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giovedì 27 gennaio 2022

Monte Navado da Verzegnis

Monte Navado da Verzegnis

 

Localizzazione: Prealpi carniche- Catena Valcalda-Verzegnis - Gruppo del Verzegnis -Dorsale Verzegnis-Piombada.

 

 

Avvicinamento: Lestans- Pinzano- Cornino- Peonis- Cavazzo Carnico- Verzegnis- Frazione di Chiàulis- Ampio posteggio davanti il comune.

 

Regione: Friuli- Venezia Giulia

 

Provincia di: UD

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Dislivello: 425 m.

 

Dislivello complessivo: 425 m.


Distanza percorsa in Km: 12


Quota minima partenza: 398 m.

 

Quota massima raggiunta: 801 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: solitaria

 

Tipologia Escursione: escursionistica

 

Difficoltà: escursionistiche

 

Tipologia sentiero o cammino: carrareccia- mulattiera-strade abitati

 

 

Ferrata- no

 

Segnavia: CAI no

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: contenitore spiriti liberi

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 013
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: tutto l’anno

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

Data: lunedì 20 dicembre 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 Cos’è la montagna? Cosa dona la montagna? Quale attività è preclusa in montagna? Rispondo ai miei quesiti, alla prima e alla seconda domanda dico tutto, alla terza nessuna. E questi quesiti me li sono posti mentre viaggiavo alla volta della località di Verzegnis, e anche durante l’escursione stessa. La magia della montagna si manifesta in mille modi, come: viaggiare in auto, in solitudine, sbirciando dal finestrino mentre a est sorge il sole, creando atmosfere fantastiche, poesia pura. Risalendo anche i tornanti in auto per giungere nel primo mattino in una località ancora avvolta dal gelo notturno e imbiancata di neve. Iniziare il cammino per la mulattiera, incrociando un gentiluomo che si avvia al lavoro, mentre la sua gentile signora gli porge la tazzina di caffè e dolcemente gli dispensa le ultime raccomandazioni. Vagare per i vicoli, e scoprire edifici storici di un notevole valore artistico, fantasticare nell’immaginare affacciati al loggiato gli antichi signori con vistosi costumi barocchi. Ecco, la montagna è un fantastico universo, interiore e no, dove viaggi con la fantasia, scoprendo tutti i colori dell’universo, e l’escursione che vado a raccontare ha confermato questa meravigliosa regola non scritta.

Monte Navado è un’elevazione di modesta quota, solo 801 metri sopra il livello del mare, che domina la bucolica località di Villa, anche se viene compresa dai colori e dalle ombre del sovrastante massiccio del Verzegnis. Come nella vita di noi comuni mortali, non tutti hanno la forza interiore di competere con chi ha una più forte personalità, e spesso questo porta in molti a soccombere. Ma nella natura anche una piccola elevazione ha un suo spazio, una sua consistenza che proietta un’ombra tangibile. Sta a noi, amanti della natura, spiriti liberi armati di scarponi e zaini, scoprire questi autentici gioielli, piccole gemme incastonate nel prezioso regno chiamato Montagna.  Per questa escursione sono partito, come nelle precedenti in zona, dalla frazione di Chiaulis, sicuro che la giornata all’insegna del bello sarebbe stata benevola. La meta, il monte Navado, è già in vista a occidente, cercherò di raggiungerlo tramite le arterie campali, evitando di percorrere quelle asfaltate. La temperatura è poco sotto lo zero, subito dopo il borgo, in periferia, calzo i ramponi, per dare sicurezza al proseguo. Sento scricchiolare la neve sotto gli scarponi, percorro una carrareccia totalmente innevata che lambendo i colli di Mazeit mi guida fino alla periferia di Villa. È meraviglioso scoprire le piccole località, come ho sempre sostenuto, si comprende meglio l’universo che ci circonda viaggiando sugli scarponi. Come segnavia ho trovato dei simpatici cartelli rosa, un’autentica carta dei diritti delle donne, che sposo in pieno come pensiero. La montagna è anche politica e impegno sociale. Ramponato transito dentro la piccola frazione, cerco il ghiaccio ai bordi della strada per non dover togliere gli stessi ramponi. Tra i vicoli cerco un sentiero che mi guidi verso il monte, annuso l’aroma di una rosa non colta, e dopo aver girovagato e ammirato l’architettura del paesello, trovo il sentiero che agognavo. Dalla periferia meridionale mi avvio a sud-ovest, tagliando per ben due volte la stradina asfaltata fino a raggiungere una sorgente con fontana” Aga dal Paradis”, è l’inizio del sentiero di accesso al monte Navado.

