Cima Di Tola.
Cima Di Tola.
Note tecniche. Dolomiti D’Oltre Piave
Localizzazione: Alpi Orientali-Prealpi
Venete. Gruppo del Col Nudo –Cavallo.
Avvicinamento: Montereale di Val
Cellino-Barcis-Cimolais- Passo di Sant'Osvaldo. In direzione Erto per circa 2
km, sulla sinistra l’imbocco di una stradicciola secondaria con indicazioni per
la località Pineda. (m 762, piccolo spiazzo per il
parcheggio).
Dislivello: 1135 m.
Dislivello complessivo: 1200 m.
Distanza percorsa in Km: 8 chilometri.
Quota minima partenza: 762 m.
Quota massima raggiunta: 1752 m.
Tempi di percorrenza. Cinque ore escluse
le soste.
In: solitaria
Tipologia Escursione: Escursionistica-
panoramica
Difficoltà: Escursionistiche fino al Pian Grant-il tratto
successivo sino alla vetta della ima di Tola, per esperti atti ad agire in
ambiente selvaltico prvo di segne e
tracce.
Segnavia: CAI 903.
Attrezzature: No.
Ometto di vetta: si
Croce di vetta: No.
Libro di vetta: Istallato barattolino
degli spiriti liberi.
Timbro di vetta: No.
Condizioni del sentiero: Ben segnato e
marcato fino al bivio per la vetta, di seguito traccia di camoscio
Fonti d’acqua: Si, in alta quota
(fontana).
Riferimenti:
Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 021
2) Bibliografici:
3) Internet:
1)
Periodo
consigliato:
2)
3)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero:
N° 618
Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione: sabato 11 giugno
2022
Data di pubblicazione della relazione: giovedì
10 novembre 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Non c’è due senza tre,
e come citano saggiamente i cinesi di Taiwan, non fare tre cime in un’uscita
quando puoi fare le stesse in altrettante uscite.
Venti giorni dopo rieccomi
a risalire in cresta alla magnifica elevazione che dal monte Cornetto conduce
al Gialinut, stavolta la meta sarà la cima Tola, l’avevo adocchiata dalla vetta
del Gialinut, allora giudiziosamente mi sono detto di non sfidare le grazie di San Antonio, un
motivo in più per ritornare sul selvatico massiccio tanto caro a Mauro Corona. Stavolta
scelgo il versante che si presenta sulla valle del Vajont, imboccando, dopo il Passo
di Sant'Osvaldo, la diramazione che seguita a sinistra, tramite una rotabile secondaria,
le indicazioni per la località Pineda ( a quota metri 762, piccolo parcheggio).
Poco più avanti noto un
paio di escursionisti, partiremo in simultanea. Da questo versante è inutile illudersi
in una ascesa da adepti dediti monachesimo, è un sentiero noto, che tanti
preferiscono per ascendere al monte Cornetto.
Il tratto di sentiero è ripidissimo, ma confortato dal versante esposto
al sole che spesso offre delle meravigliose panoramiche sulla valle del Vajont.
Presso la cappella posta all’inizio del cammino incrocio i due escursionisti,
ci conosciamo già tramite i social network, fraternizziamo subito, scoprendo
tra le tante passioni in comune quella del calcio. Nessuno è perfetto, loro purtroppo
si dichiarano juventini, nulla di grave, starò solo attento a non farmi rubare
il portafoglio, naturalmente scherzo! A parte la fede calcistica e politica
abbiamo molti punti in comune, e tra uno sfottò e l’altro, senza eccessiva
fatica e dopo aver sciorinato le nostre elucubrazioni, giungiamo all’aperto, nei
meravigliosi prati che ospitano il ricovero della casera Cornetto.
Questo pulpito
panoramico è uno dei più spettacolari del Friuli. Sotto lo sguardo incantato si
ammirano le opere d’arte scolpite sulla dolomia, note agli amanti dalla montagna locale.
