Cuel
Spelat e Col Merrie dalla strada provinciale 22 per Clauzetto.
Localizzazione:
Prealpi carniche
Avvicinamento:
Lestans- Travesio-Paludea- Dopo Mulinars lasciare l’automezzo presso il secondo
e ampio tornante( spiazzo adiacente e dirimpetto inizio carrareccia per la
frazione di Raunia.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
445 m.
Dislivello
complessivo: 445 m.
Distanza percorsa in Km: 11
Quota minima partenza: 230 m.
Quota
massima raggiunta: 624 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: Ambienti selvatici
Difficoltà:
escursionisti esperi atti a operare in ambienti con scarse tracce e privi di
segni.
Tipologia sentiero o
cammino: carrareccia, sentiero di montagna- tracce di animali selvatici
Ferrata- no
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: Una buona
mappa
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: a chi ama
andare da soli in luoghi di solito snobbati
Condizioni del
sentiero: in alcuni casi è assente, altre una buona traccia da seguire o un’ottima
carrareccia.
N° 613 e 614
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione: martedì
24 maggio 2022
Data di pubblicazione
della relazione: mercoledì 16 novembre 2022
Il girovagare tra i colli
sconosciuti è un’autentica manna, una caccia al tesoro. Quale tesoro troverò?
Il più prezioso! Quello di scoprire luoghi che non fanno parte della nostra
memoria, le medesime emozioni che si provano quando si viaggia in terre lontane,
facendo incetta di luoghi, usi e costumi.
La piccola frazione dove vivo è circondata da colline
che un dì diverranno monti, e di seguito anche catene montuose. Geologicamente è un
territorio interessante, abitato sin dall’antichità da popolazioni primitive, e
basta un po’ di sensibilità, per leggere e ammirare le figure illustrate da
questo meraviglioso libro chiamato “territorio della pedemontana friulana.
Per quest’ultima relazione
descrivo un fazzoletto di terra che va dalla frazione Mulinars sino alla sovrastante frazione di Zuànes. Un anello
escursionistico studiato a tavolino, e in cui nel realizzarlo ho avuto il
beneficio di una giornata propizia.
Abitando a pochi chilometri
dal luogo della partenza, impiego solo minuti per raggiungerlo, lasciando l’auto
al secondo e ampio tornante posto lungo la strada provinciale 22 che da Paludea
conduce a Clauzetto.
Una volta pronto,
percorro pochi metri, svoltando proprio difronte
al punto di sosta da dove diparte una
carrareccia asfaltata che risale sino alla frazione di Raunia. Durante il cammino i ricordi volano al lontano 2006, quando frequentai il
corso di roccia con la sezione CAI di Spilimbergo. I primi metri di percorso
sono noiosi, ma utili per scaldare i muscoli. Appena giunto alla frazione di
Raunia, mi attende fuori dall’uscio di un’abitazione un personaggio fantastico,
dall’aspetto pare che sia un lontano parente di Yoda ( Il Gran Maestro del
Consiglio Jedi e dell' Ordine Jedi – Guerre Stellari)) . Mi fermo, chino la
testa e saluto, e di seguito lo interrogo.
Gli chiedo se cortesemente sia informato sul Cuel Merrie. Egli, il soggetto
fantastico, mi risponde con un sorriso, e si presenta. Si chiama Dayo, e
proseguendo con una voce flebile mi interroga:<< Perché cerchi codesti
luoghi in cui non vanno nemmeno gli animali selvatici?>> Gli rispondo:
<< Per il semplice piacere del sapere, tutto qui!>> Alla mia inaspettata
risposta, dopo un attimo di silenziosa e acuta riflessione sciorina una tesi filosofica:
<< Caro Malfa, devi disimparare ciò che hai imparato. Non indossare
questa rude pelle, creature luminose noi siamo, sempre due di noi ci sono, né
più né meno, un maestro e un apprendista. Fare o non fare, non c’è da provare, lotta
non fa nessuno grande. Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella
forza (l’Amore). La paura è la via per il Lato Oscuro ( Il Male).>>Lo
strano amico, con questa perla di saggezza espressa con una grammatica tutta
sua mi dà le giuste dritte, e dopo averlo riverentemente salutato (Oss!!)
procedo per la mia futura meta.
Ispeziono con lo
sguardo la piccola frazione, mille rose di svariate tinte dai cangianti colori mi
attendono in tutta la loro fragranza. Il borgo è abitato e anche vissuto. Poco
prima di lasciare la carrareccia, presso una solitaria casetta , viro a
sinistra, cercando nella selva oscura un barlume di traccia. Mi avvalgo solo dell’intuito
che mi consiglia di cavalcare la cresta, essa a qualcosa di sicuro mi condurrà.
Sorrido, noto che inizio a pensare come
Dayo. Dopo aver lottato con la selvaggia vegetazione, mi ritrovo alla base adombra
dell’ultimo dosso che precede la quota più alta. Sono proprio nel regno delle
ombre. Finalmente, tra le fronde dei carpini un raggio di luce, ed eccomi sbucare
allo scoperto, proprio nel punto più alto del colle, da dove posso ammirare il paesaggio. In lontananza indago la valle friulana percorsa dal sacro Tagliamento,
e tra esso e me ci separano i nobili e
boschivi colli del comune di Castelnovo, dove spicca, come baluardo, la nota torre medievale
di Vigna. Se abbasso lo sguardo, illustro anche la frazione di Paludea e un
tratto del corso del torrente Cosa.