Presso la stessa fonte, ben curata, qualcuno ha posto come segnavia e monito un corvo impagliato, non ne intuisco il messaggio, ma la località di Verzegnis è ben nota per vicende di stregoneria risalenti ai secoli scorsi. La montagna è anche fantasticheria, e la magia è sempre presente. Volgendo per un attimo lo sguardo indietro ammiro il campanile di Villa, con la cuspide di un bellissimo verde brillante, forse in maiolica. La bella mulattiera risale il pendio, su un cartello leggo monte Nevat, il toponomastico locale del monte.  Mi lascio guidare dalla mulattiera, ben curata anch’essa, scoprendo una dolce natura che si lascia ammirare. Percepisco che la montagna mi ha rapito e preso per mano, devo solo seguire i suoi chiari segni. Poco sotto la vetta, ho modo di visitare lo stavolo Marzone, che è stato privatizzato, peccato, vista la posizione poteva essere un ottimo bivacco. L’ultimo tratto della mulattiera che precede la cima è un anello che circumnaviga il monte, sporgendosi splendidamente sulla valle tolmezzina, dove la regina dei monti, l’Amariana, svetta per maestosità e bellezza.

Rientrato nel fitto bosco, scopro che la vetta del monte Navado non è panoramica, anzi, è proprio occultata dalla vegetazione. Una tabella con indicazioni, in stile vecchio West, per gli amanti della mountain bike, è posta a pochi metri dalla massima quota. Proseguo per il sentiero, guadagnando il pendio meridionale, dove la mulattiera, grazie al versante assolato, riprende il suo antico splendore. Percorro i brevi tornanti fino a rincontrare la mulattiera percorsa in precedenza. Poco sotto lo stavolo di Marzone, mi fermo, adagiando lo zaino su un muretto a secco. Sono stanco e ho tanta fame, quindi è giunta l’ora di desinare. Scaldato dal sole, durante la pausa, ho modo di ammirare i profili delle montagne circostanti, molti dei quali ho percorso in passato.  Con lo sguardo cerco tra i rilievi stessi qualche segreto che mi è sfuggito. Ritrovata la mulattiera, la ripercorro in discesa, ripassando dal tetro corvo impagliato, sino a transitare per la frazione di Villa. Tolgo i ramponi, stavolta procedo per la stradina asfalta, il lungo rettilineo che mi riconduce alla frazione di Chiàulis. Il passo è lento, mi gusto anche i minimi particolari: dalle rose non colte al bellissimo campanile di Villa della Pieve di San Martino, dagli edifici residenziali di fine Ottocento alla scuola elementare dell’altopiano. Anche un pub dismesso attira la mia attenzione, soprattutto un murale all’esterno del locale, dove è dipinto l’effige del più grande chitarrista rock e una delle sue più celebri liriche” la pazzia è come il paradiso. Quando arrivi al punto in cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire… sei vicino al cielo. Jimi Hendrix”. Quoto in toto il pensiero, ecco perché mi sento sempre vicino al cielo. Raggiunta Chiaulis, ripasso sotto l’antica dimora Casa Lunazzi, e dopo averne ammirato i particolari architettonici, raggiungo l’auto parcheggiata presso il municipio. È stata una splendida escursione, dove con un dito ho toccato il cielo, confermando che la montagna non è solo attività fisica, ma: magia, arte, poesia, sogno, politica, un’autentica passione espressa attraverso tutti i mezzi possibili con cui si può manifestare la libertà.

Il forestiero Nomade.

Malfa.































































 

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