Monte
Ferrara 2258 m.
Note tecniche.
Avvicinamento: Montereale Valcellino- Barcis- Cimolais-Val
Cimoliana-Piano del Meluzzo.
Punto di Partenza: Pian di Meluzzo: 1150 m.
Dislivello:1080 metri
Dislivello complessivo: 1125 metri
Distanza percorsa in Km: 9 chilometri.
Quota minima partenza:1150.
Quota massima raggiunta: 2258 metri.
Difficoltà: Escursionisti Esperti.
Segnavia: CAI 370. Ometti e bolli rossi.
Tempo percorrenza totale: 4,5 ore
Fonti d’acqua: Molteplici fino in alta quota.
Attrezzature: Nessuna.
Cartografia consigliata.
Periodo consigliato:
Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato.
Data: 06 agosto 2016.
Relazione.
Monte Ferrara 2258 m. Da Pian di Meluzzo.
Dopo l’ultima
escursione sul monte Pianina, sopranominata da me “La via crucis”, ci voleva un
bel giro per riprendermi. In fondo le
escursioni se non le fai per esibizionismo sono dei viaggi interiori, delle
vere esplorazioni dell’inconscio. La meta di oggi sul monte Ferrara è nata così
per caso, pensavo di voler fare qualcosa di selvaggio ma non impegnativo nel “parco
delle dolomiti friulane”, uno straordinario luogo per chi ama le regine di
roccia, sono tante e meravigliose che non basterebbe tutta la vita ad esplorarle.
Del monte Ferrara ne ho letto qualcosa sui forum e mi ha incuriosito. La
vigilia dell’escursione mi studio il percorso sulla carta IGM, valutando il
materiale da portare al seguito (zaino più leggero del solito, solo molta acqua
e l’indispensabile abbigliamento a strati). Alle prime luci dell’alba sono già
sveglio, il cielo è annuvolato e tira vento. Prendo l’armamentario e parto con
Magritte al seguito, felice di ritornare a conquistare cime. Percorro la provinciale che mi porta fino al lago
di Barcis osservando le cime dei monti. Dal lago di Barcis la strada risalendo
la valle costeggiando il torrente Cellino, sempre con lo sguardo rivolto alla
mole del Crep Nudo che veglia sulla valle. Superata la valle di Cimolais entro
nell’omonimo paese, seguendo le chiare indicazioni per la val Cimoliana. La
piccola stradina diventa una comoda forestale che si inoltra nella valle
fluviale, distratto dai monti passo davanti alla biglietteria senza fermarmi,
inseguito a piedi dalla signora addetta. Mi fermo, retromarcia, mi scuso e pago
il pedaggio di ingresso al parco. Ripreso il cammino proseguo nell’affascinante
valle fermandomi spesso con l’auto ad ammirare i giganti di roccia, il torrente
con le sue limpide acque. È un paradiso. Con il guadagnare di quota la valle si
ampia, gli operai del parco con le ruspe sono già a lavoro per ripristinare i
tratti erosi dalla pioggia del giorno precedente. Arrivo nel Pian di Meluzzo
trovando numerose comitive di escursionisti, parcheggio in basso, scendo
dall’auto e guardo a oriente, in direzione sud-est verso la piccola valle
dominata dalla sagoma del monte Ferrara. Zaino in spalle, Magritte e sogni al
seguito, si parte. La direzione da seguire è semplice, un cartello posto presto
il posteggio (indicazioni per il rifugio Roncada) seguo a destra una stradina tra
sabbie e ghiaie percorrendola fin dentro il boschetto. Dopo pochi metri la
traccia percorre il margine sinistro del grande ghiaione che scende dalla valle. Dei provvidenziali ometti mi aiutano a
trovare la giusta direzione, attraverso l’asciutto greto di ghiaie, spostandomi
prima a centro e successivamente sul suo lato destro, dove scorre un piccolo un
piccolo rio. Abbandonate le ghiaie scorgo i segni CAI del sentiero numerato 370,
risalgo il boschivo fianco del col Roncada, nel frattempo vengo superato da
omini vestiti di verde (gli angeli della forestale). Una lunga cengia con
moderata pendenza risale il costone inoltrandosi nel bosco di faggio. Mi fermo ad
ammirare la val Montanaia e il suo famoso campanile che fotograferò spesso
durante l’escursione. A occidente appaiono squarci di azzurro, la giornata volge
al meglio, sono felice. Il sentiero penetra il bosco dolcemente, raggiunto un
cartello esso biforca in due direzioni: a destra per casera Roncada, a sinistra
