Alta Via dei Rondoi
da Piancavallo.
Note tecniche.
Localizzazione: Dolomiti sinistra Piave.
Avvicinamento: Aviano-Piancavallo-Centro Sportivo.
Punto di Partenza: Centro Sportivo, strada sterrata.
Dislivello: 950 m.
Dislivello complessivo: 1150 m.
Distanza percorsa in Km: 6 km.
Quota minima partenza: 1300 m.
Quota massima raggiunta: 2251 m. Cima Manera.
Difficoltà: Escursionistico Esperti Alpinistico.
Segnavia: CAI 924- Bolli rossi.
Tempo percorrenza totale: 6:30-7ore
Fonti d’acqua: Nessuna.
Attrezzature : Presso Cima Manera e Cimon dei Furlan.
Attrezzature nuove.
Cartografia consigliata. Tab 012.
Periodo consigliato: Da maggio a ottobre.
Condizioni del sentiero: Ben marcato e segnato.
Data: 24 luglio 2016.
Relazione.
È risaputo
che da escursione nasce escursione, arrivi in cima guardi le altre vette, e
inconsciamente la mente ti proietta su altre nuove mete. Così è avvenuto per il
Cimon dei Furlan (facente parte delle cime del gruppo del Cavallo), cima che
avevo sempre marinato per via della sua minor altezza in confronto alla Cima
Manera. Dalla cima Laste ne avevo osservato il profilo, ne desideravo la
conquista, e il tarlo scavava dentro di me. Così arriva il giorno
dell’escursione, sorseggio un caffè dal terrazzo di casa, dando uno sguardo al
profilo del gruppo montuoso. Il cielo è terso, si profila una bella giornata. Parto,
destinazione Piancavallo, 45 minuti di strada a velocità moderata. Arrivato al
centro sciistico, seguo le indicazioni per il campo sportivo, dove lascio
l’auto. Zaino in spalle e sogni al seguito, si parte. A pochi metri dal
parcheggio (spiazzo sterrato) parte una traccia che tagliando il prato si porta
sul sentiero CAI 924, che proveniente da destra lambisce il fianco orientale
del gruppo del Cavallo. Pochi metri di sentiero ancora e un cartello CAI mi
invita a salire a destra per il sentiero Gerometta e l’alta Via dei Rondoi.
Conosco bene il bel sentiero per averlo percorso in precedenza, con moderata
pendenza esso si inoltra nella faggeta. Il percorso è ben segnato, lo risalgo
sbucando fuori dal bosco (quota 1600 all’incirca) in una aperta radura che risale
con moderata pendenza. Mi fermo un attimo per alleggerirmi dal vestiario (fa molto
caldo). Nel frattempo vengo superato da una scia di escursionisti, oggi è domenica
e i sentieri sono più affollati del solito. Ripreso il cammino raggiungo
velocemente l’altopiano ai margini della Val Sughet. Un tabernacolo con
crocefisso è piantato al centro del crocevia dei sentieri. Trovo nei pressi degli
escursionisti intenti ad osservare con binocoli la fauna. Procedo per il
sentiero 924 che passando sotto le pendici occidentali del Cimon dei Furlan risale
la valle glaciale. Incantato dalle cime della valle, mi concentro
sull’itinerario, decidendo di proseguire in direzione della forcella del
Cavallo, il sentiero è comodamente percorribile per detriti. La traccia si
spinge fin sotto le ripide pareti del Cavallo, ove si biforca in due direzioni:
a destra sale la via diretta per la cima Manera passando per la forcella che
unisce la Cima dei Furlan al monte Cavallo (tratto attrezzato); a sinistra
prosegue dritto fino alla forcella del Cavallo. Scelgo la seconda direzione,
scegliendo di salire per prima sul Cimon di Palantina. Nel frattempo vengo
raggiunto da uno spirito libero, conversiamo lungo il percorso avendo in comune
il tratto fino alla forcella della Palantina. È veneto, simpatico, commentiamo
di comune accordo che è meglio andare da soli in montagna, si respira un altro
spirito, non posso che condividere tale pensiero, essendo fresco della cocente delusione
provocata da “Topo Gigio”. Sulla forcella della Palantina dopo aver superato
insieme l’esposto sentiero, le nostre strade si dividono, un altro arrivederci
sui monti. Dalla forcella si gode una bella visione sul versante meridionale
del Cavallo, percorro l’esile crestina che mi porta alla vetta del Cimon. Mi
alleggerisco nel frattempo dello zaino, lasciandolo presso un grande masso, e
proseguo leggero verso la bellissima cima inerbita. Sul vertice del monte trovo
un’originale croce (2190 m.) e un cilindro con libro dei visitatori e timbro.
