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lunedì 6 novembre 2017

Cima Gjai e Cima Lavinale per sentiero alpinistico Piero Nobile.

 
Cima Gjai e Cima Lavinale per il sentiero alpinistico Piero Nobile.



Racconto.



La cima Gjai è una delle vette che ho messo in programma quest’anno, la notai per la prima volta nel 2008 dalla cima del Sernio, mi colpì il suo versante meridionale, illuminato dal sole. La mia intenzione è sempre stata quella di risalirla dal versante esposto al sole, per questo motivo ho studiato un sentiero che passando dalla forcella Nuerviulis mi porta alla vetta. Un paio di settimane fa ho tentato un diverso approccio salendo dal Portonat, la giornata prometteva bene, era limpida e calda. Alle dieci del mattino giunsi sotto la parete di secondo grado (secondo me anche di più), che superandola mi avrebbe immesso nel versante meridionale. Avevo al seguito anche una corda, ma la vocina interiore mi consigliò di desistere. La recente esperienza mi ha suggerito la prudenza. Ritento una seconda volta dal sentiero che porta alla Creta di Mezzodì. Ma quel giorno trovai neve, quindi mi fermai alla forcella del Mezzodì, rinviando ulteriormente l’impresa. Domenica scorsa partecipai con la famiglia alla festa di chiusura della stagione escursionistica del CAI di Moggio. Bella giornata e ottima compagnia, dall’alto della casera dei L’Andri osservai le belle cime che la circondano, rimanendo affascinato dal gruppo Grauzaria-Sernio, e tra esse, più bassina e misteriosa scorsi la cima di Gjai; da quel medesimo istante è cominciai il conto alla rovescia per l’ascesa. Stabilisco di condividere questa esperienza con un amico e scrivo una mail a Roberto, che accetta di buon grado. L’ appuntamento è fissato come sempre al Fungo, nei pressi del cavalcavia vicino Gemona, luogo d’incontro intramontabile per gli escursionisti. Nelle prime ore del mattino percorriamo la Val Aupa, il sole infiamma la cresta della Grauzaria. Raggiunto il parcheggio (dove inizia il sentiero 437 che porta al rifugio Grauzaria) ci approntiamo, fa freddo, partiamo ben coperti. Conosco benissimo il sentiero, discorrendo del più e del meno arriviamo fin sotto la sfinge. Il gigante di pietra mi fa l’occhiolino, facendomi intuire che oggi arriverò in cima al Gjai. Roberto mi chiede di preciso dove dobbiamo andare, ignorando del tutto la localizzazione della cima, gliela indico, e rimane incredulo, era convinto di fare una scampagnata, ed è certo che lo prendo in giro. Si convince dei miei propositi quando, il sottoscritto indica con l’indice la cima e dichiaro: << stiamo arrivando!>> Rendo  edotto l’amico sulle varie possibilità di ascensione del sentiero alpinistico “Piero Nobile”, e del consiglio di Michele Bassa, di non andare su, per via del ghiaccio che sicuramente avremmo trovato. Ma oggi sono determinato, si va su! Deciderò dopo da quale versante attaccare il sentiero. I dubbi vengono subito chiariti, troviamo presso il rifugio Grauzaria, il rubinetto della fonte aperto e ghiaccio intorno ad esso, è molto probabile che al Portonat, sulla famosa paretina troviamo gelato, quindi proseguiamo per la forcella “Foran da la Gjaline. Percorrendo il ripido bosco di faggi raggiungiamo l’inerbita e bella forcella, effettuando la prima sosta. Roberto si ferma presso di essa, io scendo di pochi metri, sento il bisogno di stare da solo ad ammirare il paradiso davanti a me, il Sernio! Sto assolto in religioso silenzio per brevi istanti, mi riprendo dopo, avvicinandomi a Roberto, ci dilettiamo nello scambiarci le merendine. Dall’alto ammiriamo il bivacco del Mestri, e la valle fino alla lontana Paularo. Il mio sguardo e fisso alla vicina forcella del Nuviernulis, da dove filtra tanta luce. Dalla forcella del Foran da la Gjaline ci avviamo verso la forcella del Nuviernulis, percorrendo il bel sentiero 419, evidente mulattiera di guerra, il primo tratto è comodo e color oro, grazie ai larici che si sono denudati. L’ultimo tratto lo percorriamo tra roccette e ghiaie, prima di essere investiti da una fonte di luce intensa, come quella che chi vede nel primo istante di vita. È tanta la gioia che avverto. Percepisco il trapasso tra i due universi, dal freddo e oscuro al caldo e luminoso, è un ‘emozione intensa, paragonabile al risveglio. Il paesaggio che ammiro è luce mista a colori, sono inebriato. Sosto presso un masso, assimilando i raggi solari mi rigenero, prima di affrontare il Gjais. Adesso, mentre scrivo, avverto le medesime emozioni, con la mente sono rimasto lì. Iniziamo il sentiero percorrendo una bella traccia a sinistra della roccia, dove è apposta la targa del sentiero alpinistico “Piero Nobile”. Tra mughi e zolle, presso una paretina affrontiamo un passaggio (primo inferiore), che superiamo con tranquillità, raggiugendo il pendio sovrastante. Lambendo una cimetta, notiamo qualcosa in cresta, un ramo di mugo ricurvo e un ometto, decidiamo di fagli visita al ritorno. Tra mughi e zolle risaliamo il pendio, ben guidati da numerosi bolli rossi. Attraversiamo un tratto dove i mughi sono rinsecchiti e in parte spianati (una cengia artificiale), per ritrovarci sotto le roccette della cima del Lavinale. Con cautela risaliamo le zolle scalinate, molto vicine alla ripida ed esposta forcella. In breve siamo in vetta al Lavinale (q. 1854 m), piccolo ometto. Da casa ho portato un barattolo di vetro e un libretto, Roberto donando una penna completa l’operazione, così istauriamo il libro di vetta. Dalla cima la visione è a dir poco strabiliante, ma allo stesso tempo incute timore, visto il vicino e angusto versante orientale della Cima di Gjai. Dalla nostra posizione non si comprende come lo dobbiamo risalire, le risposte le troveremo solo appurando di persona.

