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lunedì 13 luglio 2015

Monte Avanza (2489) da Pierabech.

 Indeciso su due mete da raggiungere a causa del maltempo del giorno precedente, una è il monte  Fleons di 2057 m, con tratti attrezzati e bella cresta raggiungibile da Pierabech. L’altra meta è l’Avanza di 2489 m, raggiungibile dalle sorgenti del Piave. Si parte deciderò strada facendo!
Stranamente, forse causa della stanchezza accumulata nei giorni precedenti, durante la strada di avvicinamento, sbadiglio in continuazione, mi fermo a consumare un caffè nel solito bar di Ovaro. Giungo all’alba al parcheggio presso la cava di Pierabech. Zaino in spalle, parto e appena dopo duecento metri di dislivello percorso mi accorgo di aver dimenticato l’acqua, ritorno sui miei passi rimediando alla mancanza e riparto, aggiungendo dislivello a quello previsto. Il sentiero è una carrareccia che parte dopo la cava di marmo,  ripida ma comoda, segnata CAI n° 14°. Accompagnato dal costante e dolce suono del torrente fleons e di alcune cascate, costeggio un’impressionante forra fino a raggiungere la località “Stretta di Fleons”. Il tratto di carrareccia è ben curato, con lastre in pietra e recinzioni di legno. Al centro, su un montarozzo è posta una statua di madonnina. Subito dopo il sentiero si biforca, quello a destra risale per sella Sissanis (n°142), la diramazione a sinista( n° 140) per Casera Fleons. Il sentiero risale il bellissimo prato posto tra le pendici del gruppo del Fleons e quelle settentrionali del gruppo dell’Avanza, è uno spettacolo che ti rapisce l’animo. Le bianche rocce delle crete dell’Avastoli, del monte Avanza contrastano con i verdi e scoscesi pendii del Fleons, la carrareccia solca dolcemente il prato, un paesaggio bucolico, dove le mucche al pascolo sono il naturale completamento. Anche i sassi del sentiero sono di mille colori, ho la sensazione di vivere un sogno, e con enfasi lo vivo. Superata la caratteristica casera di Fleons di Sotto, incontro le prime presenze umane, escursionisti austriaci provenienti dal rifugio Calvi. In seguito due arzille e simpaticissime signore venete(Feltre) provenienti dalla stessa direzione mi fermano per un ‘informazione. Le eroiche escursioniste con indomito coraggio si apprestano a fare la “traversata Carnica”. Scambio di saluti, si prosegue. Arrivato al bivio posto nei pressi della Casera di Feons alta, mi fermo, è giunto il momento di sciogliere il dilemma, Fleons o Avanza? Delle nuvole grigie che avvolgono il Fleons, risolvono il dubbio. Scelgo il monte Avanza, sperando che le nuvole basse non abbiano il sopravvento sul restante paesaggio. Risalendo il sentiero 140 entro nel meraviglioso anfiteatro  dominato dal Peralba, e dalle impressionanti pareti meridionali del Chiadenis e delle Crete dei cacciatori. Un lungo e traverso sentiero dalla leggera pendenza mi porta fino al passo di Sesis, il tutto accompagnato dalla simpatica presenza delle marmotte. Uno sguardo verso il rifugio Calvi e un’altro alle nuvole, proseguo per il passo del Cacciatore seguendo l’esposto sentiero n° 173 che traversa le pendici del Chiadenis. Il sentiero perde quota quota con una serie di piccole cenge, e un tratto attrezzato che scende alla base dello sperone inerbito. Superato quest’ultimo, una comoda cengia attraversa il tratto di ghiaia e poi uno scosceso prato erboso, mi porto sul passo dei cacciatori, materializzato da vecchi manufatti bellici. Incrocio poco prima della sella un uomo di mezza età con un ragazzino, a caccia di reperti bellici, forse turbati dalla mia presenza, ignoro il loro da fare e chiedo delle informazioni. Raggiiunta la sella  do uno sguardo sul versante dirupato dell’Avanza, sulla sinistra ben tracciato l’inconfondibile sentiero tra ghiaie che risale i “Campanili delle Genziane”. Ho deciso, vado in cima! Dal passo del cacciatore scendo per un centinaio di metri, superando un tratto malagevole in mezzo a sassi, e imboccando il sentiero che risale un ghiaione che s’incunea nel canalone. Meno difficile da come avevo letto in qualche relazione, dopo pochi minuti sono in prossimità della “Forcella delle Genziane”. Il paesaggio che mi aspetta è un trepidare di emozioni, il percorso che mi si prospetta è un bellissimo