Cuel
di Cor
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Travesio-Clauzetto- Pradis di Sotto- Campone- frazione di Cleva-
lasciare l’auto presso uno spiazzo vicino una fontana (quota 460 circa).
Regione:
Friuli -Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
519 m.
Dislivello
complessivo: 519 m.
Distanza percorsa in Km: 7
Quota minima partenza: 460 m.
Quota
massima raggiunta: 807 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: ambiente selvatico
Difficoltà:
Escursionisti Esperti atti ad agire in ambiente selvatico.
Tipologia sentiero o
cammino: remoto cammino di accesso agli stavoli di vetta
Ferrata-
Segnavia:
CAI – solo bolli rossi e numerosi
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: media
Difficoltà
di orientamento: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: ramponi
da erba per via dell’esposizione di numerosi tratti
Periodo consigliato: primavera-autunno
Da evitare da farsi
in: condizioni di terreno umido o gelato.
Dedicata a: chi ama
gli ambienti selvatici
Condizioni del
sentiero: battuto, pulito e segnato
N° 676
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
venerdì 03 febbraio 2023
Data di pubblicazione
della relazione: martedì 21 marzo 2023
Escursione all’insegna
del selvatico in un colle sconosciuto ai più e a ridosso della agreste frazione
di Campone. Nella continua ricerca di nuove località nuove e poco frequentate
ci ritroviamo a vagare proprio a due passi da casa, in una piccola valle
racchiusa tra i monti che si affacciano sulla pianura friulana e quelli che proteggono
la Val Tramontina. Dalla località di Campone finora ci sono solo transitato, e a
volte mi sono fermato per consumare un caffè nel noto locale della frazione, ma
adesso è giunto il momento che essa sia il punto di partenza per un’escursione.
Dop aver studiato attentamente alcune mappe, preparo diligentemente l’avventura, con un eventuale
piano B. Il giorno dell’escursione, di primo mattino, siamo già in zona,
lasciamo l’auto in uno spiazzo adiacente a Cleva di Sotto, un insieme
pittoresco di antiche dimore. Fa tanto freddo, e una volta ben coperti partiamo
seguendo a monte le indicazioni per il Sentiero delle Sorgenti. L’antica via di
comunicazione risale sino a un gruppo di stavoli chiamato Cleva di Sopra, e
successivamente, dopo aver attraversato la stradina asfaltata che conduce a
Campone, ci inoltriamo nella boscaglia seguendo i radi segni e una traccia ben
marcata. Percorriamo per un breve tratto il Sentiero delle Sorgenti, e visitato
il primo impluvio torniamo indietro cercando tra i rovi l’inizio del via
selvatica, tracciata in nero e a tratteggio sulla mappa, essa ci condurrà alla
vetta del Cuel di Cor. Sulla mappa leggo due tracce che conducono alla nostra
meta, partono quasi parallele, anche se quella più a occidente è chiaramente molto
più impegnativa e sicuramente meno segnata. Noi Percorriamo quella a destra,
sperando di non trovare sorprese. Scovare l’inizio del sentiero non è stato
facile, ma una volta scoperta la traccia notiamo con piacere che è marcata e
anche seguita da puntuali bolli rossi. Il sentiero, dopo un iniziale tratto
tranquillo anche se ripido, cambia fisionomia, assumendo la morfologia di una
traccia spesso tanto esposta che rimarca l’andamento sinuoso della morfologia
del versante. Per ben tre volte ci
inoltriamo all’interno dei valloni scavati dagli impluvi, e spesso rasentando le
pareti esposte o avventurandoci in improvabili ascese che una volta affrontate
si riveleranno meno impegnative di come lasciavano immaginare. Anche se ci pare
strano, questo sentiero è la remota via di accesso dei malgari al colle, e una
volta vi transitavano assieme ai bovi; immagino le preoccupazioni del malgaro,
specie quando gli animali transitavano sui tratti esposti. Noi per sicurezza decidiamo
sin dall’inizio di calzare i ramponi da erba, che si riveleranno un sicuro
effetto psicologico, specie nei tratti adrenalinici. La bellezza del tratto che
percorriamo è suggestiva, ci si immedesima nei montanari di un tempo, che
conoscevano solo pane e fatica e a volte solo la fatica. Immagino anche le
donne di una volta, che con la povera
attrezzatura risalivano i pendii erbosi per raccogliere il foraggio che di
seguito serbavano nelle stalle. Storie di un tempo, che nemmeno se ci immedesimassimo
riusciremmo a comprendere in pieno. Presso la base di una paretina ripida troviamo
uno spiazzo idoneo dove sostare per poter recuperare energie, sotto di noi il
vuoto che si aggetta sull’angusta valle
scavata dal torrente Chiarzo. Ripreso il cammino, dopo un insellamento il
tratto da percorrere diviene meno insidioso e dopo un’ampia ansa incontriamo i
primi ruderi delle Stalle di Cor, e con esse le residue tracce di neve di un inverno che si è rivelato avaro del bianco candore.
Esploriamo i ruderi delle prime stalle, e di seguito le altre, la traccia continua
a occidente per il monte Taiet, noi la lasciamo al suo corso, mirando a un
prato dorato che precede la vetta del Cuel di Cor. Un breve perdita di quota
per poi risalire tra gli arbusti selvatici e raggiungere la vetta del Colle
materializzata solo da arbusti. Ambiente immacolato, selvatico, e pietre
intorno non ce ne sono nemmeno per erigere un ometto minimalista. Ci godiamo l’avvenuta
conquista, e di seguito ci spostiamo sui prati indorati dal sole dove decidiamo
di desinare. Ben sdraiati sulla soffice erba, ammiriamo i monti prospicenti,
tra cui quelli che proteggono la Val Tramontina. La giornata è deliziosa, e l’atmosfera
dell’ambiente sublima i nostri attimi dedicati al meritato riposo. Ripreso il
cammino ripercorriamo a ritroso il sentiero dell’andata, con meno preoccupazioni
visto che ne abbiamo saggiate le difficolta; di seguito raggiungiamo la
località Cleva di Sotto che nel frattempo è scaldata da un sol leone che sembra preannunciare la Primavera.
Tra le case disabitate del borgo si chiude la nostra avventura. Abbiamo vissuto
un’avventura intensa, sicuramente più complessa di quello che ci eravamo preparati
a fare, e forse per questo più entusiasmante.
Malfa
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