Salutata la cima, si scende con cautela e si continua l’escursione. La piccola e marcata traccia prosegue ad oriente, perdendo rapidamente quota tra i mughi per uno scosceso  pendio, fino alla forcella del Lavinale (q 1722 m.). Siamo scesi di 130 metri di dislivello, e ora ci tocca risalire. Ci fermiamo ad osservare e studiare la parete del Gjais, sembra inespugnabile per le nostre possibilità, consultandoci decidiamo di proseguire. Superata una paretina sdrucciolevole, risaliamo la traccia, fino al primo vero ostacolo dell’escursione, una paretina di venti metri di primo grado, ben articolata, che risaliamo agevolmente con l’aiuto dei mughi. Roberto ha lasciato il bastoncino da trekking, lo stesso faccio io con uno dei miei, quindi, di sicuro non effettuiamo l’anello passando per il Portonat. Raggiunta per prati la seconda parete, sostiamo un attimo, decidendo sul da farsi. Mentre sgancio lo zaino, Roberto va in avanscoperta per carpire i gradi di difficoltà, ritornato, mi informa che è fattibile, a guardarla da lontano pensava peggio. Procedo avendo al seguito solo una sacca e un bastoncino da trekking. Attacco la paretina (mi è ostica solo nel punto dove l’esposta cengetta si immette in un canalino, aggettandosi nel vuoto). La prendo con calma e la supero, il prosieguo (canalino incassato) lo trovo tranquillo, visto che è fornito di appigli, appoggi e mughi. Superata la paretina viene il paradiso, bei passaggi sulla roccia e cenge. Risalendo la crestina si è finalmente in vetta, e che vetta! Un elisio, bellissimo vertice, molto articolato, saliamo su tutte le asperità rocciose, scoprendo che la cassettina con il libro di vetta, non è sulla quota più alta, ma bensì più in basso di due metri.  È meraviglioso, erriamo tra i massi, divertendoci come fanciulli. Adocchiare la Grauzaria è una gran gioia, vicina e portentosa. Sentimenti di felicità rivaleggiano tra loro, sono immerso in un turbine di emozioni, totalmente in estasi. Apportiamo sul libro di vetta il segno del nostro passaggio, continuando a godere della meraviglia. Dall’alto osserviamo il sottostante canalone del Portonat, proprio sotto la cima, l’istinto è quello di continuare, ma abbiamo gli zaini e i bastoncini dall’altra parte. Rientriamo con cautela per la strada del ritorno, avendo il pensiero fisso al passaggio clou presso la paretina di roccia. Raggiunto il punto esposto, lo supero con calma, fermandomi un attimo, fino a quando la testa ne è convinta, la fretta non mi è stata mai propizia. Una volta superata la paretina, sono più sereno, e affronto con serenità la discesa fino alla forcella del Lavinale (scendiamo di quota di ben 200 metri), per poi risalire quei 130 metri di dislivello che ti spaccano le gambe. Raggiunta la cima del lavinale, osserviamo la parete del Gjai, per comprendere il percorso che abbiamo fatto. Continuiamo l’escursione fino a fermarci sotto la cimetta poco dopo il Lavinale, la raggiungiamo, aggiungendo un legnetto a quello di vetta. Spettacolo! Un paesaggio stupendo, quanto bello sarebbe vivere quassù. Ripreso il cammino, ci fermiamo per la pausa pranzo presso la forcella del Nuviernulis. Roberto addenta già il suo panino, io mi sistemo i materiali per poi dedicare del tempo al mio (panino). Finalmente mi siedo, e accetto di buon grado un sorso di vino. Non sostiamo molto, il tempo corre, e per le cinque pomeridiane vogliamo essere in auto. Il rientro a valle è avvolto dal silenzio, comincia a farsi sentire il freddo. La mente è rimasta lassù in vetta, a scaldarsi con l’ultimo sole d’ottobre. Raggiungiamo l’auto con l’ultima luce diurna, e prima che giunga la notte siamo a Moggio; dedicando gli ultimi scampoli dell’escursione in un bar. Raggiunto il luogo dell’incontro mattutino, mi congedo da Roberto, imboccando la via del rientro a casa. Durante la guida, un pensiero fugace volge all’avventura odierna, mi accorgo di aver smarrito sulla cima del Gjas qualcosa di intimo, il cuore!

