Monte
Flagogna e Castello di San Giovanni.
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Regione:
Provincia
di:
.
Dislivello:
Dislivello
complessivo:
Distanza percorsa in Km:
Quota minima partenza: m.
Quota
massima raggiunta:
Tempi
di percorrenza escluse le soste:
In:
Tipologia
Escursione:
Difficoltà:
Tipologia sentiero o
cammino:
Ferrata-
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua:
Impegno
fisico:
Preparazione
tecnica:
Attrezzature:
Croce di vetta:
Ometto di vetta:
Libro di vetta:
Timbro di vetta:
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: domenica 19
dicembre 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
” O viandante stanco e
assetato- qui puoi trovare riposo e ristoro- solo due cose in cambio ti chiedo-
un po’ di rispetto… e un po’ di decoro”.
Che bel castello! Che bella
cresta, e che bella giornata di sole, l’ideale per non stare a casa, ma
prendere a volo gli zaini e volare in alto.
Monte Flagogna è una
delle componenti morfologiche della bella crestina omonima, così bassa, che
quasi non si nota dalla pianura. La quota più alta è 332 metri, un’altezza che
fa ridere i professorali, si, proprio quelli che cercano record a tutti i costi
e che hanno sempre qualcosa da appuntare, ignorando che chi sogna, trova l’universo anche dentro un fiocco di
neve. Così per gioco, una domenica mattina, Giovanna e io, dopo una ricca
colazione, dimenticando di cantare “Bella ciao!”, siamo partiti alla volta di
Flagogna, la bucolica frazione ai piedi del monte Prat. Tempo fa, prima che
scoprissi l’amore per le montagne, ero già stato al castello di San Giovanni,
stavolta, mappa alla mano, lo voglio raggiungere percorrendo integralmente il
crinale.
Raggiunta la frazione
di Flagogna lasciamo l’automezzo in periferia, presso la chiesa “Madonna
Auxilium Crhistianorum”, e una volta approntati partiamo. La temperatura è
frizzantina, ma nel giro di poche ore diverrà primaverile. Do uno sguardo alla
morfologia della cresta, la seguo nel suo discendere a occidente e individuo il
punto di accesso presso il borgo Ciampei. Percorriamo le stradelle interne, oltrepassiamo
i villini residenziali, mirando alle pendici della cresta, e una volta raggiunte,
veniamo premiati. Dei bolli rossi e delle frecce ci indicano la via, seguiamo una pesta, che aggirando alcuni
ostacoli ci accompagna in cresta. Fatta! Abbiamo trovato una bella traccia,
forse di cacciatori, e ben segnata, non ci resta che seguirla. La cresta trovata
è a quota 220 metri circa, ci invita a scoprire i suoi versanti, che sono molto
selvaggi e sorprendenti. La pesta è sempre ben marcata, e la prima elevazione
che troviamo è proprio monte Flagogna, sormontato da una bella croce. Le nostre
fatiche sono state premiate sin da subito, ma proseguiamo per la cresta, spesso
fermandoci ad ammirare i numerosi bei scorci panoramici; tutto questo grazie
alla splendida giornata che sa di primavera.
Perdendo leggermente
quota raggiungiamo degli stavoli e una chiesetta, posti proprio in un
insellamento, alle pendici del colle domato dai ruderi del castello. Breve visita
alle strutture, e proprio dietro la chiesetta inizia il sentiero che ci guida
al remoto maniero. La visione delle mura perimetrali è fantastica, l’azzurro cielo
dipinto dentro le aperture crea scorci surreali. Saliamo una scaletta di
metallo ed entriamo nel cuore del castello, immaginando la gendarmeria di
servizio e il continuo chiasso delle corazze e delle armi fondersi con le
bestemmie miste a rutti. Soldati di vedetta, con lo sguardo proiettato verso
gli attigui manieri, tra cui quello che domina la frazione di San Pietro, alle
pendici del monte Ragogna e vigile custode del Tagliamento. Basta un fumo vistoso e un improvviso rintocco
di campane per dare l’allarme a tutta la guarnigione. In basso al borgo, oltre le
abitazioni del contado vi sono alcune bettole, adiacenti alla chiesa, che ospitano
le puttane. Di rado il parroco si reca
al maniero per redimere le anime degli armigeri dediti più alla perdizione, è
più facile trovarlo, il sant’uomo, sotto la sottana di una delle meretrici a
indagare sulle origini della vita. Mi
sono perso nel fantasticare, pensando che non ho poi esagerato tanto in questo
mio divagare. È risaputo dalla notte dei tempi che i mestieri più vecchi del
mondo sono tre: il soldato, la puttana e il sacerdote. Sorrido nel pensare di
aver professato il primo dei tre mestieri, per l’ultimo ero negato, dalle
operatrici del secondo mestiere sempre attratto, o per lo meno distratto.
Finita la visita al maniero, proseguiamo per la cresta, in direzione est, e dopo
aver percorso una breve carrareccia, iniziamo l’ultima parte dell’escursione,
andando su e giù per i colli come se fossero montagne russe. Lungo il
meraviglioso tratto ammiriamo castagni secolari, i veri signori di queste quote.
Incrociamo una pattuglia di anziani cacciatori, dal fagotto che hanno al
seguito intuiamo che hanno fatto un ricco bottino, mentre le colpevoli canne
delle armi al seguito, ancora fumano. In questo viaggio meraviglioso non ci facciamo
mancare nulla, nemmeno dei rudimentali ponticelli che aiutano a superare dei
passaggi esposti. A un tratto, il sentiero perde velocemente quota, finendo il
suo corso nella frazione di Ca Cuesta. Fine della cresta, ma bisogna rientrare.
Ho ideato nel progettare l’escursione un ritorno in pieno stile “Fuga per la
Vittoria”, ricordando i bei tempi della chiusura totale, quando anche un albero
e un viottolo donavano il sapore della libertà. Un enorme fiocco rosa appeso a
un cancello ci annuncia che è nata una bimba, noi seguiamo la carrareccia sino
alle pietraie che precedono la ferrovia, e una volta superato il muro di rovi,
percorriamo la via ferrata in direzione Flagogna. Il cammino in mezzo ai binari
mi fa pensare ai vagabondi, codesti uomini speciali muniti di un fagotto legato
al bastone (quest’ultimo utile a scacciare i cani randagi) percorrere le vie
della libertà. Presso un cavalcavia ad arco, lasciamo la via ferrata, seguendo
una traccia, finché sbuchiamo nei pressi del cimitero del paese. Percorriamo
gli ultimi metri della stradina che conduce all’ultimo riposo, ed entriamo
nella frazione di Flagogna. Ammiro i remoti edifici, e di esseri viventi scorgo
solo felini, gatti di svariati colori, gli autentici dominatori delle piccole
frazioni, adorati dagli amici bipedi, come se vivessero nell’antico Egitto. Il
nostro viaggio da sogno volge al termine, presso una fontana ammirata all’inizio
è apposta una targa, rileggo lo scritto che è stato di buono auspicio: “O
viandante stanco e assetato- qui puoi trovare riposo e ristoro- Solo due cose
in cambio ti chiedo- un po’ di rispetto… e un po’ di decoro”.
Il Forestiero Nomade”
Nessun commento:
Posta un commento