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mercoledì 9 febbraio 2022

Creste di San Gualberto da Claut (PN)

Creste di San Gualberto da Claut (PN)

 

Anteprima.

 

Localizzazione: Prealpi Carniche - Catena Chiarescons- Cornaget- Resettum- Dorsale Cornaget-Caserine

 

Avvicinamento: Lestans- Maniago- Montereale Valcellina- Barcis- Claut. Al centro della cittadina ampio parcheggio.

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia.

 

Provincia di: PN

.

Dislivello:

 

Dislivello complessivo: 1050 m.


Distanza percorsa in Km: 9,3.


Quota minima partenza: 538 m.

 

Quota massima raggiunta: 1450 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: solitaria

 

Tipologia Escursione: panoramica- naturalista

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti

 

Tipologia sentiero o cammino: carrareccia-mulattiera- sentiero di cresta

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 384; 385;

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: Installato sulla vetta più alta il barattolino degli spiriti liberi.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 021
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: primavera -autunno

3)                

4)               Da evitare da farsi in: condizioni di sentiero ghiacciato

Condizioni del sentiero:


Consigliati: Ramponi per erba per via della ripidezza dei versanti.

Data: mercoledì 19 gennaio 2022

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

I verdi boschi, manifesta e meravigliosa opera di Dio, non solo procurano agli stanchi mortali l'ombra che ne ritempra le forze, non solo richiamano gli animali dal turbinio logorante del mondo elevandoli dolcemente alle cose celesti, ma in molteplici maniere sono di utilità agli uomini e di aiuto ai bisogni della vita".

"Si presenta subito alla mente san Giovanni Gualberto, il quale, vivendo assiduo alla preghiera e all'esercizio della penitenza in una solitaria e silenziosa foresta dell'appennino Toscano, molto si dedicò insieme ai suoi monaci alla coltura dei boschi".

(tratto da WIKIPEDIA)

