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giovedì 18 agosto 2016

Monte Lodina 2020 m. 16 agosto 2016

 
                                                                                  Monte Lodina 2020 m.

                                                                                      Note tecniche.

Localizzazione: Dolomiti – Prealpi Venete- Gruppo Clautani

Avvicinamento: Montereale Valcellina-Barcis-Cimolais- Valle Cimoliana- Ponte Compol.

Punto di Partenza: Ponte Compol 728 m.

Dislivello: 1300 m.

Dislivello complessivo: 1300 m.

Distanza percorsa in Km: 14 km.

Quota minima partenza: 728 m.

Quota massima raggiunta: 2020 m.

Difficoltà: Escursionisti Esperti.

Segnavia: CAI 374.

Tempo percorrenza totale: 4, 5 ore.

Fonti d’acqua: Fonte presso Casera Lodina.

Attrezzature: Nessuna.

Cartografia consigliata. Tabacco 021.

Periodo consigliato: giugno -ottobre.

Condizioni del sentiero: Fino alla forcella segnato e marcato, per la cima solo un labile traccia che presto si interrompe, per proseguire a intuito.

Data: 15 agosto 2016.

 
Relazione.

 
 
Monte Lodina, ovvero il più bel pulpito panoramico a 360 gradi sulla valle di Cimolais e sulla valle del Vajont. Malgrado la modesta quota, appena 2020 metri, il monte si trova in una posizione invidiabile. L’escursione sul monte era in programma due giorni prima, poi posticipata per Le cime delle Postegae. Tante volte Passando da Cimolais mi sono fermato, incantato ad ammirare il massiccio montuoso che partendo da Cima dei preti e il Duranno prosegue per le cime delle Centenere, per finire nella cima meridionale del monte Lodina. Uno spettacolo a cui non sono mai stato indifferente. Il ferragosto è il giorno ideale per conquistarne la cima, è risaputo che è anche il giorno in cui gli Spiriti Liberi vanno in escursione. Studiando accuratamente la mappa topografica, decido di ascendere dalla val Cimoliana. Il mattino del Ferragosto sveglia presto, colazione e via per Cimolais, stavolta sono solo, Magritte mi ha dato forfait, accusando ancora gli effetti della lunga camminata sulle Postegae. HO trovato un suo post sulla lavagnetta in cucina: << se ci tieni vai da solo, io non ce la fò>>. Percorro il solito tragitto, superando Barcis e il Crep Nudo, e stando attento agli autovelox micidiali della Val Cellino. Arrivato nella valle di Cimolais mi fermo ad ammirare il maestoso e sublime Duranno e la cima dei Preti, facendo l’occhiolino al monte Lodina. E’ chiaro il messaggio: <<Sto arrivando!>> Superato il borgo di Cimolais seguo la forestale che mi porta al Ponte Compol, poco prima del ponte lascio l’auto (ampio parcheggio). Sono le sette del mattino, l’orario è ottimo, il cielo terso e la temperatura mite. Zaino in spalle e sogni al seguito, parto, seguendo le indicazioni su un cartello posto a inizio sentiero. Una carrareccia in ghiaia di breve durata è il primo tratto da percorrere. Essa si inoltra nella valle fluviale dominata dai massicci della Cima dei Preti e del Duranno. I grandi bastioni di roccia mi intimidiscono e lo scorrere del torrente mi proietta in un’altra dimensione. Chiari segni CAI mi guidano alla base del pendio erboso, cartello CAI con indicazioni per casera Lodina (374) e bivacco Greselin 374- 358. Avverto che il sentiero 358 è stato dismesso. Il comodo sentiero superato un piccolo tratto sdrucciolevole si inerpica nel pendio erboso, prima tra mughi e successivamente entrando nel bosco di faggi. La progressione è dolce grazie alla moderata pendenza del sentiero, questo mi aiuta a non sentire i postumi dell’escursione precedente. Il primo tratto di sentiero risale nel bosco con direzione nord -ovest, fino a un bivio con cartello CAI (Casera Lodina). Viro a sinistra seguendo le indicazioni (sud-ovest). Sempre all’interno del bosco aggiro un costone roccioso fino a intravedere i raggi solari tra le fronde, evidentemente mi sto avvicinando alla casera Lodina. Il sentiero procede a occidente, gli alberi si fanno più radi fino a intravedere il margine inferiore del pascolo della casera. Sono fuori dal bosco, seguo la marcata traccia, intravedendo in lontananza la cima Lodina. Un cartello è posto al bivio mi indica la direzione della casera a destra, a sinistra scende il sentiero alpinistico Valentino Lucchini. Gli sparuti alberi mi fanno da indicanti, arrivo ad una fontana con un piccolo rivolo d’acqua che precede di poco la Casera Lodina. Intravisto il tetto, raggiungo la casera. Essa è posta in una posizione dominante (quota 1567 m.). A nord osservo il bel trio di monti: Il Duranno, Cima dei Frati e Cima dei Preti. le loro rocce bianche sono uno spettacolo, scatto foto a raffica, impossibile resistere a tale magnificenza. A sud ammiro la cresta del Lodina con le due cime, per raggiungerle devo percorrere ancora più di quattrocento metri di dislivello. Effettuo una piccola sosta, una visita di cortesia all’interno del locale e firmo sul libro dei visitatori, oggi sono il primo. L’interno è ben curato e accogliente. Riprendo il cammino seguendo un evidente traccia che risale i prati sopra l’edificio. Il sentiero solcando l’erba punta al piano erboso superiore, dove giacciono i ruderi della casera Bengon (quota 1779 m). Il mio sguardo è spesso rapito dalla mole del Duranno, cotanta bellezza elimina la fatica del percorso. Mi fermo incuriosito da una strana forma che spicca nella bianca dolomia, ops! Un animale. Con il teleobiettivo dell’apparecchio fotografico riesco a fotografare un bellissimo esemplare di camoscio. Mi avvicino, non si muove, sembra finto, no! Non lo è, muove la testa, scatto delle foto più accattivanti, sono vicino e…. fugge via. Bellissimo regalo della montagna, ringrazio la “grande signora”, cortese e ospitale come sempre. il sentiero tra balze erbose guadagna la parte sommitale del pascolo, ora prosegue a sud e un dubbio atroce rapisce i miei pensieri, vado sulle Cime Centenere che sono a un’ora di sentiero o procedo per la cima Lodina?  