Pietre vissute di Castelnovo
Proseguo per un
sentiero ben battuto, e dopo alcuni saliscendi abbastanza problematici (per via
del terreno viscido e sabbioso) mi ritrovo a ridosso del primo rudere della
frazione di Gai. L’edificio, costruito con sapiente maestria (ricoperto da
smeraldina edera), resiste ancora al tempo, ne visito l’interno, alla ricerca
di rivelazioni che prendo da piccoli particolari. Continuo il cammino,
raggiungendo il più corposo raggruppamento di stavoli, pochi metri dopo una
piccola cappella, restaurata e con all’interno dipinta una graziosa madonnina.
In uno stavolo (mal ridotto dall’incuria
e dallo scorrere del tempo), trovo appeso all’anta in legno dell’ingresso, un
singolare elenco di nomi di una famiglia, adesso emigrata in Francia. Questa
testimonianza mi provoca tristezza e tenerezza, e mi fa pensare. Tutti vaghiamo
in questo mondo: in cerca di lavoro, libertà, sogni, ma, purtroppo, c’è sempre
qualcuno che non vuol comprendere. Rispettoso della testimonianza cartacea,
osservo alcuni particolare, un vecchio bibigas, il numero civile ancora
leggibile e posto su un architrave. Avverto una sorta di melanconia e
desolazione, molto dolorosa, come se questo luogo mi appartenesse da
generazioni, come se fosse stato il mio luogo natio, la mia casa…
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