Cima Gjai e Cima Lavinale per il sentiero alpinistico Piero
Nobile.
Racconto.
La cima Gjai è una delle vette che ho messo in programma
quest’anno, la notai per la prima volta nel 2008 dalla cima del Sernio, mi colpì
il suo versante meridionale, illuminato dal sole. La mia intenzione è sempre
stata quella di risalirla dal versante esposto al sole, per questo motivo ho
studiato un sentiero che passando dalla forcella Nuerviulis mi porta alla vetta.
Un paio di settimane fa ho tentato un diverso approccio salendo dal Portonat,
la giornata prometteva bene, era limpida e calda. Alle dieci del mattino giunsi
sotto la parete di secondo grado (secondo me anche di più), che superandola mi
avrebbe immesso nel versante meridionale. Avevo al seguito anche una corda, ma
la vocina interiore mi consigliò di desistere. La recente esperienza mi ha suggerito
la prudenza. Ritento una seconda volta dal sentiero che porta alla Creta di
Mezzodì. Ma quel giorno trovai neve, quindi mi fermai alla forcella del
Mezzodì, rinviando ulteriormente l’impresa. Domenica scorsa partecipai con la
famiglia alla festa di chiusura della stagione escursionistica del CAI di
Moggio. Bella giornata e ottima compagnia, dall’alto della casera dei L’Andri
osservai le belle cime che la circondano, rimanendo affascinato dal gruppo
Grauzaria-Sernio, e tra esse, più bassina e misteriosa scorsi la cima di Gjai;
da quel medesimo istante è cominciai il conto alla rovescia per l’ascesa. Stabilisco
di condividere questa esperienza con un amico e scrivo una mail a Roberto, che
accetta di buon grado. L’ appuntamento è fissato come sempre al Fungo, nei
pressi del cavalcavia vicino Gemona, luogo d’incontro intramontabile per gli
escursionisti. Nelle prime ore del mattino percorriamo la Val Aupa, il sole infiamma
la cresta della Grauzaria. Raggiunto il parcheggio (dove inizia il sentiero 437
che porta al rifugio Grauzaria) ci approntiamo, fa freddo, partiamo ben
coperti. Conosco benissimo il sentiero, discorrendo del più e del meno
arriviamo fin sotto la sfinge. Il gigante di pietra mi fa l’occhiolino,
facendomi intuire che oggi arriverò in cima al Gjai. Roberto mi chiede di
preciso dove dobbiamo andare, ignorando del tutto la localizzazione della cima,
gliela indico, e rimane incredulo, era convinto di fare una scampagnata, ed è
certo che lo prendo in giro. Si convince dei miei propositi quando, il
sottoscritto indica con l’indice la cima e dichiaro: << stiamo arrivando!>>
Rendo edotto l’amico sulle varie
possibilità di ascensione del sentiero alpinistico “Piero Nobile”, e del
consiglio di Michele Bassa, di non andare su, per via del ghiaccio che sicuramente
avremmo trovato. Ma oggi sono determinato, si va su! Deciderò dopo da quale versante
attaccare il sentiero. I dubbi vengono subito chiariti, troviamo presso il rifugio
Grauzaria, il rubinetto della fonte aperto e ghiaccio intorno ad esso, è molto
probabile che al Portonat, sulla famosa paretina troviamo gelato, quindi
proseguiamo per la forcella “Foran da la Gjaline. Percorrendo il ripido bosco
di faggi raggiungiamo l’inerbita e bella forcella, effettuando la prima sosta.
