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domenica 3 ottobre 2021

Monte Zauf Est

Monte Zauf Est

 

 

Localizzazione: Alpi Carniche - Gruppo del Bivera

 

Avvicinamento: Lestans- Pinzano- Cornino. Villa Santina-Enemonzo- Socchieve -Ampezzo -Cima Corso -Forni di Sotto. Bivio frazione S. Antonio-Strada rotabile che porta al sentiero 214- Indicazioni per Casera Costa Baton. Dopo una serie di tornanti. lasciare l’auto presso uno spiazzo adiacente a una capanna in legno. Quota 1300 m. circa.

 

 

Regione: Friuli -Venezia Giulia

 

Provincia di: Udine

.

Dislivello: 1000 m.

Dislivello complessivo: 1059 m.


Distanza percorsa in Km: 10, 59


Quota minima partenza: 1300 m.

 

Quota massima raggiunta: 2245 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: panoramica-selvaggio

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti

 

Tipologia sentiero o cammino: sentiero CAI e carrareccia- ripido costone inerbito senza tracce e ometti, passaggi su roccia (canalino sud-est) di primo e secondo grado +.

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 214-212A;

 

Fonti d’acqua: si, molteplici

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: medio-alta

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: Istallato barattolino spiriti liberi

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 02
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: giugno -ottobre

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

:


Consigliati: GPS, in caso di nebbia impossibile orientarsi nella parte alta dell’escursione.

 

 

Data: 01 ottobre 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 

Dopo la prima uscita da escursionista nel mio nuovo modus vivendi, ritorno sul luogo del delitto, tentando la cima orientale del Monte Zauf. Stavolta sono in compagnia di un eccellente spirito libero, di quelli che fanno nella vita ciò che pensano, e che non hanno mai peli sulla lingua. Avevo bisogno di uscire con uomini, sono stufo delle passate esperienze escursionistiche che per mia illusione mi portavano a gravitare per monti con falsi e falsari. Dopo una bella cura ricostituente con la mia compagna e una bella uscita di gruppo con il meglio degli spiriti liberi, ritorno a vivere esperienze assolute, e Luca è l’amico e compagno giusto.

Ci diamo appuntamento in una cittadina carnica, e proseguiamo per Forni di Sotto. Tra spiriti liberi non servono ore e giorni per comprendersi, basta un ciao, sali a bordo, e via! La meta come ho scritto è la cima orientale dello Zauf, anni fa è stata conquistata dal mitico Ravanatore, dal web non ho appreso altro. A casa, durante lo studio dell’escursione creo sulla mappa IGM l’itinerario di emergenza che carico sul GPS, mi sarà utile in caso di nebbia. Raggiungiamo la località di Forni di Sotto, e risaliamo in auto una carrareccia sino a che l’asfalto lascia il proseguo a uno sterrato. In uno comodo spiazzo lasciamo il cavallo di ferro e proseguiamo a piedi. I nostri zaini sono carichi, siamo pronti a qualsiasi evenienza, Luca e io, essendo due solitari per antonomasia, siamo abituati a non lasciare nulla al caso. Il cielo è sgombro da nubi, ma è una pia illusione, dopo alcune ore saremo immersi nel bianco vapore. Percorriamo la carrareccia, superiamo il caratteristico taglio nella roccia e raggiungiamo i prati dei Fienili Preson. Indecisi su quale traccia seguire, abbandoniamo la carrareccia (idea pessima) e seguiamo i segni CAI. Non l’avessimo mai fatto, dopo pochi minuti ci troviamo al centro di una foresta di schianti, i segni indelebili della tempesta Vaia, l’evento meteorologico estremo che ha interessato il nord-est italiano ( quasi esclusivamente l'area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete).