Bellissima, un’emozionante sensazione di libertà assoluta mi avvolge. Dall’alto
noto che la valle oggi è visitata da molti lupi solitari, un luogo che è un
richiamo per chi sa veramente apprezzare i silenzi. Scendo, riprendo lo zaino e
percorro a ritroso il sentiero fino alla forcella del Cavallo (cartello con
indicazioni CAI). Breve sosta, ammirando i dirupati ed esposti versanti del
Cimon di Palantina, meraviglia! Indosso l’imbrago e mi preparo ad affrontare
Cima Manera dal versante meridionale. Nel frattempo da quest’ultima sopraggiunge
un escursionista (altro lupo solitario). Ci riconosciamo! Quest’anno ci siamo
incontrati sul monte Ciaurlec, mi riferisce che ha effettuato un’escursione sul
monte Castello, prendendo ispirazione dal mio blog. Gli chiedo del precorso
effettuato, in sintesi ha fatto il giro che ora io farò ma all’incontrario, mi
raccomanda di stare attento al versante meridionale della cima Manera. Ci
salutiamo, dandoci appuntamento alla prossima. Attrezzatomi, procedo verso la
nuova meta. Dalla forcella supero con un cavo una breve parete articolata,
penso sia alta 20 metri, con passaggi di primo grado, così raggiungo un esile
prato esposto sui due versanti; superato quest’ultimo la marcata traccia mi
porta alla grande parete rocciosa del corpo principale del monte Cavallo. Una
serie di bolli mi aiuta a individuare i passaggi migliori. Dopo avere superato
un paio di metri esposti senza protezioni, mi aggancio alle attrezzature (cavo
metallico) così risalgo 50 metri di paretina articolata (passaggi di I e II
grado) fino a uscire sugli esposti prati sommitali. Dopo pochi metri il prato
si ampia rendendo sicura la progressione. Supero a destra l’attacco per la via
ferrata che mi porterà in discesa al Cimon dei Furlan, e dopo aver ammirato una
scultura (angelo?) raggiungo lo strano monolito biancorosso con annessa
campanella, libro e timbro di vetta (2251 m.). In contemporanea giungevano dal
rifugio Semenza due atletici corridori (skyrunning) veneti. Scambio di battute(simpaticissimi)
e foto a gogò. Firmato il libro di vetta e apportato il timbro sul libretto
nero, retrocedo, imboccando la via ferrata in discesa. Non è difficile, molti,
anzi tutti la salgono senza imbrago. Preferisco usare l’imbrago, così mi posso
concedere alla contemplazione e alle foto. Raggiunta la base del tratto
attrezzato (100 metri di dislivello), proseguo per una esposta cengia, anch’essa
attrezzata che mi porta alla forcella dei Furlan che collega i due colossi.
Bellissima è la sensazione di transitare sull’esposto tratto. A settentrione
osservo le verticali e vertiginose pareti che si aggettano nella Val Piccola,
tanto esposte da far apparire rassicurante il ben esposto e ripido versante meridionale.
Lo percorro
con tranquillità, mi aspettavo di peggio, anzi trovo piacevole percorrere i
suoi tratti articolati, aiutato da un cavo metallico (ottima attrezzatura,
nuova di zecca). Durante l’arrampicata spesso mi fermo dando uno sguardo nel
vuoto, non mi fa paura, solo un dovuto timore, ma mi piace osservare il lato
oscuro delle montagne. La breve attrezzatura mi aiuta a salire sul Cimon dei
Furlan per il tratto più dirupato, lambendo in più punti il ciglio dell’esposto
versante. Giunto sul prato sommitale, mi dà il benvenuto una campanella
solitaria, poco più in là il cumulo di sassi con una croce in metallo, la cima
quota 2183 m. Nel frattempo delle nuvole sopraggiungono dal versante
settentrionale, giocando a nascondere la cima Manera. Presso la croce trovo l’ultimo libro di vetta
con l’annesso timbro. Finalmente pausa, zaino a terra dove ripongo l’imbrago, dedicandomi
a fotografare le meraviglie del luogo. La pax dura poco a causa del sopraggiungere
di due donzelle dal versante meridionale del Cimon dei Furlan. Il silenzio, che
fino a pochi minuti prima regnava sovrano è rotto dalla loro loquacità ad alto
volume di argomenti personali; tali da essere uditi fin nella lontana cima
della Palantina e forse anche sul Raut. Pazienza non tutte le ciambelle
riescono col buco. Apro lo zaino, consumando il pasto e guardando lontano,
lasciandomi incantare dalla natura. Ripreso lo zaino, pronto per il rientro
saluto le “volatili starnazzanti” e riprendo il cammino verso sud, scendendo
per la lunghissima cresta del Cimon. Lungo la discesa mi fermo spesso ad
ammirare una inconsueta fioritura di stelle alpine. Bellissima la cresta, immagino
che sia faticosa per chi sale questo versante. Raggiunto il tabernacolo con
crocifisso chiudo l’anello, rientrando per lo stesso sentiero dell’andata. L’escursione
tecnicamente è stata meno difficile di quanto mi aspettassi e soprattutto non
solitaria, malgrado fossi solo. Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
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