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giovedì 31 marzo 2022

Gravis di Trep e Colmaior da Navarons (PN)


Gravis di Trep e Colmaior da Navarons (PN)

 

Avvicinamento: Lestans- toppo-Meduno-Navarons- parcheggio dentro la frazione presso una piazzetta.

 

Localizzazione: Prealpi Carniche- Catena Chiarescons - Cornaget- Resettum  -Dorsale Resettum- Raut

 

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia.

 

Provincia di: PN

.

Dislivello: 613 m.

 

Dislivello complessivo: 613 m.


Distanza percorsa in Km: 7


Quota minima partenza: 320 m.

 

Quota massima raggiunta: 704 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore

In: solitaria

Tipologia Escursione: ambiente misto: Colmaior, colle intensamente solcato da remoti sentieri e con la presenza di numerosi stavoli e ruderi degli stessi. Gravis di Trep: traccia di cacciatori con bolli, per l’ascesa alla vetta nessun segno e ometto. Per il raggiungimento della vetta del Gravis di Trep ho seguito una mia intuizione, creando pochi ometti, a scopo di orientamento personale, terreno instabile e molto esposto.

 

Difficoltà:

Colmaior per escursionisti.

Gravis di Trep: Escursionisti Esperti atti ad agire in ambiente con poche o assenza di tracce e segni.

 

Tipologia sentiero o cammino: remoti sentieri di montagna - tracce di cacciatori o animali selvatici.

 

Ferrata-

 

Segnavia: Anello Colmaior- segni Bianco-rossi- bolli per il Gravis di Trep.

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: medio-alta

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: si

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: installato barattolino spiriti liberi.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: primavera-autunno

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

Data: 02 marzo 2022

Gravis di Trep e Colmaior da Navarons, la meravigliosa escursione che non ti aspetti. Non avendo trovato nessuna relazione sul Web a riguardo il Gravis di Trep, ho ideato questa escursione, naturalmente in compagnia di me stesso, chi fa da sé notoriamente fa per tre. Il mattino sono alla volta di Navarons, bellissimo borgo in provincia di Pordenone, frazione che visiterò in lungo e largo a fine escursione. I muri delle abitazioni della frazione sono abbelliti con dei ritratti fotografici della nota poetessa spilimberghese Novella Cantarutti. Il volto elegante  anche se segnato dal tempo della cantrice ha richiamato alla mente l’incontro avuto con la stessa durante una mia esposizione pittorica a Poffabro, era il 1996, ricordo ancora che la conversazione via via scivolò sul meraviglioso cantore, artista, regista, e poeta del secolo passato, ossia Pier Paolo Pasolini. Tralascio di leggere le poesie tra i vicoli, lo farò con calma e giovamento al ritorno. L’idea iniziale e di salire il Colmaior, il colle che domina Navarons, ma non dal solito  e noto sentiero turistico, ma tramite le remote mulattiere. Una volta raggiunta la bella frazione di Navarons, mappa IGM alla mano, mi aggiro per i vicoli, alla volta della periferia tramite una stradina asfaltata che mi guida a nord della stessa frazione. Poco dopo, in periferia, durante la marcia attiro l’attenzione di un cacciatore, insospettito dal mio passaggio, ma dopo essermi presentato e una volta riconosciuto, si è rasserenato, divenendo socievole e loquace. Mi ha chiesto quale fosse la mia meta, gli  ho spiegato il mio proposito e le possibili direttrici da fare. Gli ho  parlato con entusiasmo della precedente escursione sul monte Rossa, e di altri monti adiacenti. Constatando che non sono un novello della zona, mi ha accennato a una cengia, essa diparte dal canalone sotto il monte. Memorizzo le sue frasi, effettuerò quanto consigliatomi il 28 marzo del corrente anno. Sul Gravis di Trep mi illumina, mi informa che è un percorso aspro ma non proibitivo, ma la via della vetta la devo trovare da me. Dopo la breve conversazione mi congedo dall’uomo, è stato cordialissimo, e come tutta la gente della zona, prima sospettano, ma una volta che si fidano ti danno anche il cuore. lo saluto, mentre il suo cane da caccia è intento nel latrare. Poco a nord della frazione, a sinistra, segnata come carrareccia, inizia il suo corso una remota mulattiera, alcuni tratti della costruzione con sassi sono stati erosi dal tempo, ma dopo un centinaio di metri essa diviene comoda. Fa caldo, mi spoglio del superfluo, e riprendo il cammino, volgendo lo sguardo al cielo noto qualcosa, come un’ombra. Infatti, una meravigliosa aquila volteggia sul Colmaior, e nello splendido rapace riconosco la bella Artemide che mi accoglie nel suo regno. Sono emozionato, il segno dell’apparizione, come sempre, presagisce un ottimo auspicio per lo svolgimento dell’escursione. Continuo per il remoto sentiero, incrocio un bel esemplare di muflone, un altro meraviglioso segno della dea. La traccia, meravigliosa, taglia il versante meridionale del monte, una volta per questo stesso sentiero transitava gran parte della comunità montana che transitava da Navarons  a Casasola e viceversa.

