Croda
Piera da Arcola (PN)
Note
tecniche.
Localizzazione:
Dolomiti Friulane
Avvicinamento:
Maniago-Montereale-Val Cellina-Barcis-Arcola-Parcheggio segnalato.
Località
di Partenza: Arcola, ampio parcheggio segnalato.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: PN
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo:700 m.
Distanza percorsa in Km: 14
Quota minima partenza: 442 m.
Quota
massima raggiunta: 1057 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: selvaggio naturalistica
Difficoltà:
escursionistica sino all’attacco con la Croda- di seguito per esperti.
Tipologia sentiero o
cammino: strada forestale. sentiero. tracce animali
Ferrata- no
Segnavia:
CAI 978
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce
di vetta: no
Ometto
di vetta: no
Libro
di vetta: installato contenitore spiriti liberi.
Timbro
di vetta: no
Riferimenti:
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 012
2) Bibliografici:
3) Internet:
Periodo
consigliato:
Da
evitare da farsi in:
Condizioni
del sentiero:
Consigliati:
Data:
giovedì 05 maggio 2022
Tra
i giganti che toccano il cielo c’è
sempre una piccola entità che aspira a imitare i fratelli maggiori. Ma spesso
sia per le dimensioni ridotte che la posizione poco felice, queste piccole
elevazioni vengono ignorate, diventando solo passione per i pochi amanti dello
sconosciuto. Una di queste ignote è la Croda Piera, intanata nelle profondità della
valle del Prescudin, all’ombra della magnifica catena montuosa che da Cima
Manera conduce al Col Nudo. L’ho scoperta per caso e ho voglia di conoscerla,
non mi faccio nessuna idea e mi godrò il momento. Raggiunta la frazione di
Arcola, ci approntiamo subito, per Giovanna è la prima volta che accede alla
mitica valle, sarò il suo mentore.
Percorriamo la stradina asfaltata, mentre una magnifica armonia proveniente dal continuo scorrere del Torrente
Prescudin allieta il nostro incedere, lo
stesso impluvio dà il nome alla valle. Il primo incontro magico con la fauna, non
poteva che essere con la mia amica Cassandra, una bellissima salamandra. Da tempo
non la incontravo, essa mi ha trovato più maturo e naturalmente stagionato. Io
per cavalleria le ho risposto che è sempre uguale, in questi casi mentire non
nuoce. Parliamo di tutto, di attualità, mi chiede cosa penso della guerra in
Ucraina. Le rispondo, che tutto procede come sempre, che in natura c’è la vita
e la morte, ma non l’immortalità; quindi, l’uomo ci pensa da solo a diminuire
il numero dei suoi simili. Anch’io sto attento a non diminuire il numero di salamandre,
avendo cura di non pestarne alcuna, ma la morte nasce con la vita. Il primo
giorno di vita è l’inizio della nostra agonia, lenta o veloce che sia. La pace è una breve pausa,
come lo è la vita, godiamocele entrambe.
L’amica anfibia rimane in silenzio, interdetta, poi mi risponde che ogni volta che parla con me va in
confusione, sorrido, le pongo un ideale bacia zampetta e procedo, ci
incontreremo su un altro sentiero, sicuramente…
Proseguiamo
lungo la carrareccia, tagliando solo per un breve tratto nel bosco, per poi continuare
su carrareccia, e infine per ampia traccia fino a raggiungere la località di
Villa Elma. Lungo il percorso ci sono numerose tabelle esplicative, impossibile
errare. Breve sosta nella bucolica località, davvero un’oasi. Proseguiamo il cammino
a sud-ovest, sempre per carrareccia, stavolta inoltrandoci in un magnifico
bosco di faggi, sentiero segnato come CAI 978. Il cammino non è faticoso, anzi,
ci rilassiamo, finché lasciamo la pista per un sentiero, che sempre con
moderata pendenza inizia a risalire il pendio
che scende dalla cresta che collega il
monte I Muri con il monte Messer. Ad un
bivio deviamo a sinistra, per un sentiero avente la stessa numerazione. Ci
inoltriamo in un vallone dominato da ripide ed erose pareti. Mi pare di intuire
la nostra meta, Croda Piera, un cocuzzolo selvatico, che da lontano non fa
intuire come sarà l’avvicinamento. Per ripida e marcata traccia risaliamo sino
a una forcella che è la naturale prosecuzione
di un ripido crestone che scema a valle. Dalla sella per raggiungere la vetta c’è
un passaggio molto esposto, forse un primo grado più o secondo, Giovanna
declina l’invito. Sono incuriosito, le lascio il mio zaino, aggirando l’ostacolo
a oriente. Dico alla mia compagna che sto solo esplorando, ma, man mano che
avanzo, mi inoltro in un canalino, e l’infante monello ha il sopravvento sull’uomo
maturo. Un mugo tira l’altro, vado avanti e poi mi fermo, ma sì vado avanti
ancora un po’ di metri e poi rientro, infine mi ritrovo in vetta, su una cimetta
deliziosa e capricciosa ma che ho sedotto. Il punto più alto del pulpito è un enorme
sporgenza granitica naturale, non vi trovo ometti, croci, nulla, solo questo
monolito che abbisogna di una carezza del viandante. Eccomi! Lo coccolo e gli
pongo un bel presente, il barattolino degli spiriti liberi, con l’evidente
foglio rosso segno di fulgente passione.
Il pulpito panoramico è molto
esposto, ma mi piace, la sua conquista ha tirato fuori il mio lato selvatico, un’eccitazione
intensa per un amante dell’illibatezza della natura. Rientro dalla mia signora,
mi prendo un bel vaffa perché stava in pensiero, e ci sta, ma gongolo, perché l’imprecazione
è compensata dalla conquista. Con calma rientriamo alla Villa Emma, dove
abbiamo prenotato un tavolo per due. Giunge l’ora della ludica attività, nutrirsi,
e i panini, come per magia, fluttuano fuori dallo zaino, per poi svanire nella
parte meno nobile e oscura del copro umano. Non si vive solo di sublimazione, arte
e poesia, ma anche di pane e mortadella, e di quella speciale, bolognese e con i pistacchi, naturalmente
accompagnata da un buon rosso, il Nero d’Avola. Insomma, siamo passati da
Artemide a Bacco e per la direttissima. La vita è un intermezzo nella morte, e
il panino con la mortadella aiuta a sublimare il tutto, naturalmente con la cornice
spettacolare della Val Prescudin.
Il”
Forestiero Nomade”
Malfa.
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