Anello
del Monte Curgnul da Oncedis
Localizzazione:
Prealpi carniche
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano-Cornino- Peonis- Bivio per Avasinis- Avasinis- Oncedis- poco
dopo lasciare l’auto presso uno spiazzo sulla sinistra. Imboccare sentiero (indicazioni
scritte in verde su un cartello per Malga Amula).
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
480 m.
Dislivello
complessivo: 530 m.
Distanza percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 190 m.
Quota
massima raggiunta: 681 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: prima parte fino agli stavoli Coloreit per escursionisti esperti
abili in terreno selvaggio senza tracce e indicazioni. Escursionistico dagli
stavoli fino al borgo di Oncedis.
Difficoltà:
Escursionisti Esperti atti ad agire in ambiente selvaggio.
Tipologia sentiero o
cammino: Carrareccia, tracce di camoscio o cacciatori, sentiero CAI su
mulattiera
Ferrata- no
Segnavia:
CAI 840
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio-alto
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: croce
minimalista spiriti liberi
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: barattolino
spiriti liberi
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: mercoledì 22
dicembre 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Negli ultimi due anni
di vagabondaggio per i monti friulani ho ripreso le mie buone abitudini, soprattutto
quella di concedermi delle uscite solitarie per meglio assaporare il piacere
della libertà. Da fanciullo uno dei miei eroi preferiti era il personaggio interpretato
da Clint Eastwood nella magnifica saga cinematografica di Sergio Leone, e dello
stesso attore il film ” Lo straniero senza nome”. Avventure in terre di nessuno,
dove si incontrano personaggi brutti, sporchi e cattivi, ma alla fine vince
sempre il nostro eroe. A volte la realtà non è lontana dalla finzione
cinematografica, di personaggi squallidi per sfortuna ne ho incontrati, e ancora
sicuramente ne incontrerò; ma come è mio solito fare, dopo aver scavato per costoro
una fossa nel mio cuore, tiro dritto, dando il benvenuto a un nuovo giorno e a
una nuova avventura. Per quest’ultima escursione ho scelto un’elevazione selvaggia,
che dista poche decine di metri dal lago di Cavazzo, in una località che in
passato mi ha dato molte emozioni. Il monte si chiama Curgnul, alto appena 681
metri, e prominente come un balcone sulla piana a sud del Lago dei Tre Comuni.
Dopo aver studiato sulla mappa un anello escursionistico, passo all’azione, presentandomi
il mattino del giorno dopo alle sue pendici orientali. Raggiunta la località di
Oncedis, lascio l’auto presso uno spiazzo, poco prima del ponticello sul
torrente Corgnul. Una volta pronto, zaino in spalle e sogni al seguito, cerco l’inizio
del sentiero, trovandolo presso delle abitazioni. Un cartello richiama alla
mente, proprio per rimanere in tema, il noto Far West; infatti, delle
indicazioni non è rimasto nulla, come se la tabella esplicativa fosse stata
oggetto di fucilate. Una carrareccia inizialmente guida al letto del Rio Corgnul,
di seguito, segnata con dei bolli rossi, seguo una traccia ben marcata, è un
bel sentiero, che con una serie di stretti tornanti, alcuni scavati nella
roccia, si eleva alla cresta del monte Curgnul. Il percorso è molto intuitivo,
e la pesta si mantiene a filo con il crinale. È tanta emozionante la
progressione, metro dopo metro, mi ergo sulla conca, e dai numerosi squarci
nella vegetazione posso ammirare le elevazioni limitrofe. I segni e la pesta
sono continui, finché lasciano la cresta per proseguire a sud-ovest per
collegarsi con il sentiero 840 che precorrerò al rientro. Avevo immaginato di ascendere alla vetta
tramite la cresta, ora non mi rimane che attuare il piano. La traccia dei bipedi
è sostituita da quella degli animali selvatici.
