Creste di San Gualberto da Claut (PN)
Anteprima.
Localizzazione: Prealpi Carniche - Catena Chiarescons- Cornaget- Resettum- Dorsale Cornaget-Caserine
Avvicinamento: Lestans-
Maniago- Montereale Valcellina- Barcis- Claut. Al centro della cittadina ampio
parcheggio.
Regione: Friuli-Venezia
Giulia.
Provincia di: PN
.
Dislivello:
Dislivello complessivo:
1050 m.
Distanza percorsa in Km: 9,3.
Quota minima partenza: 538 m.
Quota massima raggiunta: 1450
m.
Tempi di percorrenza
escluse le soste: 5 ore
In: solitaria
Tipologia Escursione: panoramica-
naturalista
Difficoltà: Escursionisti
Esperti
Tipologia sentiero o cammino: carrareccia-mulattiera- sentiero
di cresta
Ferrata-
Segnavia: CAI 384; 385;
Fonti d’acqua: si
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: bassa
Attrezzature: no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: Installato sulla vetta
più alta il barattolino degli spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 021
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: primavera -autunno
3)
4)
Da
evitare da farsi in: condizioni di sentiero ghiacciato
Condizioni del sentiero:
Consigliati: Ramponi per erba per via della ripidezza dei versanti.
Data: mercoledì 19 gennaio 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
I verdi boschi, manifesta e
meravigliosa opera di Dio, non solo procurano agli stanchi mortali l'ombra che
ne ritempra le forze, non solo richiamano gli animali dal turbinio logorante
del mondo elevandoli dolcemente alle cose celesti, ma in molteplici maniere
sono di utilità agli uomini e di aiuto ai bisogni della vita".
"Si presenta subito alla mente
san Giovanni Gualberto, il quale, vivendo assiduo alla preghiera e
all'esercizio della penitenza in una solitaria e silenziosa foresta
dell'appennino Toscano, molto si dedicò insieme ai suoi monaci alla coltura dei
boschi".
(tratto da WIKIPEDIA)
Una cresta dedicata a un
santo attira la mia attenzione, un veloce giro indagatore sul web e scopro che San
Giovanni Gualberto, fiorentino di nascita, visse a cavallo dell’anno mille professò
una vita monastica e penitente, all’interno della foresta toscana. La breve
cresta in questione è posta a nord di Claut, esattamente tra la valle Ciadula e
la Val Settimana. Una prima relazione, sempre sul web, l’ho letta e apprezzata,
e da essa ho tratto ispirazione. Per l’escursione, visto le basse temperature,
mi appresto con un equipaggiamento invernale, immancabili saranno i ramponi (6
punte), che sicuramente utilizzerò. Il giorno dell’escursione giungo alle prime
ore del mattino nella valle che ospita la cittadina di Claut. Mi accoglie un ambiente
glaciale, con logiche tinte fredde. La neve irrigidita è presente dappertutto,
tale da donare a Claut un aspetto romantico, natalizio, ma anche insidioso per via
delle lastre di ghiaccio. Trovato il posto auto, mi appronto, e chiedo a dei nativi
l’inizio del sentiero che voglio fare, mi rispondono con entusiasmo e rendendomi
edotto. Comprendo che alla gente locale fa piacere avere qualcosa di
particolare da poter mostrare con orgoglio. Seguendo le indicazioni di alcune
tabelle esplicative in legno, scopro che il sentiero che devo seguire è
numerato 484, e volendo posso collegarlo al 485 che ascende il bel colle di San
Gualberto, valuterò in seguito il da farsi. Inizio a fluire per i vicoli
periferici di Claut (la popolazione è già attiva, molti si recano al lavoro),
mirando alle frazioni di Mariae e Creppi, poste a nord-ovest. Risalgo una
rotabile, stando attento a non scivolare per la costante presenza di ghiaccio,
finché imbocco una diramazione della stessa che si addentra nella valle Ciadula.
