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martedì 24 gennaio 2023

Anello escursionistico Pinzano - Costa Beorchia passando per il monte Molimes e Col Viali

 

Anello escursionistico Pinzano - Costa Beorchia passando per il monte Molimes e Col Viali

 

Localizzazione: Prealpi Carniche.

 

Avvicinamento: Lestans- Valeriano-Pinzano.

 

Regione: Friuli- Venezia Giulia

 

Provincia di: PN

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Dislivello: 302 m.

 

Dislivello complessivo: 302 m.


Distanza percorsa in Km: 10


Quota minima partenza: 200 m.

 

Quota massima raggiunta: 383 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste:  3 ore

In: solitaria

 

Tipologia Escursione: Storico-paesaggistica

 

Difficoltà: turistiche-escursioniste

 

Tipologia sentiero o cammino: Carrareccia-rotabile-sentiero segnato e no.

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 822

 

Fonti d’acqua: molteplici

 

Impegno fisico: basso

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: nessuna

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati:

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in:

 

Dedicata a: chi ama scoprire la bellezza dietro casa

 

Condizioni del sentiero: curatissimo

 

N° 661- 662



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: martedì 27 dicembre 2022

 

Data di pubblicazione della relazione: martedì 24 gennaio 2023

 


Malfa

La mont‘e sta ferme e la int’e cjamine.

“ I monti stanno fermi e le persone camminano”

Proverbio friulano.

 

Dalla prima escursione nel territorio compreso tra Pinzano e Costabeorchia  è  appena trascorsa solo una settimana, la mappa topografica è la stessa, cambia solo  il settore da esplorare, quindi,  indagherò sulle due elevazioni nominate monte Molines e Col Viali. La partenza è prevista dalla piazza centrale di Pinzano, e l’anello escursionistico sarà effettuato in senso orario. Raggiunta la località nel primo mattino, cerco di sfruttare l’unica giornata propizia concessa in una settimana uggiosa e all’insegna della pioggia. Una volta fuori dall’abitacolo dell’auto, zaino in spalle e sogni al seguito, inizio la nuova avventura, ripercorrendo la periferia settentrionale di Pinzano, ascendendo direttamente ai colli. Il passo è lieve e lo sguardo sempre curioso, mi attrae tutto quello che spicca per colori o si muove. I sornioni gatti del paese mi riconoscono, mi salutano con uno svogliato sbadiglio, mentre non posso esimermi dal fotografare i boccioli di rosa che tanto mi ricordano il poeta Guido Gozzano e sue rose, quelle non colte e amate.

Una volta fuori dalla periferia del paese, come un automa, percorro la strada asfaltata che conduce alla località Costabeòrchia, lasciandomi solo stregare dalle numerose ramificazioni degli alberi protese verso la volta celeste, e dilettandomi a riconoscerne le differenti specie.

Raggiunta la frazione di Costabeòrcha, inizia la l’esplorazione vera e propria. Mappa alla mano, cerco e trovo un sentiero che in diagonale raggiunge la selletta posta sopra la frazione di Molimes, dove  successivamente dovrei immettermi sul sentiero C.A.I 822 proveniente dal lato occidentale della stessa frazione. Trovo la traccia, essa lambisce alcuni stavoli,  e uno di questi pare un bazaar dove ritrovo oggetti  appartenuti alla civiltà montana e ormai in disuso. Tramite un breve zizzagare nella vegetazione raggiungo il sentiero 822, via di comunicazione remota, e alcune costruzioni in pietra e in semiabbandono lo stanno a testimoniare. Raggiunto il varco tra i due colli, abbandono temporaneamente il sentiero ufficiale, svoltando a destra e seguendo una traccia di animali selvatici. Il monte Molimes, malgrado la splendida posizione non è tanto frequentato. La vegetazione selvatica ne copre e adombra la parte sommitale, dove mi  districo come un novello Indiana Jones tra gli invadenti e pungenti rovi. Con un po’di patemi raggiungo un masso che materializza la massima elevazione, niente croce, ometto o segni di riconoscimento, solo una cuspide rocciosa a testimoniare come erano una volta le cime dei monti prima che gli stessi  cacciatori alla ricerca di prede le battezzassero con un nome e un segno inequivocabile di riconoscimento. Una volta conquistata la silvestre cima del monte Molimes rientro a ritroso, sino a riprendere il sentiero 822, che percorro sul versante settentrionale dell’altura per facile pesta. La pesta lambisce alcuni ruderi, fino a sbucare per pochi metri su una carrozzabile, per poi riprendere il sentiero. Circumnavigo un paio di colli lungo i versanti meridionali tramite la marcata traccia, finché, prima di raggiungere la frazione di Ronchi, viro per una pesta segnata in nero e a tratteggio sulla mappa. Il sentiero è molto labile ed è segnato da molteplici bolli rossi tinti sulle cortecce degli arbusti, esso ricalca il tracciato di un remoto sentiero che si spinge fino alla borgata di Colle. Presso un avvallamento lascio provvisoriamente la traccia, per seguire il profilo  di cresta che mi conduce in vetta al Col Viali. Anche questo tratto è selvatico, e superati alcuni ostacoli astrusi, mi ritrovo sulla quota più alta trovando un masso adombrato da un sofferente pino silvestre. Anche da questa quota la visione è limitata dalla vegetazione, rientro sulla pista precedente e continuo per il sentiero  precedente che inizia a perdere rapidamente quota, lambendo altri affascinanti ruderi sino a sfociare in un’ampia radura dove trovo uno stupendo stavolo in perfette condizioni. Mi avvicino al fabbricato, davvero pittoresco, soprattutto alcuni particolari costruiti con il legname, dove spicca una strana e originale grata, sicuramente un’anta a protezione del fienile. Sono insoliti da trovare gli stavoli allo stato primitivo, e scoprirne qualcuno in perfette condizioni mi emoziona,  tanto da sostare all’esterno in religioso  silenzio  per ammirarlo come se fosse un celebre monumento. Ripreso il passo, e rileggendo la mappa, decido di chiudere l’anello, sbucando su una carrareccia e di seguito nella rotabile che mi conduce alla piccola frazione di Campeis.

Il transito dentro la frazione è assai emozionante e ne descrivo motivi: in primis per il rispetto dei locali per i fanciulli della stessa comunità;  oltre ai vari cartelli creati a mano che limitano la velocità dei ruotati, quello che mi ha impressionato di più è la piccola edicola in legno, costruita dai bimbi dove si esorta il viandante allo scambio di libri. Nell’aria si odono rumori di motoseghe e trapani, sono gli arzilli, perpetui e laboriosi pensionati, che scandiscono il tempo con il loro sapiente lavoro.  Trovare in un piccolo borgo con poche anime autentici simboli di civiltà  di questi tempi è infrequente. Anche la chiesetta settecentesca dedicata a San Giuseppe aggiunge quel qualcosa in più e di magico alla borgata, sicuramente ritornerò per scambiare un libro, e per rivedere il borgo da diverse altre angolazioni. Chiudo l’anello escursionistico, tramite una carrareccia che dal fianco settentrionale del tempietto mi conduce a una stradina asfaltata, e di seguito, tramite una scorciatoia nel bosco, raggiungo la stessa stradina posta a monte di Pinzano. Concludo l’avventura escursionistica raggiungendo l’auto al centro di Pinzano, beato e soddisfatto di aver vissuto un’altra perla alla mia esistenza nel Friuli.

Malfa.










































































 

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