Cuel di Giai da Illegio
Localizzazione: Alpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano-Cornino- Interneppo-Cavazzo-Tolmezzo- Illegio- Poco fuori il
borgo percorrere pochi metri lungo la stradina che conduce agli stavoli Palons-
superata una cappella votiva-ampio spiazzo sulla sinistra della carrareccia
presso un tornante.
Regione:
Friuli -Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo: 700 m.
Distanza percorsa in Km: 15
Quota minima partenza: 590 m.
Quota
massima raggiunta: 1234 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore senza neve.
In:
coppia
Tipologia
Escursione: panoramico-escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche turistiche
Tipologia sentiero o
cammino: Sentiero e carrareccia
Ferrata-
Segnavia:
CAI 443
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio per via della neve
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: creata
croce minimalista
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: lasciato
barattolino spiriti liberi
Timbro di vetta:
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: venerdì 17
dicembre 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Difficilmente in
montagna incontri una pecora che va a spasso con un lupo, molti rimarranno
sbalorditi, penseranno che tutto ciò sia illogico, ma a volte la realtà supera
la più sfrenata fantasia. Così per gioco un giorno un lupo travestito d’agnello
invitò per fare due passi una pecora che voleva farsi lupo. La meta era il Cuel
di Giai da Illegio, un colle che nessuno ascende d’estate o in primavera, per
via delle più elette mete limitrofe, dall’Amariana alla bella cresta del
Palavierte e Cuel Mauron. Il luogo di partenza era Illegio, la ridente e
bucolica frazione carnica, posta al centro dell’altopiano che domina a nord
Tolmezzo. Il borgo alle prime ore del mattino parve deserto, il silenzio regnava
sovrano, il lupo e la pecora si aggiravano trai vicoli, alla ricerca del
sentiero CAI 412 che ascende le pendici occidentale del Cuel di Giai, lo trovarono
presso una piccola cappella. Il primo tratto di cammino fu scandito dal rumore
provocato dalle zampe sulla neve ghiacciata; ma con il salire di quota il manto
divenne più soffice, grazie anche ai primi timidi raggi solari che scaldavano anche
il cuore dei due. Raggiunto il bivacco
Cimenti, effettuarono una visita all’interno, rinunciando a malincuore ad
accendere il fuoco, malgrado la struttura fosse provvista di stufa e ottima
legna da ardere. Per raggiungere la vetta del Cuel di Giai percorsero la remota
carrareccia, che si dimostrò molto faticosa per via della poca resistenza al
passo della neve. Con fatica, e avvicendandosi
nella guida, il finto agnello e l’aspirante lupo scalarono il monte. Prima che
la carrareccia iniziasse la discesa verso la Sella di Dagna, uscirono dalla
pista, raggiungendo la cima del Cuel di Giai, materializzata da un masso. Benché
il colle non fosse altissimo il cammino per raggiungerlo fu faticoso, quindi di
comune accordo, la pecora e il lupo, decisero di rientrare tagliando il percorso,
scendendo liberamente dalla vetta a valle tramite un ripido vallone. In breve,
con poca fatica e molto divertimento, raggiunsero una carrareccia, che percorsa
da nord a sud-ovest, si collega il sentiero 412 percorso in precedenza. Sul
manto nevoso ritrovano le proprie orme, quindi prima di affrontare l’ultimo
tratto di cammino, decisero di comune accordo di effettuare una pausa per
pranzare. La pecora brucò dell’erba che aveva al seguito, mentre il lupo si
concentrò su una costola d’agnello, accompagnando il tutto con del buon vino,
un Nero d’Avola d’annata. Ripreso il cammino, guidarono il sole crepuscolare
sui tetti di Illegio, cercando tra i vicoli e le bettole della frazione un
camino acceso e qualcosa da bere per rifocillarsi. L’ambiente della Taverna era
meraviglioso, maturi montanari raccontavano la vita di un tempo con la gioia di
chi sa cogliere l’attimo, tutto scandito con amore e attorno al focolare. Lo
scoppiettio delle fiamme che ardevano un ciocco di faggio fu sinfonia per le
orecchie degli avventori. Il lupo si tolse di dosso la pelle d’agnello,
rivelandosi ai frequentatori, e instaurando una simpatica conversazione, mentre
la pecora non riuscì a essere lupo nemmeno per finzione, criticando silente, con
lo sguardo, gli atteggiamenti del compare d’avventura. La giornata volse al
termine, si ululò e belò alla luna calante, prima che la stessa sparisse dietro
la cresta del Palavierte. I due da quel giorno non si rividero più, coscienti
di essere in tutto e per tutto l’uno opposto dell’altro. Per un lupo è facile abbigliarsi
d’agnello senza snaturarsi, chissà quante volte lo avrà fatto, mentre è
impossibile per una pecora fare il lupo, la paura di cambiare le proprie
abitudini le sarebbe fatale. Così finisce l’avventura, la storia di come fu
impossibile per una pecora sbranare il lupo in aperta montagna, forse per
mancanza di audacia o per pregiudizio, chissà…
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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