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venerdì 12 gennaio 2024

Monte Pala, una gita tra amici.

Monte Pala, una gita tra amici.

11 gennaio 2024

Per la prima uscita nel nuovo anno, Paolo e io, abbiamo scelto un giorno all’insegna del re sole. La giornata promette oltre che ai colori brillanti dei cieli tersi e anche una temperatura frizzantina, quindi, di comune accordo, oltre che indossare abiti idonei, ci premuriamo di portare al seguito i thermos con delle caldissime tisane, come è chiaro si mangerà a sacco. A metà mattino Paolo raggiunge la località dove risiedo, cambio di auto, e con il mio ronzino di metallo si procederà per la nuova meta, quale sarà lo scopriremo strada facendo. In testa mi frulla il monte Pala, territorio adottato dal mitico Ezio, e per questa occasione l’intenzione è far visita alla vetta del monte. Per raggiungere la località, visto che una frana ha sbarrato un’arteria importante, decido di raggiungerla tramite le altre vie, transitando per il territorio di Castelnovo per raggiungere Clauzetto. La magia del viaggio inizia sin da subito dopo Lestans, ed è meraviglioso scoprire dalla voce di Paolo che vivo in un eden, mentre con l’auto in un magico su e giù viaggiamo tra i colli carichi di storia. Ogni colle ha un vissuto: torri medievali, remoti borghi, pievi o chiesette dalla semplice architettura e storie di montanari e partigiani. Un caleidoscopio di emozioni che ci inebria, fino a quando sbuchiamo dopo Celante, su un tratto stradale panoramico da dove ammiriamo in una semplice immagine la frazione di Clauzetto e il monte Pala, una autentica magica visione. Raggiunta Clauzetto e la piazza con balcone panoramico, scendiamo momentaneamente  dall’auto e ci  affacciamo sulla pianura friulana,  lo sguardo vola sino a Venezia e alla mirabile laguna che lambisce il mare Adriatico. Paolo sogna ad occhi aperti, anch’io, anche se dovrei essere abituato. Ripresa l’auto, e usciti dal bel paesello viriamo a oriente seguendo l’arteria che conduce a Pradis di Sopra, e di seguito imbocchiamo un altro bivio che conduce alla contrada di Ropa, e senza esitazione risaliamo la strada forestale che conduce alla casera Polpazza. Durante il tragitto ci fermiamo più volte con l’automezzo, sbirciando dai finestrini dell’automezzo per ammirare il paesaggio a nord, dominato dalla caratteristica forma del massiccio del Verzegnis, e di altre catene montuose. Proprio a pochi metri dalla casera Polpazza, superiamo degli escursionisti che procedono a piedi, di seguito, una volta che ci hanno raggiunto, inizieremo con loro un’accattivante conversazione. Presso un pulpito panoramico munito di tavolo e panche lasciamo l’auto, e ci prepariamo per fare due passi e nello stesso sito prenotiamo un tavolo per due per quando siamo rientrati dalla passeggiata.  Una volta indossati i mini-zaini, partiamo, seguendo la strada forestale che conduce alla vetta nord del monte Pala, ho un vago ricordo di essa, allora sono salito da Clauzetto per un sentiero proveniente da sud. Con un passo a rilento, conversando e spesso fermandoci ad osservare le catene montuose imbiancate, commentiamo il paesaggio e alcune cime. Sembra una raccolta di figurine, ognuna di queste elevazioni rimanda a una miriade di ricordi, e in essi ci perdiamo, finché raggiungiamo la vetta nord del monte Pala, materializzato da uno sparuto ometto edificato su un masso che lambisce  la stradina.

Con emozione ritrovo un barattolino di vetro che avevo serbato sotto un pugno di sassi quattro anni fa, e all’interno di esso alcuni fogli bianchi con le firme dei vari viandanti transitati in questo ultimo lustro.  Apportiamo anche la nostra firma sui foglietti bianchi, e la classica foto di vetta, anche se dal vertice non si vede un tubo, ma solo i rami spogli della bella faggeta. Soddisfatti della conquista, ritorniamo indietro, dritti al tavolo con panche che in un batter d’occhio  imbandiamo come una tavola natalizia. Sulla tavola apparecchiata non manca nulla: panini al salame o mortadella, mandarini,  pocket coffe e dolci, e da bere acqua, vino e the caldo, insomma tutto tranne barrette energetiche o liquidi con sali e vitamine.  Dal nostro tavolo panoramico, tra un morso al panino e l’atro, ci fermiamo, nella nostra lenta e costante digestione, a commentare le altre catene montuose, che da sinistra a destra illustrano le meravigliose elevazioni, che dal massiccio del Piancavallo conducono fino ai lontani monti di Forni. Tra le numerose cime, ammiriamo, il Raut, il Duranno, Cima dei Preti, le Caserine, il Dosaip, il Pramaggiore, Il vicino Taiet e i lontani, Tinisa . Clap Savon e Bivera, alcuni monti non cito nella scrittura, conosciuti e no, ma è davvero un magnifico desinare mentre lo sguardo è rapito da cotanta e rara bellezza. Uno sguardo più acuto, quasi binoculare, ci guida ad osservare il vertice del monte Caseratte, dove ironicamente ci pare di vedere le figure di due nostri amici, Odete e Claudio, danzare intorno a un  minuscolo ometto, contenti della simultanea conquista con noi e il nostro monte Pala. Il momento magico è deliziato  prima da un volo solitario di un’aquila, e di seguito dal dolce volteggiare sopra le nostre teste di uno stormo di grifoni. Che dire? Meraviglia! Abbiamo ribattezzato il nostro tavolo “ Ristorante a sei stelle Monte Pala”, davvero super lussuoso, da nababbi.

Per sgranchire le gambe, prima di ripartire, effettuiamo una visita di cortesia alla Casera Polpazza (chiusa), ma dove sono ben visibili i segni del festeggiamento dell’inizio dell’anno. Finita la gita, con un velo di malinconia, lasciamo il magnifico luogo, ritornando in basso con l’auto, ed effettuando un breve giro turistico che comprende il cimitero militare dedicato ai soldati italiani e  austroungarici che si combatterono durante il Primo Conflitto Mondiale, e di seguito una breve visita agli stabilimenti dell’Acqua Pradis e alle adiacenti sorgenti del torrente Cosa. Stavolta ha termine la nostra gita, con un sereno rientro turistico sino alla ridente cittadina di Lestans. Con Paolo ci salutiamo, con un forte abbraccio e un arrivederci alla prossima avventura.  È stato tutto bello: accarezzare la prima neve, sentire nei polmoni la gelida e secca temperatura dell’aria invernale, fare da Cicerone al caro amico sui luoghi che visitavamo, e soprattutto, aver passato una giornata in piena libertà nel nostro habitat naturale, la montagna.

Malfa.


























































 

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