Monte
Forcella da Campiolo (Moggio Udinese UD)
Localizzazione: Alpi Carniche- Alpi
Tolmezzine-Gruppo Sernio Grauzaria- Dorsale dell'Amariana.
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano- Gemona- Starale Pontebbana. Uscita Moggio Udinese- Moggio
Udinese Alta.
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
900 m.
Dislivello
complessivo: 900 m.
Distanza percorsa in Km: 20
Quota minima partenza: 300 m.
Quota
massima raggiunta: 1108 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 7 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: selvaggia- naturalistica
Difficoltà:
Escursionisti Esperti atti a operare in ambiente privo di tracce e segni.
Tipologia sentiero o
cammino: La prima parte, da Campiolo alla vetta del monte Forcella,
selvaggio-escursionistica-alla ricerca di remoti sentieri e su tracce di
capriolo- Dalla vetta alla strada forestale per sentiero CAI N° 415-
Ferrata-
Segnavia:
CAI 415
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio-alto
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: Istallato
barattolino spiriti liberi.
Timbro di vetta:
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 018
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: domenica 02
gennaio 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Durante l’escursione
presso Stavoli e le Moggesse, risalendo il torrente Glagnò da Campiolo, notai
una cimetta illuminata dal sole, mentre il vallone era adombrato da una fredda
atmosfera glaciale. Al rientro a casa, studiai la mappa topografica con
riferimento al territorio percorso, e individuai la vetta, monte Forcella.
Incuriosito dal sito, constatai
che un sentiero CAI sfiora la vetta, il 415, lo stesso che da Amaro raggiunge
la cima del Monte Amariana, mentre un altro sentiero, tratteggiato in nero
sulla mappa, parte attraverso una serie di combinazioni da Campiolo.
Finita la ricerca topografica
ho ideato un percorso ad anello, adoperando solo un punto di partenza e arrivo,
ovvero Campiolo. Ho messo parte il progetto per alcune settimane, finché, con
la mia signora, abbiamo deciso di scoprire se le tracce tratteggiate in nero
sono percorribili. Il giorno dell’avventura, una volta arrivati nei pressi di
Moggio Udinese, proseguiamo sino alla piccola frazione di Campiolo, lasciando l’auto,
presso un ampio tornante, a metà tra la frazione alta e bassa. Una volta pronti
si parte, alla volta del sentiero 417, che diparte da Campiolo Alto. Presso la
piccola frazione odo il latrare di Yuma, la cagnetta che mi ha accompagnato durante
l’escursione precedente in zona, peccato che durante il nostro passaggio era
rinchiusa da qualche parte, sicuramente ha sentito la mia voce e con un
passionale abbaiare, mi ha fatto capire di avermi riconosciuto. Ho provato
commozione e tristezza in questo frangente, avrei voluto salutarla, sarà per
un’altra volta.
Una volta raggiunto il
sentiero 417, lo seguiamo, percorrendo l’argine sulla sinistra orografica del
torrente, e stando attenti al ghiaccio insidioso. Raggiunta la galleria ferroviaria
coperta, seguiamo una labile traccia, che ci conduce sulla sponda opposta del
torrente Glagnò, dove la stessa traccia si inerpica su un costone insidioso.
Decidiamo di comune
accordo di montare i ramponi, per procedere con sicurezza. Una volta pronti
iniziamo l’ascesa. La traccia è ben marcata anche se non segnata, deve essere
una pesta abitualmente frequentata da cacciatori e animali selvatici. La
pendenza non molla mai, a volte la traccia si perde nella macchia selvatica,
per poi riapparire. Per un breve tratto lambiamo un passaggio molto esposto sul
torrente Trasesimi, e grazie ai ramponi, procedendo cautamente, guadagniamo la
cresta del pendio boscoso scritto sulla mappa come Campiolo.
Procediamo
argutamente, vista la poca presenza di tracce, sulla spina dorsale del costone,
mirando dal basso alla lontana cresta che conduce al monte Forcella. Percorriamo
una serie di tornanti, risalendo il fianco del versante settentrionale del
monte, finché raggiungiamo la sospirata cresta che ascende alla vetta. Il
crinale conquistato ha una minore pendenza rispetto alla precedente, ma
soprattutto si apre al cielo azzurro. Percepiamo che la vetta è vicina,
lasciamo che la labile traccia che aggira la cresta a sud raggiunga il sentiero
415, noi, , proseguiamo per il filo di cresta, che malgrado presenti ostacoli
naturali dovute alla fitta vegetazione, ci da l’emozione dell’avventura e del
nuovo da scoprire. La lotta con i rami è costante e impari, ma puntualmente è
vinta, finché raggiungo per primo l’ante-cima.