Percepisco sopra di me i 200 metri di dislivello che mi separano dalla cima,
ma devo destreggiarmi nella vegetazione spontanea. Procedo zizzagando per
evitare le asperità, finché non raggiungo un salto roccioso che con peripezia
aggiro a settentrione, aiutandomi anche con le mani. Fatta! L’ultimo tratto era
molto esposto, è stato emozionante superarlo, ma ora sono al di sopra, esattamente
sulla crestina che precede la vetta. Decido, visto l’apparire delle prime
chiazze di neve, di calzare per sicurezza i ramponi da erba. Il crinale è meno
esposto rispetto al precedente, proseguo con calma, finché la cesta si apre in
un meraviglioso prato imbiancato. La vetta goniometrica è vegliata dai radi
faggi, io proseguo per quella vetta fisica, posta qualche dosso più in là.
Infatti, dopo aver ammirato una betulla baciata dal sole, scorgo qualcosa dalle
forme regolari in mezzo alla vegetazione. Trattasi di un’altana posta come
torre di avvistamento sulla quota più alta del monte (681 m.). Raggiunta la
postazione, ne visito l’interno e immagino di essere un antico centurione
romano che ispeziona la guarnigione posta di guarda al monte. La visione è
meravigliosa, ammiro la conca innevata del Monte Plauris, e le più vicine
elevazioni che circondano il lago di Cavazzo. Poco dietro il riparo, presso un
masso, erigo una croce, a simboleggiare l’avvenuta conquista e dopo, mi spingo
a occidente, lungo il crinale alla volta del monte Coloreit, di 24 metri più
basso. Dopo aver percorso la selvaggia cresta, raggiungo una sparuta pineta che
simboleggia la quota più alta del monte Coloreit, breve squarcio sulla pianura
friulana. Come avevo previsto, inizio la
discesa dalla cresta in libera, come ho fatto finora, mirando a una carrareccia
che dovrei trovare a settentrione, poco più di 150 metri di dislivello in basso.
Il pendio non è molto ripido, e con facilità raggiungo l’obiettivo, non mi
rimane che seguire l’arteria a occidente. Mi par di conoscere il luogo, infatti
ci sono stato tempo fa, durante un’escursione sulla cresta adiacente. Stavolta,
dopo aver visitato alcuni ruderi, stavoli di Coloreit, seguo una traccia, che
affiancando un rivolo che mi conduce al sentiero 840. Anche questa è fatta! È andata
meglio di come mi ero prefissato, ora non mi rimane che scoprire la bellezza
del sentiero che percorre il fianco assolato del monte Curgnul. Questo sentiero,
l’840, è davvero spettacolare. È una splendida mulattiera che da Oncedis
conduce sino alla valle di San Francesco, me ne manca solo un pezzo per completarne
la conoscenza, il tratto che dalla malga Culvii conduce sino alla malga Amula.
Mi appresto a godermi il tratto aereo che mi guida al borgo di Oncedis. Beato e
accarezzato dal sole, spesso mi fermo per fotografare e ammirare il bel
paesaggio. Dal sentiero riconosco la dorsale del monte Brancot, il monte Covria,
e il corno del Col del Sole, e in mezzo a loro luccica la pianura del Tagliamento.
Cammino con brio, sereno, nessun pericolo oggettivo, solo una natura
meravigliosa che ben si sposa a un bellissimo cielo azzurro. Poco prima del
monte Sprizias, il sentiero attraversa un tratto eroso e dirupato, nulla di impegnativo.
Decido di visitare anche il piccolo colle del monte Sprizias, deturpato dai
tralicci dei cavi elettrici di alta tensione. Peccato, sarebbe stato un bel
sito panoramico, ma il progresso scientifico vuole le sue vittime. Dal pulpito
panoramico mi concedo la meritata sosta per desinare. Durante la pausa ho modo
di ammirare il crinale che mi ha portato in vetta al monte Curgnul, sono
davvero soddisfatto dell’escursione. Ripreso il cammino, termino la percorrenza
del sentiero 840, sbucando tra le abitazioni periferiche di Oncedis mentre una
casalinga è intenta a stendere il bucato. Raggiunta l’auto, volgo lo sguardo al
monte appena conquistato, è stata una meravigliosa escursione, selvaggia, ideale
per lo straniero senza nome, per il forestiero nomade e il viandante.
Un meraviglioso universo
carente di brutti, sporchi e cattivi.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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