La pecora e il lupo di Illegio
Difficilmente in montagna incontri una pecora che va a
spasso con un lupo, molti rimarranno sbalorditi nel leggere questo, penseranno
che tutto ciò sia illogico, ma a volte la realtà supera la più sfrenata fantasia.
Così per gioco un giorno un lupo travestito d’agnello invitò a fare due pass
una pecora che voleva farsi lupo. La meta prestabilita era il Cuel di Giai da
Illegio, un colle che nessuno ascende d’estate o in primavera, per via delle
più elette mete limitrofe, dal monte Amariana alla bella cresta del monte Palavierte e Cuel Mauron. Il luogo di partenza
fu Illegio, la ridente e bucolica frazione carnica, posta al centro
dell’altopiano che domina a nord Tolmezzo. Il borgo alle prime ore del mattino
parve deserto, il silenzio regnava sovrano, il lupo e la pecora si aggiravano
tra i vicoli, alla ricerca del sentiero che ascende le pendici occidentale del
Cuel di Giai, lo trovarono presso una piccola cappella. Il primo tratto di
cammino fu scandito dal rumore provocato dalle zampe di entrambi sulla neve
ghiacciata; ma con il salire di quota il manto divenne più soffice, grazie
anche ai primi timidi raggi solari che scaldavano anche il cuore dei due.
Raggiunto un bivacco dal nome Cimenti,
effettuarono una visita all’interno, rinunciando a malincuore ad accendere il
fuoco, malgrado la struttura fosse provvista di stufa e ottima legna da ardere.
Per raggiungere la vetta del Cuel di Giai percorsero la remota carrareccia, che
si dimostrò molto faticosa per via della poca resistenza al passo della neve.
Con fatica, e avvicendandosi nella guida, il finto agnello e l’aspirante lupo
scalarono il monte. Prima che la carrareccia iniziasse la discesa verso la
Sella di Dagna, uscirono dalla pista, raggiungendo la cima del Cuel di Giai,
materializzata da un masso. Benché il colle non fosse altissimo il cammino per
raggiungerlo fu abbastanza faticoso, quindi, di comune accordo, la pecora e il
lupo decisero di rientrare tagliando il percorso, scendendo liberamente dalla
vetta a valle tramite un ripido vallone. In breve, con poca fatica e molto
divertimento, raggiunsero una carrareccia, che percorsa da nord a sud-ovest, si
collega al sentiero percorso in precedenza. Sul manto nevoso ritrovano le
proprie orme, quindi, prima di affrontare l’ultimo tratto di cammino decisero
di effettuare una pausa per pranzare. La pecora brucò erba che aveva a seguito,
mentre il lupo si concentrò su una costola d’agnello, accompagnando il tutto
con del buon vino, un Nero d’Avola d’annata. Ripreso il cammino, seguirono il
sole crepuscolare che accarezzava i tetti di Illegio, cercando tra i vicoli e
le bettole della frazione un camino acceso e qualcosa di caldo da bere per
rifocillarsi. L’ambiente della taverna parve meraviglioso: maturi montanari
raccontavano la vita di un tempo con la gioia di chi sa cogliere l’attimo, e il
tutto scandito con amore e attorno al focolare. Lo scoppiettio delle fiamme che
ardevano un ciocco di faggio fu sinfonia per le orecchie degli avventori. Il
lupo si tolse di dosso la pelle d’agnello, rivelandosi ai frequentatori, e
instaurando una simpatica conversazione, mentre la pecora non riuscì a essere
lupo nemmeno per finzione, criticando silente e con lo sguardo, gli
atteggiamenti del compare d’avventura. La giornata volse al termine, si ululò e
belò alla luna calante, prima che la stessa sparisse dietro la cresta del monte
Palavierte. I due da quel giorno non si rividero più, coscienti di essere in
tutto e per tutto l’uno opposto dell’altro. Per un lupo è facile abbigliarsi
d’agnello senza snaturarsi, chissà quante volte lo avrà fatto, mentre è
impossibile per una pecora fare il lupo, la paura di cambiare le proprie
abitudini le sarebbe fatale. Così volse al termine l’avventura, la storia di
come fu impossibile per una pecora sbranare il lupo in aperta montagna, forse
per mancanza di audacia o per pregiudizio, chissà…
Malfa
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