Che dire?! Una montagna vera, selvaggia, dove devi faticare
e contare solo su te stesso. Nessun cavo, nessun cordino, nessun sentiero scavato dai poveri soldati
della grande Guerra. Tanti chilometri da percorrere, un gran dislivello.
Bosco,prato,roccia, tanti passaggi di arrampicata I e II grado in libera. Una bella e affilata
crestina da superare con esperienza e fantasia, rischiando di fare un volo di
1000 metri. Inventarsi una discesa dalla cima non relazionata,e per poi
scoprire di non essere i primi, un gioco e un grande amore. Roberto Mazzilis
nel famosissimo libro “Per Sentieri Selvaggi” la presenta come “La lunga e
difficile ViA Veneta, dando come tempi di marcia con un anello più corto dieci
ore, sei ore in salita e 4 in discesa. Oggi insieme ad un escursionista
incontrato lungo il tragitto ci abbiamo messo
quattro ore in salita e due in discesa, orgoglioso di aver avuto l’onore
di arrivare in cima a una delle più belle montagne delle dolomiti di Oltre
Piave.
Il vostro forestiero nomade.
Malfa.
Anche chi mi conosce poco, sa che dopo il primo tentativo ho
in mente il secondo, il primo tentativo sul Col Nudo è stato una somma di
errori, da non fare da uno che va da solo in montagna da qualche anno. L’orario
della partenza, certe zone alpine dopo mezzogiorno sono soggetti a improvvisi
annuvolamenti e temporali, e l’approvvigionamento d’acqua dovuto giornate calde
e umide. Partenza prima del solito, zaino in spalle con quattro litri d’acqua. Stavolta salgo dal sentiero CAI 965, molto
più facile dell’interminabile ghiaione che poi sfocia nel sentiero 930.
Percorrendo i primi metri di dislivello in una comoda carrareccia, supero i
ruderi di Casera Scalet bassa, subito dopo si arrivo in ampio prato, dove sulla
sinistra è posta una curiosa costruzione religiosa in stile neolitico. Alla mia
destra, nascosto tra le erbe, parte il sentiero 965. Supero il secco impluvio e
risalgo un sentiero ripido e scivoloso nel
boschetto di faggio, costeggiando le pareti orientali del monte
Teverone. Verso quota 1800 il sentiero esce allo scoperto su un ampio prato con
affioramenti carsici, nei pressi si notano i ruderi di casera Scalet Alta e i cartelli
CAI con indicazioni per il sentiero 930 per la ferrata. L’esile sentiero tra le
erbe alte costeggia le pareti meridionali del Col di Piero, dove si aprono
impressionanti, surreali e megalitiche porte naturali. Superate alcune asperità
con passaggi di I grado tra rocce e ghiaie, raggiungo l’insellatura posta alla
base del Col di Piero, supero una placca inclinata che sovrasta l’enorme dolina
e risalgo sulla dorsale a sinistra fino a raggiungere un altro cartello con
indicazioni posto al centro di un crocevia. Qui sono raggiunto da un
escursionista solitario veneto (Marco), avendo la stessa meta si decide di
proseguire insieme. A settentrione seguendo le indicazioni per il passo di
Valbona, risalendo un pendio erboso, che ci porta alla piccola forcella. Bellissima
visuale sul dirupato versante della Val Cellina. Un cartello indica che il
prosieguo per il Col Nudo a sinistra. Seguendo le sparute indicazioni, con
brevi passaggi di primo grado risaliamo il faticoso pendio erboso che costeggia
l’esposto ciglio del monte fino a raggiungere sommità del cupolone erboso,
posto tra il col Nudo e il monte Lastei (a destra). La nostra traccia prosegue
a sinistra sul ripido crestone roccioso, calandoci sul sentiero a meridione
(salto di I e II grado non esposto) e risalendo sull’esile e adrenalinica
crestina esposta sui due versanti, da superarsi o cavalcioni o con fantasia (è
lungo 3 metri il tratto delicato), io ho optato per la seconda. Superato l’ostacolo, si segue con cautela la
crestina e si risale il cupolotto roccioso, che ci porta con brevi passaggi alla
cima. Croce in metallo e libro di vetta, paesaggio meraviglioso, a 360 gradi
sulle dolomiti bellunesi e sulle montagne friulane. Meritata sosta, foto, e
recupero energetico. La giornata è splendida, con calma riprendiamo il ritorno,
scendendo a occidente del monte. Tra la cima e l’ante cima è posto un piccolo intaglio
seguito da un canalino che scende a meridione, ne studiamo dall’alto le
possibilità di percorrenza e di superamento. Con arditi ed esposti passaggi di
II grado ci caliamo con cautela sul ghiaione sottostante. Abbiamo superato una
bella paretina non descritta nelle relazioni, ma non siamo i primi, viste le
evidenti tracce. D qui scendendo per le chiare tracce sul ghiaione, ci portiamo
alla base delle pareti settentrionali del Nudo e la percorriamo per comoda
cengia tra le ghiaie, fino a raggiungere il pendio erboso dell’andata con il
successivo il cartello posto come crocevia, sotto il passo Valbona. Soddisfatti
ed entusiasti, riprendiamo il sentiero 965 che ci porterà(con l’ausilio di
qualche piccola scivolata tra i prati erbosi) fino alle auto.
Note tecniche.
Avvicinamento: Autostrada per Belluno- Uscita Pieve
d’Alpago-Plois-Rifugio Carota-Strada forestale fino Casera Stabili,parcheggiare
dove è possibile.
Punto di Partenza: Casera Stabili quota 1090 m.
Tempi di marcia includendo le soste: 4ore in salita incluse
le soste e 2 in discesa incluse le soste-
Dislivello complessivo in salita: 1491 m.
Distanza percorsa in Km: 19 km.
Quota minima partenza: 1090 m.
Quota massima raggiunta: 2471 m.
Condizioni Meteo: Giornata
solare fino al rientro in auto.
Segnavia: CAI n° 965 e bolli bianco Blu o Rossi ,
indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua : l’ultima poco dopo la partenza,poco prima di
Casera Scalet Bassa, territorio prevalentemente carsico, con le giornate
assolate il consumo medio è dai 3 ai 4 litri d’acqua.
Difficoltà: E.E.
Attrezzature : Nessuna.
Cartografia consigliata. Tabacco 012
Data: Giovedì 23
luglio 2015
Condizioni del sentiero: Ottimamente segnato
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
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