Davour
la Mont da Lestans.
Localizzazione: Colli morenici di Castelnovo
del Friuli
Avvicinamento: A piedi dall’abitazione di
Lestans.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
302 m.
Dislivello
complessivo: 302 m.
Distanza percorsa in Km: 15
Quota minima partenza: 180 m.
Quota
massima raggiunta: 342 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Storico-escursionistica
Difficoltà:
turistico-escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: Carrareccia-sentiero
Ferrata- no
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati:
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: a chi non
vuol dimenticare o vuole conoscere coloro che si sono sacrificati per un paese
libero e democratico.
Condizioni del
sentiero: ben segnato
N° 663
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 028
2) Bibliografici: Libri sulla Resistenza in Friuli
3) Internet: filmati storici dell’epoca.
Data dell’escursione: domenica 01 gennaio 2023- mercoledì 11
gennaio 2023
Data di pubblicazione
della relazione: giovedì 12 gennaio 2023
A quei tempi molte
persone si sono tirate indietro, e negli anni difficili che emergono oppure no
le qualità degli uomini…
Piero Angela.
A quei tempi molte persone si sono tirate indietro, e negli anni difficili emergono oppure no le qualità degli uomini…
Piero Angela.
Arriva il primo dell’anno, e la voglia di fare due passi è forte, abbiamo fatto le ore piccole tra amici per festeggiare. A metà mattinata, Giovanna e io, siamo un po’ fusi, dopo aver consumato una buona colazione usciamo lo stesso, e la meta sarà la località Davour la Mont, che dista solo pochi chilometri da casa. Lasciamo l’auto in garage, preferendo affrontare l’avvicinamento a piedi, è un eccellente usanza naturale di smaltire le tossine accumulate la sera precedente.
Per le vie di Lestans non vi è anima viva, sicuramente anche i nostri compaesani hanno festeggiato fino a tarda ora il nuovo anno. Baldanzosi e con passo gioioso, percorriamo i primi passi di questo nuovo giorno, respirando profondamente per inalare la fresca aria che ci pare salutare e beneaugurale.
Per raggiungere la località prevista dobbiamo guadare il torrente Cosa tramite un ponte che divide anche il comune di Sequals da quello di Pinzano. Raggiunta l’altra sponda lambiamo l’antico Mulino, lasciamo un libro nella cassetta in legna costruita da una scolaresca e adibita a libera lettura. Continuando il cammino sfioriamo le recinzioni di alcune villette, e di seguito percorriamo la stradina che conduce ai primi colli del comune di Castelnovo. Camminando, scruto gli alberi sfogli e penso, e spesso con la mente rimembro il libro che ho letto di recente, imperniato sulla lotta partigiana nel territorio in cui vivo. Dall’8 settembre del 1943 ai primi giorni del maggio del 1945 il territorio in cui vivo è stato al centro di numerosi scontri a fuoco tra i ribelli della prima Repubblica Libera Carnica e le forze di occupazione nazifasciste. Vi furono combattimenti in pieno stile di guerriglia, che spesso sono sfociati in atti efferati da parte delle forze occupatrici. Mentre cammino mi pongo delle domande, e mi chiedo se i partigiani siano sempre stati coerenti con lo spirito garibaldino abbracciato nella lotta antifascista, e tante altre sono le domande a cui ho cercato di dare risposte. Sicuramente sono pochi quelli che hanno intrapreso la vita clandestina per un puro idealismo, e tra questi sicuramente i garibaldini (comunisti), gli stessi che avevano combattuto in Spagna contro i falangisti di Franco, e io a questi eroi mi sento vicino ideologicamente e debitore. Tra i partigiani molti erano giovani, e alcuni anche ragazzini, hanno scelto di parteggiare per i ribelli, sia per non combattere con i repubblichini, e anche per non andare vivere lontano da casa. A volte la non comunità di intenti tra i vari gruppi partigiani ha facilitato il compito dei nazisti, specie se potevano disporre del vigliacco aiuto di delatori e spie tra la popolazione civile o gli stessi partigiani. Leggendo più testimonianze sugli avvenimenti, sono molti i nomi che mi sono rimasti in mente, e uno in particolare, ed è quello di Virginia Tonelli, autentica eroina che ha immolato la sua breve esistenza per la fiamma della libertà. Mentre cammino per le frazioni di Castelnovo, avvolte da una leggera nebbiolina, illustro alla mia compagna il luogo dove siamo diretti, gli anticipo che entreremo in un’emozionate pagina di storia. La riflessione è stimolata dall’ambiente ovattato dalla soffice luce. Poche anime vagano nel silenzio dei colli, creando una visione immaginifica che abbino a quello che ho letto sulla lotta partigiana, e in particolare su Virginia Tonelli “Luisa”, nata 3 novembre 1903 a Castelnovo del Friuli (Pordenone), Medaglia d’oro al Valor militare.