Roberto si ferma presso di essa, io scendo di pochi metri, sento il bisogno di
stare da solo ad ammirare il paradiso davanti a me, il Sernio! Sto assolto in
religioso silenzio per brevi istanti, mi riprendo dopo, avvicinandomi a
Roberto, ci dilettiamo nello scambiarci le merendine. Dall’alto ammiriamo il
bivacco del Mestri, e la valle fino alla lontana Paularo. Il mio sguardo e fisso
alla vicina forcella del Nuviernulis, da dove
filtra tanta luce. Dalla forcella del Foran da la Gjaline ci avviamo verso la
forcella del Nuviernulis, percorrendo il bel sentiero 419, evidente mulattiera
di guerra, il primo tratto è comodo e color oro, grazie ai larici che si sono
denudati. L’ultimo tratto lo percorriamo tra roccette e ghiaie, prima di essere
investiti da una fonte di luce intensa, come quella che chi vede nel primo
istante di vita. È tanta la gioia che avverto. Percepisco il trapasso tra i due
universi, dal freddo e oscuro al caldo e luminoso, è un ‘emozione intensa, paragonabile
al risveglio. Il paesaggio che ammiro è luce mista a colori, sono inebriato. Sosto
presso un masso, assimilando i raggi solari mi rigenero, prima di affrontare il
Gjais. Adesso, mentre scrivo, avverto le medesime emozioni, con la mente sono
rimasto lì. Iniziamo il sentiero percorrendo una bella traccia a sinistra della
roccia, dove è apposta la targa del sentiero alpinistico “Piero Nobile”. Tra
mughi e zolle, presso una paretina affrontiamo un passaggio (primo inferiore),
che superiamo con tranquillità, raggiugendo il pendio sovrastante. Lambendo una
cimetta, notiamo qualcosa in cresta, un ramo di mugo ricurvo e un ometto, decidiamo
di fagli visita al ritorno. Tra mughi e zolle risaliamo il pendio, ben guidati
da numerosi bolli rossi. Attraversiamo un tratto dove i mughi sono rinsecchiti
e in parte spianati (una cengia artificiale), per ritrovarci sotto le roccette
della cima del Lavinale. Con cautela risaliamo le zolle scalinate, molto vicine
alla ripida ed esposta forcella. In breve siamo in vetta al Lavinale (q. 1854
m), piccolo ometto. Da casa ho portato un barattolo di vetro e un libretto, Roberto
donando una penna completa l’operazione, così istauriamo il libro di vetta.
Dalla cima la visione è a dir poco strabiliante, ma allo stesso tempo incute
timore, visto il vicino e angusto versante orientale della Cima di Gjai. Dalla
nostra posizione non si comprende come lo dobbiamo risalire, le risposte le
troveremo solo appurando di persona.
Salutata la cima, si scende con cautela e si continua
l’escursione. La piccola e marcata traccia prosegue ad oriente, perdendo rapidamente
quota tra i mughi per uno scosceso pendio,
fino alla forcella del Lavinale (q 1722 m.). Siamo scesi di 130 metri di dislivello,
e ora ci tocca risalire. Ci fermiamo ad osservare e studiare la parete del
Gjais, sembra inespugnabile per le nostre possibilità, consultandoci decidiamo
di proseguire. Superata una paretina sdrucciolevole, risaliamo la traccia, fino
al primo vero ostacolo dell’escursione, una paretina di venti metri di primo
grado, ben articolata, che risaliamo agevolmente con l’aiuto dei mughi. Roberto
ha lasciato il bastoncino da trekking, lo stesso faccio io con uno dei miei,
quindi, di sicuro non effettuiamo l’anello passando per il Portonat. Raggiunta
per prati la seconda parete, sostiamo un attimo, decidendo sul da farsi. Mentre
sgancio lo zaino, Roberto va in avanscoperta per carpire i gradi di difficoltà,
ritornato, mi informa che è fattibile, a guardarla da lontano pensava peggio.
