Monte
Navado da Verzegnis
Localizzazione: Prealpi carniche- Catena
Valcalda-Verzegnis - Gruppo del Verzegnis
-Dorsale Verzegnis-Piombada.
Avvicinamento:
Lestans- Pinzano- Cornino- Peonis- Cavazzo Carnico- Verzegnis- Frazione di
Chiàulis- Ampio posteggio davanti il comune.
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
425 m.
Dislivello
complessivo: 425 m.
Distanza percorsa in Km: 12
Quota minima partenza: 398 m.
Quota
massima raggiunta: 801 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: carrareccia- mulattiera-strade abitati
Ferrata- no
Segnavia:
CAI no
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: contenitore
spiriti liberi
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 013
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: lunedì 20
dicembre 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Cos’è la montagna? Cosa dona la montagna? Quale
attività è preclusa in montagna? Rispondo ai miei quesiti, alla prima e alla
seconda domanda dico tutto, alla terza nessuna. E questi quesiti me li sono
posti mentre viaggiavo alla volta della località di Verzegnis, e anche durante
l’escursione stessa. La magia della montagna si manifesta in mille modi, come:
viaggiare in auto, in solitudine, sbirciando dal finestrino mentre a est sorge
il sole, creando atmosfere fantastiche, poesia pura. Risalendo anche i tornanti
in auto per giungere nel primo mattino in una località ancora avvolta dal gelo
notturno e imbiancata di neve. Iniziare il cammino per la mulattiera, incrociando
un gentiluomo che si avvia al lavoro, mentre la sua gentile signora gli porge la
tazzina di caffè e dolcemente gli dispensa le ultime raccomandazioni. Vagare
per i vicoli, e scoprire edifici storici di un notevole valore artistico,
fantasticare nell’immaginare affacciati al loggiato gli antichi signori con vistosi
costumi barocchi. Ecco, la montagna è un fantastico universo, interiore e no,
dove viaggi con la fantasia, scoprendo tutti i colori dell’universo, e l’escursione
che vado a raccontare ha confermato questa meravigliosa regola non scritta.
Monte Navado è un’elevazione
di modesta quota, solo 801 metri sopra il livello del mare, che domina la
bucolica località di Villa, anche se viene compresa dai colori e dalle ombre
del sovrastante massiccio del Verzegnis. Come nella vita di noi comuni mortali,
non tutti hanno la forza interiore di competere con chi ha una più forte
personalità, e spesso questo porta in molti a soccombere. Ma nella natura anche
una piccola elevazione ha un suo spazio, una sua consistenza che proietta un’ombra
tangibile. Sta a noi, amanti della natura, spiriti liberi armati di scarponi e zaini,
scoprire questi autentici gioielli, piccole gemme incastonate nel prezioso
regno chiamato Montagna. Per questa
escursione sono partito, come nelle precedenti in zona, dalla frazione di
Chiaulis, sicuro che la giornata all’insegna del bello sarebbe stata benevola.
La meta, il monte Navado, è già in vista a occidente, cercherò di raggiungerlo tramite
le arterie campali, evitando di percorrere quelle asfaltate. La temperatura è
poco sotto lo zero, subito dopo il borgo, in periferia, calzo i ramponi, per
dare sicurezza al proseguo. Sento scricchiolare la neve sotto gli scarponi, percorro
una carrareccia totalmente innevata che lambendo i colli di Mazeit mi guida fino
alla periferia di Villa. È meraviglioso scoprire le piccole località, come ho
sempre sostenuto, si comprende meglio l’universo che ci circonda viaggiando sugli
scarponi. Come segnavia ho trovato dei simpatici cartelli rosa, un’autentica carta
dei diritti delle donne, che sposo in pieno come pensiero. La montagna è anche
politica e impegno sociale. Ramponato transito dentro la piccola frazione,
cerco il ghiaccio ai bordi della strada per non dover togliere gli stessi
ramponi. Tra i vicoli cerco un sentiero che mi guidi verso il monte, annuso l’aroma
di una rosa non colta, e dopo aver girovagato e ammirato l’architettura del
paesello, trovo il sentiero che agognavo. Dalla periferia meridionale mi avvio
a sud-ovest, tagliando per ben due volte la stradina asfaltata fino a raggiungere
una sorgente con fontana” Aga dal Paradis”, è l’inizio del sentiero di accesso
al monte Navado.
