Da cosa nasce cosa! Detto saggio che non si smentisce mai. Nell’ultima escursione sulla Ponza Grande, durante il viaggio di andata, dal finestrino dell’auto detti un’occhiata alla Val Bruna, notai l’impressionante mole dei monti che regnano sulla leggendaria valle. Un pensiero balenò nella mia mente” il Nabois”. Cima ingiustamente da me snobbata per la sua altezza inferiore ai giganti delle Giulie. Doveroso un “mea culpa”. Giornata splendida, meglio del previsto. All'alba sono al parcheggio che precede i sentieri che salgono al Pellarini o alla Cima del Cacciatore. 06;15, zaino in spalle si parte, superato il ponte sul torrente Saisera, seguo le indicazioni CAI per il sentiero naturalistico WWF numerato con il 616. Si tratta di un’ampia carrareccia che dapprima costeggia il torrente in precedenza citato e poi si addentra con ampie svolte nel bosco, inutile rilevare che il mio sguardo è costantemente rapito dal Fuart e dai suoi fratelli. Superata la cabina di legno della teleferica, la carrareccia assume l’aspetto di una mulattiera che risale le pendici di un costone roccioso, l’ultimo tratto umido ed esposto è messo in sicurezza da provvidenziali cavi in metallo (gran bel lavoro). Uscito dal bosco, il sentiero attraversa un’ampia colata detritica, sovrastata dalle cime delle Rondini. L’occhio è catturato dal magnifico profilo settentrionale del Fuart e dei suoi fratelli (Cime Vergini, Cima di Rio Freddo-il Nabois) resistendo all’ipnosi provocata da tanta bellezza, risalgo il costone, dove è in bella vista, il rifugio Pellarini posto quota 1499. Provo a entrare nel locale, impossibile, stracolmo all’inverosimile di villeggianti. Consumo un fico secco, un sorso d’acqua e riparto per la meta. Meno di un’ora e sarò nei pressi della sella Nabois, il sentiero è semplice e intuitivo, si vede dal basso, con i suoi zig zag risale il ghiaione che scende dalle pareti settentrionali del Fuart. Salendo osservo instancabilmente il Fuart, la gola da dove parte il sentiero porta in cresta, osservo la cengia degli Dei, di come cinge i fianchi del leggendario monte, e penso ai grandi alpinisti che l’hanno accarezzato, sognato, descritto. Arrivato sotto la sella Nabois, una scritta sul masso con una freccia rossa destra m’invita a salire in cima. Avevo intuito che le placche inclinate fossero il punto debole del massiccio. Così è, con divertenti passaggi lievemente esposti supero la base del costone, fino a scoprire un prato verde pensile. Con l’aiuto dei radi mughi arrivo alla base del costone roccioso, e da qui con direzione ovest costeggio il sentiero che accarezza i dirupi meridionali del Nabois. Con un’ultima serie di piccole cenge supero il costone erboso che mi porta alla base della parete rocciosa. Qui iniziano le attrezzature, cavi in stato eccellente mi portano prima in orizzontale e poi in verticale a risalire la placca rocciosa. Un ultimo tratto in diagonale e molto esposto mi porta a superare gli ultimi salti fino a raggiungere la piccolissima cima, (due metri per uno). Malgrado sia piccola, la vetta è molto affollata, nel giro di pochi minuti siamo in sette, per un totale di quattro posti a sedere. Unico italiano della compagnia, mi viene spontaneo salutare con un saggio “Peace and Love”, visto la dominante austro-slovena. L’amico austriaco è assunto come fotografo, due euro a foto, hahahaha. Il paesaggio tutto intorno è semplicemente straordinario, riconosco il Montasio, le cime di Castrein, il Fuart sembra di toccarlo. Fatte le foto di rito, scendo, e con calma supero le attrezzature, e poi raggiungo la base del costone. Tolto l’imbrago risalgo il ghiaione per vedere la sella del Nabois. Resti di strutture belliche, una trincea, e il severo versante occidentale. Baciato sempre dal sole, inizio il lungo ritorno, breve pausa al Pellarini, a consumare un fresco sambuco e riempire le borracce d’acqua. Sul finire della carrareccia incontro dei simpatici escursionisti austriaci che mi chiedono uno strappo con l’auto fino alla Malga Saisera. L’acqua e uno strappo non si rifiutano mai. Finisce tra risate e chiacchiere e nuove amicizie, questa splendida escursione.
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
Nabois Grande m 2313.
Continuando a seguire le orme di Julius Kugy.
Note tecniche.
Avvicinamento: Dalla Statale 13 per Tarvisio imboccare Val
Bruna, attraversare il piccolo centro seguire la rotabile, immettessi sullo
sterrato con indicazioni Agriturismo Oitzinger, seguendo i cartelli per il
Parcheggio.
Punto di Partenza: Parcheggio presso Ponte sul Torrente
Saisera quota 875 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.
Dislivello complessivo in salita: 1441
Distanza percorsa in Km: 20 km.
Quota minima partenza: 875
Quota massima raggiunta: 2313
Condizioni Meteo: Giornata assolata.
Segnavia: CAI 616 fino alla sella Nabois, bolli rossi per la
cima.
Indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua: Le ultime al rifugio Pellarini.
Difficoltà: Escursionistico fino alla sella Nabois, esperti
e attrezzato per salire in cima
Attrezzature: Gli ultimi 100 metri di dislivello, in
eccellente stato.
Cartografia consigliata. Tabacco 019.
Data: Sabato 04 luglio 2015
Condizioni del sentiero: In ottimo stato
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
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