Mi ci vorrebbe una margheritina con i suoi petali per sciogliere il dilemma, ma proseguo. Arrivo alla diramazione del sentiero 374 con il 374 A: il primo si dirige al rifugio Maniago passando sotto le Centenere, il secondo passando per forcella Lodina procede fino al Passo di S. Osvaldo. Devo prendere immediatamente una decisione, va bene! Ho deciso,” il dado è tratto”, vado sul monte Lodina. Raggiunta la forcella Lodina (quota 1860 m), abbandono i segni CAI, seguendo un curioso ometto. Una labile traccia, simile a quella di un capriolo mi dirige sotto le pareti rocciose del monte Lodina.  Nessun segno, solo radi ometti e sprazzi di tracce che risalgono il fianco inerbito, direzione sud est, fino ad esaurirsi nel ripido e ampio catino erboso. Mi fermo, cerco qualche indizio, niente tracce e ne ometti, miro tracciando una immaginaria diagonale alla cresta, portandomi con un’arrampicata su erba alla base del costone roccioso, dove la pendenza si fa più decisa. Spero di non incontrare vipere. Da dietro un solitario larice sbuca un camoscio, che mi delizia con la sua corsa dirigendosi alla base del pendio. Mancano ancora pochi metri alla cresta, procedo zizzagando fino a portarmi sul suo vertice, adrenalinica visione. Il versante meridionale precipita a strapiombo sulla valle del Vajont, è un terreno pericolosissimo e insidioso, da evitarsi assolutamente in previsione di pioggia. Seguendo il filo di cresta mi porto sotto la cima occidentale, superando un piccolo salto di tre metri (I grado). Appena saltato su mi aspetta una piccola croce e alla sua base un’indifesa stella alpina, bellina, sto attento a non pestarla. Che meraviglia il panorama, è una montagna spettacolare per la sua ampia visione sulle cime circostanti. Ne cito solo alcune: Cime Centenere, Cima dei Frati, Duranno, Cima dei Preti, i Monfalconi, Cima Ferrara, Cime Postegae, Pramaggiore, Turlon, La cresta del Resettum, il lontano massiccio del Cavallo, Crep Nudo, Col Nudo, Monte Cornetto, Monte Zerten, Cima Mora, Monte Toc, Monte Borgà, Monte La Palazza, Monte Zita, e dietro di esse le Dolomiti Venete. Spettacolo allo stato puro, vivo emozioni intense da questo estatico pulpito. La mia attenzione viene distratta dall’arrivo di uno “spirito libero”, gli do il benvenuto in paradiso, ci presentiamo. Osservo il suo sguardo rapito, come il mio, pochi minuti prima. È un minimalista, petto nudo, pantaloncino, scarpette basse, micro zaino, tutto il mio opposto. In comune abbiamo gli occhi azzurri e lo sguardo perso nel vuoto, da sognatori. Si decide di scendere insieme fino all’auto visto che è salito dal mio stesso sentiero. Poco sotto la cima inforco i ramponi per erba. L’amico ammira la mia organizzazione tecnica, così abbandono la cresta con serenità zompando velocemente, tanto da fare invidia agli stessi camosci. Seguendo una scorciatoia imbocchiamo la direttissima per casera Lodina. In breve la raggiungiamo. Effettuiamo una sosta, commentando le montagne circostanti (è frequente tra gli escursionisti giocare a riconoscere i nomi delle cime). Estraggo dal mio zaino la borsa termica con i freschi viveri, offro al mio nuovo amico parte del mio pasto. A quasi fine escursione ritrovarsi banane e Red Bull fresche è un lusso a cui non rinuncio, lo ammetto! Ripreso il cammino verso la val Cimoliana, si chiacchera commentando le nostre esperienze in materia di montagna, lui è espertissimo sulle grandi cime Bellunesi, io me la cavo sulle Carniche e Giulie. Mi sorprende scoprire che è un abilissimo e creativo fotografo. L’ho scritto prima, lo riscrivo: ” La mia attenzione viene distratta dall’arrivo di uno spirito libero, gli do il benvenuto in paradiso”, di sicuro non difetto di intuito. Tra spiriti liberi ci si riconosce come tra lupi. Lungo la discesa incontriamo degli avventurosi escursionisti, che da bivacco in bivacco hanno compiuto un bellissimo giro tra la Carnia e le Dolomiti Friulane. Sono in tre, la ragazza è genovese, e i due uomini uno milanese l’altro cremonese, io di Palermo e l’amico spirito libero di Maniago. Non scrivo altro, la montagna non ha confini, né dialetti o bandiere, appartiene a chi la ama, la montagna è di tutti. Qualcuno se ne faccia una ragione. Gli ultimi metri di dislivello passano veloci, raggiunte le auto, ci salutiamo da grandi amici. Così sotto il sole termina l’escursione sul monte Lodina, una cima per spiriti liberi. Provate ad andare se non mi credete.
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
 
 
 
 








































































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