Powered By Blogger

lunedì 14 novembre 2022

Col Pares e Dosso Paladin da Praforte (Monte Ciaurlec).

Col Pares e Dosso Paladin da Praforte (Monte Ciaurlec).

 

Localizzazione: Prealpi Carniche-

Avvicinamento: Lestans-Travesio-dal centro di Travesio proseguire per l’ex poligono di tiro, dopo una ripida risalita si arriva in fondo alla strada asfaltata, poco prima di un segnale di divieto lasciare il mezzo in una zona adibita a sosta (a dx).

Località di Partenza: Poco sopra il borgo di Praforte. Q 450 m.

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia

 

Provincia di: Pordenone

.

Dislivello: 1008 m.

 

Dislivello complessivo:1008 m.


Distanza percorsa in Km: 18


Quota minima partenza: 450 m.

 

Quota massima raggiunta: Dosso Paladin 1109 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione:  Selvatico-naturalistica

 

Difficoltà: escursionistica tranne un breve tratto per raggiungere il Dosso Paladin

 

Tipologia sentiero o cammino:  carrareccia militare-sentiero CAI- libera traccia

 

 

Ferrata- n

 

Segnavia: CAI 850-850 a; 819.

 

Fonti d’acqua: nessuna

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si, creato per l’occasione

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati: mappe e un buon libro sulla flora locale

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in: senza mappe e strumenti per orientarsi

 

Dedicata a: a chi ama il cercare tesori

 

Condizioni del sentiero: traccia e sentiero ben battuto

 

N° 653-654



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: San martino 11 novembre 2022

 

 

Data di pubblicazione della relazione: lunedì 14 novembre 2022

 

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Cosa c’è di più sublime che muovere i passi in un oceano di bellezza.  Il Ciaurlec è un altopiano unico nel suo genere e dalla quota non eccessivamente alta, ma con un patrimonio sentieristico unico nel suo genere. Personalmente è la mia palestra di montagna e anche il luogo dove spesso cerco rifugio quando ho voglia di svagare la mente. L’elevazione domina molteplici frazioni, tra qui quella di Meduno, Travesio  e Sequals.  Il monte, dista pochi chilometri dalla mia residenza, ed è sempre sotto il mio placido sguardo quando scrivo o dipingo. L’ampia superfice permette di effettuare molteplici escursioni, variando quote e chilometraggi in base alle proprie esigenze. Numerose sono anche le singole elevazioni nominate come monti o colli, che con una costanza esplorativa vado a visitare poco alla volta. Stavolta è il turno del Col di Pares ( 949 m.) e il Dosso Paladin (1109 m.). Visto l’ampio chilometraggio da effettuare, risparmio sul dislivello partendo alto, poco dopo la remota frazione di Praforte ( quota 450 m.). Il punto di partenza è il parcheggio per mezzi militari attivo fino agli anni Ottanta,  e viene oggi adoperato per lo più dagli escursionisti. Avevo voglia di vagare per il  Ciaurlec, all’ultimo momento  si aggiunge anche la mia compagna, quindi, sarà un giorno intero dedicato alla contemplazione. Dopo essere partiti in auto da casa, in circa dieci minuti siamo al parcheggio presso Praforte. Appronto gli strumenti per la navigazione e la memorizzazione del mondo visivo e partiamo. La temperatura esterna alla partenza non è più estiva malgrado siamo in autunno inoltrato, quello che ho scritto pare una parodia ma è la pura e semplice realtà. Partiamo infagottati, come sovente si dovrebbe in inverno, ma dopo pochi minuti siamo già in maglietta. Eseguiremo un anello quasi circolare, che da Praforte, seguendo le carrarecce, conduce nell’area denominata Il Pecol dell’Uccel. Quest’ambiente è dominato dalla magnifica casera Sinic. Al seguito ho una buona guida sugli alberi. Ogni due metri ci fermiamo ad analizzare le cortecce e le foglie degli alberi e degli arbusti; alcune specie le conosciamo. Da manuale fotografiamo le foglie, eventuali frutti e le cortecce, a casa raccoglierò il tutto in cartelle create nel personal computer per poi ideare un data base. È meraviglioso operare come le Giovani Marmotte, ricordo che da piccolo volevo militare negli scouts, ma per problemi economici non ho potuto, ma da adulto ho recuperato, tra professare il militare attivo e la passione della montagna non mi sono fatto mancare proprio nulla. È meraviglioso carezzare le foglie del carpino nero mentre all’orizzonte con lo sguardo vaghiamo oltre l’Adriatico, ammirando le coste slave. Raggiunta la prima casera, quella di Sinic, effettuiamo una breve pausa, ammirando i particolari del ricovero, tra cui noto un fossile tra i sassi della struttura. La sosta è breve, a monte del riparo, solo per un breve tratto,  seguiamo il sentiero CAI 850, per poi virare a un bivio (indicazioni per la Fontana Racli). Poco prima degli affascinati ruderi della Malga Golf il primo incontro con una meravigliosa betulla, regale albero che si distingue dagli altri per la continua ricerca di spazi dove isolarsi per librare nel cielo il biancore della corteccia. Poco dopo ispezioniamo i ruderi di quella che fu una operosa malga (Golf). Da essa la traccia lambisce un dosso, noi miriamo al vertice e dopo aver superato il tronco esausto di una betulla, raggiungiamo la cima erbosa del Col di Pares (949 m.), dominata da un masso  con vistose erosioni carsiche. Il paesaggio è notevole malgrado la modesta quota, e anche da esso riusciamo a scorgere il mare Adriatico e la costa triestina. Effettuiamo una breve sosta, riprendendo da subito il cammino, costeggiando degli abeti rossi e pini silvestri, prima di ritornare al bivio lasciato in precedenza. Stavolta procediamo alla volta della Casera Tamer Alta. Lungo l’ascesa, su un ripido tratto abbiamo modo di scovare dei fossili di conchiglie, proprio dove il passo pesta il sentiero. È tanto emozionante essere trasportati  indietro nel tempo, e per un attimo chiudendo gli occhi ci ritroviamo, distesi su spiaggia di un mare remoto, ad ascoltare le onde. Alzandoci di quota penetriamo in un vasto bosco di faggi, per poi uscire in un ambiente fatato, che somiglia tanto alle scenografie che hanno ispirato la nota serie cinematografica “Il Signore degli Anelli” . Sfioriamo i margini superiori di numerose doline, e a monte di esse, le rocce calcaree ci paiono castelli fantasma. Poco prima di raggiungere la casera Tamer alta siamo fuori dal bosco. Lo sguardo, ora, libero di volare, vaga lontano, ammirando le catene montuose poste a nord della nostra posizione. Una altra breve visita ci attende alla casera, il tempo di ricaricare un po’ di energie e di firmare il libro dei visitatori  prima di riprendere il cammino. Spesso noto che le casere  di montagna hanno sempre intorno degli abeti, penso che questo particolare debba avere un significato preciso o una sua  logica. Ripreso il cammino ci avviamo verso i prati sommitali del Ciaurlec, poco prima della cima ufficiale. non proseguiamo per essa tramite l’850 ( la vetta l’abbiamo visitata molteplici volte) ma viriamo a destra, continuando per l’819 e in direzione del monte Valinis, Il sentiero ben marcato continua a fluire dolcemente in un ambiente carsico, rimaniamo affascinati dalle sculture create dalla millenaria e continua erosione delle acque piovane. Perdiamo vistosamente quota, fino a sfiorare un ampio prato carsico. Poco prima di un insellamento viriamo a sinistra, risalendo il tappeto creato dal fogliame dei faggi. Il pendio ci conduce alla selvatica vetta del Dosso Paladin (1109 m.), dominata da vegetazione spontanea, tra cui spicca un pino silvestre. Dopo aver eretto un piccolo ometto di sassi, ne approfittiamo per desinare. La visuale non va oltre la vicina  vetta del Ciaurlec, mentre mastico un  boccone, scruto e studio la mappa, sono indeciso se rientrare a ritroso sino alla vetta del Ciaurlec e poi scendere dall’850, o proseguire l’anello per l’819, e di seguito tramite una scorciatoia, confluire sull’850 e transitare per la vetta del Monte Davanti. Prevale la seconda ipotesi, e una volta finito di pranzare ripartiamo, in modo di raggiungere il parcheggio prima che sopraggiunga il crepuscolo. La discesa è lunghissima, raggiunto il punto più basso,  un bivio materializzato da cartelli e piccole edicole votive, iniziamo a risalire all’interno della selva fino ai prati che precedono il monte Davanti.

