Monte Cimons da Imponzo UD)
Localizzazione:
Alpi Tolmezzine Orientali- Gruppo del Tersadia.
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano- Cornino- Interneppo-Tolmezzo. Valle del But- Entrare nella
frazione di Imponzo, ampio parcheggio presso inizio sentiero.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo: 700m.
Distanza percorsa in Km: 10
Quota minima partenza: 400 m.
Quota
massima raggiunta: 956 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Paesaggistica- storica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: Carrareccia- Sentiero CAI
Ferrata-
Segnavia:
CAI 460
Fonti
d’acqua: SI
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: Istallato
barattolino spiriti liberi
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 013
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: 08 gennaio 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Per una gita
domenicale immersa nella bellezza della montagna abbiamo scelto una cima e una
località finora sconosciute, Monte Cimons e Imponzo. Come tutte le mie
escursioni, preferisco prima studiare la mappa, e di seguito, dal vivo, scoprire
quello che mi aspetta comprese le sorprese non gradite, questo modo di agire lo
chiamo “lo spirito incosciente dell’avventuroso”. Monte Cimons domina la
piccola località carnica di Imponzo, stando alla mappa troveremo un sentiero
che risale fino a un vallone poco dopo gli stavoli di Mignezza, e di seguito constateremo
la percorrenza della cresta. Sulla carta questo è il piano, non ci rimane che
passare all’azione. Viste le basse temperature, partiamo tardi da casa,
raggiugendo a metà mattinata il luogo di partenza. Quello che troviamo a
Imponzo è un borgo totalmente avvolto dall’atmosfera invernale, e questo è dovuto
anche alla non felice posizione geografica, visto che i primi raggi del sole
baciano i tetti delle case nel primo meriggio. Una volta trovato il posto auto,
ci avviamo alla periferia nord-orientale del paese, stando attenti a non
scivolare sulle numerose lastre di ghiaccio. Proprio sulla destra orografica
del Rio Mignezza diparte il sentiero CAI numerato 460, che si inerpica
immediatamente sul costone occidentale del monte Cimons, lambendo più di uno
stavolo, fino a raggiungere i prati della località Stavoli Nispis.
La traccia è ben
battuta, sicuramente una remota mulattiera, e i segni non mancano. Dagli Stavoli
di Nispis, tramite sempre il sentiero CAI, ci immettiamo su una carrareccia
proveniente dal basso, ma solo per alcune centinaia di metri, finché, lasciata
la strada forestale, proseguiamo per un bel sentiero. Giovanna e io, ci
dilettiamo a percorrere questa assolata pesta, vediamo sorgere il sole da
dietro la sagoma del monte Giaideit, e la neve non c’è d’ostacolo. Mi fermo a
consultare la mappa, intuisco che sono proprio sotto la vetta del monte Cimons,
chiedo alla mia compagna se le va di tirare dritto alla meta, solo cento metri
di dislivello, da fare in un tiro, e dopo ci ritroviamo in cima. Fiduciosa
acconsente, e dal sentiero devio a sinistra guadagnando velocemente quota nel
risalire l’erto versante meridionale del monte Cimons. Ci fermiamo solo per
calzare i ramponi, che ci donano più aderenza sul piano inclinato, per il resto
proseguiamo senza troppi intoppi tra la vegetazione. L’intuizione si dimostra felice, usciamo in
cresta poco prima a oriente della vetta, che raggiungiamo con facilità. Fatta!
Quota 954 metri acquisita, il panorama è precluso dalle fronde degli alberi, ma
rimane la soddisfazione della conquista. Tra la flora selvatica mi ingegno per
lasciare il segno della massima quota, trovando l’alloggiamento al barattolo
degli spiriti liberi. Fatta la foto ricordo per i nipotini, iniziamo la discesa
dalla cima per raggiungere gli Stavoli Mignezza tramite la cresta. L’operazione
malgrado qualche schianto, si rivela una meravigliosa idea, scoprendo la bellezza
dell’ambiente selvaggio, compreso un gigantesco faggio, sicuramente secolare,
che con i suoi poderosi rami protesi al cielo emana qualcosa di magico. Anche
la neve che contorna la vegetazione dona poesia e bellezza. Finita di
percorrere la cresta raggiungiamo un vallone che precede gli stavoli, rimanendo
incantati sia per il paesaggio che per il candore del manto nevoso. Felicità
allo stato puro, e il monte Sernio, riconosciuto a nord, crea l’incanto di un
dipinto fiabesco. Finita la contemplazione continuiamo il cammino a sud, per pochi
metri ancora, ispezionando alcune casere con gli oggetti di un tempo, messi in bella
mostra all’esterno. Per la pausa dedicata al pasto, decidiamo di sostare presso
gli Stavoli di Mignezza, usufruendo di una panca posta all’esterno. Il tempo
del desinare scorre velocemente, mentre lo sguardo è rapito dalla cresta che
unisce da occidente a oriente il monte Giaideit al monte Oltreviso, mete della
futura escursione. Prima che il sole inizi a calare e tingere di rosso le
elevazioni, iniziamo il cammino del ritorno, stavolta percorrendo la
carrareccia lasciata in precedenza per ascendere al monte. Il percorso è breve,
finché raggiungiamo il sentiero 460 che ci riporta a Imponzo. Poco prima della
frazione togliamo i ramponi, nel frattempo abbiamo incontrato più di un nativo,
gente di montagna, forte, cordiale e generosa, sfatando un tabù sui carnici che
solitamente vengono descritti, chiusi e duri. Una volta raggiunta l’auto, procediamo
alle operazioni del rientro. Poco dopo la ripartenza mi fermo un attimo sulla
statale, abbasso il vetro del finestrino del guidatore, ed effettuo una foto
sulla bella cresta che abbiamo appena percorso. È stata una gradevole avventura
in questa meravigliosa terra montana chiamata Carnia. Il Forestiero Nomade.
Malfa