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domenica 5 settembre 2021

Monte Zauf da Forni di Sotto

Monte Zauf

 

 

Localizzazione: Alpi Carniche - Gruppo del Bivera

 

Avvicinamento: Lestans- Pinzano- Cornino. Villa Santina-Enemonzo- Socchieve -Ampezzo -Cima Corso -Forni di Sotto. Bivio frazione S. Antonio-Strada rotabile che porta al sentiero 214- Indicazioni per Casera Costa Baton. Dopo una serie di tornanti. lasciare l’auto presso uno spiazzo adiacente a una capanna in legno. Quota 1300 m. circa.

 

 

Regione: Friuli -Venezia Giulia

 

Provincia di: Udine

.

Dislivello: 1059 m.

Dislivello complessivo: 1059 m.


Distanza percorsa in Km: 10, 59


Quota minima partenza: 1300 m.

 

Quota massima raggiunta: 2275 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: solitaria

 

Tipologia Escursione: panoramica-selvaggio

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti

 

Tipologia sentiero o cammino: sentiero CAI e carrareccia- ripidi versanti di ghiaia misti a erba senza tracce e radi ometti da non prendere in considerazione per la provata improbabilità di guida per l’orientamento.

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 212A;213; 214;

 

Fonti d’acqua: si, molteplici

 

Impegno fisico: alto

Preparazione tecnica: media

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: Istallato barattolino spiriti liberi

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 02
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: giugno -ottobre

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

:


Consigliati: GPS, in caso di nebbia impossibile orientarsi nella parte alta dell’escursione.

 

 

Data: 02 settembre 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 

Finalmente ho raggiunto la meta ambita, quella di decidere ogni mattino cosa fare della mia vita, senza avere l’obbligo morale o civico di recarmi in un luogo lavorativo per effettuare le operazioni previste e dovute. Si ritorna ragazzini, come quando ci si alzava presto, e dopo una frettolosa colazione (la mia povera), si andava a giocare per strada, osservando il mondo degli adulti con le loro strane abitudini (il lavoro). In fondo un pensionato non è che un bimbo cresciuto, pieno di acciacchi ma con tanti sogni ancora da realizzare. Mi autodefinisco pensionato spirito libero, non ho mai smesso di sognare, consapevole che le mete vanno perseguite e raggiunte. Il giorno dopo che ho raggiunto il trattamento di quiescenza mi reco in montagna, e come prima uscita scelgo di effettuarne una in solitaria. Dopo tanti anni, le mete sconosciute e vicine sono poche, spulcio nel taccuino di quelle da farsi, lo aggiorno, e tra i nomi noto il monte Zauf.

Questa elevazione l’ho segnata tempo fa, dopo aver fatto in solitaria l’anello del monte Rancolin. Allora, ben quattro anni fa, ero distratto dall’entusiasmo della conquista, e non ho notai l’elevazione dello Zauf. Stavolta procedo alla volta di Forni di Sotto con una certa tranquillità stranamente spoglia di quell’eccitazione che precede l’escursione. Conosco la valle che devo percorrere, quindi, cercherò di cogliere l’attimo. Raggiunta la frazione di San Antonio (832 m.), devio per la carrareccia che risale il ripido pendio boschivo del Boscoro Chiampogne. Mi precede un fuoristrada, e distrattamente non vedo un divieto di transito. Presso la quota 1300 metri, dove la strada cementata cede il passo a uno sterrato, lascio l’automezzo presso un capanno, mi appronto e inizio il cammino solitario.

 La carrareccia, con andamento sinuoso, risale il pendio boschivo, a volte dalle fronde della vegetazione filtra uno specchio di panorama da dove posso ammirare le dolomiti friulane. Dopo pochi minuti di cammino raggiungo una località prativa, dove spiccano le belle casette restaurate e un rudere, identifico la località sulla mappa con il toponimo Fienili Preson.  Durante il secondo conflitto mondiale, la località di Forni di Sotto, fu incendiata per rappresaglia dai nazisti, e la popolazione cercò e trovò rifugio in questi stavoli. Anch’io oggi per motivi diversi cerco rifugio in questa valle, sicuramente per sfuggire dallo stress del quotidiano vivere, e questo luogo è l’ideale panacea. Ai margini del prato la carrareccia continua la sua ascesa (sentiero 212A), e dopo un tornante la lascio, per iniziare il sentiero vero e proprio. Una traccia ben battuta e segnata risale la valle, la pesta è parallela al sovrastante sentiero 214, che scorre ben 200 metri di quota in su. Il 212A è un sentiero naturalistico, numerose tabelle esplicative sono poste lungo il tracciato. Mi fermo in tutte per rendermi edotto sulla flora locale. Il mio passo è lento e di proposito, affinché mi possa gustare tutto il meraviglioso ambiente. Ammiro come uno scolaretto la ricca fioritura, le piccole cascate, i ruscelli e la notevole e variegata vegetazione arborea. Il meteo non è felice come il mio spirito. Delle nubi basse transitano velocemente, oscurando il sole e creando un’atmosfera spettrale. Non piove e sicuramente non pioverà, sarà sicuramente un’escursione introspettiva e poetica. Il sentiero conduce alla Casera Costa Baton, l’ideale per fare una sosta. Entro all’interno del riparo, non me lo ricordavo più. La struttura è ben attrezzata per ospitare il viandante, munita di stufa a legna, tavolo, e un piano ammezzato con brande. Compilo il registro dei visitatori, e gioco con mazzo di carte da gioco, componendo un poker ed estraendo dallo stesso mazzo la regina di cuori, che identifico con la montagna. Lascio la donna di cuori sul tavolo, chiudo la porta e proseguo a nord per la meta. Un sentiero ben marcato si inoltra nel vallone a nord, risalendo sino alle creste detritiche. Presso un enorme masso stanno segnate le varie diramazioni, miro alla forcella del Rancolin posta a metà tra l’omonimo monte e il ripido versante del monte Zauf.