Per onorare la
conquista della quota decido di erigere un ometto in onore di Artemide. Solo
pochi sassi e una spartana croce con rametti di giovane arbusto e l’opera è
finita. Attimi di silenzio per godere
del creato, prima di riprendere il viaggio a ritroso sino alla casera, da dove continuo per il sentiero
che conduce alla palestra di roccia.
Raggiunta la falesia
dedita agli alpinisti neofiti i ricordi si ravvivano, e mi rivedo penzoloni su
una corda, oscillante nel vuoto, mentre un istruttore mi prende in giro. Sul luogo ora regna il
silenzio, la bella e selvatica falesia è protesa verso la valle, ne sfioro la
roccia dove un tempo trovavo gli appoggi. Elencando le vie d’ascesa giungo fino alla
fine della parete, in cui cerco dei facili passaggi per passare oltre. Mi arrendo!
L’operazione è più complessa di quanto immaginavo, quindi, ritorno sui miei
passi, e dopo aver scoperto e ammirato nel paesaggio il laghetto del Tul, retrocedo fino all’inizio della parete ,da
dove risalgo liberamente il ripido pendio che mi conduce alla stalla delle Valli.
Mi concedo un attimo riflessione
ed effettuo la prima sosta per recuperare le energie. I prati davanti mi rilassano
la mente, per continuare il cammino devo seguire una traccia a occidente, ed è
quello che eseguo.
La scelta si rivela
sin da subito azzeccata e avventurosa, e ne sono felice. È un lunghissimo tracciato
segnato in nero e a tratteggio sulla mappa, e a tratti è anche bollato di
rosso. Percorro dall’alto il versante posto sulla sinistra orografica della
forra del torrente Cosa. L’emozionante pista selvaggia mi conduce sull’immaginaria linea del versante
che separa la cresta dal baratro. In un particolare tratto attraverso anche una
zona carsica, districandomi tra i vari affioramenti rocciosi e i complicati
arbusti. Scrutata la mappa, decido di non continuare verso Pradis, ma di
risalire la china, deviando per una traccia, sempre segnata, e in direzione del
Cuel Spelat.
La pesta è ben
battuta, e di seguito raggiungo una comoda carrareccia, che con andamento sinuoso
mi conduce pacatamente alla meta. Dopo alcune centinaia di metri la strada campestre
si biforca, seguo la direzione a destra, che lascio dopo pochi metri per
avventurarmi in un fuori sentiero per l’ascesa del colle.
Anche il Cuel Spelat è
selvatico, non vi sono tracce evidenti, tra schianti e ramaglie raggiungo la vetta,
materializzata dalla base di un tronco d’albero. Mi concedo la seconda e breve
sosta, ho ben poco da fotografare del paesaggio, visto che in tutti i versanti la
visione è preclusa dalla selvatica vegetazione. Ritorno sui miei passi e
riprendo il cammino sulla carrareccia e in direzione della frazione Fornez. Presso
un casolare mi attende un piccolo, solitario, e triste trattorino. Il simpatico
mezzo da lavoro ha un aspetto sciupato e un color verde sbiadito, si denota che
è stanco (adoperato). La visione del mezzo agricolo, come sempre, mi rimanda
alla mia infanzia, quando dalla terrazza di casa osservavo ruotare i trattori
nei campi, e disegnandone le forme ne desideravo uno in plastica come giocattolo.
Sfioro con una delicata
carezza la carrozzeria del trattorino, e mi par nello stesso istante di aver
sentito un fremito, come un’accensione di candele, ma sicuramente mi è parso… Da
fanciullo trattengo una lacrima, mentre da uomo procedo verso il borgo che
dista pochi metri. Raggiunta la bella frazione di Zuarnes, prima di accedere nei
vicoli, saluto una simpaticissima vecchina intenta dal suo balconcino a innaffiare
i fiori. Dopo la visita turistica al caratteristico borgo, decido di raggiungere il punto di partenza, evitando di percorrere in discesa la strada
provinciale. A destra della stessa arteria diparte una carrareccia che precede
la frazione Cornial, eseguo un’immersione totale nel meraviglioso bosco che conduce
fino alle stalle dei I Murs.
Sempre per la medesima
carrareccia raggiungo la seguente frazione di Dominisia, breve visita al borgo,
per poi iniziare il tratto che si rivelerà il più impegnativo dell’intera
escursione. Affronto la discesa di un remoto sentiero, purtroppo in disuso. L’antica
via dalla frazione mi conduce fino a una
cappella votiva posta al margine della strada provinciale, proprio di rimpetto a
dove ho lasciato l’auto. Quest’ultima traccia che percorro è davvero affascinante,
e basterebbe poco a rimetterla in sesto. Tra gli schianti d’albero, rovi e
tracce del passato del vissuto umano, raggiungo la cappelletta.
Sbuco fuori dai fitti
arbusti di rovi, ed eccomi al capolinea. Durante il rientro in auto rifletto
sull’escursione, rimarcando che è stata una magnifica avventura, in un’ambiente
montano sin dall’antichità popolato dall’uomo,
e che oggi, purtroppo, per lo spopolamento dovuto all’abbandono delle nuove
generazioni, è ritornato a Madre Natura.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
Nessun commento:
Posta un commento