Presso la stessa fonte,
ben curata, qualcuno ha posto come segnavia e monito un corvo impagliato, non
ne intuisco il messaggio, ma la località di Verzegnis è ben nota per vicende di
stregoneria risalenti ai secoli scorsi. La montagna è anche fantasticheria, e
la magia è sempre presente. Volgendo per un attimo lo sguardo indietro ammiro
il campanile di Villa, con la cuspide di un bellissimo verde brillante, forse
in maiolica. La bella mulattiera risale il pendio, su un cartello leggo monte
Nevat, il toponomastico locale del monte. Mi lascio guidare dalla mulattiera, ben curata
anch’essa, scoprendo una dolce natura che si lascia ammirare. Percepisco che la
montagna mi ha rapito e preso per mano, devo solo seguire i suoi chiari segni. Poco
sotto la vetta, ho modo di visitare lo stavolo Marzone, che è stato
privatizzato, peccato, vista la posizione poteva essere un ottimo bivacco. L’ultimo
tratto della mulattiera che precede la cima è un anello che circumnaviga il
monte, sporgendosi splendidamente sulla valle tolmezzina, dove la regina dei
monti, l’Amariana, svetta per maestosità e bellezza.
Rientrato nel fitto
bosco, scopro che la vetta del monte Navado non è panoramica, anzi, è proprio
occultata dalla vegetazione. Una tabella con indicazioni, in stile vecchio West,
per gli amanti della mountain bike, è posta a pochi metri dalla massima quota. Proseguo
per il sentiero, guadagnando il pendio meridionale, dove la mulattiera, grazie
al versante assolato, riprende il suo antico splendore. Percorro i brevi tornanti
fino a rincontrare la mulattiera percorsa in precedenza. Poco sotto lo stavolo
di Marzone, mi fermo, adagiando lo zaino su un muretto a secco. Sono stanco e
ho tanta fame, quindi è giunta l’ora di desinare. Scaldato dal sole, durante la
pausa, ho modo di ammirare i profili delle montagne circostanti, molti dei
quali ho percorso in passato. Con lo
sguardo cerco tra i rilievi stessi qualche segreto che mi è sfuggito. Ritrovata
la mulattiera, la ripercorro in discesa, ripassando dal tetro corvo impagliato,
sino a transitare per la frazione di Villa. Tolgo i ramponi, stavolta procedo
per la stradina asfalta, il lungo rettilineo che mi riconduce alla frazione di
Chiàulis. Il passo è lento, mi gusto anche i minimi particolari: dalle rose non
colte al bellissimo campanile di Villa della Pieve di San Martino, dagli
edifici residenziali di fine Ottocento alla scuola elementare dell’altopiano. Anche
un pub dismesso attira la mia attenzione, soprattutto un murale all’esterno del
locale, dove è dipinto l’effige del più grande chitarrista rock e una delle sue
più celebri liriche” la pazzia è come il paradiso. Quando arrivi al punto in
cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire… sei vicino
al cielo. Jimi Hendrix”. Quoto in toto il pensiero, ecco perché mi sento sempre
vicino al cielo. Raggiunta Chiaulis, ripasso sotto l’antica dimora Casa
Lunazzi, e dopo averne ammirato i particolari architettonici, raggiungo l’auto
parcheggiata presso il municipio. È stata una splendida escursione, dove con un
dito ho toccato il cielo, confermando che la montagna non è solo attività
fisica, ma: magia, arte, poesia, sogno, politica, un’autentica passione espressa
attraverso tutti i mezzi possibili con cui si può manifestare la libertà.
Il forestiero Nomade.
Malfa.
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