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venerdì 7 gennaio 2022

Cuel di Giai da Illegio

Cuel di Giai da Illegio

 

Localizzazione: Alpi Carniche

Avvicinamento: Lestans-Pinzano-Cornino- Interneppo-Cavazzo-Tolmezzo- Illegio- Poco fuori il borgo percorrere pochi metri lungo la stradina che conduce agli stavoli Palons- superata una cappella votiva-ampio spiazzo sulla sinistra della carrareccia presso un tornante.

 

Regione: Friuli -Venezia Giulia

 

Provincia di: UD

.

Dislivello: 700 m.

 

Dislivello complessivo: 700 m.


Distanza percorsa in Km: 15


Quota minima partenza: 590 m.

 

Quota massima raggiunta: 1234 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore senza neve.

In: coppia

 

Tipologia Escursione: panoramico-escursionistica

 

Difficoltà: escursionistiche turistiche

 

Tipologia sentiero o cammino: Sentiero e carrareccia

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 443

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio per via della neve

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: creata croce minimalista

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: lasciato barattolino spiriti liberi

Timbro di vetta:

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: tutto l’anno

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

Data: venerdì 17 dicembre 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Difficilmente in montagna incontri una pecora che va a spasso con un lupo, molti rimarranno sbalorditi, penseranno che tutto ciò sia illogico, ma a volte la realtà supera la più sfrenata fantasia. Così per gioco un giorno un lupo travestito d’agnello invitò per fare due passi una pecora che voleva farsi lupo. La meta era il Cuel di Giai da Illegio, un colle che nessuno ascende d’estate o in primavera, per via delle più elette mete limitrofe, dall’Amariana alla bella cresta del Palavierte e Cuel Mauron. Il luogo di partenza era Illegio, la ridente e bucolica frazione carnica, posta al centro dell’altopiano che domina a nord Tolmezzo. Il borgo alle prime ore del mattino parve deserto, il silenzio regnava sovrano, il lupo e la pecora si aggiravano trai vicoli, alla ricerca del sentiero CAI 412 che ascende le pendici occidentale del Cuel di Giai, lo trovarono presso una piccola cappella. Il primo tratto di cammino fu scandito dal rumore provocato dalle zampe sulla neve ghiacciata; ma con il salire di quota il manto divenne più soffice, grazie anche ai primi timidi raggi solari che scaldavano anche il cuore dei due.  Raggiunto il bivacco Cimenti, effettuarono una visita all’interno, rinunciando a malincuore ad accendere il fuoco, malgrado la struttura fosse provvista di stufa e ottima legna da ardere. Per raggiungere la vetta del Cuel di Giai percorsero la remota carrareccia, che si dimostrò molto faticosa per via della poca resistenza al passo della neve.  Con fatica, e avvicendandosi nella guida, il finto agnello e l’aspirante lupo scalarono il monte. Prima che la carrareccia iniziasse la discesa verso la Sella di Dagna, uscirono dalla pista, raggiungendo la cima del Cuel di Giai, materializzata da un masso. Benché il colle non fosse altissimo il cammino per raggiungerlo fu faticoso, quindi di comune accordo, la pecora e il lupo, decisero di rientrare tagliando il percorso, scendendo liberamente dalla vetta a valle tramite un ripido vallone. In breve, con poca fatica e molto divertimento, raggiunsero una carrareccia, che percorsa da nord a sud-ovest, si collega il sentiero 412 percorso in precedenza. Sul manto nevoso ritrovano le proprie orme, quindi prima di affrontare l’ultimo tratto di cammino, decisero di comune accordo di effettuare una pausa per pranzare. La pecora brucò dell’erba che aveva al seguito, mentre il lupo si concentrò su una costola d’agnello, accompagnando il tutto con del buon vino, un Nero d’Avola d’annata. Ripreso il cammino, guidarono il sole crepuscolare sui tetti di Illegio, cercando tra i vicoli e le bettole della frazione un camino acceso e qualcosa da bere per rifocillarsi. L’ambiente della Taverna era meraviglioso, maturi montanari raccontavano la vita di un tempo con la gioia di chi sa cogliere l’attimo, tutto scandito con amore e attorno al focolare. Lo scoppiettio delle fiamme che ardevano un ciocco di faggio fu sinfonia per le orecchie degli avventori. Il lupo si tolse di dosso la pelle d’agnello, rivelandosi ai frequentatori, e instaurando una simpatica conversazione, mentre la pecora non riuscì a essere lupo nemmeno per finzione, criticando silente, con lo sguardo, gli atteggiamenti del compare d’avventura. La giornata volse al termine, si ululò e belò alla luna calante, prima che la stessa sparisse dietro la cresta del Palavierte. I due da quel giorno non si rividero più, coscienti di essere in tutto e per tutto l’uno opposto dell’altro. Per un lupo è facile abbigliarsi d’agnello senza snaturarsi, chissà quante volte lo avrà fatto, mentre è impossibile per una pecora fare il lupo, la paura di cambiare le proprie abitudini le sarebbe fatale. Così finisce l’avventura, la storia di come fu impossibile per una pecora sbranare il lupo in aperta montagna, forse per mancanza di audacia o per pregiudizio, chissà…

Il Forestiero Nomade.

Malfa

 






































 

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