Indeciso su due mete da raggiungere a causa del maltempo del
giorno precedente, una è il monte Fleons
di 2057 m, con tratti attrezzati e bella cresta raggiungibile da Pierabech.
L’altra meta è l’Avanza di 2489 m, raggiungibile dalle sorgenti del Piave. Si
parte deciderò strada facendo!
Monte Avanza (2489) da Pierabech.
Stranamente, forse causa della stanchezza accumulata nei
giorni precedenti, durante la strada di avvicinamento, sbadiglio in
continuazione, mi fermo a consumare un caffè nel solito bar di Ovaro. Giungo
all’alba al parcheggio presso la cava di Pierabech. Zaino in spalle, parto e
appena dopo duecento metri di dislivello percorso mi accorgo di aver
dimenticato l’acqua, ritorno sui miei passi rimediando alla mancanza e riparto,
aggiungendo dislivello a quello previsto. Il sentiero è una carrareccia che
parte dopo la cava di marmo, ripida ma
comoda, segnata CAI n° 14°. Accompagnato dal costante e dolce suono del
torrente fleons e di alcune cascate, costeggio un’impressionante forra fino a
raggiungere la località “Stretta di Fleons”. Il tratto di carrareccia è ben
curato, con lastre in pietra e recinzioni di legno. Al centro, su un montarozzo
è posta una statua di madonnina. Subito dopo il sentiero si biforca, quello a
destra risale per sella Sissanis (n°142), la diramazione a sinista( n° 140) per
Casera Fleons. Il sentiero risale il bellissimo prato posto tra le pendici del
gruppo del Fleons e quelle settentrionali del gruppo dell’Avanza, è uno
spettacolo che ti rapisce l’animo. Le bianche rocce delle crete dell’Avastoli,
del monte Avanza contrastano con i verdi e scoscesi pendii del Fleons, la
carrareccia solca dolcemente il prato, un paesaggio bucolico, dove le mucche al
pascolo sono il naturale completamento. Anche i sassi del sentiero sono di
mille colori, ho la sensazione di vivere un sogno, e con enfasi lo vivo.
Superata la caratteristica casera di Fleons di Sotto, incontro le prime
presenze umane, escursionisti austriaci provenienti dal rifugio Calvi. In
seguito due arzille e simpaticissime signore venete(Feltre) provenienti dalla
stessa direzione mi fermano per un ‘informazione. Le eroiche escursioniste con
indomito coraggio si apprestano a fare la “traversata Carnica”. Scambio di
saluti, si prosegue. Arrivato al bivio posto nei pressi della Casera di Feons
alta, mi fermo, è giunto il momento di sciogliere il dilemma, Fleons o Avanza?
Delle nuvole grigie che avvolgono il Fleons, risolvono il dubbio. Scelgo il
monte Avanza, sperando che le nuvole basse non abbiano il sopravvento sul
restante paesaggio. Risalendo il sentiero 140 entro nel meraviglioso
anfiteatro dominato dal Peralba, e dalle
impressionanti pareti meridionali del Chiadenis e delle Crete dei cacciatori.
Un lungo e traverso sentiero dalla leggera pendenza mi porta fino al passo di
Sesis, il tutto accompagnato dalla simpatica presenza delle marmotte. Uno
sguardo verso il rifugio Calvi e un’altro alle nuvole, proseguo per il passo
del Cacciatore seguendo l’esposto sentiero n° 173 che traversa le pendici del
Chiadenis. Il sentiero perde quota quota con una serie di piccole cenge, e un
tratto attrezzato che scende alla base dello sperone inerbito. Superato
quest’ultimo, una comoda cengia attraversa il tratto di ghiaia e poi uno
scosceso prato erboso, mi porto sul passo dei cacciatori, materializzato da
vecchi manufatti bellici. Incrocio poco prima della sella un uomo di mezza età
con un ragazzino, a caccia di reperti bellici, forse turbati dalla mia
presenza, ignoro il loro da fare e chiedo delle informazioni. Raggiiunta la
sella do uno sguardo sul versante
dirupato dell’Avanza, sulla sinistra ben tracciato l’inconfondibile sentiero
tra ghiaie che risale i “Campanili delle Genziane”. Ho deciso, vado in cima!
