Monte Pala, una gita tra amici.
11 gennaio
2024
Per la prima
uscita nel nuovo anno, Paolo e io, abbiamo scelto un giorno all’insegna del re
sole. La giornata promette oltre che ai colori brillanti dei cieli tersi e
anche una temperatura frizzantina, quindi, di comune accordo, oltre che indossare
abiti idonei, ci premuriamo di portare al seguito i thermos con delle
caldissime tisane, come è chiaro si mangerà a sacco. A metà mattino Paolo
raggiunge la località dove risiedo, cambio di auto, e con il mio ronzino di
metallo si procederà per la nuova meta, quale sarà lo scopriremo strada
facendo. In testa mi frulla il monte Pala, territorio adottato dal mitico Ezio,
e per questa occasione l’intenzione è far visita alla vetta del monte. Per raggiungere
la località, visto che una frana ha sbarrato un’arteria importante, decido di
raggiungerla tramite le altre vie, transitando per il territorio di Castelnovo per
raggiungere Clauzetto. La magia del viaggio inizia sin da subito dopo Lestans,
ed è meraviglioso scoprire dalla voce di Paolo che vivo in un eden, mentre con
l’auto in un magico su e giù viaggiamo tra i colli carichi di storia. Ogni
colle ha un vissuto: torri medievali, remoti borghi, pievi o chiesette dalla
semplice architettura e storie di montanari e partigiani. Un caleidoscopio di emozioni
che ci inebria, fino a quando sbuchiamo dopo Celante, su un tratto stradale
panoramico da dove ammiriamo in una semplice immagine la frazione di Clauzetto
e il monte Pala, una autentica magica visione. Raggiunta Clauzetto e la piazza
con balcone panoramico, scendiamo momentaneamente dall’auto e ci affacciamo sulla pianura friulana, lo sguardo vola sino a Venezia e alla mirabile
laguna che lambisce il mare Adriatico. Paolo sogna ad occhi aperti, anch’io,
anche se dovrei essere abituato. Ripresa l’auto, e usciti dal bel paesello
viriamo a oriente seguendo l’arteria che conduce a Pradis di Sopra, e di
seguito imbocchiamo un altro bivio che conduce alla contrada di Ropa, e senza
esitazione risaliamo la strada forestale che conduce alla casera Polpazza.
Durante il tragitto ci fermiamo più volte con l’automezzo, sbirciando dai
finestrini dell’automezzo per ammirare il paesaggio a nord, dominato dalla
caratteristica forma del massiccio del Verzegnis, e di altre catene montuose.
Proprio a pochi metri dalla casera Polpazza, superiamo degli escursionisti che
procedono a piedi, di seguito, una volta che ci hanno raggiunto, inizieremo con
loro un’accattivante conversazione. Presso un pulpito panoramico munito di
tavolo e panche lasciamo l’auto, e ci prepariamo per fare due passi e nello
stesso sito prenotiamo un tavolo per due per quando siamo rientrati dalla
passeggiata. Una volta indossati i mini-zaini,
partiamo, seguendo la strada forestale che conduce alla vetta nord del monte
Pala, ho un vago ricordo di essa, allora sono salito da Clauzetto per un
sentiero proveniente da sud. Con un passo a rilento, conversando e spesso
fermandoci ad osservare le catene montuose imbiancate, commentiamo il paesaggio
e alcune cime. Sembra una raccolta di figurine, ognuna di queste elevazioni
rimanda a una miriade di ricordi, e in essi ci perdiamo, finché raggiungiamo la
vetta nord del monte Pala, materializzato da uno sparuto ometto edificato su un
masso che lambisce la stradina.
Con emozione
ritrovo un barattolino di vetro che avevo serbato sotto un pugno di sassi
quattro anni fa, e all’interno di esso alcuni fogli bianchi con le firme dei
vari viandanti transitati in questo ultimo lustro. Apportiamo anche la nostra firma sui foglietti
bianchi, e la classica foto di vetta, anche se dal vertice non si vede un tubo,
ma solo i rami spogli della bella faggeta. Soddisfatti della conquista,
ritorniamo indietro, dritti al tavolo con panche che in un batter d’occhio imbandiamo come una tavola natalizia. Sulla
tavola apparecchiata non manca nulla: panini al salame o mortadella, mandarini, pocket coffe e dolci, e da bere acqua, vino e
the caldo, insomma tutto tranne barrette energetiche o liquidi con sali e
vitamine. Dal nostro tavolo panoramico,
tra un morso al panino e l’atro, ci fermiamo, nella nostra lenta e costante
digestione, a commentare le altre catene montuose, che da sinistra a destra
illustrano le meravigliose elevazioni, che dal massiccio del Piancavallo
conducono fino ai lontani monti di Forni. Tra le numerose cime, ammiriamo, il
Raut, il Duranno, Cima dei Preti, le Caserine, il Dosaip, il Pramaggiore, Il
vicino Taiet e i lontani, Tinisa . Clap Savon e Bivera, alcuni monti non cito
nella scrittura, conosciuti e no, ma è davvero un magnifico desinare mentre lo
sguardo è rapito da cotanta e rara bellezza. Uno sguardo più acuto, quasi
binoculare, ci guida ad osservare il vertice del monte Caseratte, dove
ironicamente ci pare di vedere le figure di due nostri amici, Odete e Claudio, danzare
intorno a un minuscolo ometto, contenti
della simultanea conquista con noi e il nostro monte Pala. Il momento magico è
deliziato prima da un volo solitario di
un’aquila, e di seguito dal dolce volteggiare sopra le nostre teste di uno
stormo di grifoni. Che dire? Meraviglia! Abbiamo ribattezzato il nostro tavolo “
Ristorante a sei stelle Monte Pala”, davvero super lussuoso, da nababbi.
Per
sgranchire le gambe, prima di ripartire, effettuiamo una visita di cortesia
alla Casera Polpazza (chiusa), ma dove sono ben visibili i segni del
festeggiamento dell’inizio dell’anno. Finita la gita, con un velo di malinconia,
lasciamo il magnifico luogo, ritornando in basso con l’auto, ed effettuando un
breve giro turistico che comprende il cimitero militare dedicato ai soldati italiani
e austroungarici che si combatterono
durante il Primo Conflitto Mondiale, e di seguito una breve visita agli
stabilimenti dell’Acqua Pradis e alle adiacenti sorgenti del torrente Cosa. Stavolta
ha termine la nostra gita, con un sereno rientro turistico sino alla ridente
cittadina di Lestans. Con Paolo ci salutiamo, con un forte abbraccio e un
arrivederci alla prossima avventura. È
stato tutto bello: accarezzare la prima neve, sentire nei polmoni la gelida e
secca temperatura dell’aria invernale, fare da Cicerone al caro amico sui
luoghi che visitavamo, e soprattutto, aver passato una giornata in piena
libertà nel nostro habitat naturale, la montagna.
Malfa.
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