Procedo avendo al seguito solo una sacca e un bastoncino da trekking. Attacco
la paretina (mi è ostica solo nel punto dove l’esposta cengetta si immette in
un canalino, aggettandosi nel vuoto). La prendo con calma e la supero, il
prosieguo (canalino incassato) lo trovo tranquillo, visto che è fornito di appigli,
appoggi e mughi. Superata la paretina viene il paradiso, bei passaggi sulla
roccia e cenge. Risalendo la crestina si è finalmente in vetta, e che vetta! Un
elisio, bellissimo vertice, molto articolato, saliamo su tutte le asperità rocciose,
scoprendo che la cassettina con il libro di vetta, non è sulla quota più alta, ma
bensì più in basso di due metri. È
meraviglioso, erriamo tra i massi, divertendoci come fanciulli. Adocchiare la
Grauzaria è una gran gioia, vicina e portentosa. Sentimenti di felicità rivaleggiano
tra loro, sono immerso in un turbine di emozioni, totalmente in estasi. Apportiamo
sul libro di vetta il segno del nostro passaggio, continuando a godere della
meraviglia. Dall’alto osserviamo il sottostante canalone del Portonat, proprio
sotto la cima, l’istinto è quello di continuare, ma abbiamo gli zaini e i bastoncini
dall’altra parte. Rientriamo con cautela per la strada del ritorno, avendo il
pensiero fisso al passaggio clou presso la paretina di roccia. Raggiunto il
punto esposto, lo supero con calma, fermandomi un attimo, fino a quando la
testa ne è convinta, la fretta non mi è stata mai propizia. Una volta superata
la paretina, sono più sereno, e affronto con serenità la discesa fino alla
forcella del Lavinale (scendiamo di quota di ben 200 metri), per poi risalire
quei 130 metri di dislivello che ti spaccano le gambe. Raggiunta la cima del
lavinale, osserviamo la parete del Gjai, per comprendere il percorso che
abbiamo fatto. Continuiamo l’escursione fino a fermarci sotto la cimetta poco
dopo il Lavinale, la raggiungiamo, aggiungendo un legnetto a quello di vetta.
Spettacolo! Un paesaggio stupendo, quanto bello sarebbe vivere quassù. Ripreso
il cammino, ci fermiamo per la pausa pranzo presso la forcella del Nuviernulis.
Roberto addenta già il suo panino, io mi sistemo i materiali per poi dedicare
del tempo al mio (panino). Finalmente mi siedo, e accetto di buon grado un
sorso di vino. Non sostiamo molto, il tempo corre, e per le cinque pomeridiane
vogliamo essere in auto. Il rientro a valle è avvolto dal silenzio, comincia a
farsi sentire il freddo. La mente è rimasta lassù in vetta, a scaldarsi con
l’ultimo sole d’ottobre. Raggiungiamo l’auto con l’ultima luce diurna, e prima
che giunga la notte siamo a Moggio; dedicando gli ultimi scampoli
dell’escursione in un bar. Raggiunto il luogo dell’incontro mattutino, mi
congedo da Roberto, imboccando la via del rientro a casa. Durante la guida, un
pensiero fugace volge all’avventura odierna, mi accorgo di aver smarrito sulla
cima del Gjas qualcosa di intimo, il cuore!
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
Note tecniche.
Localizzazione: Alpi Carniche-Gruppo Sernio Grauzaria.
Avvicinamento: Gemona- Moggio Udinese- Val Aupa. Segnaletica per il Rifugio
Grauzaria-Parcheggio.
Località di Partenza: Parcheggio posto all’inizio del
sentiero per il rifugio della Grauzaria q 726 m.
Dislivello: 1196 m.
Dislivello
complessivo: 1500
Distanza percorsa in Km: 20 chilometri.
Quota minima partenza: 726 m.
Quota massima raggiunta: 1916 m.
Tempi di percorrenza. 7 ore escluse le soste.
In: Coppia
Tipologia Escursione:
Selvaggia
Difficoltà: Sentiero alpinistico per Escursionisti Esperti,
con passaggi di primo grado, secondo grado se si procede fino al Portonat.
Segnavia: Cai 437-419- Bolli rossi e Ometti per il sentiero
Piero Nobile.
Attrezzature: Nessuna.
Croce di vetta: No.
Libro di vetta: Cassetta sulla cima di Gjai, noi abbiamo
posto un barattolo con libretto sulla cima Lavinale.
Timbro di vetta: No.
Riferimenti:
1)
Cartografici:
Tab 018
2)
Bibliografici:
CAI di Moggio.
3)
Internet:
Periodo consigliato: maggio-ottobre
Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato, stupendo!
Fonti d’acqua: Presso il rifugio della Grauzaria.
Data: 31 ottobre 2017.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
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