Monte Rossa da Casasola + le due varianti: Faidona- Cengia del
Von-forcella Il Von; Monte Rossa per la cresta nord-orientale.
Localizzazione:
Avvicinamento: Lestans-
toppo-Meduno-Navarons-Casasola-
Ampio parcheggio nella periferia del borgo.
Seconda e
terza variante.
Lestans- Toppo-Meduno-Lago
di Redona-Deviazione per Chievolis- Faidona- Punto sosta presto la stradina
asfaltata che precede in ponte tibetano che porta alla frazione di Muinta.
Regione: Friuli-Venezia
Giulia.
Provincia
di: PN
.
Dislivello:
930 m.
Dislivello
complessivo: 930 m.
Distanza percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 400 m.
Quota
massima raggiunta: 1142 m.
Tempi di
percorrenza escluse le soste: 5 ore
In: due
uscite in solitaria, la variante per cresta in coppia.
Tipologia
Escursione: Ambiente prevalentemente selvaggio, con percorrenza di sentieri
remoti o ripristinati, e tracce di cacciatori.
Difficoltà:
Escursionisti Esperti atti ad agire in ambiente con poche o assenza di tracce e
segni.
Tipologia sentiero o cammino: remoti sentieri
di montagna o tracce di cacciatori o animali selvatici.
Ferrata-
Segnavia: CAI
973 (breve tratto per l’ascesa al monte Rossa da Casasola.
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: installato barattolino
spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: primavera-autunno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero:
Consigliati:
Data: ascesa al Monte Rossa – lunedì 28
febbraio 2022-
Prima variante con raggiungimento della
forcella del Il Von da Forchia Grande: mercoledì 23 febbraio 2022.
Seconda variante- cresta nord-orientale
del Monte Rossa- sabato 26 febbraio 2022.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Monte Rossa,
elevazione che ha più omonimi in regione, è una delle cime che compongono la fantastica
cresta che dalla Val Tramontina giunge sino alla vetta del monte Raut. Per un’apparente
e illogica condotta escursionistica, si tende prima ad esplorare le vette più
alte, per poi scoprire cosa vige alle loro pendici, ripeto, apparente
illogicità, perché spesso le vette più
note hanno sentieri più marcati e segnati e sono molto frequentate. I rilievi
minori a causa della poco frequenza, sono abbandonati o poco curati, quindi
amati dai pochi, quelli, che stufi del conosciuto indagano l’ignoto. Per tale
motivo amo le cime poco raccontate, e visto che sono prossimo ai 60 anni, ne approfitto
per concedermi meno dislivello, ma più contemplazione ed esplorazione. Il passo
lento e la prudenza hanno ben sostituito l’ardire e la fretta. Per questo rilievo, Monte Rossa,
poco conosciuto, ho scelto l’approccio di tre vie di accesso, due che partenti
dalla piccola frazione della bucolica Val Tramontina, ossia Faidona; e per la
conquista definitiva della vetta, la partenza dalla frazione di Casasola. L’ultima
soluzione si è rivelata la meno ardua, quindi ai più consiglio quest’ultima. Nel
primo tentativo di ascesa al monte Rossa, con partenza da Faidona, ho seguito
un sentiero, bollato di rosso, che parte a monte della frazione, che
percorrendo un remoto sentiero, si inoltra nella valle segnata dal Rugo Coppo,
fino a raggiungere la Forchia Grande, evidenziata da una bella casera, chiusa,
e in ottime condizioni. Dalla medesima casera ho notato una traccia bollata in
rosso, molto ardita che conduce alla forcella presso il Von. In questo breve
tratto sono transitato sull’adrenalinica
Cengia del Von, davvero ardita e sconsigliata a chi soffre di vertigini, soprattutto
un tratto dove bisogna superare un metro di passerella che si aggetta nel
vuoto. Raggiunta forcella del Von, innevata a settentrione, ho desistito nel
proseguire a causa dell’orario che si era protratto. Rifatto il percorso
all’inverso verso la Forchia Grande, ho continuato seguendo una traccia ben
battuta fino alla Forchia Piccola, e anche oltre, pranzando sulla quota 879 m.
per poi scendere dalla Piccola Forchia nel vallone e riprendere il sentiero dell’andata che mi ha
riportato a Faidona. Per il secondo tentativo, due giorni dopo, e sempre con partenza da Faidona, ho percorso
il più selvaggio dei tre itinerari, ossia la cresta che dalla frazione passando
vicino il Ciucul Taront conduce al versante orientale del monte Rossa. Abbiamo
seguito (stavolta ero in compagnia della
mia signora), una traccia di cacciatori. Proprio sotto la vetta, a causa di una
notevole esposizione ho voluto evitare patemi d’animo al sottoscritto e alla
mia compagna, quindi abbiamo deciso, di finire l’escursione sulle rive del
lago, al cospetto dei ruderi del Borgo Novada.
Il terzo tentativo, due
giorni dopo il secondo, è andato a buon fine. Per quest’ultimo itinerario sono
partito dalla bella frazione di Casasola, percorrendo un sentiero ben segnato e marcato.