sentiero alpino scavato nella roccia, aereo e vertiginoso, che supera gli impressionanti strapiombi del versante dolomitico. L’ampia cupola sommitale è ancora lontana ma in vista. Supero il primo tratto sull’esile cengia tra le ghiaie, subito dopo le attrezzature (cavi in metallo) mi aiutano risalire l’esposta e dirupata mulattiera di guerra. Il camminamento sempre meno esposto, risale superando resti di fortificazioni, fino a un’ampia terrazza. Sulla destra ammiro delle caverne artificiali scavate nella roccia durante laGrande Guerra. I resti di manufatti testimoniano la presenza di un presidio militare che controllava le creste. Le indicazioni mi invitano a proseguire verso destra, superando la piccola forcella fortificata. Supero  le inclinate placche dell’ultimo tratto, alcuni resti di barricamento m’indicano che sono in prossimità della cima, un raggio di sole mi accompagna nelle ultime fatiche. La vetta è simboleggiata da una croce e un rosario,  bandierine tibetane e un punto goniometrico in ferro e cemento, poco più sotto è posta una cassetta in metallo con libro di vetta.  Che dire? Meraviglioso, stupendo! Paesaggio sublime, a 360° gradi, ammiro l’infinito, anche se le nuvole grigie mi dicono di affrettarmi! Il tempo concessomi sta per scadere. Recepito il messaggio, faccio delle foto, firma sul libro di vetta e inizio la discesa fino al passo del Cacciatore. Finalmente una sosta, zaino a terra e riprendo un po’ di energie (banane, una Red Bull e un limone). Durante la salita avevo osservato il catino erboso, e ho pensato di tagliarlo al ritorno senza passare dal passo di Sesis. Molte tracce m’indicano che non sono il primo ad avere avuto l’idea. Tagliando guadagnerò tempo e mi collegherò con il sentiero dell’andata all’altezza della malga Fleons da Sopra. Più facile del previsto supero i verdi prati, sempre in compagnia delle marmotte (mai viste tante come oggi), mi avvicino al sentiero 140. Una traccia CAI non prevista cattura la mia attenzione, scende dal Chiadenis e taglia il catino erboso, si sa che la curiosità frega sempre il Malfa.  Un occhio al meteo, sembra che regge, allora seguo questa nuova traccia, sperando che mi faccia guadagnare tempo. Il percorso è molto selvaggio e affascinante, segni CAI e molteplici bolli rossi m’indicano la direzione. Mi avventuro nell’impervio e selvaggio versante settentrionale, dominato dal monte Avanza, ma intuisco che si tratta di una via che aggira le pendici rocciose. Giunto fino in località Rassigne del Cremar sotto i bastioni del monte Navastoli, vista l’ora le le previsioni meteo, decido di fare dietrofront. Ripreso il vecchio cammino, avvisto un branco di camosci intenti a esibirsi davanti la mia reflex, supero il greto del torrente Fleons, lo costeggio per un po’, risalendolo a sinistra e ritrovando il sentiero 140 poco sopra la casera di Fleos Alta. Il sentiero mi riporterà al parcheggio in località Pierabech ,non prima di aver ammirato una bellissima cascata.
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.


 Monte Avanza (2489) da Pierabech.
Note tecniche.
Avvicinamento: Tolmezzo-Villa Santina-Ovaro-Rigolato-Forni di Avoltri, indicazione a destra per Pierabach, fermarsi poco prima della cava, ampio parcheggio.
Punto di Partenza: Parcheggio poco prima della cava, quota 1103 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: cinque ore.
Dislivello complessivo in salita: 1691 m.
Distanza percorsa in Km: 25,5.
Quota minima partenza: 1103 m
Quota massima raggiunta: 2489 m.
Condizioni Meteo: variabile.
Segnavia: CA I. Sent -140- 173- sentiero CAI e bolli rossi nel tratto selvaggio, ometti di pietra.
Indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua: Molteplici fino alla conca del Chiadenis.
Difficoltà: Escursionistiche fino al Passo di Sesis, il seguito fino alla  Vetta dell’Avanza è per escursionisti  esperti.
Attrezzature: Il passaggio di cavi sotto le Crete dei cacciatori è in ottimo stato.
Cartografia consigliata. Tabacco 01
Data: Giovedì 09 luglio 2015.
Condizioni del sentiero: In ottimo stato e segnato in modo eccellente.

Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.


































































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