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giovedì 25 agosto 2016

Anello delle cime del Vallone di Winkel:

 
                                                           Anello delle cime del Vallone di Winkel:

 

                                                                                     Note tecniche.

Localizzazione: Alpi carniche Orientali-Gruppo Cavallo-Aip-

Avvicinamento: Statale 13 Pontebbana-Pontebba-Indicazioni per il Passo del Pramollo. Vecchia Caserma della Guardia di Finanza (quota 1463)

Punto di Partenza: Vecchia Caserma della Guardia di Finanza (quota 1463)

Dislivello: 900 m.

Dislivello complessivo: 1167 m.

Distanza percorsa in Km: 14 km.

Quota minima partenza: 1167 m.

Quota massima raggiunta: 2239 m.

Difficoltà: E.E.A. Escursionisti Esperti, con tratti attrezzati e passaggi di I e II grado.

In: Solitaria

Segnavia: CAI 433- Bolli rossi per la via alpinistica e per le ferrate.

Tempo percorrenza totale: Sette ore incluse le soste.

Fonti d’acqua: Nessuna.

Attrezzature: Si

Cartografia consigliata.

Periodo consigliato:

Condizioni del sentiero:

Data: 14 settembre 2013

Note: Anello consigliato ad escursionisti esperti e con ottimo allenamento.
Tempo di percorrenza senza soste dalle 5 alle 6 ore per i più allenati.


 
Relazione.

14 settembre 2013Anello delle cime del Vallone di Winkel :