La sua è una storia di eroismo che va ricordata e tramandata. Orfana di padre, quinta di sette figli, Virginia è stata costretta a lasciare la scuola, che tanto amava, e a lavorare già a undici anni. Il territorio non offriva opportunità e in molti emigravano in cerca di fortuna. Lo ha fatto anche Virginia, che per un periodo ha lavorato all’Ospedale per bambini del Lido di Venezia e poi si è trasferita in Francia, dove si è sposata con Pietro Zampollo “Guido”, esponente del PCI, partito subito dopo il matrimonio per combattere in Spagna.
Virginia si è iscritta al PCI nel 1935. La sua casa era un punto di riferimento per gli antifascisti italiani in Francia. Nel maggio del 1943, rientrata a Castelnovo, facendo tesoro dell’esperienza francese, si è impegnata nell’organizzazione delle donne e, dopo la caduta del fascismo, ha assunto un ruolo dirigenziale per i gruppi comunisti antifascisti del luogo, tenendo incontri e piccole assemblee a casa sua, creando reparti partigiani e organizzando la lotta armata. Casa Tonelli era un posto sicuro, dove riunirsi e rifugiarsi. Virginia ha dato vita ai Gruppi di difesa della donna, con il compito di sostenere la lotta delle formazioni partigiane, avviando anche una sartoria a Campone. Dal dicembre 1943, considerata estremamente affidabile, ha operato come staffetta partigiana tra il Comitato garibaldino del Monte Ciaurlec e la Federazione friulana del PCI e il Comitato di Liberazione Nazionale di Udine.
«Mi spaventa l’idea di non riuscire a tenere la bocca chiusa se mi arrestano», diceva.
Arrestata a settembre del 1944 in una delle tante missioni clandestine, di lei non è uscita traccia alcuna dalla Risiera.
Rinchiusa nelle carceri del Coroneo, per dieci giorni fu torturata senza che dalla sua bocca uscisse una sola informazione utile ai fascisti; i suoi aguzzini, esasperati, la portarono allora alla Risiera di San Sabba e lì fu gettata ancor viva nel forno crematorio. ( rimando tratto da Wikipedia).
Dal passaggio a livello presso Madonna del Zucco, risaliamo per stretti tornanti i primi colli di Castelnovo, e seguendo le indicazioni di un cartello ci inoltriamo nella frazione di Micheli, dove ammiriamo una casera patrizia, la mappa mi indica come nome Casera Muzzat. Uno stavolo in eccellente stato e una abitazione particolari con affreschi di pregevole valore. Il nostro viaggio inizia con la bellezza dell’arte e dell’artigianato passato, autentici tesori della civiltà montana. Dalla piccola frazione, dopo aver attraversato la frazione di Marens ci dirigiamo a quella di Oltrerugo. L’ambiente serba ancora il suo remoto fascino, costoni boscosi sono intervallati a valloni scoscesi, e quest’ultimi solcati da una miriade di zampillanti torrenti, viviamo il Paradiso in terra. Vaghiamo da umili viandanti in un ambiente unico nel suo genere, e la bruma di inizio anno si diletta a velare e svelare i mille rilievi dai mille castelli, si proprio così mi appaiono le abitazioni che sovrastano i colli. Il castello di Vigna è il più noto, riconoscibile anche dalla pianura friulana grazie alla inconfondibile forma della chiesetta e della torre.
