Col Alda da San Floriano (Cimolais).
Localizzazione: Dolomiti Friulane -Prealpi Carniche- Gruppo del
Pramaggiore-
Avvicinamento: Maniago-Valle del Cellina- Val Cimoliana- San
Floriano
Regione: Friuli-Venezia Giulia.
Provincia di: PN
.
Dislivello: 500 m.
Dislivello complessivo: 500 m.
Distanza percorsa in Km: 5
Quota minima partenza: 640 m.
Quota massima raggiunta: 1033 m.
Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In: coppia
Tipologia Escursione: Escursionistico-paesaggistico.
Difficoltà: Escursionisti Esperti atti a operare in ambiente
selvaggio- radi bolli rossi.
Tipologia
sentiero o cammino: Sentiero quasi sempre esposto sui ripidi pendii.
Ferrata-
Segnavia: CAI
Fonti d’acqua: Un fonte e un rivolo iniziale
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: bassa
Attrezzature:
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: Installato
barattolino spiriti liberi.
Timbro di vetta:
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 021
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: primavera-estate
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati: ramponi per erba.
Data: domenica 20
febbraio 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
La montagna che non ti
aspetti, che ti sorprende andando oltre le apparenze. Il Col Alda è stato la gradevolissima
sorpresa dell’ultima settimana di febbraio. Fino a prima di iniziare
l’escursione conoscevamo solo la posizione fisica del piccolo colle, dominato
dalle eccelse presenze della Cima dei Preti, Il Duranno, il monte e Lodina, e
naturalmente il massiccio del Monte Vacalizza.
Raggiunta la Val Cimoliana, puntiamo lo sguardo alla modesta quota del
monte, e non traspare nulla di come sarà l’escursione, solo un fitto bosco e
dei ripidi versanti che non fanno presagire nulla di buono. Il nostro scopo è
provare ad andare in vetta, stranamente nelle vecchie mappe non hanno segnato
sentieri che ascendono in quota, mentre le recenti si, scopriremo presto il
perché. Lasciamo l’automezzo alla periferia nord della frazione di San
Floriano, proprio pochi metri prima del ponte che guada il torrente Cimolais.
La giornata, come quasi tutte di questo splendido inverno, è all’insegna del
sole, e la temperatura frizzantina stimola a muoversi per scaldare i corpi. Una
volta pronti partiamo, districandoci tra le viuzze del borgo, e dopo aver
ammirato la bella fontana ornata con dei strani volti surreali a tutto tondo, iniziamo
la ricerca del remoto sentiero che costeggia il versante meridionale del colle.
A causa dell’abbandono l’antica arteria è quasi tutta occultata dalla
vegetazione selvatica, ma ne intuiamo lo sviluppo, riuscendo a percorrerne
pochi metri, prima di raggiungere la località di GAT. Poco dopo un’abitazione
ci aspetta la prima sorpresa odierna, la bella pozza posta alla base di un
salto dove scorga la fresca acqua del Sciol di Boda. Davvero un bel vedere, rimaniamo estasiati, e
sicuramente verremo d’estate, durante le giornate afose. Una traccia lambisce
la vasca, e ritornando sui nostri passi scopriamo su un muretto una targa del
CAI di Cimolais, offerta con amore a un socio a cui è stato dedicato il
Sentiero Col Alda. Pochi metri dopo con una chiara traccia inizia l’ascesa del
ripido versante del colle. Confesso, ci emozioniamo sin da subito, malgrado
l’esposizione è un bel sentiero aereo, che stimola il passo e l’avventura.
Vista la continua esposizione per sicurezza decidiamo di comune accordo di
calzare i ramponi, l’idea si rivela vincente, visto che ci da tranquillità. I
primi quattrocento metri di dislivello sono davvero adrenalinici ma mai
pericolosi, continuamente siamo esposti alla bella visione, sia della Val
Cimoliana, ancora imbiancata di neve, che dai dirupati valloni interni, dove molto
in alto spiccano le torri rocciose del monte Vacalizza. L’ambiente è severo e
selvatico, affascinante, e ci galvanizza. L’unico tratto un po’ delicato è il
superamento in cresta di un dosso posto proprio su un insellamento. Con perizia,
malgrado sia malagevole, lo superiamo, continuando a percorrere il sentiero ben
marcato e segnato con numerosi bolli rossi. Il tratto finale che precede la
sommità della quota 1020 m. è un ripidissimo crinale, più di duecento metri di
dislivello, da percorrere sul filo di cresta attorniato dalla splendida
pineta. Raggiunta l’ampia cima meridionale,
ci districhiamo tra la vegetazione, trovando la quota più alta, dove piantiamo
il vessillo degli spiriti liberi. La visione dalla cima non è aperta a causa di
alcuni arbusti, ma dal versante occidentale spaziamo con lo sguardo su Cimolais
e le cime che la riparano. Sulla vetta troviamo la neve, ma nulla di
impegnativo. Per la discesa dobbiamo calarci per un breve canalino, fino a raggiungere
la forcella che collega la quota 1030 m. alla quota più alta di 13 metri. Raggiungiamo la seconda quota, posta
all’interno di una bella faggeta, e dopo aver fatto l’ennesimo autoscatto (il
barattolo degli spiriti liberi lo abbiamo lasciato sulla cima più bassa)
studiamo il proseguo che con un anello ci porterà all’automezzo. Alcuni
schianti ingannano, ma troviamo, malgrado la neve, una traccia, che dopo pochi
metri diviene marcata è l’inizio della discesa. Anche il declino dalla vetta non
è per nulla banale, la traccia è ben marcata, ma l’esposizione rimane costante,
fino all’ultimo metro. Quello che continua ad affascinarci è il versante
meridionale, intenso, con le sue strapiombanti falese che incutono timore.
Spesso par di aprire le ali per realizzare un volo sulla frazione di San
Floriano. Malgrado la tensione ci divertiamo nello scendere a valle, e quando
qualche pulpito panoramico ci consente una pausa, sbirciando romanticamente
sulle cime adiacenti dominate dalla regina delle dolomiti friulane. Poco prima
di San Floriano, la traccia costeggia una villetta, finendo il suo corso
proprio a ridosso del prato a monte della frazione. La nostra auto, per puro
caso, è in sosta a pochi metri. È stata un’escursione entusiasmante, non
abbiamo impiegato molto tempo, quindi, decidiamo di pranzare a casa, che dista a
meno di un’ora di strada. Siamo euforici, ci aspettavamo una simile e gradita
sorpresa, sicuramente è un sentiero per escursionisti esperti per via della
continua esposizione e da farsi con terreno asciutto e senza la presenza di
ghiaccio. Se muniti dell’idonea attrezzatura diventa fattibilissimo e alla
portata di molti. Rientriamo a casa, felici e divertiti di questa bellissima
avventura, nata per caso spulciando tra le curve di livello di una remota
mappa.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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