Altre Betulle solitarie di guardia al sentiero ci attendono al varco, la pesta ben disegnata solca il dolce pendio. La vetta del monte Davanti è la più panoramica dell’odierna escursione, in passato l’ho raggiunta ed era in veste invernale. Oggi ci godiamo il calare del sole a occidente, dove sua maestà, il Raut, domina la scena. Questo è il regno di chi ama volare, e noi siamo i testimoni del perché.

Ci caliamo di quota fino a casera Davass, una visita è doverosa, firmiamo il libro dei visitatori e con commozione e silenzio posiamo rispettosamente lo sguardo sulle foto di Gianguido Maso e Marcello Foscato, due care persone, conosciute in vita a cui ora è dedicata la casera. Il primo era il benzinaio di Spilimbergo che con simpatia e voce baritonale accoglieva gli avventori e mi pare che fosse anche presidente della sezione locale del CAI, il secondo è stato presidente del Cai di Spilimbergo durante il corso di roccia che abbiamo frequentato. Prima di lasciare il riparo controllo che tutto sia in ordine, e che non vi siano immondizie da portare a valle. Dalla meravigliosa posizione della casera ci spingiamo a oriente, scendendo per il ripido pendio, da dove possiamo ammirare il Col Manzon che si tinge di luce dorata. Altre betulle ci attendono, prima che noi seguiamo la vecchia carrareccia militare che lambisce la recinzione del remoto poligono militare. Tra carpini neri , aceri di diverse specie e pioppi attraversiamo la fitta selva, prima di sbucare sulla comoda carrareccia, posta ai piedi dell’osservatorio Tigre. Siamo giunti a destinazione. Al parcheggio ci aspetta l’auto, già posizionata per riportarci a casa. Quella odierna è stata una meravigliosa escursione, all’insegna dell’apprendimento della flora del Ciaurlec, e con la visita a ben tre casere e le tre elevazioni abbiamo completato l’idilliaco quadretto. La montagna non è solo fatica e sudore, ma anche cultura, e noi, anche oggi, qualcosa abbiamo imparato…

Il Forestiero Nomade.

Malfa.  
































































 

Nessun commento:

Posta un commento