Presso un bivio imbocchiamo la strada che scende a Oltrerugo, pochi metri dopo deviamo per diramazione che conduce alla valle (Presa di Meu) che ospita la frazione Davour la Mont. Dopo i primi metri mi pare di riconoscere il luogo, in una precedente escursione sono passato dalla fonte. Noto con gioia che la sentieristica è molto curata, sicuramente merito dei volontari e dell’amministrazione comunale, che negli ultimi anni ha effettuato un lodevole lavoro di recupero delle remote arterie. Presso la fonte è sito un semplice e piacente presepe, noi proseguiamo all’interno della valle. Sull’anta di un riparo leggiamo una scritta:<< Un vessillo in alto sventola una tela di un solo colore. Ricorda il sangue dei tuoi Fratelli caduti al fronte Liberator! >> Il colore del vessillo è di sicuro il rosso, colore che rappresenta, il fuoco, la passione, e anche il foulard rosso dei partigiani comunisti. Dopo pochi metri un’insegna di color giallo indica la direzione da seguire per la nostra meta. Una scalinata remota protetta da una semplice staccionata costruita con rami guida in alto alla sommità della collina, e nel percorrerla ci emoziona per la semplicità che richiama un passato lontano . Siamo emozionati, consapevole che lassù, a fine scalinata, ci aspetta qualcosa di magico. I ruderi di alcune abitazioni avvolti dall’edera sono l’anteprima della gloriosa località chiamata Davour la Mont, autentico scrigno di libertà, dove operarono oltre a Virginia Tonelli altri eroici ragazzi. Un semplice monumento composto da sassi e una stella rossa a tre punte spicca su un profilo della frazione, porgiamo su di esso e con cura, una rosa color giallo, che abbiamo raccolto nel nostro giardino di casa. Un attimo di silenzio e laica preghiera che dedichiamo ai nostri fratelli e sorelle che si sono sacrificati per la nostra libertà. Riprendiamo il viaggio interiore vagando per il borgo, e ci pare di sentire la presenza dei ribelli. Le vedette stanno a piantonare, qualcuno pulisce le armi, e altri ridendo e scherzando preparano il rancio. Sono tutti giovani, forti e belli, e molti di loro non vedranno il sogno realizzarsi. Qualcosa attira la mia attenzione, poco più avanti è sita l’abitazione di Virginia, da una finestra mi par di vedere una figura rischiarata dalla luce e altre ombre dietro che si muovono lentamente . Sicuramente stanno preparando un piano d’azione contro i nazifascisti, odo il loro bisbigliare e il rumore secco di un collo di bottiglia che poggia sul bordo di un bicchiere, qualcuno si è versato del vino rosso, una rarità a quei tempi. Mi riprendo dal fantasticare e mi ritrovo a ridosso dei ruderi della casa di Virginia Tonelli, aggiungiamo dei sassolini all’ometto sito sul muretto dove è posta la sua lapide. Dopo aver letto le motivazioni sulla targa commemorativa, do un’occhiata all’ambiente circostante, il sentiero lungo il costone continua, sarà per una prossima volta scoprirne il proseguo, quindi, decidiamo di rientrare da dove siamo ascesi. Raggiunta la stradina in basso proseguiamo a oriente, alla ricerca di un remoto sentiero che dalla località ci porti in cresta al colle che domina la frazione di Oltrerugo. Troviamo la chiara traccia un centinaio di metri avanti, a sinistra, e in essa ci avventuriamo. Il sentiero è ben battuto e lambisce alcuni remoti stavoli con affascinanti particolari, tra cui un pozzo, un’altra testimonianza che ci riporta all’antica civiltà montana. Poco prima della cresta la traccia si dirama, noi proseguiamo a sinistra, e raggiunto il crinale, decidiamo di esplorare la quota più alta del colle. Una traccia di camoscio ci guida, ma poco sotto il colle essa diviene labile. Proseguiamo con intuito, e raggiunta la quota più alta constatiamo solo la presenza di vegetazione selvatica. Soddisfatti dell’avvenuta conquista la battezziamo “ Colle Davour la Mont” quotato metri 342.
Rientrando sul crinale, noto qualcosa tra la fitta boscaglia, e dalle fronde emerge uno stavolo edificato e con un particolare architettonico, una volta acuta, che non è tipico degli stavoli che finora ho visitato.
Sicuramente anche questa abitazione era adoperata dai partigiani, specie per l’ottimo punto di osservazione che spazia fino al Tagliamento. Ripreso il cammino a ritroso, ci affrettiamo con l’andatura, rimangono ancora pochi minuti di luce. Ripreso il sentiero ben marcato, dopo pochi minuti siamo al centro della frazione di Oltrerugo, da dove riprendiamo il passo su un percorso asfaltato. La luce solare velata dalla bruma abbandona la volta celeste sostituita da quella artificiale dei lampioni, la taciturna signora notte sarà la nostra guida. Il percorso da Castelnovo sino a Lestans sarà scandito dalla magia della sera e dalle luci delle rade auto che risalgono il colle. Così, stregati da una magica sera terminiamo la meravigliosa esperienza, densa di significati, dedicata a coloro che 80 anni fa sacrificarono la loro giovane e meravigliosa esistenza per noi, uomini, spiriti liberi, che non vogliamo vivere e morire sotto un giogo.
Post scritto.
