Monte
Somp Pave, monte Zovet e monte Consavont da Tugliezzo.
Localizzazione:
Prealpi Giulie
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano-Gemona-Pontebbana-Carnia imboccare a destra la strada
per Tugliezzo (indicazioni). Lasciare il mezzo dopo la frazione di Tugliezzo,
presso una rotonda con cappella votiva al centro. Quota 503 m.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: Udine
.
Dislivello:
800 m.
Dislivello
complessivo: 800 m
Distanza percorsa in Km: 13
Quota minima partenza: m. 503 m.
Quota
massima raggiunta: 994 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: naturale-storico-escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche esperti per via di numerosi fuori traccia.
Tipologia sentiero o
cammino: Sentiero nel bosco- carrareccia asfaltata-
Ferrata-
Segnavia:
CAI 743
Fonti
d’acqua: lungo la carrareccia
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no,
solo tondini dell’IGM ( monte Somp Pave e monte Consavont.
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati:
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: chi ama
scoprire luoghi sconosciuti.
Condizioni del
sentiero: semplici tracce
N° 669-670-671
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione: giovedì
26 gennaio 2023
Data di pubblicazione
della relazione: 25 marzo 2023
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Primo trittico di una
meravigliosa avventura che ho sviluppato in due uscite. Escursioni nate per
caso, investigando i luoghi percorsi da alcuni amici, e come nelle faccende
della vita da cosa nasce cosa.
Il punto di partenza è
il medesimo che avevo scelto un giorno per ascendere il monte Plauris dal
versante occidentale, ossia il borgo di Tugliezzo, sito a quota 500 metri
circa. La mattina dell’escursione spero di non trovare neve lungo la stradina
di accesso alla frazione, e vengo esaudito, quindi, come in passato, lascio
l’automezzo nello slargo inerbito adiacente a una simpatica ancona. La
temperatura è piuttosto freddina, ma fortunatamente la neve perdura solamente sopra
una certa quota, all’incirca i mille metri. La mia prima meta è il monte Sompave, di cui ignoro tutto, e mappa
alla mano lo trovo a nord ovest dalla
mia posizione. Tra i ripidi prati posti a settentrione cerco qualcosa che
somigli a una traccia, la scorgo dopo alcuni metri di ascesa, trattasi di una pista ben marcata, molto simile a una
mulattiera che si dirige verso il monte. Seguo la pista, sulla mappa la traccia
è segnata a tratteggio e in nero, chiaramente
quello che perdura di una remota mulattiera ad opera dei militi, e creata più
di un secolo fa. Senza remore seguo il tratto, che con una serie di tornanti
tra la fitta vegetazione ascende il versante
sudorientale del monte, sino a raggiungere un bivio: a destra si prosegue
per dei manufatti bellici, mentre a sinistra si va per una forcella posta tra
le due elevazioni, la quota più alta è quella a sinistra, ed è la vetta del
monte Sompave. Seguo la pista per la vetta, e dopo un tratto ripido pervengo al
cocuzzolo sommitale dove la vetta ( q. 671 m.) è materializzata da un poliedro
quadrangolare in cemento con al centro un segno goniometrico in metallo. Benché
sia la quota più alta del monte, la visuale
è ostruita a occidente dalla vegetazione spontanea, eseguo l’auto scatto di rito e ritorno sui
miei passi, stavolta percorrendo la cresta per dirigermi all’adiacente
cima più bassa di pochi metri. Seguendo
il crinale pervengo alla vicina elevazione, caratterizzata dai poveri resti di
più postazioni di una batteria di artiglieria. Stavolta la visuale si apre
sulla valle scavata dal sottostante fiume Fella e sulla dirimpettaia Amariana,
il cui vertice è totalmente imbiancato dalla neve. Ispeziono con cura i
manufatti, seguendo la chiara traccia che mi porta in basso, transitando dentro
ciò che rimane di un accampamento militare adiacente alle postazioni di
artiglieria. Ben riconoscibili rimangono una casermetta munizioni in ottime
condizioni e i muri perimetrali delle altre infrastrutture. La pista, lasciato
il sito militare, si ricongiunge al bivio incontrato durante l’ascesa e da
quest’ultimo, a ritroso, ritorno fino al punto di partenza dove ho lasciato
l’auto. Durante la preparazione dell’escursione, non conoscendo le difficoltà a
cui andavo incontro, avevo stabilito che
il monte Sompave forse l’obiettivo minimo, ma
l’averlo conquistato in breve
tempo mi porta ad ampliare l’escursione,
mirando alle due cime poste a oriente, Monte Consavont e Monte Zovet.
