Cima di Mezzo 2713 m.
Note tecniche.
Localizzazione:
Alpi Carniche Centrali- Gruppo Coglians-Cjanevate.
Avvicinamento:
Tolmezzo- Arta Terme, Paluzza Timau-Passo di Monte Croce Carnico.
Punto di Partenza:
Passo di Monte Croce Carnico 1360 m.
Dislivello:
1400 m.
Dislivello
complessivo: 1654 m.
Distanza
percorsa in Km: 20 km.
Quota minima
partenza: 1360 m.
Quota
massima raggiunta: 2713 m.
Difficoltà: E.E.
Segnavia:
CAI 143 . 146. 148. 149 . 171
Tempo
percorrenza totale: 8 ore.
Fonti
d’acqua: Ruscelli sotto i 2000 metri.
Attrezzature:
SI, obsolete, cavi laschi.
Cartografia
consigliata. Tabacco 09.
Periodo
consigliato: luglio-settembre.
Condizioni
del sentiero: Ben marcato, in alcuni tratti non segnato bene.
Data: 15
luglio 2016.
Per la prima
escursione post vacanze decido di ripartire dal gruppo del Coglians, scegliendo
Cima di Mezzo. Dalle relazioni lette sul monte non mi risulta essere tanto difficile,
ottima escursione per riprendere dimestichezza con la roccia carnica. Decido a priori di percorrere il sentiero con
l’anello più lungo e gratificante, quindi partenza dal passo di Monte Croce
Carnico e non dal rifugio Tolazzi. La giornata è fredda malgrado la stagione ci
troviamo in piena estate. Parto dal passo imbottito, tira un forte vento, mi
preoccupa un po’, ben sapendo che spesso in cima gli sbalzi termici sono
intensi e frequenti e la temperatura può scendere sotto lo zero. Dopo pochi
metri di sentiero imbocco quello numerato CAI 146 che per morbidi prati mi
porta dalle pendici della Creta di Collinetta fino alla Scaletta. Il cielo è
terso, l’aria frizzantina e intervallata da raffiche di vento. Un piccolo ruscello
solca la valle, il verde dei prati cattura il mio sguardo, contrastato dalla
bianca roccia della creta di Collina. Gran bella montagna quest’ultima, chi
volesse apprezzarla compia l’intero anello che parte dalla cresta verde. Giunto
alla scaletta trovo un cartello con indicazioni, seguo quella per la creta di
Collina per piccola traccia risale il costone. Dopo una serie di serpentine la
traccia si snoda poco sotto le pareti della Creta. Seguo il sentiero a sinistra(CAI
171), che si abbassa di alcuni metri percorrendo un adrenalinico e aereo
sentiero scavato nella roccia dai genieri del regio esercito durante il primo
conflitto mondiale. È molto eccitante percorrere questo tratto, superando le strapiombanti
pareti sottostanti, tra tratti attrezzati (cavi metallici, alcuni divelti) si
scende per una serie di piccole rampe scavate nella roccia fino al ghiaione,
dove occorre superare un risicato nevaio. Una piccola traccia risale il
dirupato tratto fino ad un bivio (per errore ho seguito la pista a sinistra CAI
171 che porta al Marinelli, piuttosto che seguire quella a destra CAI 149 che
mi portava sopra lo spallone roccioso). Mi ravvedo subito dopo, tagliando per
rocce, con piccoli tratti di arrampicata libera mi riporto sopra lo spallone. Percorro
liberamente un tratto con enormi lastroni di roccia erosi, fino a rincontrare
il sentiero 149 che avevo perso in precedenza. Mi trovo sotto le impressionanti
pareti della creta di Cjanevate. il sentiero ora risale la creta di monumenz, tra
tratti attrezzati e passaggi scavati nella roccia,bella, bella, bella. Con molta
attenzione supero gli ostacoli, pensando ai militi che 100 anni fa a colpi di
piccone scavarono questi arditi passaggi. Giunto nei pressi della forcella
Cjanevate, decido di liberarmi dello zaino che depongo tra le rocce, al ritorno
recuperandolo proseguirò per la traccia a destra che porta al rifugio
Marinelli. Alleggeritomi del peso porto al seguito la semplice sacca con lo
stretto necessario, così affrontando gli ultimi trecento metri di dislivello. Immerso
nellacruda roccia, salendo per rampe e
tratti di sentiero scavati nella roccia giungo ad una ante-cima. Pochi metri
ancora di fatica mi separano dalla vetta, da lontano avvisto la croce di vetta.
Finalmente ci sono! Raggiunta la vetta mi rilasso scaricando la tensione e
curiosando intorno. Nel frattempo il cielo si è annuvolato, rendendo tetro l’ambiente
e le fredde folate di vento fanno in resto. I resti di manufatti bellici mi
rammentano che la “Grande Guerra” non ha risparmiato nessuna montagna, i segni
sono ancora ben visibili. Grazie al lavoro sovraumano dei soldati che oggi
possiamo risalire queste splendide cime, altrimenti sarebbero riservate ad
esperti alpinisti. Osservo le cime circostanti: la desiderata Cjanevate che
intima timore da qualsiasi parte la si guardi, e il ben noto Coglians, anche oggi
affollato di gente. Mi affretto al rientro, firmo il libro di vetta e scendo con
cautela, superando i tratti difficili fino a recuperare lo zaino. Finalmente effettuo
una sosta, estraggo dallo zaino i viveri e ricarico le batterie. Ripresomi mi
appresto al rientro per giro largo, passando dal rifugio Marinelli, il sentiero
149 con poche difficolta mi porta fino al Pic di Chiadin che sovrasta il
rifugio, dove scorgo tra i massi una bellissima marmotta intenta a fare la
guardia. Con movimenti flemmatici
estraggo dalla custodia la reflex, scatto delle foto e successivamente effettuo
pochi minuti di video, la simpatica bestiola posa, poi si allontana con il suo
buffo incedere. Pochi metri ancora ed eccomi nel glorioso rifugio, delizia e
orgoglio della Carnia. È presente poca gente, depongo all’esterno lo zaino ed
entro nell’edificio. È doveroso spendere qualche soldo nei rifugi. Sono
astemio, rinunciando alla birrozza, compro un souvenir. Converso con alcuni
escursionisti per poi riprendere il cammino, stavolta verso l’auto. Una serie
di tonanti mi porta a incrociare il sentiero 146, lo seguo convinto che mi
porta al punto di partenza. Proprio sotto la “Scaletta” un cartello semidistrutto
mi inganna, e imbocco il 149 che mi porta alle sorgive del rio Monumens. Niente
male! sto semplicemente allungando il sentiero che già di suo era lungo.
Trovatomi sulla forestale proseguo fino a un cartello che mi indica il passo di
Monte Croce Carnico (sentiero CAI 148), da qui rimanendo sempre in quota in
mezzora raggiungo il Passo, e quindi l’auto. Un po’ stremato, mi riprendevo
dalla fatica, estraendo gli scarponi che fumavano come ciminiere. Soddisfatto
di aver conquistato il monte mezzano di appena pochi metri più basso dei
giganti. Stanco, infreddolito, ma sano e salvo sono a destinazione.
Confesso, che ho trovato più remunerativa la
Cima di Mezzo che il Coglians. Soddisfatto, rientravo a casa, con i riflessi
lemmi, ma con il cuore pieno di immagini da sogno.
Il vostro
Forestiero Nomade.
Malfa.
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