Da tempo non passavo da Casasola, esattamente sedici anni, da quando, tempo fa
rientrando dalla vetta del Rodolino, decisi (consigliato dal mio maestro
Vittorio Pradolin), di scendere per il sentiero 973, che dai Tubers conduce alla
frazione. Il mattino dell’ascesa definitiva al Monte Rossa, giungo alla
località di Casasola, provenendo dalla frazione di Navarons. A Casasola, che
avevo completamente rimorso dalla mente, trovo un posteggio ben munito e
segnato, dove lascio l’automezzo. Il primo sguardo fuori dall’auto e rivolto a
monte, al crinale e al monte che devo raggiungere. Da lontano appare una cresta
suggestiva e impraticabile, penso che sarà divino scoprirne i segreti. Un
trattore guidato da un locale, è il primo suono che odo, sembra che la vita si
sia fermata a un passato perduto, e con gioia mi lascio fuorviare. Mi sveglio
presto dall’illusione, un camion della raccolta differenziata risale la
frazione, un alto segno di civiltà che raggiunge anche una frazione così
minuscola. Raggiunta la periferia nord-ovest di Casasola, dopo una cappella
votiva, approdo a un prato che ospita degli stavoli, dei segni CAI indicante il sentiero 973 mi indicano di
seguirli. La pista è una remota mulattiera, molto comoda e ben curata, dopo
aver lambito degli stavoli, giungo a una piccola cappella votiva, pochi metri
dopo a destra, diparte una traccia, segnata con bolli rossi, che mi guida alla
nuova avventura. Lasciato il sentiero CAI, seguo la nuova direttrice, anch’essa
remota, segnata e tratteggiata in nero sulla mappa; sicuramente un’antica via
di passaggio per i montanari, che da Casasola traslavano fino alla valle che
precede Faidona. Dopo un breve tratto guado l’asciutto Rugo del Moltrin
(ometti), finché raggiungo il versante dirupato, dove la traccia diviene cengia.
Supero un tratto esposto ed eroso, grazie a una provvidenziale deviazione
(pochi metri nel ghiaino) per seguire la bella traccia che seguendo la
sinuosità dei dirupi a valle del Von, mi conduce alle pendici meridionali del
monte Rossa. Sopra di me le verticali e
selvagge pareti e della meta, mentre a occidente scruto il canale che mi
porterà alla forcella del Von. Avevo letto della verticalità del canale, ma non
mi pare proibitivo, anzi, mi attrae. Non conoscendo gli imprevisti,
decido, prima di iniziare l’assalto alla
forcella, di calzare i ramponi da erba, la prudenza non è mai troppa. Nei primi
metri mi aspettavo di balzare sui massi, salire ripidi pendii, invece, trovo
una bella traccia e ben battuta, che risale con pochi patemi il canale sul
versante sinistro. L’ascesa è gradevole e affascinante, tanto da entusiasmarmi,
e questo dimostrato dai numerosi scatti che
eseguo con la reflex. Superata la metà del canale, la traccia si sposta sulla
destra dello stesso, fino al vertice, dove percorro per pochi metri una comoda
cengia che conduce ai piedi di un
roccione che ha la morfologia di un vecchio signore, il Von.
Raggiunta la forcella
tiro un sospiro di sollievo, una prima meta è raggiunta. Proprio in forcella è
scolpito sulla roccia un crocifisso in basso rilievo, vicino, in basso è posta un’edicoletta
in legno che ospita un'altra figura sacra. A occidente dominano le verticali pareti
della Dassa, mentre il versante settentrionale è innevato. La mia meta è ad oriente,
quindi, seguendo una labile traccia mi trovo in vetta al Von, e di seguito
raggiungo la quota di 1147 m. Uno sguardo al paesaggio, la giornata è mite e mi
inebria, carico di energia positiva procedo verso il monte Rossa. Seguendo una logica
traccia di cresta, mi abbasso di alcuni metri, in un insellamento, fino a
raggiungere il dosso che precede la vetta del monte Rossa. L’esigua presenza
della neve non mi preoccupa, lo spessore non supera i cinque centimetri ed è
anche evitabile. Percepisco che sono presso la vetta, mi par di aver visto tra
le fronde il ripetitore, ma non è la quota più alta, ma bensì un ometto di
pietre posto pochi metri sopra la struttura tecnologica. Fatta! Monte Rossa è
stato conquistato. Mi dedico con entusiasmo, come un bimbo che gioca sulla spiaggia
a costruire castelli di sabbia, ad erigere una croce simbolica, con segni
rossi, quel tanto che daranno emozioni ai prossimi viandanti, sperando che
siano buoni d’animo, e naturalmente un barattolino con su segnati i segni del
passaggio. Di seguito, mi dedico all’esplorazione della cima, scendendo di
alcuni metri fino al ripetitore, ben visibile dalle valli, sia da quella
friulana che da quella tramontina.
È una bella cima
panoramica, peccato che a causa delle vie di accesso proibitive, sia visitabile
solo dai viandanti più esperti. Non vi nascondo, che gironzolo molto in vetta,
mi godo il paesaggio , e rivivo i due precedenti tentativi. Molto emozionante
fotografare la cengia del Von, davvero adrenalinica anche da lontano, e un
pensiero vola ai miei amici Federica e Loris, autentici precursori degli
ambienti selvatici. Il tempo scorre, e quindi viene il tempo del rientro. Raggiunta
la forcella del Von ho pensato di
rientrare dalla Sella Moltrin, percorrendo la cresta della Dassa, ma come cita
un noto proverbio cino-tramontino, “Visto che sei pensionato, non fare oggi
quello che potresti fare domani, o un dopodomani”, quindi, rientro per lo
stesso itinerario dell’andata fino al borgo di Casasola, concedendomi più tempo alla miriade di meraviglie
che ho scoperto durante l’ascesa.
Durante la discesa ho
modo di scrutare altri rilievi, altre forme sconosciute. È proprio vero che da
cosa nasce cosa, e in questa escursione nella mia mente si sono moltiplicati
tanti propositi, che io chiamo future avventure. Il forestiero Nomade.
Malfa
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