Un segno rosso su una corteccia mi avvisa di lasciare il vecchio cammino e iniziare l’ascesa al colle, ma come sempre, rapito dalla curiosità, vengo distratto dai propositi da altri sentieri e stavoli. Studiando la mappa leggo di edifici posti  su svariate quote, quindi,  cambio direzione frequentemente. Adoro fotografare e accarezzare i vecchi edifici. Fantasticando rivivo e percepisco ancora la remota presenza umana. Stavolta avvisto una famigliola di caprioli, oggi sono davvero fortunato, sono  spettatore di numerosi incontri con  esemplari della fauna selvatica. Gli stavoli sulla mappa non hanno nomi, ma sono affascinanti, alcuni in ottimo stato, mentre  altri solo sotto forma di ruderi, e avvolti dalla vegetazione selvatica, che nel tempo ha riconquistato lo spazio primordiale. Da un sentiero transito su un altro, senza seguire una logica. Incrocio una seconda mulattiera, quest’ultima porta alla vetta del colle.  Dopo un leggero aumento di pendenza e alcune centinaia di metri di percorso sono fuori dalla selva, al cospetto di un meraviglioso prato, ove un solitario albero con delle indicazioni è posto di vedetta.

Girovago per l’inerbita vetta: a nord ammiro le creste del Gravis di Trep, la mia prossima meta, mentre a sud, tra la fitta flora arborea noto una casera rifugio, la visiterò di seguito, dopo aver raggiunto la vetta fisica ed aver apposto un segno del mio passaggio. Purtroppo, alcune settimane dopo alcuni vandali deturperanno questo segno, ma questa è un’altra e brutta storia.

