Anello
escursionistico Pinzano - Costa Beorchia passando per il monte Molimes e Col
Viali
Localizzazione:
Prealpi Carniche.
Avvicinamento:
Lestans- Valeriano-Pinzano.
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: PN
.
Dislivello:
302 m.
Dislivello
complessivo: 302 m.
Distanza percorsa in Km: 10
Quota minima partenza: 200 m.
Quota
massima raggiunta: 383 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: Storico-paesaggistica
Difficoltà:
turistiche-escursioniste
Tipologia sentiero o
cammino: Carrareccia-rotabile-sentiero segnato e no.
Ferrata-
Segnavia:
CAI 822
Fonti
d’acqua: molteplici
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: nessuna
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati:
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: chi ama
scoprire la bellezza dietro casa
Condizioni del
sentiero: curatissimo
N° 661- 662
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione: martedì
27 dicembre 2022
Data di pubblicazione
della relazione: martedì 24 gennaio 2023
La mont‘e sta ferme e
la int’e cjamine.
“ I monti stanno fermi
e le persone camminano”
Proverbio friulano.
Dalla prima escursione
nel territorio compreso tra Pinzano e Costabeorchia è appena trascorsa solo una settimana, la mappa topografica
è la stessa, cambia solo il settore da
esplorare, quindi, indagherò sulle due
elevazioni nominate monte Molines e Col Viali. La partenza è prevista dalla
piazza centrale di Pinzano, e l’anello escursionistico sarà effettuato in senso
orario. Raggiunta la località nel primo mattino, cerco di sfruttare l’unica
giornata propizia concessa in una settimana uggiosa e all’insegna della
pioggia. Una volta fuori dall’abitacolo dell’auto, zaino in spalle e sogni al
seguito, inizio la nuova avventura, ripercorrendo la periferia settentrionale
di Pinzano, ascendendo direttamente ai colli. Il passo è lieve e lo sguardo
sempre curioso, mi attrae tutto quello che spicca per colori o si muove. I sornioni
gatti del paese mi riconoscono, mi salutano con uno svogliato sbadiglio, mentre
non posso esimermi dal fotografare i boccioli di rosa che tanto mi ricordano il
poeta Guido Gozzano e sue rose, quelle non colte e amate.
Una volta fuori dalla
periferia del paese, come un automa, percorro la strada asfaltata che conduce
alla località Costabeòrchia, lasciandomi solo stregare dalle numerose
ramificazioni degli alberi protese verso la volta celeste, e dilettandomi a
riconoscerne le differenti specie.
Raggiunta la frazione
di Costabeòrcha, inizia la l’esplorazione vera e propria. Mappa alla mano,
cerco e trovo un sentiero che in diagonale raggiunge la selletta posta sopra la
frazione di Molimes, dove successivamente dovrei immettermi sul sentiero
C.A.I 822 proveniente dal lato occidentale della stessa frazione. Trovo la
traccia, essa lambisce alcuni stavoli, e
uno di questi pare un bazaar dove ritrovo oggetti appartenuti alla civiltà montana e ormai in
disuso. Tramite un breve zizzagare nella vegetazione raggiungo il sentiero 822,
via di comunicazione remota, e alcune costruzioni in pietra e in semiabbandono lo
stanno a testimoniare. Raggiunto il varco tra i due colli, abbandono temporaneamente
il sentiero ufficiale, svoltando a destra e seguendo una traccia di animali
selvatici. Il monte Molimes, malgrado la splendida posizione non è tanto frequentato.
La vegetazione selvatica ne copre e adombra la parte sommitale, dove mi districo come un novello Indiana Jones tra gli
invadenti e pungenti rovi. Con un po’di patemi raggiungo un masso che
materializza la massima elevazione, niente croce, ometto o segni di
riconoscimento, solo una cuspide rocciosa a testimoniare come erano una volta
le cime dei monti prima che gli stessi cacciatori alla ricerca di prede le
battezzassero con un nome e un segno inequivocabile di riconoscimento. Una
volta conquistata la silvestre cima del monte Molimes rientro a ritroso, sino a
riprendere il sentiero 822, che percorro sul versante settentrionale dell’altura
per facile pesta. La pesta lambisce alcuni ruderi, fino a sbucare per pochi
metri su una carrozzabile, per poi riprendere il sentiero. Circumnavigo un paio
di colli lungo i versanti meridionali tramite la marcata traccia, finché, prima
di raggiungere la frazione di Ronchi, viro per una pesta segnata in nero e a
tratteggio sulla mappa. Il sentiero è molto labile ed è segnato da molteplici bolli
rossi tinti sulle cortecce degli arbusti, esso ricalca il tracciato di un
remoto sentiero che si spinge fino alla borgata di Colle. Presso un
avvallamento lascio provvisoriamente la traccia, per seguire il profilo di cresta che mi conduce in vetta al Col
Viali. Anche questo tratto è selvatico, e superati alcuni ostacoli astrusi, mi
ritrovo sulla quota più alta trovando un masso adombrato da un sofferente pino
silvestre. Anche da questa quota la visione è limitata dalla vegetazione,
rientro sulla pista precedente e continuo per il sentiero precedente che inizia a perdere rapidamente
quota, lambendo altri affascinanti ruderi sino a sfociare in un’ampia radura
dove trovo uno stupendo stavolo in perfette condizioni. Mi avvicino al fabbricato,
davvero pittoresco, soprattutto alcuni particolari costruiti con il legname,
dove spicca una strana e originale grata, sicuramente un’anta a protezione del
fienile. Sono insoliti da trovare gli stavoli allo stato primitivo, e scoprirne
qualcuno in perfette condizioni mi emoziona, tanto da sostare all’esterno in religioso silenzio per ammirarlo come se fosse un celebre
monumento. Ripreso il passo, e rileggendo la mappa, decido di chiudere l’anello,
sbucando su una carrareccia e di seguito nella rotabile che mi conduce alla
piccola frazione di Campeis.
Il transito dentro la
frazione è assai emozionante e ne descrivo motivi: in primis per il rispetto
dei locali per i fanciulli della stessa comunità; oltre ai vari cartelli creati a mano che
limitano la velocità dei ruotati, quello che mi ha impressionato di più è la
piccola edicola in legno, costruita dai bimbi dove si esorta il viandante allo
scambio di libri. Nell’aria si odono rumori di motoseghe e trapani, sono gli
arzilli, perpetui e laboriosi pensionati, che scandiscono il tempo con il loro
sapiente lavoro. Trovare in un piccolo
borgo con poche anime autentici simboli di civiltà di questi tempi è infrequente. Anche la
chiesetta settecentesca dedicata a San Giuseppe aggiunge quel qualcosa in più e
di magico alla borgata, sicuramente ritornerò per scambiare un libro, e per
rivedere il borgo da diverse altre angolazioni. Chiudo l’anello
escursionistico, tramite una carrareccia che dal fianco settentrionale del tempietto
mi conduce a una stradina asfaltata, e di seguito, tramite una scorciatoia nel
bosco, raggiungo la stessa stradina posta a monte di Pinzano. Concludo
l’avventura escursionistica raggiungendo l’auto al centro di Pinzano, beato e soddisfatto
di aver vissuto un’altra perla alla mia esistenza nel Friuli.
Malfa.
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