La mia idea, visto il bel cielo azzurro, è quella di compiere un anello in senso
antiorario, percorrendo per intero la valle precedentemente citata fino alla Forcella
della Cita, per poi seguire il sentiero che conduce alla cresta, e di seguito
rientrare per il ripido crinale. Il sole, nel frattempo, fa capolino sulle cime
della cresta, magnificandole con un aspetto caldo ed estivo. La sola visione della
meta illuminata mi scalda elargendomi una carica particolare. Seguo la
carrareccia, che lambendo gli stavoli di Costolada epo le ex stalle di Valle
Cadin, la Costa, e Nardaz, mi accompagna fino a un divieto di transito, dove la
strada carrozzabile cede il passo a una bella mulattiera. Mi fermo presso una
cappella votiva, mi volto indietro, poi guardo le creste e inizio l’escursione
vera e propria. La neve fa la sua comparsa in seguito, ritengo che sia presto
per calzare i ramponi, farò attenzione, pestando la bianchezza meno dura. Più in alto, presso quota 1038 m. scorgo la Stalla
la Pras da On, sono il primo che le visita dopo la nevicata, chi mi ha
preceduto è andato oltre, sino alla cresta, evidentemente poco interessato agli
stavoli. Dopo aver ispezionato con riverenza i locali della stalla riprendo il
cammino. Con l’ascendere la neve si fa più cospicua, soprattutto sul piano che
precede la forcella, ma non è mai compatta, quindi procedo con sicurezza. Giunto
in forcella, noto una traccia ben marcata che risale il versante orientale della
cima Merle da On, la seguo. Il pendio è molto assolato, e dà piacere percorrere
la traccia, di seguito attraverso un tratto dirupato composto da ghiaie, fino a
raggiungere i sovrastanti prati inerbiti, che tramite una serie di brevi tornanti,
mi conducono sino al catino che precede la prima elevazione della cresta, Cima
Val Tremuoia. Nel frattempo, un’aquila ha eseguito il suo volteggio, per poi
svanire al di là del monte. Sono emozionatissimo, mi fermo pochi metri sotto la
cresta, decido di calzare i ramponi per aumentare la sicurezza, e mangio una
barretta energetica. Una volta pronto, miro alla cima, posta a pochi metri, che
raggiungo facilmente. La cima Val Tremuoia è davvero minuscola, impossibile
fare l’autoscatto, non saprei dove poggiare la reflex, ci provo, qualcosa verrà
fuori. La visuale dalla vetta è spettacolare. Le Montagne dirimpettaie forse
sono tra le magnifiche dolomiti friulane, sicuramente le più selvagge, e tra
esse cito Monte Vocalizza, Cima dei Vieres, monte Turlon e Pale Candele, e poco
più distante il Pramaggiore. A sud ben visibili scruto il Col Nudo e il Crep
Nudo, e naturalmente a oriente le creste che dominano Claut, tra cui riconosco
quella che dal Monte Fratte conduce al Monte Resettum. Davvero uno spettacolo imperdibile
per gli amanti di questo paradiso montano, unico nel suo genere. Girando con
cautela intorno al mio asse ammiro sogni realizzati e altri da farsi, tutti
racchiusi in una splendida visione panoramica. Presso l’ometto della cima installo
il segno del passaggio del viandante, per iniziare di seguito la discesa lungo l’affascinante
crinale. Con molta attenzione attraverso le varie vette, Cima dei Fagier, Col
dei Mui, Culisei, ognuna dissimile dalle altre. Alcuni passaggi sono ripidi ma
scorrevoli, in altri devo aggirare dei salti, tutto con la massima attenzione.
La neve, presente sul versante occidentale, non è mai un ostacolo, essa tinge la
cresta, per darle un soffice tocco magico. Durante la discesa incontro un
escursionista della zona, vestito leggero malgrado l’età, come se andasse ai
laghi d’estate, si vede che è avvezzo al freddo. L’omino, dopo un accurato sguardo
indagatore, apprezza che ho montato i ramponi, gradisco il complimento, detto
da un montanaro è il massimo. Poco prima di lasciare la cresta mi fermo a un
piccolo belvedere composto da una panca circolare, di seguito devio a sinistra,
iniziando la discesa tramite un bel sentiero, ripido e ben articolato, che mi
conduce alla bella mulattiera che riporta a valle. Presso un avvallamento
decido di fare una deviazione, desidero completare la gita con l’ultima elevazione,
il Col dei Piais, dove è situata una cappella votiva dedicata al santo omonimo
della cresta che ho appena percorso. Da un paesaggio primaverile passo a uno
invernale, questo è dovuto al versante adombrato dal monte. Il sentiero cambia
nominativo, da 484 diviene 485, e in breve raggiunge il vertice del colle, dove
oltre la cappella votiva è posta anche una comoda panca panoramica, che adopero
per desinare. Il tempo dovuto al recupero di energie scorre velocemente, e dall’alto
posso ammirare la valle e Claut imbiancate. Ripreso il cammino, seguo sempre lo
stesso sentiero, il 485, che mi riporta alla strada percorsa in mattinata,
uscendo presso una chiesetta dedicata agli alpini. Dei bimbi sostano davanti al
monumento, i primi passi verso la montagna sono vegliati dalla dolce presenza
delle mamme. Una visione delicata, che aggiunge tenerezza a una magnifica gita.
La giornata volge al termine, e prima che il crepuscolo abbia il sopravvento,
lascio Claut e le sue meraviglie, sicuro che presto ritornerò, per seguire altre
vie che mi conducano alle regali elevazioni sconosciute del luogo.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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