Mi fermo ad aspettare
la mia compagna, con dei gesti e bisbigliando gli comunico che siamo a un tiro
dalla vetta del monte Forcella. Infatti, ho avvistato degli escursionisti
sollazzarsi all’ombra della croce, e anche dei cagnetti. Una volta che la mia
compagna mi ha raggiunto, gli concedo l’onore di raggiungere per prima la
vetta. Fatta! Monte Forcella è conquistato, ed è stato davvero entusiasmante
come esperienza. In breve tempo, mentre preparo il noto contenitore degli
spiriti liberi, con all’interno annessi e connessi, abbiamo modo di dialogare
con gli escursionisti presenti. Da una coppia di signore friulane scopro che
non sono l’unico a lasciare segni di passaggio sulle cime, evidentemente il
verbo si è sparso, non avevo dubbi a riguardo. La coppia di autoctone con un cagnetto lascia la vetta, mentre rimane
un quartetto austriaco composto da: un uomo, due donne e due cagnetti. Durante la
conversazione, l’uomo mi chiede se siamo
della zona, rispondo che risiediamo da più di sette lustri nel triveneto, ma
siamo nativi siciliani, precisamente di Palermo. Il tizio, pensando di essere faceto, mi
risponde: <<Ah Sicilia? Mafia, mafia!>> Il mio tono del dialogo
cambia immediatamente, lo guardo turbato e infastidito, e gli rispondo con un
sorrisetto sarcastico e alzando il braccio a modo di saluto romano: <<Austria?
Heil Hitler!>>. Il tizio intuisce l’antifona e mi chiede scusa, poco dopo,
una volta che ci siamo chiariti, fraternizziamo! Durante il proseguo dell’escursione
mia moglie mi ha fatto notare che ho sempre la risposta pronta. Sono consapevole
che spesso il tacere viene scambiato per segno di debolezza. Comunque, il
triste episodio è finito lì, il rancore lo porto solo verso i brutti, sporchi e
cattivi, in questo caso era solo uno banale luogo comune, e tutti i paesi del mondo
ne hanno più di uno, soprattutto quelli noti. Scendiamo assieme al gruppo
teutonico dalla cresta del monte, per un tratto, confesso, più ripido di quelli
che abbiamo fatto in salita. Di seguito diamo precedenza alla comitiva, e noi,
una volta raggiunto il sentiero CAI 415, continuiamo con calma. A causa di una fredda arietta che spirava
sulla cresta, abbiamo deciso di desinare in basso e al coperto da correnti,
precisamente presso lo stavolo di Vallaconin, l’affasciante ricovero circondato
da prati ancora imbiancati.
La breve sosta è
meritata, dal muretto dove oziamo, ammiro la cresta del monte Amariana, mi sono
ripromesso in un futuro prossimo di ascendere la regina di Tolmezzo tramite questo
remoto sentiero. Finita la pausa, proseguiamo per il comodo sentiero, ben
segnato e marcato, che conduce sino alla stradella, a poche centinaia di metri
da Amaro. Visto che la nostra auto si trova a Campiolo, con santa pazienza iniziamo
a percorrere l’arteria che ci conduce alla frazione. Il cammino crepuscolare è
scandito dal rumore dei bastoncini da trekking, e dal transito delle auto lungo
le arterie adiacenti. Nel frattempo, la luce rossastra del sole incendia la
volta celeste prima di mutarsi in aurora per un altro luogo. Poco prima di
imboccare delle gallerie, estraiamo dallo zaino le torce frontali, così la
nostra escursione assume i connotati di una notturna. Raggiungiamo Campiolo, mentre
il cielo si riempie di stelle luminose, e della montagna avvertiamo malgrado il
buio, l’imponente presenza. È stata una meravigliosa gita, ci siamo divertiti, abbiamo
scoperto nuovi sentieri, e tutto è finito bene. Monte Forcella, si aggiunge
alle nostre esperienze montane, confermandoci che vagare per monti è sinonimo
di libertà.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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