Con un estremo ravanamento al limite dello stoicismo superiamo i numerosi schianti, sino a raggiungere a monte la carrareccia lasciata in precedenza. Troviamo da subito il lato positivo, il ritorno di certo sarà meno impegnativo. Seguendo la carrareccia che solca e taglia il versante occidentale del monte Vacca, ci indirizziamo a nord. Da lontano osserviamo e ammiriamo le dirupate pareti meridionale dello Zauf baciate dai caldi raggi solari. La nebbia inizia a risalire dal fondo valle, temiamo che presto saremo immersi in essa. A volte dei brevi tornanti permettono di accorciare il chilometraggio del percorso, fino a quando raggiungiamo i dorsi inerbiti che precedono il passo dello Zauf. Anche il dirimpettaio monte Rancolin sembra dissolversi nella bruma, e questa situazione meteo amplifica i sentimenti che proviamo, soprattutto quelli poetici, per non dire quelli danteschi (ci par di vagare per i gironi infernali della Divina Commedia). Un ometto ci consiglia di lasciare la carrareccia per seguire un marcato sentiero che risale il costone. Raggiunta la quota 2100 m. del sentiero CAI 214, lasciamo il sentiero ufficiale e seguiamo una pesta sul ripido costone, da est a ovest. La figura rocciosa stratificata del monte Zauf Est ci è occultata dalla nebbiosità, ma mi par di intuirne le forme, finché raggiunta la quota 2190 m. siamo al cospetto della barriera rocciosa. Non ci perdiamo d’animo, proviamo ad aggirala a nord, ma l’impresa è vana, le pareti sono troppo verticali e portano a una crestina ardita. Consulto il GPS, ci troviamo a uno sputo dalla meta, una cinquantina di metri di dislivello e in linea d’aria saranno una sessantina di metri, indietro non si torna. Zauf o notte! Non ci resta che escogitare qualcosa. Lasciamo gli zaini in un incavo roccioso nel pizzo che precede la vetta. Studiamo la situazione e raggiungiamo la crestina erbosa per osservare da vicino la parete. Potrebbe essere ascesa, ma con passaggi esposti di primo grado e più. Osservo la parete meridionale, mi par di intuire un canalino, andiamo ad ispezionarlo, e dopo esserci abbassati di alcuni metri per zolle dalla crestina, siamo effettivamente al cospetto di un canalino ben incassato, che pare meno ardito della parete precedente. Risaliamo con cautela il passaggio nella roccia, e superato un piccolo salto di secondo grado, o forse più, continuiamo per ghiaie e zolle sino a una crestina, dove troviamo un ometto. Wow! A destra, a oriente, si scende per la parete che abbiamo evitato in precedenza, a sinistra si prosegue per una piccola e breve crestina, molto articolata. Con l’aiuto delle mani, percorriamo gli ultimi metri che ci separano alla vetta goniometrica est dello Zauf posta a 2245 m. Un ometto ci allieta, fatta! La meta è stata raggiunta, e le nostre fatiche si trasfigurano in gioia e compiacimento. Monte Zauf Est è nostro. Ora ci concediamo alle normali operazioni di vetta: collocazione del barattolo porta libretto viandante degli spiriti liberi, l’issare il vessillo del gruppo, foto e video di rito. La nebbia ha avvolto la cresta che continua con i vari rilievi sino a occidente. Ci sediamo presso l’ometto, adagiandoci sulla ghiaia. Non abbiamo premura, dedichiamo il nostro tempo a una profonda conversazione. L’ambiente stimola queste esplorazioni introspettive, e noi non temiamo la bruna. Dopo un‘oretta trascorsa a conversare decidiamo di scendere dalla sommità, e per lo stesso itinerario di salita, ovvero il canalino roccioso, che dopo averlo battezzato degli spiriti liberi, lo superiamo in sicurezza.

Raggiunti gli zaini li recuperiamo, spostandoci successivamente sul crinale erboso, dove decidiamo di desinare. La nebbia a volte si apre mostrando qualche scorcio a valle, e con questi brevi intermezzi paesaggistici proseguiamo nel consumare il rancio e nel recupero delle energie.

Finita la breve pausa, riprendiamo il cammino, commentando la morfologia di alcuni rilievi limitrofi. Stavolta rientriamo per la carrareccia segnata CAI 214, fino a raggiungere l’automezzo-abitazione del buon pastore di un gregge che oggi staziona in zona. Dopo alcuni metri, nei pressi dei Fienili di Preson, assistiamo ai primi passi di un agnellino nato da meno di mezzora. La scena è bucolica e commovente allo stesso tempo, la vita vince sempre, e in questa valle anche oggi la natura ci ha mostrato i segni della sua più grande forza, ossia l’amore. Raggiunto il gregge lo superiamo, l’atmosfera solare e gioiosa è mista all’intenso suono del belare delle pecore e degli agnellini, intenti a brucare nei prati che circondano gli stavoli. Prima di raggiungere l’auto diamo un ultimo sguardo allo Zauf, esso è ancora avvolto dalle nubi, mentre il Rancolin se ne è liberato, mostrando la cresta al cielo azzurro. Raggiunta l’auto proseguiamo per Villa Santina, la bella e ridente cittadina carnica, dove decidiamo di prendere qualcosa da bere. Un buon caffè al ginseng accompagna la nostra conversazione. Il cielo è di un bel azzurro, come belle sono le presenze femminili che gironzolano intorno al locale.   La vita urbana, malgrado sia lontana da quella vissuta poche ore prima ha il suo fascino, tutto scorre, e noi per fortuna, lo viviamo prima che si dissolva nel suo divenire. Con un abbraccio fraterno mi congedo dall’amico che risale su per i monti fino alla sua dimora. A me spetta un lungo rientro, ma sarò accompagnato dalle splendide immagini dello Zauf e della sua valle.

Il forestiero Nomade.

Malfa







































 

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