Dalla forcella a causa della nebbia la visione mi è preclusa. Mi par di notare una traccia che sale al monte Zauf per un ripido crinale, devo superare o aggirare un fitto boschetto di mughi. Alcune erosioni antropomorfe attirano la mia attenzione, specie una con un foro. Risalgo il ripido pendio detritico del versante nord-orientale, ma è molto faticoso. Degli ometti m’ingannano e per questo non li seguo, mi sposto lateralmente, sempre salendo verso nord, superando alcune lingue di ghiaie intervallate a tratti misti ad erba. La ripidezza è costante, si tratta di risalire circa trecento metri di ripido pendio. Continuo a salire, sempre a nord, guadagnando quota, nella speranza di aggirare i salti dolomitici, e infatti un varco lo trovo, esso mi conduce fino alla cresta (piccolo ometto). La visione si apre su uno scenario sorprendente. Sono passato dai ripidi declivi a un ampio anfiteatro carsico. Percorro istintivamente e in senso antiorario il margine del cratere, mirando alla cresta meridionale, dove spero di aver individuato la massima elevazione. Il paesaggio è lunare. La visione mi rassicura, sicuramente anticamente il sito ha ospitato l’antica civiltà carnica, e immagino i riti sacri e propiziatori dei sacerdoti. Non a caso il monte Zauf è al limite del Pian delle Streghe. Con passo sereno e con piglio da spirito libero mi avvicino alla vetta, percorrendo i dorsi che tanto mi ricordano per morfologia le montagne della vicina Slovenia. Ecco la vetta, ovvero un cocuzzolo, molto esposto in più lati, specie sui versanti settentrionale e meridionale, dove spicca l’affilata cresta che conduce alla seconda cima, ovvero monte Zuaf est, più bassa di trenta metri. Raggiungo la cima del monte Zuaf ovest, 2275 m. trovo solo pochi sassi a materializzare uno sparuto ometto, e tutto intorno il silenzio è assolto dalla bruma e dal piano detritico. Isso sulla cimetta il vessillo degli spiriti liberi, la bandiera rossa con su dipinto il teschio pirata. Mi giro intorno, tutto intorno il vuoto, provvedo a scavare una buchetta dove alloggiare alla meglio il barattolino per i viandanti. E di seguito mi siedo, ammirando, per quanto le nubi mi concedono, il maestoso paesaggio. La quiete regna sovrana, è proprio un mondo incantato, l’ideale per chi vuol stare serafico, lontano dalle rovine del quotidiano e dagli stolti. Aspetto che le nubi si diradino, riconosco a nord le figure del monte Clapsavon e del Monte Bivera, ma la nebbia persiste. Decido di rientrare, la bruna avanza e avvolge tutto. Percorro il perimetro dell’anfiteatro a ritroso, per un tratto sono a ridosso delle esposte pareti rocciose, leggo la traccia sul GPS che ho creato e mi dirigo al punto di accesso della cresta. Ecco, l’ho trovato, ora scendo in libera, cercando nel pendio detritico le tracce di qualche animale selvatico, che fortunatamente scorgo. Miro a sud-ovest, alla forcella del Rancolin, e con un percorso trasversale raggiungo l’obiettivo. Aggiro il fitto boschetto di mughi ed eccomi in forcella. Dal basso scruto verso il monte Zauf, è ancora avvolto da nubi, mentre il monte Rancolin se ne è liberato, svelando una arcigna figura dolomitica. Rientro per il sentiero dell’andata, ho fame, mi dirigo alla casera Cost Baton, che dista alcune centinaia di metri, Raggiunto il riparo, sosto all’esterno, approfittando di una panca. Tiro fuori dal sacco la borsa viveri con all’interno delle deliziose frittelle, e nutrendomi continuo ad ammirare il selvatico paesaggio. La cresta del Monte Zauf par liberarsi dalle nubi, la posso finalmente ammirare, mentre a sud un cielo cobalto brilla di lucentezza. Il Sole sbuca tra le nuvole e rende più luminoso il paesaggio. Riprendo il cammino a ritroso, nel silenzio assoluto, pensando che ero l’unico viandante che transitava in valle, e questo mi piace. Sorrido! Penso alla nota solitudine dei numeri uno, e mi viene in mente quella cara vecchina che spesso mi raccomanda di non andare mai solo in montagna. Se sapesse di un noto detto popolare siciliano, citerei:<<Megghiu suli ca mali accumpagnati” (meglio da soli che con cattiva compagnia)>>. Anni fa percorsi la valle con il fido Magritte, confesso che oggi l’amico a quattro zampe mi manca, ho sempre preferito la presenza degli animali a quella degli uomini, e in mancanza dei penultimi preferisco una sana, proficua, liberatrice e rigeneratrice camminata in solitaria. In fondo chi va da sé e con sé gode per tre. Il Forestiero Nomade.

 Malfa.
































































 

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