per casera Bregolina Grande (CAI 370). Il bellissimo sentiero percorre il
fianco del monte passando per una radura, mirando alla forcella della Lama da
dove il paesaggio si amplia sul versante a meridione, da dove posso ammirare la
creta dominata dal Turlon. Affascinato
dalla bellissima cresta, mi emoziono, percorro il bel sentierino tra gli abeti
fino alla forcella del Savalons. Sole, cielo azzurro, verdi prati, rocce
bianche, è uno spettacolo, cosa posso chiedere di più? Meraviglia, vivo questo stupendo sogno. Dalla
forcella una labile traccia passando tra i larici risale l’inerbita cresta per
poi abbassarsi di quota dentro un rivolo, percorrendone un breve tratto per poi
guadagnare la cresta. Raggiunto il pendio risalgo per balze erboso fino a
quando il prato cede alla nuda roccia. I rari ometti puntano alla cresta che si
fa affilata esposta sui due versanti: quello sulla valle cimoliana e quello
sulla casera Bregolina Grande, ben visibile dall’alto. Sentiero solare, sono ben visibili l’anticima
e dietro di essa la cima dove sventola un insolito tricolore, la meta è vicina
e questo mi emoziona. Mantenendomi sulla crestina, passo da un versante
all’altro avvicinandomi al primo salto roccioso che supero senza patemi. IL
sentierino ora percorre l’erbosa anticima fino al suo vertice, metri 2222
s.l.m. La visuale si apre sulla cima che è posta poco più avanti. Sempre per
affilata crestina scendo di alcuni metri e risalendo tra rocce e balze erbose
fino alla cima. Più facile a farsi che a scriversi. Raggiunta la cima tra
folate di vento, lo spettacolo è a dir poco sublime, valle Montanaia, Cima dei
Preti, Duranno, Turlon, le cime e le torri Postegae. Sole e vento, azzurro e felicità, non potevo
augurami una giornata più fantastica, partito con i dubbi sul meteo e ora raccolgo
tante certezze, cotanta bellezza unica al mondo. Le dolomiti friulane grazie al
territorio incontaminato offrono all’universo della montagna un gioiello unico.
Magritte non apprezza molto il vento, sostiamo riparati sul versante esposto al
sole, cosi ci riposiamo. Estraggo dallo zaino la borsa viveri. Per l’amico fedele è il momento più bello, consuma
nella sua ciotolina il pasto, beve e si rilassa accucciandosi accanto alla mia
coscia. Firmo il libro di vetta posto dentro una cassettina in metallo color
rosso. Non ho voglia di lasciare la cima, si sta bene, benissimo! Ripartire è
dura, come alzarsi la mattina dal letto per andare al lavoro, non ti ci abitui,
non c’è rassegnazione per tal sofferenza, ma bisogna farlo. Quindi, purtroppo
devo rientrare. Con cautela scendo velocemente dalla cresta, raggiungendo la
forcella Savalons. Varcata quest’ultima vengo raggiunto da un vociare, esseri
umani! Una comitiva di Scout, giovani e belli, straordinario, sono carichi di
sogni ed emozioni. Mi fermo a conversare, scherzo, è un piacere vedere tanta
bella gioventù in montagna. Ripercorro il sentiero per rientrare nella valle
Cimoliana, incontro altra gente, una moltitudine di escursionisti, anche un
divertente e cospicuo numero di piccoli scout (lupetti) intenti a giocare con
rivolo e a far merenda. La valle cimoliana è festante, brulicante di gente che
trasforma la nuda roccia in sentimenti. Grandi emozioni! Gioia, felicità, entusiasmo,
amore, serenità. Una valle incantata che ti cambia in meglio lo spirito. arrivo
all’auto, notando nei pressi una strana cassetta in legno su cui è scritto
<< Chi tiene pulito? > Apri<.>>
Apro lo sportellino scoprendo all’interno uno specchio che riflette lo spirito
libero. Simpatica L’idea, faccio la linguaccia e un autoscatto. Riposto lo
zaino nell’auto, tolgo i scarponi fumanti, rilassandomi, e dando un’occhiata in
giro, nel frattempo sopraggiunge una famigliola intenta a avventurarsi nella valle.
C’è chi va, c’è chi viene, il ciclo della vita che si ripete. Rientravo, lemme
lemme, sereno, pienamente soddisfatto di questa bellissima cima da cui ho
ammirato uno dei più belli paesaggi delle Dolomiti.
Il vostro “Forestiero Nomade”.
Malfa.
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