Anello delle cime del Vallone di Winkel:
Note tecniche.
Localizzazione: Alpi
carniche Orientali-Gruppo Cavallo-Aip-
Avvicinamento: Statale
13 Pontebbana-Pontebba-Indicazioni per il Passo del Pramollo. Vecchia Caserma
della Guardia di Finanza (quota 1463)
Punto di Partenza:
Vecchia Caserma della Guardia di Finanza (quota 1463)
Dislivello: 900 m.
Dislivello complessivo:
1167 m.
Distanza percorsa in
Km: 14 km.
Quota minima partenza:
1167 m.
Quota massima
raggiunta: 2239 m.
Difficoltà: E.E.A.
Escursionisti Esperti, con tratti attrezzati e passaggi di I e II grado.
In: Solitaria
Segnavia: CAI 433-
Bolli rossi per la via alpinistica e per le ferrate.
Tempo percorrenza
totale: Sette ore incluse le soste.
Fonti d’acqua: Nessuna.
Attrezzature: Si
Cartografia
consigliata.
Periodo consigliato:
Condizioni del
sentiero:
Data: 14 settembre 2013
Note: Anello
consigliato ad escursionisti esperti e con ottimo allenamento.
Tempo di percorrenza senza soste dalle 5 alle 6 ore per i più allenati.
Tempo di percorrenza senza soste dalle 5 alle 6 ore per i più allenati.
Relazione.
14 settembre 2013Anello
delle cime del Vallone di Winkel :
Volevo fare qualcosa di
tosto abbinando più cime, ferrate e diverse tipologie di sentieri, e l’idea è volata
sull’anello delle cime di Winkel. In questi giorni sto leggendo “Indietro non
si torna “di Luca Beltrame, il bellissimo libro dedicato al “grande” alpinista
pontebbano Ernesto Lomasti, morto prematuramente in una palestra di roccia
valdostana. Il “Wallone di Winkel “è stata la sua palestra di roccia, dove ha
creato delle vie nuove di cui una di 7° grado sulla Torre Winkel. Approfittando
della bella giornata e carico di buoni propositi, alle prime ore dell’alba
(06.00) raggiungo il Vallone del Winkel (ex caserma Guardia di Finanza). Zaino
in spalla e sogni al seguito, in breve mi ritrovo davanti la bellissima e
caratteristica baita di Winkel e la sua favolosa valle. Uno dei scenari
naturali che sia riuscito ad ispirarmi artisticamente. Osservando le creste, sciolgo
gli ultimi dubbi su quale sentiero intraprendere per la vetta del Pricot (indeciso
tra l’itinerario che passa per la sella della Pridola e percorre l’alta via CAI
Pontebba, o il sentiero alpinistico dedicato a Fausto Schiavi). Decido per quest’ultimo,
seguendo il sentiero che parte alla destra della Baita con indicazioni per la
ferrata Contin. Il cielo è terso, temperatura fresca, mi copro con guanti e
berretto, ammirando le calde luci dell’alba che colorano di rosso-arancio le
pareti del monte Cavallo. Il sentiero sale moderatamente dentro un boschetto di
larici, osservo le torri di Winkel e Clampil, un paesaggio pittorico degno di
William Turner. Il sentiero esce dal boschetto proseguendo per un ampio prato. Seguo i segnavia rossi triangolari segnati sui
massi. Verso quota 1700 supero un impluvio secco, su un grosso masso trovo delle
indicazioni: per la ferrata Contin a destra, per la via alpinistica Schiavi a
sinistra. Seguo I radi omettI e segni (cerchi blu con una riga arancione) che
mi portano alla base del bastione roccioso del monte Cavallo. Passo sotto una
paretina dove è collocata la targa dedicata a Fausto Schiavi. Dopo qualche
metro scorgo due camosci che mi indicano la giusta direzione, un grande canalone
da risalire. Alcuni segni mi indicano i passaggi più agevoli, mi arrampico
senza un attimo di sosta, con passaggi di 1° e 2° grado fino ad incanalarmi a
destra del canalone, dove raggiungo il passaggio più impegnativo dell’intera
escursione: un traverso esposto (senza appigli con roccia viscida e umida, di
2°grado). Lo supero, con il cuore che batte a mille, riprendendo l’arrampicata
con passaggi di 1° grado, fino a raggiungere il sentiero di ghiaino che taglia
in diagonale da destra a sinistra il vertice sommitale del canalone. La traccia
aggira il monte divenendo una cengia esposta sui dirupi meridionali. Il
sentiero ora risale il pendio erboso per gradoni e zolle d’erba fino ad
arrivare alla base del canalino che risale la roccia friabile (passaggi 1°
grado) Il canalino si restringe sotto una paretina dove un masso incastonato nelle
rocce crea un foro. Aggiro quest’ultimo ostacolo a destra e lo risalgo a
sinistra per l’esposta cengia sui dirupi settentrionali. Infine supero un canalino ghiaioso che
affronto con cautela, così termina il tratto faticoso sull’erbosa cresta del
Pricot. Sfogo la tensione che avevo accumulato con un urlo liberatorio, e
inscenando una danza sioux, giro intorno ad un ometto di pietra.