Dal passo del cacciatore scendo per un centinaio di metri, superando un tratto
malagevole in mezzo a sassi, e imboccando il sentiero che risale un ghiaione
che s’incunea nel canalone. Meno difficile da come avevo letto in qualche
relazione, dopo pochi minuti sono in prossimità della “Forcella delle
Genziane”. Il paesaggio che mi aspetta è un trepidare di emozioni, il percorso
che mi si prospetta è un bellissimo sentiero alpino scavato nella roccia, aereo
e vertiginoso, che supera gli impressionanti strapiombi del versante
dolomitico. L’ampia cupola sommitale è ancora lontana ma in vista. Supero il
primo tratto sull’esile cengia tra le ghiaie, subito dopo le attrezzature (cavi
in metallo) mi aiutano risalire l’esposta e dirupata mulattiera di guerra. Il
camminamento sempre meno esposto, risale superando resti di fortificazioni,
fino a un’ampia terrazza. Sulla destra ammiro delle caverne artificiali scavate
nella roccia durante laGrande Guerra. I resti di manufatti testimoniano la
presenza di un presidio militare che controllava le creste. Le indicazioni mi
invitano a proseguire verso destra, superando la piccola forcella fortificata.
Supero le inclinate placche dell’ultimo tratto,
alcuni resti di barricamento m’indicano che sono in prossimità della cima, un
raggio di sole mi accompagna nelle ultime fatiche. La vetta è simboleggiata da
una croce e un rosario, bandierine
tibetane e un punto goniometrico in ferro e cemento, poco più sotto è posta una
cassetta in metallo con libro di vetta.
Che dire? Meraviglioso, stupendo! Paesaggio sublime, a 360° gradi,
ammiro l’infinito, anche se le nuvole grigie mi dicono di affrettarmi! Il tempo
concessomi sta per scadere. Recepito il messaggio, faccio delle foto, firma sul
libro di vetta e inizio la discesa fino al passo del Cacciatore. Finalmente una
sosta, zaino a terra e riprendo un po’ di energie (banane, una Red Bull e un
limone). Durante la salita avevo osservato il catino erboso, e ho pensato di
tagliarlo al ritorno senza passare dal passo di Sesis. Molte tracce m’indicano
che non sono il primo ad avere avuto l’idea. Tagliando guadagnerò tempo e mi
collegherò con il sentiero dell’andata all’altezza della malga Fleons da Sopra.
Più facile del previsto supero i verdi prati, sempre in compagnia delle
marmotte (mai viste tante come oggi), mi avvicino al sentiero 140. Una traccia
CAI non prevista cattura la mia attenzione, scende dal Chiadenis e taglia il
catino erboso, si sa che la curiosità frega sempre il Malfa. Un occhio al meteo, sembra che regge, allora
seguo questa nuova traccia, sperando che mi faccia guadagnare tempo. Il
percorso è molto selvaggio e affascinante, segni CAI e molteplici bolli rossi
m’indicano la direzione. Mi avventuro nell’impervio e selvaggio versante
settentrionale, dominato dal monte Avanza, ma intuisco che si tratta di una via
che aggira le pendici rocciose. Giunto fino in località Rassigne del Cremar
sotto i bastioni del monte Navastoli, vista l’ora le le previsioni meteo,
decido di fare dietrofront. Ripreso il vecchio cammino, avvisto un branco di
camosci intenti a esibirsi davanti la mia reflex, supero il greto del torrente
Fleons, lo costeggio per un po’, risalendolo a sinistra e ritrovando il
sentiero 140 poco sopra la casera di Fleos Alta. Il sentiero mi riporterà al
parcheggio in località Pierabech ,non prima di aver ammirato una bellissima
cascata.
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
Monte Avanza (2489) da Pierabech.
Note tecniche.
Avvicinamento: Tolmezzo-Villa Santina-Ovaro-Rigolato-Forni
di Avoltri, indicazione a destra per Pierabach, fermarsi poco prima della cava,
ampio parcheggio.
Punto di Partenza: Parcheggio poco prima della cava, quota
1103 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: cinque ore.
Dislivello complessivo in salita: 1691 m.
Distanza percorsa in Km: 25,5.
Quota minima partenza: 1103 m
Quota massima raggiunta: 2489 m.
Condizioni Meteo: variabile.
Segnavia: CA I. Sent -140- 173- sentiero CAI e bolli rossi
nel tratto selvaggio, ometti di pietra.
Indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua: Molteplici fino alla conca del Chiadenis.
Difficoltà: Escursionistiche fino al Passo di Sesis, il seguito
fino alla Vetta dell’Avanza è per escursionisti
esperti.
Attrezzature: Il passaggio di cavi sotto le Crete dei
cacciatori è in ottimo stato.
Cartografia consigliata. Tabacco 01
Data: Giovedì 09 luglio 2015.
Condizioni del sentiero: In ottimo stato e segnato in modo
eccellente.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
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