Prima di lasciare il colle visito la casera, con adibito spazio per il picnic, è la prima volta, ma non sarà  l’ultima che visiterò questo sito. Dalla vetta mi sposto ai margini settentrionali del prato, dove è posta una panca in legno, protesa a nord, un eccellente pulpito panoramico, accanto ad essa, diparte un sentiero, accanto a un’icona in legno.  Il tracciato prende nome di Sentiero Colmaior e si inoltra nel bosco. Scendo per la pesta, alcune centinaia di metri, e di seguito viro a sinistra per una traccia ben visibile, essa mi conduce alle pendici del Gravis di Trep. Percorro con attenzione un tratto eroso e affilato: marcio e friabile a occidente, inerbito e ripido a oriente, finché, raggiungo il versante orientale attraverso un tratto detritico, frantumato, dall’aspetto molto dolomitico e aggettante a precipizio sul versante che guarda il massiccio del Ciaurlec. Calzo i ramponi per aggiungere sicurezza al passo, transitando in bilico su delle cenge di ghiaino e zolle d’erba, l’ultimo tratto all’interno di un bosco di conifere mi conduce alla piccola ed esposta forcella posta alla base del crinale del Ciucul del Signour. Nessuna traccia porta in vetta al Gravis di Trep, sul versante occidentale il terreno è dirupato e impraticabile. Ritorno indietro, convinto di mollare l’impresa, ma le croci viste sulle due cimette mi tormentano, ci deve essere una via di accesso. A metà tratto detritico mi fermo, noto una traccia che sale, ma poi si perde, sto per mollare l’impresa, eseguo altri passai avanti, e superato un ampio canalone detritico mi fermo al bordo a riflettere sul da farsi. Vado su e rischio, o me ne torno a Navarons? Il dilemma Amletiano mi riempie la testa, tormenta. Nel frattempo,  un’ombra riflessa dal sole mi distrae, è l’amica aquila che volteggia ancora su di me, e mi indirizza il suo volo verso il vertice del canalone, pare voglia dirmi: <<Su Malfa, dai, coraggio viandante, vieni su dove osano gli spiriti liberi>>. Convinto e recepito il messaggio di Artemide, lascio lo zaino alla base del canalone, adagiato su un masso, e porto al seguito solo lo stretto necessario.  Seguendo in ascesa il margine del canalone, sulla destra orografica, una labile traccia ca volte scalinata,  si inerpica tra i santi mughi. Ci sono,  preso dall’entusiasmo salgo velocemente, notando a conforto dei segni di passaggio. Dove il canalone si restringe l’ascesa è più sicura e meno esposta, finché, tra zolle e ghiaie raggiungo un piccolo canalino e la seguente forcelletta esposta su entrambi i versanti. Sposto il ramo di mugo e trovo una traccia sul versante occidentale, a tratti inerbita ma percorribile.  Sono commosso, dalla gioia piango, mentre l’amica aquila con un ultimo volteggio mi saluta, svanendo di seguito dietro i dirupi. Pochi passi sul ripido pendio e sono sull’esile cresta che si affaccia  sul versante occidentale, ancora pochi metri ed ecco la  vetta, L’aver avvistato la croce costruita con dei tubi in metallo, mi ha scorso, ho i brividi,  ancora pochi metri, passi, centimetri ed ecco l’esile cimetta che inebria di emozioni. Installo subito il contenitore per il libro di vetta, e lego alla base della croce un pezzo di stoffa azzurro, donatomi da un caro amico scomparso tempo fa, e che oggi ho voluto ricordare, donando al cielo dello stesso colore una stoffa carica di storia, che oggi può svolazzare liberamente. La cima più bassa dista pochi metri, ma è ascendibile da un altro versante, in precedenza ho visto la traccia da un altro versante, ma oggi non sono interessato. Ho imparato dalla vita a non strafare, oggi la meta iniziale era il Colmaior, e questa altra elevazione mi è giunta gradita, soprattutto grazie all’intervento divino della regina dei rapaci. Sul web  non avevo trovato nulla sull’accessibilità, chi verrà dopo di me, grazie alle mie future pubblicazioni, avrà informazioni esaurienti. Sono sereno, felice, e consapevole della mia unicità nel perseverare nella continua ricerca del bello. I capelli crescono, diverranno lunghi come il foulard nero che corona la mia testa, e  che adesso sulla cima vengono mossi dalla lieve brezza, come le piume dell’aquila che mi preserva dall’alto.  Mi godo il paesaggio, ho tempo anche per disegnare un volto su un foglietto di carta, che serberò dentro un vasetto di vetro in uno degli ometti  eretti durante la discesa. Per oggi sono pago, rimessi i materiali a posto decido di rientrare, costruendo durante la discesa , come ho in precedenza scritto,  dei piccoli ometti all’interno del canalone di ghiaia. Sono tanto egocentrico ma altrettanto altruista, e ho sempre un pensiero nobile per il prossimo. Raggiunto lo zaino al margine del canale, riprendo il cammino, dirigendomi al Sentiero Colmaior per completare l’anello. Il tracciato di discesa è comodo e ben segnato rispetto al precedente, finché, all’interno della pineta raggiungo la carrareccia che riporta a Navarons. Vista l’ora, non è ancora meriggio, potrei spingermi  verso il Col Ventous, ma penso di andare con la mia signora, in un futuro prossimo, partendo direttamente da Navarons per una gita domenicale. Con un passo lento cammino a ritroso verso la frazione natia del garibaldino Andreuzzi, medico e cultore dell’amor patrio in tempi non sospetti. Da bimbo, mio padre nell’elencarmi i nomi dei vari garibaldini, mi parlò del Friuli, di Ippolito Nievo e di Andreuzzi, e oggi sarà un onore per il sottoscritto vagare e ammirare il borgo nelle prime ore pomeridiane. L’auto l’ho lasciata all’interno del paese, presso una corte. Con passo lento e cadenzato e il volto disteso,  mi avvio alla frazione. Sulla stradina asfaltata incrocio un anziano vestito con una mimetica, e mi pare strano vedere i civili travestiti da guerrieri, mentre io da soldato non vedevo l’ora di indossare abiti borghesi. Forse è un anziano cacciatore, che percorre una strada solitaria nel rivivere i ricordi e gli amori passati, spero che faccia bei pensieri, e gli invidio il sapere del luogo, della sapienza anche delle singole foglie. Il sapere è come l’acqua di cui non ci si disseta mai abbastanza. Vago per il borgo, per ogni singolo vicolo, finestra dopo finestra, calle dopo calle, numero civico dopo numero civico, sono in totale contemplazione. Leggo i versi della poetessa apposte come opere pittoriche sui remoti muri, e in essi mi perdo, rivivendo la lingua che il compianto poeta Pierpaolo Pasolini ha reso divina nei versi poetici giovanili (Poesie a Casarsa). Prima di pranzare ho tempo di vistare la Casa museo del patriota Antonio Andreuzzi , noto patriota italiano. Laureato medico a Padova, si dedicò alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, partecipò a molteplici moti cospirativi, tra cui i "Moti di Navarons", e fu anche amico e medico di Garibaldi. Ho rivissuto le eroiche pagine del Risorgimento Italiano, sfiorandole con mano, per immedesimarmi per brevi istanti nello spirito epico di Andreuzzi. Fuori dalle sale museali gioco con un gatto, anche lui solitario, mentre si sollazza all’esterno dell’abitazione. Ripreso il cammino mi sposto in direzione di  dove ho lasciato l’automezzo. Finalmente  mangio qualcosa,  per la pausa mi accomodo su una panchina posta all’ombra. L’ora ludica passa quiete, mentre osservo le antiche abitazioni: lo stile, quelle decrepite e  le altre restaurate. Un’anziana signora cura l’orto mentre è assolta dai pensieri,  un’attività secolare tramandata di madre in figlia. Finito di pranzare, mi metto in auto, e inizio il cammino verso la valle. È stata una meravigliosa giornata in montagna, dove non mi sono fatto mancare nulla: arte, poesia, storia, natura, sentieri arditi, alpinistici e comode mulattiere, tutto all’insegna dell’amore e della pace.

Un pensiero intenso vola a chi in questi giorni sta soffrendo per una guerra (come tutte le guerre) orrenda e stupida.

Il forestiero Nomade.

Malfa.

 

































































































 

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