Col
Pares e Dosso Paladin da Praforte (Monte Ciaurlec).
Localizzazione:
Prealpi Carniche-
Avvicinamento:
Lestans-Travesio-dal centro di Travesio proseguire per l’ex poligono di tiro,
dopo una ripida risalita si arriva in fondo alla strada asfaltata, poco prima
di un segnale di divieto lasciare il mezzo in una zona adibita a sosta (a dx).
Località
di Partenza: Poco sopra il borgo di Praforte. Q 450 m.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
1008 m.
Dislivello
complessivo:1008 m.
Distanza percorsa in Km: 18
Quota minima partenza: 450 m.
Quota
massima raggiunta: Dosso Paladin 1109 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Selvatico-naturalistica
Difficoltà:
escursionistica tranne un breve tratto per raggiungere il Dosso Paladin
Tipologia sentiero o
cammino: carrareccia militare-sentiero
CAI- libera traccia
Ferrata- n
Segnavia:
CAI 850-850 a; 819.
Fonti
d’acqua: nessuna
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si,
creato per l’occasione
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: mappe e
un buon libro sulla flora locale
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in: senza mappe e strumenti per orientarsi
Dedicata a: a chi ama
il cercare tesori
Condizioni del
sentiero: traccia e sentiero ben battuto
N° 653-654
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione: San
martino 11 novembre 2022
Data di pubblicazione
della relazione: lunedì 14 novembre 2022
Cosa c’è di più
sublime che muovere i passi in un oceano di bellezza. Il Ciaurlec è un altopiano unico nel suo
genere e dalla quota non eccessivamente alta, ma con un patrimonio
sentieristico unico nel suo genere. Personalmente è la mia palestra di montagna
e anche il luogo dove spesso cerco rifugio quando ho voglia di svagare la
mente. L’elevazione domina molteplici frazioni, tra qui quella di Meduno,
Travesio e Sequals. Il monte, dista pochi chilometri dalla mia
residenza, ed è sempre sotto il mio placido sguardo quando scrivo o dipingo.
L’ampia superfice permette di effettuare molteplici escursioni, variando quote
e chilometraggi in base alle proprie esigenze. Numerose sono anche le singole elevazioni
nominate come monti o colli, che con una costanza esplorativa vado a visitare
poco alla volta. Stavolta è il turno del Col di Pares ( 949 m.) e il Dosso
Paladin (1109 m.). Visto l’ampio chilometraggio da effettuare, risparmio sul
dislivello partendo alto, poco dopo la remota frazione di Praforte ( quota 450
m.). Il punto di partenza è il parcheggio per mezzi militari attivo fino agli
anni Ottanta, e viene oggi adoperato per
lo più dagli escursionisti. Avevo voglia di vagare per il Ciaurlec, all’ultimo momento si aggiunge anche la mia compagna, quindi,
sarà un giorno intero dedicato alla contemplazione. Dopo essere partiti in auto
da casa, in circa dieci minuti siamo al parcheggio presso Praforte. Appronto
gli strumenti per la navigazione e la memorizzazione del mondo visivo e
partiamo. La temperatura esterna alla partenza non è più estiva malgrado siamo
in autunno inoltrato, quello che ho scritto pare una parodia ma è la pura e
semplice realtà. Partiamo infagottati, come sovente si dovrebbe in inverno, ma
dopo pochi minuti siamo già in maglietta. Eseguiremo un anello quasi circolare,
che da Praforte, seguendo le carrarecce, conduce nell’area denominata Il Pecol dell’Uccel.
Quest’ambiente è dominato dalla magnifica casera Sinic. Al seguito ho una buona
guida sugli alberi. Ogni due metri ci fermiamo ad analizzare le cortecce e le foglie
degli alberi e degli arbusti; alcune specie le conosciamo. Da manuale fotografiamo
le foglie, eventuali frutti e le cortecce, a casa raccoglierò il tutto in
cartelle create nel personal computer per poi ideare un data base. È
meraviglioso operare come le Giovani Marmotte, ricordo che da piccolo volevo militare
negli scouts, ma per problemi economici non ho potuto, ma da adulto ho
recuperato, tra professare il militare attivo e la passione della montagna non
mi sono fatto mancare proprio nulla. È meraviglioso carezzare le foglie del
carpino nero mentre all’orizzonte con lo sguardo vaghiamo oltre l’Adriatico,
ammirando le coste slave. Raggiunta la prima casera, quella di Sinic,
effettuiamo una breve pausa, ammirando i particolari del ricovero, tra cui noto
un fossile tra i sassi della struttura. La sosta è breve, a monte del riparo, solo
per un breve tratto, seguiamo il
sentiero CAI 850, per poi virare a un bivio (indicazioni per la Fontana Racli).
Poco prima degli affascinati ruderi della Malga Golf il primo incontro con una
meravigliosa betulla, regale albero che si distingue dagli altri per la
continua ricerca di spazi dove isolarsi per librare nel cielo il biancore della
corteccia. Poco dopo ispezioniamo i ruderi di quella che fu una operosa malga (Golf).