Il vostro “Forestiero Nomade”

Malfa.

 


Note tecniche.

Localizzazione: Alpi Carniche-Gruppo Sernio Grauzaria.

Avvicinamento: Gemona- Moggio Udinese- Val Aupa. Segnaletica per il Rifugio Grauzaria-Parcheggio.



Località di Partenza: Parcheggio posto all’inizio del sentiero per il rifugio della Grauzaria q 726 m.

Dislivello: 1196 m.

 Dislivello complessivo: 1500

Distanza percorsa in Km: 20 chilometri.

Quota minima partenza: 726 m.

Quota massima raggiunta: 1916 m.

Tempi di percorrenza. 7 ore escluse le soste.

In: Coppia

 Tipologia Escursione: Selvaggia

Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif Sentiero alpinistico per Escursionisti Esperti, con passaggi di primo grado, secondo grado se si procede fino al Portonat.

Segnavia: Cai 437-419- Bolli rossi e Ometti per il sentiero Piero Nobile.

Attrezzature: Nessuna.

Croce di vetta: No.

Libro di vetta: Cassetta sulla cima di Gjai, noi abbiamo posto un barattolo con libretto sulla cima Lavinale.

Timbro di vetta: No.

Riferimenti:

1)                  Cartografici: Tab 018

2)                  Bibliografici: CAI di Moggio.

3)                  Internet:

Periodo consigliato: maggio-ottobre

Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato, stupendo!

Fonti d’acqua: Presso il rifugio della Grauzaria.

Data: 31 ottobre 2017.



Il “Forestiero Nomade”

Malfa



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