Volevo fare qualcosa di tosto abbinando più cime, ferrate e diverse tipologie di sentieri, e l’idea è volata sull’anello delle cime di Winkel. In questi giorni sto leggendo “Indietro non si torna “di Luca Beltrame, il bellissimo libro dedicato al “grande” alpinista pontebbano Ernesto Lomasti, morto prematuramente in una palestra di roccia valdostana. Il “Wallone di Winkel “è stata la sua palestra di roccia, dove ha creato delle vie nuove di cui una di 7° grado sulla Torre Winkel. Approfittando della bella giornata e carico di buoni propositi, alle prime ore dell’alba (06.00) raggiungo il Vallone del Winkel (ex caserma Guardia di Finanza). Zaino in spalla e sogni al seguito, in breve mi ritrovo davanti la bellissima e caratteristica baita di Winkel e la sua favolosa valle. Uno dei scenari naturali che sia riuscito ad ispirarmi artisticamente. Osservando le creste, sciolgo gli ultimi dubbi su quale sentiero intraprendere per la vetta del Pricot (indeciso tra l’itinerario che passa per la sella della Pridola e percorre l’alta via CAI Pontebba, o il sentiero alpinistico dedicato a Fausto Schiavi). Decido per quest’ultimo, seguendo il sentiero che parte alla destra della Baita con indicazioni per la ferrata Contin. Il cielo è terso, temperatura fresca, mi copro con guanti e berretto, ammirando le calde luci dell’alba che colorano di rosso-arancio le pareti del monte Cavallo. Il sentiero sale moderatamente dentro un boschetto di larici, osservo le torri di Winkel e Clampil, un paesaggio pittorico degno di William Turner. Il sentiero esce dal boschetto proseguendo per un ampio prato.  Seguo i segnavia rossi triangolari segnati sui massi. Verso quota 1700 supero un impluvio secco, su un grosso masso trovo delle indicazioni: per la ferrata Contin a destra, per la via alpinistica Schiavi a sinistra. Seguo I radi omettI e segni (cerchi blu con una riga arancione) che mi portano alla base del bastione roccioso del monte Cavallo. Passo sotto una paretina dove è collocata la targa dedicata a Fausto Schiavi. Dopo qualche metro scorgo due camosci che mi indicano la giusta direzione, un grande canalone da risalire. Alcuni segni mi indicano i passaggi più agevoli, mi arrampico senza un attimo di sosta, con passaggi di 1° e 2° grado fino ad incanalarmi a destra del canalone, dove raggiungo il passaggio più impegnativo dell’intera escursione: un traverso esposto (senza appigli con roccia viscida e umida, di 2°grado). Lo supero, con il cuore che batte a mille, riprendendo l’arrampicata con passaggi di 1° grado, fino a raggiungere il sentiero di ghiaino che taglia in diagonale da destra a sinistra il vertice sommitale del canalone. La traccia aggira il monte divenendo una cengia esposta sui dirupi meridionali. Il sentiero ora risale il pendio erboso per gradoni e zolle d’erba fino ad arrivare alla base del canalino che risale la roccia friabile (passaggi 1° grado) Il canalino si restringe sotto una paretina dove un masso incastonato nelle rocce crea un foro. Aggiro quest’ultimo ostacolo a destra e lo risalgo a sinistra per l’esposta cengia sui dirupi settentrionali.  Infine supero un canalino ghiaioso che affronto con cautela, così termina il tratto faticoso sull’erbosa cresta del Pricot. Sfogo la tensione che avevo accumulato con un urlo liberatorio, e inscenando una danza sioux, giro intorno ad un ometto di pietra.
Sfogata la tensione raggiungo la vetta del Pricot (corposo ommetto, quota 2252 m.) e proseguo cantando, allegro e baldanzoso per la cima del Cavallo poco distante. Raggiunta quest’ultima, suono la campanella, firmo il libro di vetta e indosso l’armatura (imbrago e set da ferrata) proseguendo per la ferrata Contin. Nel primo tratto iniziale scendo per la via normale che sale dalla sella di Aip, su un masso trovo le indicazioni la ferrata. Seguo i bolli arancioni che mi portano all’attacco per la ferrata. Prima di scendere per la via attrezzata mi fermo ad ammirare l’affascinate paesaggio a 360°. Scorgo sulla torre di Clampil (prossima meta) un escursionista intento a fotografare. Scendo per la ferrata Contin, si presenta facile anche se non la sottovaluto, così arrivando alla sella che separa lo spallone settentrionale del Cavallo dalla torre Clampil. Su un masso scorgo le indicazioni per la torre, seguo il sentierino fino alla base del Clampil da dove iniziano le attrezzature. Mi arrampico sull’impegnativa paretina verticale (20 metri circa), sbucando su un pendio di sassi misto a zolle erbose. Saltando da un masso all’altro raggiungo la vetta della torre Clampil, croce, libro di vetta. Sulla cima incontro un escursionista sloveno intento a fotografare. Ci salutiamo, intrattenendo una piacevole conversazione. Dopo uno scambio di informazioni sui monti italiani e sloveni, ci congediamo. Proseguo verso la torre di Winkel che raggiungo subito scendendo e risalendo un tratto attrezzato ed esposto. Sulla torre storica trovo alcuni “ometti”. Scatto le ultime foto dall’alto e scendo per il facile sentiero attrezzato che scende per rocce e zolle d’erba fino alla sella Madrizze. Ammiro l’omonimo lago e l’ottima organizzazione turistica austriaca. Decido di percorrere per il rientro solo in parte il sentiero segnato (traversata carnica) per poi procedere per vecchia traccia. Supero un’ampia distesa (stagno)posta alle pendici della Cima Madrizze. Inebriato dalla bella escursione vengo preso da un attimo di pazzia, ho un’idea balorda: raggiungere il sentiero scendendo per il primo torrente che incontro. Mi oriento a sud, non dovrei perdermi. Euforico mi lancio nella birichinata, scendendo per piccoli salti nell’impluvio che attraversa il bosco, bagnandomi spesso fino alla cintola, è uno spasso. Così, sano, salvo e umido, raggiungo la carrareccia che mi porta fino al parcheggio dell’auto, senza passare dalla Baita Winkel.

Così con l’euforia alle stelle, terminava una delle più belle escursioni della mia vita, comprensiva di quattro cime, tre ferrate e una via alpinistica.

Il vostro “Forestiero Nomade”

Malfa.






































































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