Da essa la traccia lambisce un dosso, noi miriamo al vertice e dopo aver
superato il tronco esausto di una betulla, raggiungiamo la cima erbosa del Col
di Pares (949 m.), dominata da un masso con vistose erosioni carsiche. Il paesaggio è
notevole malgrado la modesta quota, e anche da esso riusciamo a scorgere il
mare Adriatico e la costa triestina. Effettuiamo una breve sosta, riprendendo
da subito il cammino, costeggiando degli abeti rossi e pini silvestri, prima di
ritornare al bivio lasciato in precedenza. Stavolta procediamo alla volta della
Casera Tamer Alta. Lungo l’ascesa, su un ripido tratto abbiamo modo di scovare
dei fossili di conchiglie, proprio dove il passo pesta il sentiero. È tanto emozionante
essere trasportati indietro nel tempo, e
per un attimo chiudendo gli occhi ci ritroviamo, distesi su spiaggia di un mare
remoto, ad ascoltare le onde. Alzandoci di quota penetriamo in un vasto bosco
di faggi, per poi uscire in un ambiente fatato, che somiglia tanto alle
scenografie che hanno ispirato la nota serie cinematografica “Il Signore degli
Anelli” . Sfioriamo i margini superiori di numerose doline, e a monte di esse,
le rocce calcaree ci paiono castelli fantasma. Poco prima di raggiungere la
casera Tamer alta siamo fuori dal bosco. Lo sguardo, ora, libero di volare,
vaga lontano, ammirando le catene montuose poste a nord della nostra posizione.
Una altra breve visita ci attende alla casera, il tempo di ricaricare un po’ di
energie e di firmare il libro dei visitatori prima di riprendere il cammino. Spesso noto che
le casere di montagna hanno sempre
intorno degli abeti, penso che questo particolare debba avere un significato
preciso o una sua logica. Ripreso il
cammino ci avviamo verso i prati sommitali del Ciaurlec, poco prima della cima
ufficiale. non proseguiamo per essa tramite l’850 ( la vetta l’abbiamo visitata
molteplici volte) ma viriamo a destra, continuando per l’819 e in direzione del
monte Valinis, Il sentiero ben marcato continua a fluire dolcemente in un
ambiente carsico, rimaniamo affascinati dalle sculture create dalla millenaria
e continua erosione delle acque piovane. Perdiamo vistosamente quota, fino a
sfiorare un ampio prato carsico. Poco prima di un insellamento viriamo a
sinistra, risalendo il tappeto creato dal fogliame dei faggi. Il pendio ci
conduce alla selvatica vetta del Dosso Paladin (1109 m.), dominata da
vegetazione spontanea, tra cui spicca un pino silvestre. Dopo aver eretto un
piccolo ometto di sassi, ne approfittiamo per desinare. La visuale non va oltre
la vicina vetta del Ciaurlec, mentre
mastico un boccone, scruto e studio la
mappa, sono indeciso se rientrare a ritroso sino alla vetta del Ciaurlec e poi
scendere dall’850, o proseguire l’anello per l’819, e di seguito tramite una
scorciatoia, confluire sull’850 e transitare per la vetta del Monte Davanti.
Prevale la seconda ipotesi, e una volta finito di pranzare ripartiamo, in modo
di raggiungere il parcheggio prima che sopraggiunga il crepuscolo. La discesa è
lunghissima, raggiunto il punto più basso,
un bivio materializzato da cartelli e piccole edicole votive, iniziamo a
risalire all’interno della selva fino ai prati che precedono il monte Davanti.
Altre Betulle
solitarie di guardia al sentiero ci attendono al varco, la pesta ben disegnata
solca il dolce pendio. La vetta del monte Davanti è la più panoramica
dell’odierna escursione, in passato l’ho raggiunta ed era in veste invernale. Oggi
ci godiamo il calare del sole a occidente, dove sua maestà, il Raut, domina la
scena. Questo è il regno di chi ama volare, e noi siamo i testimoni del perché.
Ci caliamo di quota
fino a casera Davass, una visita è doverosa, firmiamo il libro dei visitatori e
con commozione e silenzio posiamo rispettosamente lo sguardo sulle foto di
Gianguido Maso e Marcello Foscato, due care persone, conosciute in vita a cui
ora è dedicata la casera. Il primo era il benzinaio di Spilimbergo che con
simpatia e voce baritonale accoglieva gli avventori e mi pare che fosse anche
presidente della sezione locale del CAI, il secondo è stato presidente del Cai
di Spilimbergo durante il corso di roccia che abbiamo frequentato. Prima di
lasciare il riparo controllo che tutto sia in ordine, e che non vi siano
immondizie da portare a valle. Dalla meravigliosa posizione della casera ci
spingiamo a oriente, scendendo per il ripido pendio, da dove possiamo ammirare
il Col Manzon che si tinge di luce dorata. Altre betulle ci attendono, prima
che noi seguiamo la vecchia carrareccia militare che lambisce la recinzione del
remoto poligono militare. Tra carpini neri , aceri di diverse specie e pioppi
attraversiamo la fitta selva, prima di sbucare sulla comoda carrareccia, posta
ai piedi dell’osservatorio Tigre. Siamo giunti a destinazione. Al parcheggio ci
aspetta l’auto, già posizionata per riportarci a casa. Quella odierna è stata
una meravigliosa escursione, all’insegna dell’apprendimento della flora del
Ciaurlec, e con la visita a ben tre casere e le tre elevazioni abbiamo completato
l’idilliaco quadretto. La montagna non è solo fatica e sudore, ma anche
cultura, e noi, anche oggi, qualcosa abbiamo imparato…
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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