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martedì 21 marzo 2023

Cuel di Cor

Cuel di Cor

Localizzazione:  Prealpi Carniche

 

Avvicinamento: Lestans-Travesio-Clauzetto- Pradis di Sotto- Campone- frazione di Cleva- lasciare l’auto presso uno spiazzo vicino una fontana (quota 460 circa).

 

Regione: Friuli -Venezia Giulia

 

Provincia di: Pordenone

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Dislivello: 519 m.

 

Dislivello complessivo: 519 m.


Distanza percorsa in Km: 7


Quota minima partenza: 460 m.

 

Quota massima raggiunta: 807 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: ambiente selvatico

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti atti ad agire in ambiente selvatico.

 

Tipologia sentiero o cammino: remoto cammino di accesso agli stavoli di vetta

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI – solo bolli rossi e numerosi

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: media

 

Difficoltà di orientamento: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati: ramponi da erba per via dell’esposizione di numerosi tratti

 

Periodo consigliato: primavera-autunno

 

Da evitare da farsi in: condizioni di terreno umido o gelato.

 

Dedicata a: chi ama gli ambienti selvatici

 

Condizioni del sentiero: battuto, pulito e segnato

 

N° 676



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: venerdì 03 febbraio 2023

 

Data di pubblicazione della relazione: martedì 21 marzo 2023

 

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Escursione all’insegna del selvatico in un colle sconosciuto ai più e a ridosso della agreste frazione di Campone. Nella continua ricerca di nuove località nuove e poco frequentate ci ritroviamo a vagare proprio a due passi da casa, in una piccola valle racchiusa tra i monti che si affacciano sulla pianura friulana e quelli che proteggono la Val Tramontina. Dalla località di Campone finora ci sono solo transitato, e a volte mi sono fermato per consumare un caffè nel noto locale della frazione, ma adesso è giunto il momento che essa sia il punto di partenza per un’escursione. Dop aver studiato attentamente alcune mappe, preparo  diligentemente l’avventura, con un eventuale piano B. Il giorno dell’escursione, di primo mattino, siamo già in zona, lasciamo l’auto in uno spiazzo adiacente a Cleva di Sotto, un insieme pittoresco di antiche dimore. Fa tanto freddo, e una volta ben coperti partiamo seguendo a monte le indicazioni per il Sentiero delle Sorgenti. L’antica via di comunicazione risale sino a un gruppo di stavoli chiamato Cleva di Sopra, e successivamente, dopo aver attraversato la stradina asfaltata che conduce a Campone, ci inoltriamo nella boscaglia seguendo i radi segni e una traccia ben marcata. Percorriamo per un breve tratto il Sentiero delle Sorgenti, e visitato il primo impluvio torniamo indietro cercando tra i rovi l’inizio del via selvatica, tracciata in nero e a tratteggio sulla mappa, essa ci condurrà alla vetta del Cuel di Cor. Sulla mappa leggo due tracce che conducono alla nostra meta, partono quasi parallele, anche se quella più a occidente è chiaramente molto più impegnativa e sicuramente meno segnata. Noi Percorriamo quella a destra, sperando di non trovare sorprese. Scovare l’inizio del sentiero non è stato facile, ma una volta scoperta la traccia notiamo con piacere che è marcata e anche seguita da puntuali bolli rossi. Il sentiero, dopo un iniziale tratto tranquillo anche se ripido, cambia fisionomia, assumendo la morfologia di una traccia spesso tanto esposta che rimarca l’andamento sinuoso della morfologia del versante. Per ben tre volte  ci inoltriamo all’interno dei valloni scavati dagli impluvi, e spesso rasentando le pareti esposte o avventurandoci in improvabili ascese che una volta affrontate si riveleranno meno impegnative di come lasciavano immaginare. Anche se ci pare strano, questo sentiero è la remota via di accesso dei malgari al colle, e una volta vi transitavano assieme ai bovi; immagino le preoccupazioni del malgaro, specie quando gli animali transitavano sui tratti esposti. Noi per sicurezza decidiamo sin dall’inizio di calzare i ramponi da erba, che si riveleranno un sicuro effetto psicologico, specie nei tratti adrenalinici. La bellezza del tratto che percorriamo è suggestiva, ci si immedesima nei montanari di un tempo, che conoscevano solo pane e fatica e a volte solo la fatica. Immagino anche le donne di una volta,  che con la povera attrezzatura risalivano i pendii erbosi per raccogliere il foraggio che di seguito serbavano nelle stalle. Storie di un tempo, che nemmeno se ci immedesimassimo riusciremmo a comprendere in pieno. Presso la base di una paretina ripida troviamo uno spiazzo idoneo dove sostare per poter recuperare energie, sotto di noi il vuoto che si aggetta  sull’angusta valle scavata dal torrente Chiarzo. Ripreso il cammino, dopo un insellamento il tratto da percorrere diviene meno insidioso e dopo un’ampia ansa incontriamo i primi ruderi delle Stalle di Cor, e con esse le residue tracce di neve di un inverno  che si è rivelato avaro del bianco candore. Esploriamo i ruderi delle prime stalle, e di seguito le altre, la traccia continua a occidente per il monte Taiet, noi la lasciamo al suo corso, mirando a un prato dorato che precede la vetta del Cuel di Cor. Un breve perdita di quota per poi risalire tra gli arbusti selvatici e raggiungere la vetta del Colle materializzata solo da arbusti. Ambiente immacolato, selvatico, e pietre intorno non ce ne sono nemmeno per erigere un ometto minimalista. Ci godiamo l’avvenuta conquista, e di seguito ci spostiamo sui prati indorati dal sole dove decidiamo di desinare. Ben sdraiati sulla soffice erba, ammiriamo i monti prospicenti, tra cui quelli che proteggono la Val Tramontina. La giornata è deliziosa, e l’atmosfera dell’ambiente sublima i nostri attimi dedicati al meritato riposo. Ripreso il cammino ripercorriamo a ritroso il sentiero dell’andata, con meno preoccupazioni visto che ne abbiamo saggiate le difficolta; di seguito raggiungiamo la località Cleva di Sotto che nel frattempo è scaldata  da un sol leone che sembra preannunciare la Primavera. Tra le case disabitate del borgo si chiude la nostra avventura. Abbiamo vissuto un’avventura intensa, sicuramente più complessa di quello che ci eravamo preparati a fare, e forse per questo più entusiasmante.

Malfa
























































 

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