Stavolta dal prato,
dove ho sostato l’auto, continuo e sempre a piedi, dirigendomi tramite la carrareccia a
oriente, per raggiungere gli stavoli di
Cuel di Lunc Alto.
La stradina di
servizio inizialmente perde quota, per poi con leggera pendenza riprendere
l’ascesa, lambendo un tratto eroso messo in sicurezza da opere in cemento.
Attraverso una serie di tornanti risalgo il pendio occidentale del monte Zovet,
sfiorando alcune abitazioni, fino a fermarmi presso uno stavolo, dove decido di
liberarmi provvisoriamente dello zaino , occultandolo dentro una cuccia di cane
in muratura, per poi procedere per la meta con una sacca leggera.
Durante il cammino penso
che non mi decida mai ad alleggerire lo zaino, mi porto sempre al seguito di
tutto e di più. Con un peso minore sulle spalle continuo lungo la carrareccia,
e dopo un paio di tornanti mi ritrovo nella piccola frazione di Cuel Lunc Alto
(q. 755 m), avendo più di un’impressione, anzi la certezza, che gli stavoli siano
abitati. Dal caratteristico borgo miro a
settentrione, lasciando il sentiero che procede a oriente. Il primo tratto è un
tratturo che svanisce nel ripito prato, quindi, procedo a intuito mirando alla dorsale del
Consavont. Sulla mappa vi è segnata una traccia, ma preferisco percorrere la
sicura dorsale, anche se accidentata a causa delle invasive piante selvatiche. Preferisco
il crinale per via della sicurezza di non andare mai fuori dal giusto
orientamento. Dopo un centinaio di metri di dislivello guadagnati, mi ritrovo
in mezzo a una faggeta con molteplici dossi innevati. Procedo a rilento, sulla
quota più alta non trovo nessun segno tangibile che mi assicura di aver
raggiunto la vetta, vedo solo una serie di cocuzzoli innevati. Mi spingo a
occidente dove sull’ennesimo dosso scorgo un prisma misto di cemento e sassi con al centro nel
lato superiore un altro segno goniometrico. La vetta topografica del monte
Consavont ( q. 994 m.) è stata raggiunta, purtroppo la visuale non è delle
migliori a causa della vegetazione, tra i rami intravedo a stento le innevate
catene montuose a settentrione. Dopo aver raggiunto la vetta più alta dell’escursione
ritorno per il medesimo tratto dedicando
le mie attenzioni alla prossima meta, il
monte Zovet. L’altura è posta a nord della frazione di Cuel di Lunc di
Sopra. Appena ridisceso dal pendio del monte Consavont, seguo una traccia che mi conduce sulla cresta della successiva meta, mi addentro all’interno
della fitta pineta che ricopre l’elevazione. Raggiunta la quota più alta( q.
801 m.) constato che anche questo monte non ha segni visivi che evidenziano la
massima quota, ma solo un alto pino posto proprio sul punto più alto. Tra l’ipotesi
di percorrere per intero il crinale che degrada a occidente e ripercorrere la
carrareccia dell’andata, decido per la seconda, anche perché devo recuperare lo
zaino. Mi dirigo sulla traccia dell’andata, e una volta ripreso lo zaino, mi
accomodo su una panca posta all’esterno dello stavolo, e di seguito dedico il
giusto tempo al desinare. Consumo voracemente
il pasto, osservando dalla confortevole posizione il paesaggio con al centro la
tonda cima del Sompave. Ripreso il
cammino, con passo lieve e pacifico da bradipo, percorro la monotona
carrareccia che mi conduce al punto di
partenza, concedendomi di tanto in tanto delle soste per ammirare le
meravigliose montagne friulana innevate dalla timida neve di gennaio.
Malfa
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