Mercoledì 12 gennaio 2023
Nove giorni dopo sono ritornato sui colli di Castelnovo , ho lasciato l’auto presso lo spiazzo adibito a posteggio nella località Costa. La meravigliosa giornata dal sapore primaverile mi ha spinto a un ulteriore sopralluogo sui luoghi dove hanno combattuto i partigiani di Castelnovo. Ripercorrendo la valle di Davour la Mont ho imboccato un remoto sentiero che diparte a monte del presepe, e che in pochi minuti mi accompagna alla periferia del borgo Romagnoi. Ho percorso la bucolica frazione, e dopo aver ammirato una rosa ben curata ho avuto il piacere di conoscere un simpatico vecchietto vestito d’alpino da combattimento. Abbiamo instaurato una simpatica e breve conversazione, scoprendo che lo stesso è nato nel 1940, e che lo stesso da neonato è stato coccolato anche dalle braccia all’eroina Virginia Tonelli, dato che i genitori dell’ottuagenario abitavano anche loro nella frazione Davour la Mont. Dopo la simpatica conversazione riparto, seguendo un sentiero, che con un’ampia ansa mi conduce al nord della frazione Davour la Mont. Alcuni ruderi totalmente immersi dai rampicanti introducono le mura dell’abitazioni di Luisa, alias Virginia Tonelli. Ripercorro la contrada rileggendo su una vetusta tavola in legno la scritta Marangon, da pochi minuti ho scoperto che Marangon significa falegname. Ridisceso nella valle Davour la Mont, la percorro da ovest a est, la mia intensione e di risalire tramite un remoto sentiero sino alla frazione di Rez, e di seguito dopo aver raggiunto Faviz, proseguire per Paludea, per fare una visita al comune. Mentre cammino odo dei rumori provenire dalle baracche poste sul ciglio della stradina, saluto a voce alta come è mio solito fare, e dall’interno una voce ricambia il saluto. Si tratta di Roberto De Franceschi, un simpatico signore, che dopo pochi attimi di conversazione mi invita a bere un caffè corretto preparato con la Moka e corretto con la grappa. Non posso esimermi da tale gentile invito, e durante la preparazione della bevanda abbiamo modo di istaurare un intenso scambio di informazioni, specie sulla sentieristica del luogo. Con Roberto ci ritroveremo sicuramente in futuro , ed è stato emozionante conoscere una così bella persona. Ci congediamo con un forte abbraccio, lui da artigliere di montagna, e io da artigliere corazzato, un abbraccio che racchiude in una stretta un forte e sincero sentimento di fratellanza. Continuando per la valle, dopo pochi metri imbocco un sentiero che con una serie di saliscende mi accompagna alle pendici meridionali del monte Santo, dove imbocco una carrareccia che conosco benissimo per averla percorsa più volte. Stavolta inverto la direzione di marcia, dirigendomi a occidente, e raggiunta la frazione di Faviz, per non farmi mancare nulla, imbocco un sentiero selvatico per arrivare prima alla periferia di Paludea. Con qualche patema riesco nell’impresa, sbucando fuori da un boschetto di rovi. Mi metto in ordine, anche se ho solo chiazze di fango sui pantaloni, e gironzolo per la frazione di Paludea. Supero la sezione dell’A.N.P.I intitolata a Virginia Tonelli, e dopo pochi metri sono davanti all’entrata del comune di Paludea che trovo chiusa. Annoto con la fotocamera del cellulare gli orari posti in una tabella esplicativa, e mentre sto per rientrare avviene l’ultimo magico incontro della favolosa giornata. Durante l’operazione di sistemare le stringhe degli scarponi, mi si avvicina una simpatica signora, mi chiede se sono (…) colui che scrive alcune relazioni del luogo su Facebook. Confermo che sono io, e ci presentiamo. La signora si chiama Carla Tonelli, è una discendente di Virginia Tonelli, e mi ha chiesto se dopo l’inizio dell’anno sono stato ancora presso Davour la Mont. Confermo di si, e le racconto la mattinata. La gentilissima signora mi accompagna al monumento dedicato all’eroina, e mi racconta un po’ di aneddoti sull’eroina, che trovo fantastici e illuminanti. Anche con Carla ci rivedremo ancora in futuro, mi congedo da lei e riprendo il cammino, stavolta verso Costa dove ho lasciato l’auto. L’avventura odierna è stata la ciliegina sulla torta che ha concluso in magnificenza un’avventura iniziata il primo dell’anno. Mi sono ripromesso di dedicare più energie in questa mia ricerca del passato di questo fiabesco territorio, che escursione dopo escursione, si conferma sempre più magico. Non c’è futuro senza passato, e il passato storico di Castelnovo è una grande opportunità di futuro per chi ne viene a conoscenza.
Malfa.
Aze
RispondiEliminaMi hai fatto conoscere eventi storici di cui avevo scarsa conoscenza, non conoscevo la lotta partigiana della zona pedemontana. Bello il gesto di deporre una rosa presso il monumento. Gialla e' una casualita' o e' motivata?
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