Sfogata la tensione raggiungo la vetta del Pricot (corposo ommetto, quota 2252 m.) e proseguo cantando, allegro e baldanzoso per la cima del Cavallo poco distante. Raggiunta quest’ultima, suono la campanella, firmo il libro di vetta e indosso l’armatura (imbrago e set da ferrata) proseguendo per la ferrata Contin. Nel primo tratto iniziale scendo per la via normale che sale dalla sella di Aip, su un masso trovo le indicazioni la ferrata. Seguo i bolli arancioni che mi portano all’attacco per la ferrata. Prima di scendere per la via attrezzata mi fermo ad ammirare l’affascinate paesaggio a 360°. Scorgo sulla torre di Clampil (prossima meta) un escursionista intento a fotografare. Scendo per la ferrata Contin, si presenta facile anche se non la sottovaluto, così arrivando alla sella che separa lo spallone settentrionale del Cavallo dalla torre Clampil. Su un masso scorgo le indicazioni per la torre, seguo il sentierino fino alla base del Clampil da dove iniziano le attrezzature. Mi arrampico sull’impegnativa paretina verticale (20 metri circa), sbucando su un pendio di sassi misto a zolle erbose. Saltando da un masso all’altro raggiungo la vetta della torre Clampil, croce, libro di vetta. Sulla cima incontro un escursionista sloveno intento a fotografare. Ci salutiamo, intrattenendo una piacevole conversazione. Dopo uno scambio di informazioni sui monti italiani e sloveni, ci congediamo. Proseguo verso la torre di Winkel che raggiungo subito scendendo e risalendo un tratto attrezzato ed esposto. Sulla torre storica trovo alcuni “ometti”. Scatto le ultime foto dall’alto e scendo per il facile sentiero attrezzato che scende per rocce e zolle d’erba fino alla sella Madrizze. Ammiro l’omonimo lago e l’ottima organizzazione turistica austriaca. Decido di percorrere per il rientro solo in parte il sentiero segnato (traversata carnica) per poi procedere per vecchia traccia. Supero un’ampia distesa (stagno)posta alle pendici della Cima Madrizze. Inebriato dalla bella escursione vengo preso da un attimo di pazzia, ho un’idea balorda: raggiungere il sentiero scendendo per il primo torrente che incontro. Mi oriento a sud, non dovrei perdermi. Euforico mi lancio nella birichinata, scendendo per piccoli salti nell’impluvio che attraversa il bosco, bagnandomi spesso fino alla cintola, è uno spasso. Così, sano, salvo e umido, raggiungo la carrareccia che mi porta fino al parcheggio dell’auto, senza passare dalla Baita Winkel.
Sfogata la tensione raggiungo la vetta del Pricot (corposo ommetto, quota 2252 m.) e proseguo cantando, allegro e baldanzoso per la cima del Cavallo poco distante. Raggiunta quest’ultima, suono la campanella, firmo il libro di vetta e indosso l’armatura (imbrago e set da ferrata) proseguendo per la ferrata Contin. Nel primo tratto iniziale scendo per la via normale che sale dalla sella di Aip, su un masso trovo le indicazioni la ferrata. Seguo i bolli arancioni che mi portano all’attacco per la ferrata. Prima di scendere per la via attrezzata mi fermo ad ammirare l’affascinate paesaggio a 360°. Scorgo sulla torre di Clampil (prossima meta) un escursionista intento a fotografare. Scendo per la ferrata Contin, si presenta facile anche se non la sottovaluto, così arrivando alla sella che separa lo spallone settentrionale del Cavallo dalla torre Clampil. Su un masso scorgo le indicazioni per la torre, seguo il sentierino fino alla base del Clampil da dove iniziano le attrezzature. Mi arrampico sull’impegnativa paretina verticale (20 metri circa), sbucando su un pendio di sassi misto a zolle erbose. Saltando da un masso all’altro raggiungo la vetta della torre Clampil, croce, libro di vetta. Sulla cima incontro un escursionista sloveno intento a fotografare. Ci salutiamo, intrattenendo una piacevole conversazione. Dopo uno scambio di informazioni sui monti italiani e sloveni, ci congediamo. Proseguo verso la torre di Winkel che raggiungo subito scendendo e risalendo un tratto attrezzato ed esposto. Sulla torre storica trovo alcuni “ometti”. Scatto le ultime foto dall’alto e scendo per il facile sentiero attrezzato che scende per rocce e zolle d’erba fino alla sella Madrizze. Ammiro l’omonimo lago e l’ottima organizzazione turistica austriaca. Decido di percorrere per il rientro solo in parte il sentiero segnato (traversata carnica) per poi procedere per vecchia traccia. Supero un’ampia distesa (stagno)posta alle pendici della Cima Madrizze. Inebriato dalla bella escursione vengo preso da un attimo di pazzia, ho un’idea balorda: raggiungere il sentiero scendendo per il primo torrente che incontro. Mi oriento a sud, non dovrei perdermi. Euforico mi lancio nella birichinata, scendendo per piccoli salti nell’impluvio che attraversa il bosco, bagnandomi spesso fino alla cintola, è uno spasso. Così, sano, salvo e umido, raggiungo la carrareccia che mi porta fino al parcheggio dell’auto, senza passare dalla Baita Winkel.
Così con l’euforia alle
stelle, terminava una delle più belle escursioni della mia vita, comprensiva di
quattro cime, tre ferrate e una via alpinistica.
Il vostro “Forestiero
Nomade”
Malfa.
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