Anello
del monte Marsins e monte Sadi da Vinaio
(Lauco UD).
Localizzazione: Alpi
carniche Centrali- Alpi orientali Tolmezzine-Gruppo dell’Arvenis-Dorsale
Tamai-Zoncolan.
Avvicinamento:
Tolmezzo-Villa Santina-indicazioni per la frazione Lauco-proseguire per la
frazione di Vinaio, lasciando l’auto presso il cimitero di Allegnidis ( piccolo
spiazzo)
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
600 m.
Dislivello
complessivo: 600 m.
Distanza percorsa in Km: 11 Km.
Quota minima partenza: 807 m.
Quota
massima raggiunta: 1395 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Escursionistica - naturalistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: Sentiero- sprazzi di
carrareccia- tratti in libera lungo il crinale-
Ferrata-
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: Installato
barattolo spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 013
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: venerdì 29
maggio 2022
Dopo solo un paio di
giorni che ero asceso sulla vetta del monte Falchia, rieccomi nel bellissimo
territorio a nord di Lauco. Avevo già previsto che a breve sarei ritornato e
anche con la presenza della mia compagna. Rispetto alla precedente escursione,
proseguiamo in auto fino alla frazione di Vinaio, dove lasciamo il mezzo presso
uno spiazzo adiacente al campanile. Una volta approntati, si parte in direzione
del sovrastante borgo di Vinaio. Vagando all’interno della frazione, decidiamo
di compiere un anello con svolgimento antiorario. Percorreremo un lungo
sentiero, ben marcato, che taglia il versante orientale del monte Marsins.
Sulla mappa aggiornata è segnato e nominato come Sentiero Cimenti, esso,
riprende la remota via di transito che un tempo conduceva fino alla località di
Val. L’ambiente montano della boscaglia ci aiuta a non patire troppo la canicola,
anzi, l’ombra ci delizia. In breve, guadagniamo ben 400 metri di dislivello
prima di raggiungere i prati di Val. Raggiunta
la bella località alpina, il cuore inizia a palpitare di intense e infinite emozioni.
Ci ritroviamo a viaggiare all’interno del più classico dei dipinti montani,
dove i verdi e luminosi prati sono
protetti dai monti, e gli stessi ricchi di profumati aghiformi. Le stesse baite
sembrano disegnate dai bimbi, e non poteva non mancare un bellissimo cane, il
fedele amico dell’uomo, che ci viene incontro, felice come una Pasqua di avere
delle visite. Noi, Giovanna e io, amiamo
gli animali, e senza distinzione di specie, e loro, gli amici a quattro zampe,
percepiscono il nostro spirito. Negli ultimi anni, durante una lunga
autoanalisi, ho scoperto di essere una
persona per bene e positiva e non per merito degli umani, anzi, spesso con gli
individui della mia specie vado in disaccordo.
Questa positività l’ho
scoperta dal mio vagare nel regno degli animali. Tra gli incontri mi piace rimembrare
il grifone che mi appare spesso in Slovenia, l’aquila di Casasola, gli
stambecchi del Cimon del Montasio, le salamandre incontrate alla corte del
Sernio, e tanti altri ancora. Grazie ad essi ho avuto la forza di scrutarmi
dentro, tirando fuori il meglio e il peggio, e serbando solo quello che ritengo
positivo. Un ‘autentica catarsi
interiore che mi ha cambiato totalmente. Ecco perché amo perdermi nello sguardo
degli animali, dove mi ritrovo puro e nudo. Questa bella cagnona ci viene
incontro, ci ammalia con lo sguardo. Noi proseguiamo per la nostra meta,
risalendo una strada forestale che dal piano di Val conduce al monte Sadi, mentre
l’amica a quattro zampe non ci molla, anzi, la stessa ci guida, conoscendo a
memoria il percorso. È una delizia avere al seguito un cane, a noi manca il
vecchio Magritte, che per limiti di età non è più operativo, e confesso che la
sua assenza la sento, specie quando sono in solitaria.
La nostra amica pelosa
ci fa stare bene, assieme a essa, in breve tempo, raggiungiamo la sommità della
cima Sadi con il seguente bucolico e
omonimo stavolo. Seguiamo la cagnona, e dopo un ripido pendio tra file di
abeti, raggiungiamo la magnifica e panoramica cima del monte Marsins. Una
sorprendente cupola prativa ci proietta con lo sguardo nella meravigliosa
regione montana.
In vetta, per quanto
ampia sia, non troviamo nessun segno e oggetto che la evidenzi, nemmeno un
ometto di sassi. L’ambiente è primitivo, naturale e selvaggio, ma il paesaggio
che decanta la vetta è sublime.
Decidiamo di dividere
il companatico con la nostra amica, che gradisce. Componiamo proprio
un’immagine idilliaca, ideale per fare la pubblicità alle attività all’aria
aperta. Passiamo un’oretta abbondante in pace prima di iniziare il rientro, e con
esso si avvicina il momento drammatico, ossia il distacco forzato dalla nostra
amica.
È un cane ben curato, sicuramente appartiene
ai locali che vivono in uno degli stavoli di Val. Presso un bivio, poco sotto
la vetta della cima Sadi, decidiamo di rientrare a Vinaio tramite un sentiero
che ripidamente ci conduce alla carreggiabile che scorre sul versante occidentale.
Devo allontanare a malincuore la nostra
amica, recito un ruolo che non sento ma che devo. Improvvisamente, come se
fossi ammattito di colpo, le grido di
andare via, accompagnando la voce con dei gesti e uno sguardo duro. L’animale
rimane basito, si ferma, e poi timidamente e intristito si allontana. L’azione è
dura da digerire, ho il magone, e una lacrima scorre lentamente sul mio volto,
mentre procedo nella direzione opposta. Provo un acuto dolore, simile a quello
che provano coloro che si amano ma si devono lasciare per una stupida causa
maggiore. Iniziamo a scendere per il sentiero con un groppo in gola, percorrendo
una non più tangibile traccia. Procediamo
in libera per il ripido pendio boschivo. Dopo alcuni minuti, il tratto selvaggio ci impegna abbastanza, ho
anche modo di scivolare e sbucciarmi un gomito. Attraverso delle peripezie
raggiungiamo il tratto asfaltato, non prima di aver ammirato dei vetusti faggi
dalle forme fantastiche. Percorrendo la stradina scarichiamo la tensione e ci rilassiamo. Dopo
alcuni chilometri siamo alla periferia di Vinaio, transitiamo lentamente, così
ammiriamo dei particolari tipici dei borghi montani. Abbiamo anche modo di
conversare con i locali, ed è simpatico e istruttivo, che durante la locuzione
vengono fuori fatti e misfatti della vita di un tempo nei borghi montani.
Raggiunta l’auto, ci approntiamo per il rientro. Prima di ripartire mi guardo
intorno, riconoscendo tutte le vette, e
sorridendo con una punta di orgoglio, visto che sono stato in cima a tutte, e
le stesse mi hanno donato negli anni un’infinità di emozioni. Con una gioia
simile alla beatitudine, rientriamo a valle, con un’altra vetta conquistata e una
nuova avventura da raccontare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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