo in
libera per il pendio, tracciando una linea immaginaria nel bosco. Grazie al mio
istinto di sapermi muovere in ambienti privi di tracce, raggiungiamo l’ultima
carrozzabile sita a ben trecento di metri di dislivello in basso. Anche
stavolta è andata bene, e dai segni
trovati durante la discesa intuiamo che qualcuno già ci aveva pensato prima. Con
questo abile gesto abbiamo risparmiato chilometri e tempo, e ora ci ritroviamo
sulla comoda carrareccia che ci guiderà fino al parcheggio di Sella Chianzutan.
Coscienti che il più è
fatto, togliamo i ramponi, e procediamo con brio, accompagnati dalla luce crepuscolare
che dona un tono dorato alle fronde dei faggi. Raggiunto il punto di partenza,
ammiriamo il versante del Verzegnis tinto
del color rosato del tramonto. Anche questa avventura volge al fine ed è stata
vissuta intensamente, serbando dentro di noi una nuova storia da raccontare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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