Una cresta dedicata a un santo attira la mia attenzione, un veloce giro indagatore sul web e scopro che San Giovanni Gualberto, fiorentino di nascita, visse a cavallo dell’anno mille professò una vita monastica e penitente, all’interno della foresta toscana. La breve cresta in questione è posta a nord di Claut, esattamente tra la valle Ciadula e la Val Settimana. Una prima relazione, sempre sul web, l’ho letta e apprezzata, e da essa ho tratto ispirazione. Per l’escursione, visto le basse temperature, mi appresto con un equipaggiamento invernale, immancabili saranno i ramponi (6 punte), che sicuramente utilizzerò. Il giorno dell’escursione giungo alle prime ore del mattino nella valle che ospita la cittadina di Claut. Mi accoglie un ambiente glaciale, con logiche tinte fredde. La neve irrigidita è presente dappertutto, tale da donare a Claut un aspetto romantico, natalizio, ma anche insidioso per via delle lastre di ghiaccio. Trovato il posto auto, mi appronto, e chiedo a dei nativi l’inizio del sentiero che voglio fare, mi rispondono con entusiasmo e rendendomi edotto. Comprendo che alla gente locale fa piacere avere qualcosa di particolare da poter mostrare con orgoglio. Seguendo le indicazioni di alcune tabelle esplicative in legno, scopro che il sentiero che devo seguire è numerato 484, e volendo posso collegarlo al 485 che ascende il bel colle di San Gualberto, valuterò in seguito il da farsi. Inizio a fluire per i vicoli periferici di Claut (la popolazione è già attiva, molti si recano al lavoro), mirando alle frazioni di Mariae e Creppi, poste a nord-ovest. Risalgo una rotabile, stando attento a non scivolare per la costante presenza di ghiaccio, finché imbocco una diramazione della stessa che si addentra nella valle Ciadula. La mia idea, visto il bel cielo azzurro, è quella di compiere un anello in senso antiorario, percorrendo per intero la valle precedentemente citata fino alla Forcella della Cita, per poi seguire il sentiero che conduce alla cresta, e di seguito rientrare per il ripido crinale. Il sole, nel frattempo, fa capolino sulle cime della cresta, magnificandole con un aspetto caldo ed estivo. La sola visione della meta illuminata mi scalda elargendomi una carica particolare. Seguo la carrareccia, che lambendo gli stavoli di Costolada epo le ex stalle di Valle Cadin, la Costa, e Nardaz, mi accompagna fino a un divieto di transito, dove la strada carrozzabile cede il passo a una bella mulattiera. Mi fermo presso una cappella votiva, mi volto indietro, poi guardo le creste e inizio l’escursione vera e propria. La neve fa la sua comparsa in seguito, ritengo che sia presto per calzare i ramponi, farò attenzione, pestando la bianchezza meno dura.  Più in alto, presso quota 1038 m. scorgo la Stalla la Pras da On, sono il primo che le visita dopo la nevicata, chi mi ha preceduto è andato oltre, sino alla cresta, evidentemente poco interessato agli stavoli. Dopo aver ispezionato con riverenza i locali della stalla riprendo il cammino. Con l’ascendere la neve si fa più cospicua, soprattutto sul piano che precede la forcella, ma non è mai compatta, quindi procedo con sicurezza. Giunto in forcella, noto una traccia ben marcata che risale il versante orientale della cima Merle da On, la seguo. Il pendio è molto assolato, e dà piacere percorrere la traccia, di seguito attraverso un tratto dirupato composto da ghiaie, fino a raggiungere i sovrastanti prati inerbiti, che tramite una serie di brevi tornanti, mi conducono sino al catino che precede la prima elevazione della cresta, Cima Val Tremuoia. Nel frattempo, un’aquila ha eseguito il suo volteggio, per poi svanire al di là del monte. Sono emozionatissimo, mi fermo pochi metri sotto la cresta, decido di calzare i ramponi per aumentare la sicurezza, e mangio una barretta energetica. Una volta pronto, miro alla cima, posta a pochi metri, che raggiungo facilmente. La cima Val Tremuoia è davvero minuscola, impossibile fare l’autoscatto, non saprei dove poggiare la reflex, ci provo, qualcosa verrà fuori. La visuale dalla vetta è spettacolare. Le Montagne dirimpettaie forse sono tra le magnifiche dolomiti friulane, sicuramente le più selvagge, e tra esse cito Monte Vocalizza, Cima dei Vieres, monte Turlon e Pale Candele, e poco più distante il Pramaggiore. A sud ben visibili scruto il Col Nudo e il Crep Nudo, e naturalmente a oriente le creste che dominano Claut, tra cui riconosco quella che dal Monte Fratte conduce al Monte Resettum. Davvero uno spettacolo imperdibile per gli amanti di questo paradiso montano, unico nel suo genere. Girando con cautela intorno al mio asse ammiro sogni realizzati e altri da farsi, tutti racchiusi in una splendida visione panoramica. Presso l’ometto della cima installo il segno del passaggio del viandante, per iniziare di seguito la discesa lungo l’affascinante crinale. Con molta attenzione attraverso le varie vette, Cima dei Fagier, Col dei Mui, Culisei, ognuna dissimile dalle altre. Alcuni passaggi sono ripidi ma scorrevoli, in altri devo aggirare dei salti, tutto con la massima attenzione. La neve, presente sul versante occidentale, non è mai un ostacolo, essa tinge la cresta, per darle un soffice tocco magico. Durante la discesa incontro un escursionista della zona, vestito leggero malgrado l’età, come se andasse ai laghi d’estate, si vede che è avvezzo al freddo. L’omino, dopo un accurato sguardo indagatore, apprezza che ho montato i ramponi, gradisco il complimento, detto da un montanaro è il massimo. Poco prima di lasciare la cresta mi fermo a un piccolo belvedere composto da una panca circolare, di seguito devio a sinistra, iniziando la discesa tramite un bel sentiero, ripido e ben articolato, che mi conduce alla bella mulattiera che riporta a valle. Presso un avvallamento decido di fare una deviazione, desidero completare la gita con l’ultima elevazione, il Col dei Piais, dove è situata una cappella votiva dedicata al santo omonimo della cresta che ho appena percorso. Da un paesaggio primaverile passo a uno invernale, questo è dovuto al versante adombrato dal monte. Il sentiero cambia nominativo, da 484 diviene 485, e in breve raggiunge il vertice del colle, dove oltre la cappella votiva è posta anche una comoda panca panoramica, che adopero per desinare. Il tempo dovuto al recupero di energie scorre velocemente, e dall’alto posso ammirare la valle e Claut imbiancate. Ripreso il cammino, seguo sempre lo stesso sentiero, il 485, che mi riporta alla strada percorsa in mattinata, uscendo presso una chiesetta dedicata agli alpini. Dei bimbi sostano davanti al monumento, i primi passi verso la montagna sono vegliati dalla dolce presenza delle mamme. Una visione delicata, che aggiunge tenerezza a una magnifica gita. La giornata volge al termine, e prima che il crepuscolo abbia il sopravvento, lascio Claut e le sue meraviglie, sicuro che presto ritornerò, per seguire altre vie che mi conducano alle regali elevazioni sconosciute del luogo.
Il Forestiero Nomade.

Malfa.














































































 

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