Cima dei Preti, Duranno e Campanile della
Val Montanaia, solo per citarne alcune. Co gli amici effettuiamo una breve pausa,
e nel frattempo altri escursionisti sopraggiungono. Dalla nota e vistosa gonnella
riconosco Danielle, siamo amici virtuali da tempo ma non ci siamo mai incontrati
sui monti, come nelle faccende del vivere quotidiano c’è sempre una prima
volta. Ora il quadretto idilliaco è completo. Mentre si confabula, mi allontano
un attimo, per visitare la casera dove
lascio in dono un libro, da serbare assieme agli altri nella teca...
Riprendiamo il cammino , stavolta in pattuglia e verso il Piano Grande. Faccio da
apripista, e in seguito, presso la fontana dedicata al grande poeta Pier Paolo
Pasolini, mi separo dagli amici: loro proseguiranno verso il monte Cornetto,
mentre io per Cima Tola. Non conosco il futuro percosso che mi attende, so che
lo ha eseguito Luca Basso, concatenando entrambi le cime, ma lui è un autentico
mostro di bravura e anche un meraviglioso spirito libero solitario, sarò felice
di ripercorrere le sue orme.
Dal Pian Grande lascio
i prati, per seguire il ben marcato sentiero 903. Da casa avevo intuito leggendo la mappa che
era logico effettuare il percorso di cresta dopo il salto della quota 1752
metri. Le mie intuizioni vengono
premiate, non a caso in topografia al Corso di allievi Sottoufficiali avevo il
massimo dei voti. Lascio il sentiero
segnato risalendo il ripido pendio a sud delle pareti strapiombanti della quota
1752 metri, e raggiunta la base del salto roccioso, decido di alleggerirmi del
peso dello zaino, portando con me nella solita piccola sacca lo stretto indispensabile.
Stavolta calzo anche i ramponi da erba, la prudenza
non è mai troppa. Oltre il minimo indispensabile
con me porto l’emozione della prima volta, e l’eccitazione dovuta all’esplorazione.
Non vi sono piste da
seguire, solo le logiche tracce degli animali selvatici. Tra gli alberi e gli arbusti
degli aghiformi trovo i vari varchi, divertendomi e intuendo che la quota più
alta sicuramente sarà spoglia . Mi calo
per qualche metro per poi risalire la china, piccoli salti su una facile
roccia, da superare con destrezza, finché,
dall’anticima avvisto il piccolo ometto
della cima. Mi calo ancora di pochi metri dentro un catino erboso circondato da
rocce che paiono la platea di un antico teatro greco, ed eccomi sul dosso della
vetta. Cima Tola è conquistata, un piccolo ometto solitario è di vedetta per gli
avventori, e il paesaggio? Lo scenario è meraviglioso e infinito, a 360 gradi
libero da ostacoli visivi. La cresta continua verso il Gialinut, e da questa
distanza a occhio nudo riesco a leggere il taglio tra i mughi che conduce in
vetta. È una conquista che mi soddisfa, non ho faticato molto, anzi, ho
semplicemente goduto. A nord scorgo del movimento sulla cima del Cornetto,
anche gli amici hanno raggiunto il loro paradiso. Mi concedo tutto il tempo per
la contemplazione, socchiudo gli occhi, immaginando il volto di Artemide a cui
dedico una poesia:
Ti perderò nei ricordi
le foto, prima ingiallite poi perse
la voce solo un parvente ricordo
Il tuo volto lo vedrò senza i solchi della vita
Il nome mi sembrerà incerto
E dimentico di tutto
penserò che sia stata una bella avventura...
Malfa.
La felicità che riempie
il cuore di un amante quand’è al cospetto del suo amore è indefinibile, spesso
mi chiedo se gli anaffettivi possano comprendere la montagna. Come si può
apprezzare questo meraviglioso luogo se si è incapaci di amare? Le risposte le
troverò nell’alito del vento.
Riprendo il cammino,
rientro dallo stesso itinerario, e pranzo presso la fontanella del grande Poeta,
e di seguito una seconda sosta l’effettuo
presso la casera del Monte Cornetto.
Percepisco che i miei amici sono ripassati e discesi, si sente il vuoto
lasciato dalle parole sparse al vento, e un velo di malinconia mi sfiora,
rendendo poetico e triste il rientro. Raggiunto il parcheggio, volgo lo sguardo
a valle. La valle del Vajont è magica, e tra gioie e dolori riesce a catturare
lo spirito indomabile degli spiriti liberi.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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