Voglia di solitudine, di camminare, di montagna, e in mente
mi viene il duo Bivera-Clapsavon.
La prima volta che mi avventuro nei pressi di Casera di
Razzo. Raggiungo la casera come mio solito alle prime ore dell’alba, dopo aver
ammirato i piccoli borghi della val Pesarina, vero gioiello della Carnia. Dalle
stalle sento dei rumori, i malgari sono già svegli, indosso gli scarponi, zaino
in spalle si parte. Ammiro il paesaggio circostante, davvero incantevole, supero
le stalle seguendo le indicazioni per la casera di Chiansaveit, la lunghissima
carrareccia traversa, i verdi prati di sella Razzo. La mia attenzione è
attratta dalla mole del Tiarfin e dalle sue bianche rocce. La carrareccia con
leggera pendenza costeggia le pendici del Col di San Giacomo, aprendo la
visuale agli inconfondibili profili del Clapsavon e del Bivera e alla conca
dove è posta la bellissima e incantevole casera di Chiansaveit. Raggiunta la casera,
faccio una piccola ispezione, è tenuta in modo eccellente, una fontana
risalente al “Ventennio” è posta al centro della malga, nelle ex stalle è stato
ricavato un ricovero, all’interno libro per le firme. Lascio a malincuore il bellissimo sito, seguo l’indicazione
che mi porta al Clapsavon. Una piccola traccia parte alle spalle della casera,
segnata CAI 210, con una serie di piccoli tornanti risale il pendio erboso,
faticoso per via del terreno umido e scivoloso. Il caldo afoso non aiuta,
raggiungo la crestina erbosa che collega lo sperone del Clapsavon con il monte
Lagna. Mi fermo a recuperare energie e ammirare le lontane Dolomiti. Il mio
sentiero prosegue sulla sinistra superando con attenzione una crestina erbosa
che mi porta a risalire le pareti occidentali del Calpsavon. L’esile traccia segnata
da bollini blu scende dal costone roccioso, lo supera incanalandosi nel
lunghissimo e faticoso sentiero che taglia in diagonale lo sterminato ghiaione,
campi di papaveri gialli rendono meno monotona l’ascesa. L’ultimo tratto prima
della cima è ripido e dirupato, e la traccia con piccole anse raggiunge l’ampia
cupola sommitale. Croce di vetta con campana e libro. Il paesaggio circostante
è meraviglioso, a 360° si ammirano dalle dolomiti carniche, alle venete, alle Prealpi,
mi godo la meritata sosta prima del tratto più difficile dell’escursione.
Ripreso lo zaino, scendo sull’ampio crinale (seguendo i bolli blu e i rari
ometti) del monte che mi porta alla cresta che si collega al monte Bivera. A
prima vista appare complesso il superamento, con calma e passo sicuro seguendo supero passaggi più difficili, mi abbasso fino a
raggiungere il passaggio più delicato. Una parete affilata come una lama molto
esposta su entrambi i lati, seguendo i segni la supero sulla sinistra
sfruttando i molteplici appoggi e appigli e mantenendomi mezzo metro sotto la
linea di cresta. Superata l’ostica cresta in teoria, il più è fatto, la traccia
che sale al Bivera all’inizio non è di facile di intuizione, ma con intuito
riesco a individuare i bolli rossi, dopo si fa sempre più marcata, e in pochi
minuti mi porta alla piccola e panoramica cima, croce, campana e libro di
vetta. Paesaggio incantevole e ampia visione sul sottostante “Pian delle
Streghe”, mentre a settentrione mi intimorisce con il suo vertiginoso e
dirupato versante. Brevissima sosta i e giù per il ritorno, superando forcella
Bivera e immettendomi nell’immenso teatro di ghiaia sul versante
settentrionale, posto alla base delle due cime (sentiero CAI 212). Superando
qualche passaggio di 1° grado inf. Seguo il sentiero tra le ghiaie fino alla
sommità del pendio erboso. Il sentiero ben marcato perde velocemente quota tra
balze erbose e roccette, l’ultimo tratto più comodo,attraversando
orizzontalmente il bosco di Larici si ricollega al catino erboso, dove è posta
la casera Chiansaveit, da qui come all’andata fino a casera Razzo, Un
improvvisa scarica elettrostatica (un fulmine ravvicinato) ha messo le ali al
mio passo, anticipando il rientro. Finisco l’escursione con una visita al
piccolo spaccio della Casera di Razzo, dove ho fraternizzato con il
simpaticissimo gestore.
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
Clapsavon 2462 m. -Bivera 2474 m. Da Casera Razzo
Note tecniche.
Avvicinamento: Tolmezzo - villa Santina – Ovaro val Pesarina
–Casera RAZZO
Punto di Partenza: Casera Razzo 1739 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore (7 complessive.)
Dislivello complessivo in salita: 978 m.
Distanza percorsa in Km: 16,5.
Quota minima partenza: 1739 m.
Quota massima raggiunta: 2474 m.
Condizioni Meteo: Soleggiato il mattino, A mezzogiorno
qualche fulmine e goccia d’acqua.
Segnavia: CAI. 210-212- segni bianchi e blu, bolli rossi.
Indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua: Ultima fonte d’acqua presso Casera
Chiansaveit.
Difficoltà: Escursionistico fino alla cima del monte
Clapsavon, sentiero CAI 210, per escursionisti esperti dalla cresta esposta che
collega i due monti fino alla cima del Bivera. Dalla forcella del Bivera rientrando
fino a Casera Razzo, sentiero escursionistico.
Attrezzature: Assenti.
Cartografia consigliata. Tabacco 01-02.
Data: Lunedì 06 luglio 2015.
Condizioni del sentiero: Ottimo e ben segnato.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
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